14. Ne morirò.
L'odore di Mattia addosso, le farfalle nello stomaco ed il cuore impazzito: è così che mi sveglio dopo essermi addormentata tra le braccia del mio coinquilino.
Alzo la testa di scatto e sbatto le palpebre, il fiato affannato ed i brividi ancora sulla pelle.
Sono nel mio letto.
È successo davvero o l'ho soltanto immaginato?
Passo le mani sugli occhi e cerco di mettere a fuoco tutto ciò che mi circonda.
Su una sedia è poggiata la giacca di pelle che ho usato questa notte e la mia frequenza cardiaca aumenta di velocità.
Mi concedo un respiro profondo, poi un altro.
Ripeti con me, Adele: Mattia Caruso non ti piace.
Neanche un po'.
Ripeto queste frasi nella mia testa e mi alzo, cercando di non pensare troppo al profumo di Mattia che impregna il mio pigiama.
Raggiungo la cucina e saluto Martina che sta spalmando della Nutella su un toast.
«Buongiorno», mi dice, «Dormito bene?».
Drizzo la schiena ed infilo la testa nel frigo per non farle notare le mie guance rosse: «S-sì, perché?»
«Così».
Calma.
Impugno la bottiglia di latte e ne verso un bel po' dentro la mia tazza, poi mi siedo e bevo senza proferire parola.
«Ieri sera ho visto un film con Mattia», la mia amica bisbiglia ed il latte mi va di traverso. Tossisco un po' per riprendermi mentre lei continua a parlare indisturbata, «Mi piace sul serio, Adè. Giuro, quando mi parla sento un brutto formicolio allo stomaco e la mia sudorazione aumenta e-»
«È fidanzato», lo dico di getto, senza nemmeno accorgermene.
Come un impulso che non riesco a controllare.
Ho mentito.
Perché?
«Grazie per avermelo ricordato», ringhia e morde con forza il toast.
Sto per ribattere, ma l'ingresso di un Mattia profumato e ben vestito interrompe il nostro discorso.
Il moro sembra essere appena uscito dalla doccia, la sua pelle emana un forte profumo di bagnoschiuma ed i suoi capelli castani sono un po' umidi.
Entra in cucina mentre arrotola sulle braccia le maniche di una camicia blu notte: «Il buongiorno si vede dal mattino», commenta Martina e lui le rivolte un sorriso dolce.
«Buongiorno», mormora, le labbra inarcate gli conferiscono un'aria allegra e tremendamente sexy.
Ho detto sexy?
No.
Allegra.
Un'aria allegra.
Gli occhi neri del moro saettano sul mio corpo e sento una strana tensione farsi largo dentro di me.
«Ti sta davvero bene questa camicia», Martina inarca la schiena, concedendo al nostro bel coinquilino un'ottima visuale del suo davanzale coperto appena dal top del pigiama.
Mattia, comunque, non si scompone.
Prende posto accanto a me e afferra un biscotto dal vassoio posizionato al centro del tavolo.
Il suo profumo dolce mi sta travolgendo totalmente e scommetto che riuscirò a sentirlo per tutto il giorno, anche quando lui non sarà nei paraggi.
«Grazie», taglia corto e la mia pelle viene invasa da brividi nel momento in cui posa le sue iridi su di me.
Spero che smetta di guardarmi, permettendomi così di respirare, ma proprio non sembra avere intenzione di lasciarmi in pace: «Dormito bene?».
«Sì», e nascondo le guance che vanno a fuoco con la tazza.
Martina corruga la fronte e ci fissa attentamente, poi schiocca la lingua sotto il palato e sorride diabolica: «Vi va di andare a prendere un gelato, dopo?», ed il modo in cui mi fulmina con lo sguardo mi fa capire che io devo rifiutare.
«Uhm, io devo vedermi con Davide», farfuglio.
«Io ho da fare. Scusami», Mattia scrolla le spalle e si alza, poi addenta l'ennesimo biscotto e le strizza l'occhio prima di dileguarsi.
«Beh, in fin dei conti è andata bene», dico e Martina mi uccide con lo sguardo.
Trattengo una risata e la fisso mentre esce dalla stanza, decisamente di pessimo umore.
Sorrido mentre afferro un biscotto e continuo la mia colazione con calma.
«Eccoti qui», la voce di Luca mi fa sussultare e sul mio pigiama schizzano delle goccioline di latte.
