23. L'alba dei morti viventi.
Leggo il messaggio che ho appena ricevuto più e più volte, lo stomaco in subbuglio e le mani tremanti.
Ma stare attenta a cosa?
A chi?
Che significa?
Sospiro rumorosamente e stringo i pugni: «Chi sei, eh? Che cosa vuoi? Abbi il coraggio di mostrare il tuo numero, almeno. Razza di codardo che non sei altro!», sbraito ad alta voce, gesticolando con il cellulare tra le mani, «Non mi fai paura, sai? Questo scherzo comincia a darmi fastidio. Eccome, se comincia a darmi fastidio! Stupido, insensibile, psicopatico del cazzo», balzo in piedi e mi concedo dei respiri profondi.
Se prima avevo paura, adesso provo una forte rabbia.
«Ti troverò e ti farò pagare per tutti gli spaventi che mi stai provocando», ringhio, lo sguardo perso nel vuoto.
«Adè», la voce improvvisa di Mattia mi provoca un colpo al cuore e non riesco a trattenere un urlo impaurito.
Il mio coinquilino è appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto ed un sopracciglio inarcato.
Il profumo del suo bagnoschiuma colpisce immediatamente le mie narici e le mie guance diventano subito rosse sotto il suo sguardo indagatore.
Che figura di merda.
Stavo parlando da sola.
«Ti pare il modo di apparire, questo? Eh?»
«Avrei dovuto annunciarmi?»
«Sì», sbraito, «Con tanto di squillo di trombe e tappeto rosso», ma cosa sto dicendo?
«E interrompere il tuo folle monologo? Non mi sembrava il caso», scuote la testa e raggiunge i fornelli, quindi versa la tisana in due diverse tazze e le poggia sul tavolo.
Mi lancia una strana occhiata prima di tornare a parlare: «Puoi continuare, se vuoi. Rimarrò qui a bere. In silenzio. Non mi intrometteró nella discussione con te stessa. Tieni, prendi una tazza. Vi prendo dei biscotti? Il tuo alter ego li desidera al cioccolato o alla vaniglia?».
Si sta palesemente prendendo gioco di me.
«Quanto sei simpatico, Mattì? Davvero, ogni giorno sono sempre più felice di aver trovato un coinquilino con questo spiccato senso dell'umorismo!», prendo posto davanti a lui e punto i miei occhi chiari nei suoi.
«Io, invece, sono sempre più convinto di avere una coinquilina poco sana di mente»
«Poco sana di mente», ripeto, le labbra schiuse.
«Poco sana di mente», dice ancora, poi sorseggia un po' della sua tisana.
«Forse hai ragione. Sto impazzendo», stringo tra le mani la tazza e faccio un cenno col capo in direzione del mio Iphone, «Leggi il messaggio che ho appena ricevuto»
«Un altro messaggio smielato? Non ci tengo. Mi viene la nausea, poi»
«Nessun messaggio smielato! Leggi, dai».
Mattia scruta il mio viso attentamente, fa una strana smorfia e sospira prima di illuminare il display.
Legge in fretta e poi ripone il cellulare sul tavolo.
Non dice una parola.
«Mattì»
«Mh»
«Che ne pensi?»
«Penso che comincia a rompermi le palle», sbotta, «Penso che appena lo trovo gli spacco tutte le ossa»
«Voglio scoprire di chi si tratta», mi alzo e vado a sedermi accanto a lui.
«Io ho una mezza idea», si stringe nelle spalle e alzo gli occhi al cielo.
«Non è Marco, okay? Ne sono più che sicura. Ha accettato la fine della nostra relazione. Non mi chiama nemmeno più!»
«Non ti chiama più?», avvicina la sua sedia alla mia, le nostre ginocchia si sfiorano.
«No»
«Bene. Mi fa piacere»
«Anche a me», bevo la mia tisana sotto il suo sguardo indagatore.
La sua espressione è seria e ha la faccia di uno che sta cercando di risolvere un'equazione impossibile.
«Escludendo la possibilità che il tuo ex sia impazzito dopo la vostra rottura»
«Non è impazzito»
«Che ne sai?»
«Lo so»
«Okay, escludendo questa ipotesi», picchietta le dita contro il tavolo e arriccia le labbra, «Sai cosa penso?»
«Cosa?»
«Penso che questo qualcuno prima non aveva il tuo numero, mentre ora sì».
Le sue parole fanno contorcere il mio stomaco, «In che senso?»
