10. Fatti curare.

Le domeniche mattina in casa Costa sono sempre un concentrato di pace e tranquillità.
Mia madre di solito si dedica alla cura del nostro piccolo orto mentre mio padre legge un buon libro su una delle sdraio che sono sistemate in giardino.
Io e Salvo, quando c'è bel tempo, facciamo colazione all'aperto.
Così come stiamo facendo oggi.
Con l'aggiunta di Giordana.

«Sembra agosto», sistemo i miei occhiali da sole sul naso e lancio un'occhiata a mia madre che, qualche metro più in là, sta innaffiando delle piantine.
Salvo si stiracchia e passa una mano tra i capelli scuri e scompigliati, l'aria visibilmente assonnata.
Afferra un biscotto dalla ciotola che è sistemata al centro del tavolino e si abbassa per lasciarmi un bacio tra i capelli: «Buongiorno», poi si avvicina a Giordana e si abbassa per lasciarle un bacio sulla fronte.

«Perché siete già vestite e profumate?», si lascia cadere su una sedia e morde il biscotto: «Quando vi siete svegliate?»
«Due ore fa», risponde Giordana, «Tua sorella doveva vomitare la tequila di ieri sera. Ha lo stomaco debole»
«Io?», indico il mio viso e scoppio a ridere, «Tu mi hai svegliata dicendo di essere in fin di vita»
«Beh, avevo bisogno di qualcuno che mi tenesse i capelli. Le amiche servono pure a questo», si difende e Salvo scuote la testa mentre trattiene un sorrisetto divertito.

«Che avete fatto ieri sera? Non vi è bastato festeggiare venerdì?», riempie una tazzina con il caffè ed io decido di addentare una brioche.
«Salvo, non so se hai capito, tua sorella ha passato un esame importante», Giordana afferra il braccio di mio fratello e lo guarda dritto dentro agli occhi, «Dobbiamo festeggiare per i prossimi tre mesi, almeno. Mi deludi tu che non sei venuto a bere con noi»
«A proposito», drizzo la schiena e mando giù il boccone, «Tu che hai fatto ieri sera?».
Silenzio.

Lui sorseggia il suo caffè, afferra un toast e comincia a spalmarci sopra un po' di Nutella.
«Sono uscito anch'io», dice poi.
«E dove sei stato?»
«In giro», risponde vago e allora corrugo la fronte.
«Con chi eri?»
«Con Ilaria», e cala il gelo.
Ilaria è la sua ex storica che tutti in casa odiamo.
Snob, superficiale e decisamente troppo arrogante.

Giordana fa una smorfia e porta la mano sulla pancia: «Una fitta di dolore mi sta colpendo allo stomaco», urla teatralmente e Salvo passa la lingua sulle sue labbra prima di ribattere con un sorriso malizioso: «È gelosia, Giordana. Sta tranquilla, però. Il mio cuore ti appartiene sempre».
La mia amica prima boccheggia, poi lo fulmina con lo sguardo: «Ti sbagli, Salvo. È nausea. Perché sei uscito con quella? Avevamo chiuso il capitolo della principessa con la borsa Gucci o sbaglio?»
«Infatti», mi aggiungo alla conversazione e sistemo una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio.

Salvo alza gli occhi al cielo e sbuffa: «Perché non vi fate gli affari vostri? Avevamo voglia di vederci e abbiamo deciso di fare una passeggiata»
«Bah», Giordana si alza e scuote la testa, «Tuo fratello è scemo», mi dice,
«Vado in bagno a vomitare sul serio», si allontana a grandi passi e Salvo scoppia a ridere.
«Mi fai impazzire quando fai la gelosa!»
«Fanculo!», strilla lei e mia madre si gira di scatto per fulminarci con lo sguardo.

«Scusi signora Costa!», Giordana sorride in imbarazzo, «Suo figlio mi irrita da sempre, lo sa! Belle piantine! Crescono bene», parla velocemente, «Sa che la canapa in Sicilia cresce ad una velocità ammirevole? Adesso vado in bagno».
Mi strozzo con la brioche mentre Salvo non riesce proprio a smettere di ridere.
«È ancora ubriaca», la giustifico, «Non voleva davvero parlare della canapa».
Mia madre rimane immobile con un'espressione confusa sulla faccia, poi sospira e torna al suo giardinaggio.
Non si abituerà mai.