«Buongiorno anche a te»
«Buongiorno», stampa un bacio sulla mia testa e si siede davanti a me, «Ho una domanda da farti»
«Spara»
«Che cosa c'è tra te e Mattia?», bisbiglia, «Vi ho visti, ieri. Avevate le facce incollate».
Rido nervosamente e scuoto la testa, ma non faccio in tempo a rispondere perché, per mia fortuna, il suono del campanello pone fine alla discussione.
Luca sospira e si avvicina al citofono, poi urla un sonoro: «Mattia! È per te!»
«Per me?», sento la voce del mio coinquilino e il rumore dei suoi passi veloci che attraversano il corridoio.
«Boh. Una certa Giulia», Luca scrolla le spalle ed io allungo il collo per riuscire a vedere la porta d'ingresso.
Chi è Giulia?
Luca torna da me mentre Mattia, con un bel sorrisone stampato sulle labbra, aspetta la sua Giulietta davanti alla porta.
«Così ti spezzi l'osso del collo», Luca colpisce le mie spalle con un leggero schiaffo e mi affretto a drizzare la schiena, concentrandomi sulla mia tazza di latte.
Inzuppo il biscotto con calma e mi sforzo di non guardare l'ingresso, ma sono costretta a farlo quando una voce femminile arriva alle mie orecchie: «Buongiorno! Ti ho portato la colazione».
Anche Luca sporge la testa per riuscire a vedere la nuova arrivata: una ragazza alta, il fisico atletico ed i capelli color biondo cenere legati in una coda altissima.
«Tu sei pazza», commenta Mattia mentre lei cerca di riprendere fiato.
«Per te questo e altro. Sei solo in casa?», e mentre lo dice i suoi occhi scuri si posano su me e Luca, intenti a fissarla.
Solo ora mi viene in mente che sono in pigiama e con un biscotto zuppo di latte in mano.
«Piacere, io sono Giulia!», lei lascia tra le mani di Mattia un vassoio e si avvicina a noi a grandi passi.
Cerca di stringermi la mano ed io sorrido in imbarazzo, facendo un cenno del capo in direzione del biscotto che si spezza e finisce nella tazza con un sonoro pluf.
Che figura di merda.
«Uhm, io sono Adele», è tutto quello che riesco a dire, ma lei sta già stringendo la mano di Luca e approfitto del momento per studiare ancora il suo corpo.
Indossa un paio di jeans chiari attillati e a vita alta con una camicia azzurra corta che le conferisce un'aria sbarazzina.
È affascinante.
Molto.
«Non mi hai detto di avere una coinquilina così bella!», annuncia e mi indica, «Sono gelosa, eh».
Ma gelosa di che?
Ma levati.
Mattia sorride e mi lancia una veloce occhiata prima di rispondere, «Non c'è motivo di esserlo. Vieni, ti faccio vedere la mia camera».
Ah.
«Subito», ribatte Giulia. Ci dedica un ultimo sorriso e segue Mattia fuori dalla stanza per poi sparire dalla nostra vista.
Silenzio.
Non so cosa dire.
«Quei due scopano», è Luca a parlare per primo.
«Dici? Io non-»
«Era palese»
«Io non credo», farfuglio ed il mio amico continua ad annuire con convinzione: «Era palese», continua.
Boh.
Mattia e Giulia lasciano la stanza più di quarantacinque minuti dopo.
E lei aveva i capelli sciolti quando è andata via insieme a lui.
Forse Luca ha ragione.
O forse lei aveva voglia di non tenere più i capelli legati, insomma.
Ci sarà una spiegazione.
Sbuffo e vago per la casa senza uno scopo in particolare.
Sono rimasta in cucina per tutto il tempo.
Mordicchio le mie dita e cerco di scacciare via il formicolio allo stomaco.
Stanno insieme, quei due?
Bah.
Ma cosa importa?
Annuisco a me stessa e decido di fare una doccia lunga e rilassante.
Lavo i capelli e li asciugo con una lentezza disarmante. Il profumo del mio shampoo si sente forte e mi ritrovo a sorridere davanti allo specchio mentre li sistemo in delle morbide onde.
Sto passando il mascara sulle ciglia quando il cellulare comincia a squillare.
Per un attimo temo sia Marco, ma sospiro di sollievo nel notare che si tratta di Davide.