«Pensaci un po' su», il suo viso si fa sempre un po' più vicino al mio, «Prima ti stava vicino per piazzare quei post-it in modo da farteli vedere. Chi rischierebbe di farsi beccare quando c'è la possibilità di mandare un semplice messaggio anonimo direttamente da casa? Non aveva il tuo numero», schiocca la lingua sotto il palato e sorride, come se avesse appena risolto il caso.
«Forse utilizzava i post-it per risultare più inquietante?»
«E rischiare di farsi vedere dalla gente o da te mentre li piazzava in giro? No. Avrebbe continuato con i post-it, allora».
Per qualche istante cala il silenzio, nessuno dei due osa fiatare.
E se avesse ragione?
«È riuscito ad ottenere il tuo numero», conferma, «Ne sono sicuro»
«Come fai ad esserne sicuro? Sei riuscito ad entrare nella mentalità di uno stalker? Una delle tue tante personalità ha istinti da pazzo maniaco e riesci ad interpretare la parte?».
Mattia mi fulmina immediatamente
con lo sguardo: «Perché non accendi il cervello e non pensi a chi potrebbe essere, invece di dire cose senza senso?».
Ha ragione.
Passo una mano tra i miei capelli neri e cerco di mettere in moto i neuroni.
Niente.
Non funzionano.
«Non lo so, dannazione! Non lo so!», balzo in piedi e comincio a camminare avanti e indietro per la stanza, «Prima non aveva il mio numero, ora sì. Ma io non ho dato il mio numero a-», mi blocco; nella mia testa si fa largo il nomento in cui ho scritto il mio numero sul cellulare di Ivan, «Nah. Non può essere».
Mattia starnutisce per poi corrugare la fronte, «Cosa?»
«L'ultima persona a cui ho dato il mio numero è Ivan, ma non ha proprio l'aria di uno stalker. Non lo conoscevo nemmeno quando ho cominciato a ricevere quei post-it»
«Ivan, sarebbe?», passa la mano sotto al mento e aspetta delle mie spiegazioni.
«Occhi blu», borbotto in sintesi.
«Ah. Occhi blu», annuisce con convinzione, «Per usare un nomignolo del genere, tanto sano di mente non è»
«Qualcuno ha chiesto la tua opinione?», lo fulmino con lo sguardo, «È un ragazzo con la testa sulle spalle. Ha sei nipoti, fa il veterinario e pratica il windsurf».
Mattia risponde con un sonoro sbadiglio: «Mi sono annoiato solo a sentirne la descrizione»
«Bah. Inutile parlare con te. Non capisci», cammino in direzione della porta, seguita dagli occhi attenti del moro.
«Dove stai andando, adesso?»
«Vado a prendere dei fogli e delle penne. Abbiamo bisogno di fare uno schema. Non avrò pace fino a quando non troverò questo idiota»
«Uno schema», ripete lui, sembra sul punto di scoppiare a ridere.
«Proprio così».
E la sua risposta è una risata, conclusa con un sonoro starnuto.
Io e Mattia passiamo gran parte della notte ad elencare la maggior parte delle persone che conosco.
Beviamo tisane, mangiamo biscotti e cerchiamo di arrivare al presunto stalker.
Per Mattia, ovviamente, al primo posto c'è Marco.
Vaga per la cucina, una penna in mano, il tappo tra le labbra e una copertina sulle spalle.
Credo abbia la febbre, ma si rifiuta di misurarla.
«Sai di chi ci stiamo scordando?», punta la penna contro il mio viso e si avvicina al frigo, posto in cui ha appeso i fogli, «Luca», bisbiglia per non farsi sentire e scrive il nome del nostro coinquilino.
«Luca? Non dire sciocchezze. Cancella»
«Ci sono anch'io nella lista! Perché lui no?», fa un cerchio attorno al suo nome e arriccio le labbra per non scoppiare a ridere.
«Tu sei molto più sospetto. Hai tutte le carte in regola per essere uno stalker»
«Adè. Nei film lo stalker è sempre quello meno sospetto»
«Nei film», ripeto.
«Tienilo in considerazione», suggerisce, «Lo terremo d'occhio».
«Chi terrà d'occhio cosa? E si può sapere perché voi due non dormite mai!?», la voce di Luca ci fa sussultare e Mattia si affretta a staccare tutti i fogli, facendone cadere due sul pavimento.
Antisgamo.
«Potrei farti la stessa domanda. Perché non dormi mai? Sei sempre qui a controllare la situazione», è Mattia a rispondere.
Il mio amico sbadiglia e sbatte le palpebre più volte, «Forse perché mi svegliate sempre con il vostro parlottare?».