«Ehi», rispondo in fretta e sistemo il cellulare in equilibrio tra l'orecchio e la spalla.
«Dove sei?»
«A casa mia», gli dico.
«Apri», annuncia, «E comincia a preparare un caffè», il tono di voce allegro, «Hai dei dolci in casa? Ho fame»
«Un polmone lo vuoi?», scuoto la testa ed esco dal bagno, quindi vado ad aprire la porta e aspetto una risposta da parte del mio amico.
«Beh, uno nuovo mi farebbe comodo. Ho passato analisi», mi dice e adesso capisco il perché della sua allegria.
«Adè, ma dimmi una cosa»
«Spara»
«Ho le allucinazioni o davvero l'ascensore è guasto?».
Trattengo una risata, «È guasto davvero. Lo vuoi ancora il caffè?».
Sospira profondamente e lo sento farfugliare delle parolacce sotto voce: «Sto salendo»
«Bravo. C'è pure il gelato»
«Volo».
Ed un minuto dopo, Davide è nella mia cucina, attaccato ad un bicchiere d'acqua fresca.
«Perché non fate riparare quel coso? È un attentato alla vita venire a trovarti».
Ascolto le sue lamentele mentre riempio delle coppette di vetro con del gelato al cioccolato: «Beh, se ne starà occupando qualcuno, credo. Ho fatto presente il problema alla padrona di casa»
«Non verrò mai più a trovarti. Mai più»
«Certo che sei proprio antipatico oggi», arriccio il naso e lo prendo in giro mentre lui affonda il cucchiaio nel gelato.
«Le scale mi hanno messo di cattivo umore. Non ci sono gli altri?», gesticola con una mano e capisco che mi sta chiedendo se sono in casa i miei coinquilini.
«Sono andati via tutti», scrollo le spalle e sussulto quando sento il rumore della porta d'ingresso che si apre.
«Chi è?», urlo mentre allungo il collo per riuscire a vedere chi è appena arrivato, dondolandomi un po' sulla sedia.
«Io», è Mattia a rispondere ed una leggera agitazione si fa spazio nel mio stomaco quando mi raggiunge in cucina.
Gli occhi scuri del mio coinquilino saettano da me a Davide e viceversa fino a quando non decide di presentarsi, porgendo la mano al mio collega: «Mattia, piacere»
«Davide», e a sentire questo nome, il moro si lascia sfuggire uno strano sorrisetto.
Che ha da sorridere in quel modo?
«Dove hai lasciato la tua Giulietta?», esce dalla mia bocca in modo spontaneo e sgrano gli occhi quando il mio cervello capisce ciò che ho appena detto.
Mattia arriccia il naso e mi scompiglia un po' i capelli, «Non essere gelosa, Adè. Ti vengono le rughe qui», e preme un dito contro la mia fronte.
Lo fulmino con lo sguardo, «La gelosia non fa per me», ribatto in fretta.
«Perché non hai ancora trovato quello giusto», strizza l'occhio, «Beh, vi lascio soli. Buon proseguimento. È stato un piacere», fa un cenno col capo in direzione di Davide e poi si dilegua.
«Scommetto che Martina lo ha preso di mira», è tutto quello che il mio amico ha da dire e mi scappa una risata.
La conosce poco, ma ha capito tutto.
«Proprio così».
🌺🌺🌺
«Okay, ricapitoliamo», lascio dondolare le chiavi della mia macchina nelle mani e osservo attentamente il viso di Daniele.
Abbiamo appena terminato la lezione di danza e ci siamo fermati nel parcheggio per parlare della sfilata di suo padre.
«La sfilata sarà venerdì prossimo, giusto?»
«Giusto»
«In una piazza all'aperto», continuo.
«Esattamente. Penso a tutto io, okay?».
Annuisco distrattamente e apro la portiera, quindi lancio la borsa sul sedile e sbuffo quando sento la suoneria del mio cellulare.
Cerco lo smartphone tra scarpette e oggetti vari e rispondo in fretta quando finalmente riesco a trovarlo.
«Miché», mi siedo e aspetto che la mia coinquilina dica qualcosa.
Daniele, intanto, mi osserva silenziosamente.