«Scusa», gli dico, «Stavamo cercando di risolvere, uhm, un problema», invento sul momento e mi stringo nelle spalle, quindi raccolto le penne e sorrido, «Adesso andiamo a dormire. Si è fatto tardi. Scusa ancora, eh!», gli stampo un bacio sulla guancia e poi mi avvicino a Mattia per fare la stessa identica cosa.
Peccato che il mio nuovo coinquilino sia un totale idiota.
Nel momento in cui avvicino le mie labbra alla sua guancia, lui gira la testa in modo da avvicinare la sua bocca alla mia.
Mi scanso immediatamente e riprovo a baciare la sua guancia, ma lui si concede una piccola risata e cerca di avvicinare nuovamente le sue labbra alle mie.
Ce l'ha scritto in faccia che si diverte a farmi innervosire.
«Ma sei scemo?», colpisco il suo braccio con un pugno e cammino in direzione della porta, «Buonanotte!»
«Buonanotte, occhi blu!», risponde, il tono di voce palesemente divertito.
«Fottiti!».
Lui ride.
Mentre io sono costretta a nascondere un sorriso e ad ignorare il battito del mio cuore.
🌺🌺🌺
«La sfilata comincerà alle otto in punto. Ti scongiuro, sii puntuale»
«Sarò puntualissima», tengo il cellulare in equilibrio tra la spalla e l'orecchio e cerco le chiavi di casa nella borsa.
Sto parlando a telefono con Daniele da più di quindici minuti e mi sta trasmettendo la sua ansia per l'evento di domani.
«Sai come venire o passo a prenderti?»
«Non devi preoccuparti di niente, Dani. È tutto sotto controllo. Ci sentiamo, okay? Un bacio», termino la chiamata e finalmente riesco ad afferrare le mie chiavi.
Sto per infilarle nella toppa, ma il mio cellulare squilla ancora.
Cosa sono, un call center?
Entro nell'appartamento e rispondo:
«Mamma?»
«Tesoro, come stai?».
Abbandono le chiavi sul mobiletto accanto alla porta e cerco di liberarmi della giacca di pelle che indosso: «Mh, bene. Tu? Hai sentito papà?».
Per qualche istante riesco a sentire solo il suo respiro: «No, Adele. E non ho intenzione di sentirlo. Si è trasferito nella casa al mare, per il momento. Tu lo hai sentito?»
«No», ammetto.
È come se si fosse dimenticato della mia esistenza.
Così come mio fratello.
Mi ignora da giorni.
«Salvo, invece? Come sta?», raggiungo la mia camera e abbandono la borsa sulla scrivania.
«Sta bene, credo. Non parla molto, lo sai»
«Lo so», sospiro, un brutto nodo mi si forma in gola.
Passerà, mi dico.
Come tutto quanto.
Passerà.
Continuo a chiacchierare con mia madre per altri dieci minuti, poi il mio stomaco comincia a brontolare e decido che è arrivata l'ora di cenare.
In cucina trovo solamente Michela che sta lavando una padella.
I suoi capelli rossi sono legati in uno chignon disordinato e la trovo incantevole quando mi sorride: «Bentornata, Adè. Hai fatto tardi. Volevo aspettarti per cena, ma non tornavi»
«Oh, non preoccuparti. Dopo le lezioni mi sono fermata un po' al bar con alcuni colleghi», spiego, «Gli altri dove sono? Hanno già mangiato tutti?».
Stringe la spugna tra le mani e si gira a guardarmi: «Martina è tornata dai suoi per il fine settimana. Ti saluta e le dispiace non poter venire alla sfilata. Luca, invece, dorme da Sophia»
«E Mattia?»
«Uhm, lui è in camera sua. Non aveva fame»
«Okay», annuisco e la seguo con lo sguardo mentre asciuga le sue mani e cammina verso la porta.
«Dove vai?»
«Esco», mi dice, «Sicuramente dormo da una collega. Non aspettarmi e salutami Mattia», mi manda un bacio per poi sparire.
Io rimango in piedi, nel mezzo della cucina, senza sapere cosa fare.
Il mio cervello si è bloccato sul fatto che io e Mattia siamo soli in casa.
Voglio smettere di pensare a questo stupido dettaglio, ma proprio il mio stomaco è in subbuglio e mi sento agitata senza una vera e propria ragione.
Sto forse impazzendo?
Mi schiarisco la voce e decido di andare a bussare alla porta della sua camera.
Lui risponde con due colpi di tosse.
Boh.
Entro.
Trovo Mattia steso sul letto, una copertina addosso ed il comodino ricoperto da fazzolettini.
«L'alba dei morti viventi», commento, guardando meglio il suo viso pallido.
In tutta risposta solleva il dito medio.
«Stai male?», chiudo la porta alle mie spalle e trattengo un sorriso quando ribatte in fretta: «No, faccio le prove per quando arriverà l'influenza. Sai, l'autunno è appena arrivato e l'inverno è alle porte».
Scuoto la testa e mi avvicino al suo letto con calma: «Sono venuta a chiederti se hai voglia di mangiare qualcosa. Gli altri sono andati via. Non mi va di mangiare da sola».
Il moro arriccia le labbra e scuote la testa: «No, Adè. Non me la sento proprio»
«Cucino io e porto qui tutto, che dici? Non dovrai alzarti»
«Grazie, ma non ho fame», detto questo, afferra il telecomando e cambia distrattamente canale.
«Va bene», sbuffo, «Allora ordino una pizza»
«Okay»
«Sicuro di non volerne?»
«Sicuro», conferma.
Tiro fuori il cellulare e mi appoggio alla scrivania, quindi ordino la mia pizza e torno a fissare Mattia.
I suoi capelli sono scompigliati e lo trovo adorabile con quel naso un po' rosso.
Lui mi guarda senza nessuna espressione stampata sul volto.
«Sembri un bimbo imbronciato», esordisco dopo un po', «Vuoi che ti porti qualcosa? Hai misurato la temperatura?», istintivamente poggio una mano sulla sua fronte, trovandola piuttosto calda.
«Trentotto», mormora, «È tutta colpa tua, comunque»
«Eh?», trattengo una risata.
Sta delirando.
«Ti ho cercata sotto la pioggia la notte in cui tu eri con il tizio del windsurf»
«Ivan», suggerisco.
«Il suo nome non è importante», sbotta.
«Non è colpa mia, comunque. Nessuno ti ha chiesto di uscire in piena notte sotto la pioggia. Ieri sera, poi, ti sei fatto un giro sotto la pioggia di tua spontanea volontà».
Mattia tossisce e si muove un po' sul materasso: «Non stava piovendo, quando sono uscito. E sono venuto a cercarti perché ero preoccupato, razza di genio. Dovresti apprezzare. Cos'hai che non va?»
«Uhm, sono felice di sapere che usciresti in piena notte a cercarmi e ti ringrazio per questo. Ho apprezzato un po' meno il modo in cui mi hai accolta»
«Ti ho rovinato la colazione con il veterinario?», nella sua espressione radiosa non trovo nessuna forma di dispiacere.
Anzi.
«Sì. L'hai decisamente rovinata»
«Vorrei dirti che mi dispiace», comincia ed io lo interrompo.
«Ma non ti dispiace affatto, non è così?»
«Brava, Adè. Cominci a conoscermi»
«Dammi tempo. Imparerò a conoscere anche le altre cento personalità».
Lui ride e scuote la testa, poi mi fa spazio sul letto e fa un cenno col capo in direzione dello spazio vuoto accanto a lui: «Puoi metterti qui, se vuoi».
La sua proposta mi fa infuocare le guance, ma cerco di non farglielo notare mostrando una fintissima disinvoltura: «E rischiare di essere contaminata dai tuoi batteri? Non ci penso proprio»
«Stai già respirando la mia aria», mi fa notare, «E sei venuta qui di tua spontanea volontà. Dovresti andartene, se non vuoi beccarti l'influenza».
Passo il peso del mio corpo da una gamba all'altra ed incrocio le braccia al petto: «Rimarrò qui fino a quando non arriverà la mia pizza», annuncio, guardandomi un po' intorno.
Sulla scrivania sono sempre presenti gli evidenziatori ordinati per forma e per colore, mentre sul davanzale c'è ancora un vasetto con dei fiori.
«Perché ordini tutto in modo così maniacale?», faccio un cenno col capo in direzione dei libri sistemati in ordine cromatico e lui scrolla le spalle: «Mi piace l'ordine»
«Lo vedo», commento, «Ma non pensi di esagerare?»
«No», taglia corto.
«Ti piace la musica classica, Mattì?», sfioro con le dita alcuni CD mentre il mio coinquilino continua a seguire ogni mio movimento.
«Mi piace la musica in generale»
«E ti piacciono i fiori», faccio un cenno col capo in direzione del davanzale e lui mi rivolge un sorriso tirato.
«Mi piace la natura», si mette seduto e passa una mano tra i capelli scompigliati.
«Cos'altro ti piace?», mi avvicino più a lui e deglutisco quando mi dedica una lunga occhiata.