«Usciamo tra un'ora», annuncia, «Una bella passeggiata tra coinquilini»
«Ehm, no? La lezione di danza è appena finita e ho assolutamente bisogno di una doccia. Sono esausta. Andate senza di me»
«Danza? Sei con Daniele?», ignora completamente la mia risposta e mi ritrovo ad alzare gli occhi al cielo.
«Proprio così»
«Bene! Ci raggiungerai con lui quando sarai pronta. A dopo!», detto questo, riattacca senza neanche sentire la mia opinione.
Come sempre.
Mi stringo nelle spalle e punto gli occhi in quelli del ragazzo che è davanti a me: «Ti va di fare un giro, dopo?».
Daniele arriccia le labbra rosee e sorride, «Il tempo di una doccia e passo a prenderti», mi dice e anche a me sfugge un sorriso.
«Fai con calma», rispondo mentre metto in moto, «Ho bisogno del tempo per prepararmi».
Ed impiego circa un'ora e mezza, per l'esattezza.
Ma ci vuole il tempo giusto per una buona preparazione.
Indosso un vestitino leggero con una fantasia a fiori rosso e bianco ed un paio di converse rosse, afferro una giacca di jeans e la indosso velocemente mentre cerco la mia borsetta.
Corro per l'appartamento come una pazza isterica e impreco a bassa voce quando colpisco un mobiletto con il ginocchio.
Aia.
Esco da casa velocemente e percorro i sette piani con una velocità disumana, motivo per cui ho il fiatone quando raggiungo la macchina di Daniele.
Il mio amico mi osserva attentamente e non riesce a trattenere un'espressione divertita, «Sembri sul punto di svenire»
«Lo sono», rispondo, «Gli altri si trovano in un locale in centro».
Annuisce e si immette nel traffico, dunque torna a parlare con me: «Sei bella, comunque»
«Grazie», fisso il suo torace scolpito fasciato da una camicia e decido di ricambiare il suo complimento: «Anche tu non sei male»
«Ne sono consapevole», risponde e colpisco il suo braccio con un leggero pugno.
Parliamo del più e del meno per il resto del tragitto e continuiamo a scherzare e a ridere fino a quando non raggiungiamo il locale in cui si trovano i miei coinquilini.
Intravedo immediatamente i capelli rossi di Michela, seduta accanto a Luca a parlottare di chissà cosa.
Martina, ovviamente, è attaccata al braccio di Mattia.
Il moro sembra scocciato e poco interessato al discorso della mia amica, ma continua ad annuire distrattamente con lo sguardo perso nel vuoto.
Poi i suoi occhi neri si posano su di me.
E lo ammetto, mi sento agitata.
Sistemo la gonna del mio vestitino e mi schiarisco la voce, quindi faccio lo slalom tra la gente e raggiungo il loro tavolo.
«Eccomi!», mi stampo un sorriso sulle labbra e osservo Daniele che saluta tutti e poi stringe la mano di Mattia per presentarsi.
Mi siedo proprio di fronte al mio coinquilino ed il mio amico prende posto accanto a me.
«Allora? Che mi sono persa?»
«Luca ha litigato con Sofia», m'informa Michela, «Guarda com'è triste».
Osservo Luca e noto la sua espressione seria: «Bevi due birre, Lu. Così ti passa», urlo un po' per superare il volume della musica.
In tutta risposta solleva il suo bel dito medio.
Daniele, accanto a me, poggia i gomiti sul tavolo e avvicina la sua bocca al mio orecchio, «Vuoi qualcosa da mangiare? Muoio di fame».
A sentire questa frase, il mio stomaco sembra risvegliarsi in fretta e comincia a brontolare: «Anch'io», gli dico e lui si alza immediatamente per poi rivolgersi al resto del gruppo: «Volete mangiare qualcosa?»
«Abbiamo già cenato», dice Martina, «Siamo qui per fare ubriacare Luca».
Daniele trattiene una risata e annuisce, quindi torna ad abbassarsi all'altezza del mio orecchio, «Vieni con me o faccio io?»
«Fai tu», gli dico e lo osservo mentre si allontana per andare a prendere da mangiare.
«Quanto è carino!», Michela strilla e le assesto un calcio sullo stinco.
«Che c'è? Ho solo espresso la mia più sincera opinione».
Scuoto la testa e poi punto i miei occhi in quelli di Mattia.
Mi stava già guardando.