«I tuoi occhi blu», mi dice, «Mi piacciono davvero molto. Sembra di vederci il mare».
Ah.
Comincio a sentire caldo.
Cerco di formulare una frase di senso compiuto, ma riesco solo a ringraziarlo timidamente, senza aggiungere altro.
Vengo salvata dal suono del campanello e scappo via da quella stanza in fretta per recuperare la mia pizza.
Quando ho il cartone tra le mani, però, mi sento in dovere di tornare da Mattia.
Questa volta entro senza bussare, poggio la pizza sulla scrivania e vado a recuperare dei bicchieri e qualche tovagliolo.
«Cosa stai facendo?», il moro corruga la fronte.
«Mangiamo qui e guardiamo un film, ti va? Oppure possiamo cominciare una serie tv»
«Non ho fame»
«Soltanto una fetta, dai!», mi siedo sul letto e non mi sfugge il sorriso furbo che mi rivolge quando mi sistemo al suo fianco e posiziono la copertina sulle mie gambe.
«Non hai paura di venire contaminata?», sussurra al mio orecchio, provocandomi la pelle d'oca.
«Se mi ammaleró, mi porterai la pizza a letto e guarderai con me un film dopo l'altro»
«Non ci penso proprio», mi prende in giro, le labbra inarcate in un meraviglioso sorriso.
«Certo che sei proprio stronzo. Mi lasceresti da sola? Abbandonata a me stessa tra un mare di fazzolettini?»
«Mi reputi in grado di fare una simile cattiveria?», continua a tenere la sua bocca vicino al mio orecchio ed il mio stomaco è decisamente sottosopra.
«Sì», ammetto e lui ride.
«Non lo farei», mormora, «Non con te»
«Oh, grazie. Adesso mi sento sollevata», afferro un trancio di pizza e lo lascio tra le sue mani, «Allora? Cosa guardiamo? Un film o una serie tv?».
Mattia mi scruta a lungo, passa la lingua sulle labbra e poi decide:
«Cominciamo una serie tv»
«Aggiudicato. La iniziamo insieme e la finiamo insieme, okay? Non voglio spoiler. E non tradirmi andando avanti con le puntate da solo»
«Non lo farò», dice, «La stessa cosa vale per te»
«La guarderó solo quando saremo insieme, mh? Promesso».
Perdiamo gran parte del tempo solamente per cercare una serie tv da vedere e, una volta trovata, guardiamo una puntata dietro l'altra senza fermarci.
Sono io a mettere in pausa quando mi accorgo che Mattia è fin troppo silenzioso.
Infatti si è addormentato.
I suoi capelli sono del tutto scompigliati e lo osservo mentre arriccia il naso e schiude le labbra.
Il suo respiro è un po' affannato a causa del raffreddore e decido di sistemare meglio la sua testa sopra il cuscino.
Sussulto quando apre gli occhi che sembrano ancora più scuri del solito.
«Scusa», bisbiglio, «Non volevo svegliarti. Vado a dormire, okay? Buonanotte», lascio un bacio sulla sua fronte e cerco di scendere dal letto, ma Mattia circonda la mia vita con un braccio e mi attira a sé.
«Dormi qui, Adè», parla piano, la voce rauca.
Circonda le cosce con una gamba e mi ritrovo a deglutire rumorosamente.
Aiuto.
«Forse è meglio che-»
«È meglio se rimani», sussurra, «Rilassati, Adè. Non c'è nessuno in casa. Nessuno si accorgerà di niente, se è questo quello che ti preoccupa».
«Non penso sia una buona idea»
«Di cosa hai paura?», si stringe di più a me ed il mio cuore comincia a battere fin troppo velocemente.
«Di-di niente»
«Allora resta qui, dai. Non andare via», si concede un respiro profondo, poi lascia un bacio all'angolo della mia bocca, «Buonanotte, Adè. Non scappare»
«Non scappo», è l'unica cosa che riesco a dire.
Il mio cervello ed il mio cuore, ormai, sono partiti per un viaggio di non ritorno.
Mi piace Mattia Caruso.
E sono nei guai.
Buon pomeriggio!
Sono tornataaaa 😍😍
Come state?
Spero tutto bene!
Finalmente sono riuscita a terminare il capitolo e a postarlo 😍😍 spero vi sia piaciuto.
Fatemi sapere 😈 sono curiosa di vedere cosa ne pensate di questi due.
Io li amo molto 🙈🙈 sono due dolcini. 😂
Adesso vi lascio.
Un bacione ❤️❤️
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