Con i gomiti puntellati sul tavolo, sorride diabolico e si sporge in avanti per avvicinare di più il suo viso al mio: «Abbiamo sostituito Marco?»
«Non ancora», ribatto.
Si stringe nelle spalle e si alza, quindi tira fuori dai jeans un pacchetto di sigarette e ne sistema una tra le labbra.
Fa un cenno col capo in direzione dell'uscita: «Vieni?».
Lancio un'occhiata veloce a Martina e cerco di ignorare il suo sguardo di fuoco.
«Penso che sia meglio-»
«Vieni», ripete, questa volta non è una domanda.
Si ferma accanto a me e mi osserva mentre, con gambe tremanti, decido di alzarmi per seguirlo fuori dal locale.
Ci fermiamo a qualche metro di distanza dalla porta e lo osservo attentamente quando assottiglia gli occhi e accende la sua sigaretta.
«Che c'è?», incrocio le braccia al petto e deglutisco nel momento in cui lascia scorrere attentamente il suo sguardo lungo tutto il mio corpo.
«Ti sei impegnata, stasera», è tutto quello che dice.
«A fare cosa?»
«Stai sabotando il piano di rimorchio di Martina», sorride furbo.
Le sue parole mi provocano una risata isterica, «Ma cosa dici?»
«La verità», soffia il fumo dalla bocca e torna a guardare il mio corpo, «Arrivi qui, con quel vestito e con quegli occhi brillanti... Continui a vincere senza giocare».
Ecco.
Ora mi sento in imbarazzo.
Le sue iridi scure, puntate dritte sulla mia anima, mi mettono in soggezione.
Come fa ad essere così diretto?
«Io non voglio giocare», lo informo, «Sopratutto non contro Martina»
«Sei già in gara, Adè», strizza l'occhio e si guarda un po' in giro.
Scuoto la testa e appoggio la mia schiena contro il muro, sistemandomi al suo fianco.
Le nostre braccia si sfiorano, ma decido di ignorare i brividi provocati da questo delicato contatto: «Sai una cosa?»
«Cosa?»
«Forse sei tu quello che gioca un po' con tutte. Martina, Giulia... Chi altro?».
Il moro ride, «Ci sei anche tu», scherza e assesto una gomitata tra le sue costole.
«Aia», si lamenta, «Non ti scaldare. Piuttosto... Chi è il tipo che ti sei portata dietro? Sono geloso, eh»
«Sei scemo, che è diverso», un sorriso è stampato sulle mie labbra.
Quando parlo con lui ho come la sensazione di essere presa in giro, ma odio e al tempo stesso adoro il suo modo di scherzare.
«È il mio partner di ballo»
«Aah», fa una smorfia sofferente che mi fa scoppiare a ridere, «Terribile. Il tuo partner di ballo?»
«Proprio così»
«Ne morirò. Mi sembra già di sentire la pressione psicologica e tutte le paranoie»
«Continuo a dire che sei scemo»
«Però sorridi un sacco», picchietta con un dito sul mio naso e strizzo gli occhi mentre lui spegne la sigaretta sotto la suola delle sue scarpe.
«Torniamo dagli altri», mormora e lo seguo dentro il locale.
Prima di arrivare al tavolo decido di passare dal bagno e stringo il braccio di Mattia per avvisarlo: «Passo dalla toilette e arrivo»
«È un invito a seguirti?»
«Ma vaffanculo», ridiamo insieme e sto ancora sorridendo come una stupida quando raggiungo il bagno che, stranamente, è vuoto e silenzioso.
Sospiro rumorosamente e mi infilo dentro una delle varie stanzette con i wc; una volta svuotata la mia vescica, torno nella stanza principale che contiene diversi lavandini e spruzzo un po' di sapone sulla mia mano.
Poi alzo lo sguardo, un urlo sfugge dalle mie labbra e l'acqua schizza sul mio viso e sui vestiti.
Un post-it giallo è sullo specchio: "Sta attenta".
Buongiorno!
Scusate l'attesa, ma sono in piena sessione e alterno momenti di pianto isterico a momenti di studio matto e disperato.
Tra una pausa e l'altra è venuto fuori questo capitolo.
Spero vi piaccia.
Fatemi sapere tutto quello che pensate 😍😍😍
Comunque io sono sotto mille treni, auto, viaggi fogli di giornale per Mattia.
Un bacio.
Ciao.
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