«E tu», colpisco da sotto il tavolo la gamba di Salvo e assottiglio gli occhi, «Sei davvero uscito con Ilaria?»
«Ma ti pare che esco con quel caso umano? Mi piace irritare Giordana».
Che idiota.
«Almeno non sei tornato con quella vipera»
«Almeno non mi ha messo le corna»
«Questo non puoi saperlo», ribatto subito e solleva il dito medio immediatamente.
«E comunque smettetela di prendermi in giro. Ho un cuore», inzuppo ciò che resta della brioche nel latte e metto il broncio.

Questo gesto sembra impietosire mio fratello che avvicina di più la sua sedia alla mia e cerca di stringermi in un abbraccio.
«Lo hai più sentito?», domanda senza staccarsi da me.
«Chi?»
«Marco»
«No. È venuto alla festa di compleanno di Luca e ha lanciato una bottiglia di birra addosso a Mattia».
Silenzio.

Corruga la fronte e smette di abbracciarmi, «Stai parlando di Marco?», è evidente la confusione nel suo volto.
«È stato scioccante anche per me. Non mi aspettavo un gesto del genere»
«E cosa c'entra Mattia?»
«Lunga storia», borbotto e alzo gli occhi al cielo, «Comunque mi sta passando. Non parliamo più di lui»
«Va bene», dice, «Ora va a vedere come sta Giordana»
«Ti preoccupi?», lo prendo in giro mentre mi alzo e lui mi fulmina con gli occhi.
«Vai a vedere», sbraita, «E muta, Adè. Non dire niente di Ilaria. Fammi giocare».

🌺🌺🌺

«Gesù, Giuseppe e Maria», stringo tra le mani il manico della valigia e mordo le mie labbra mentre salgo i gradini per arrivare al settimo piano.
Me ne mancano solo altri sei, suvvia.
Che saranno mai.
Le mie dita sono già rosse ed il mio cuore batte velocemente a causa dello sforzo che salire queste stupide scale mi provoca.
Mi rimbocco le maniche e decido di resistere fino al terzo piano, poi tiro fuori il cellulare e chiamo Luca, sperando di trovarlo a casa.

Fortunatamente il mio amico risponde quasi immediatamente: «Adè»
«Che stai facendo?», ho il fiatone mentre parlo.
«Sto fumando una sigaretta con Mattia»
«A casa?»
«Ehm, sì»
«Grazie a Dio», sospiro di sollievo e cerco di trattenere un sorriso, «Ti prego, vieni a recuperare la mia valigia. Sono ferma al terzo piano»
«Arrivo», ribatte in fretta e mi viene voglia di dargli un bacio in fronte quando pochi istanti dopo sento il rumore di una porta che si apre e dei passi veloci che si fanno sempre più vicini.

A recuperare la mia valigia, però, non è Luca.
È Mattia.
Il moro si ferma davanti a me e non riesce a trattenere un sorrisetto divertito mentre mi fissa, stremata e sconvolta.
«Sembri in fin di vita», mi prende in giro.
«È pesante», mi giustifico e scuote la testa prima di tirare su la valigia e cominciare a salire le scale.
Per lui non sembra difficile.

Lo seguo e lancio un'occhiata alle vene delle sue braccia, poi deglutisco e decido di dire qualcosa per rompere il silenzio: «Ho portato le zucchine».
Boh.
Non volevo dire questo.
Spegnetemi.
Mattia arriccia le labbra e non c'è bisogno di un genio per capire che sta cercando di non ridere: «Ehm, okay?»
«Le coltiva mia madre in giardino», aggiungo ancora.
Mi viene voglia di sbattere la testa contro la ringhiera fino allo sfinimento.

«Bello», commenta con poco entusiasmo e decido di tapparmi la bocca.
Mi sento in imbarazzo e Mattia non sembra avere intenzione di fare conversazione.
«Cosa avete fatto nel fine settimana?», riprovo.

«Tu ti sei divertita, ho notato», e all'ennesimo sorriso diabolico le mie gambe cedono un po'.
Sapevo di non dover lasciare a Giordana il cellulare.
«Uhm, sì»
«Hai fatto bene. Ci sta»
«E tu?»
«Niente in particolare», raggiungiamo l'appartamento e abbandona la valigia davanti alla porta, «Ecco fatto», mi fa l'occhiolino e sparisce in corridoio.
Boh.
Avrà il ciclo.

Le successive due ore le passo a disfare la valigia e a ripulire camera mia, ma non appena si avvicina l'ora di cena decido di andare a tentare Luca per convincerlo a mangiare una pizza insieme a me.
Odio mangiarla da sola.
Non chietemi il perché: non lo so nemmeno io.
Busso alla sua stanza e mi stampo un sorriso sulle labbra quando entro e mi lancio sul suo letto.
Lui alza lo sguardo dal libro e mi scruta attentamente: «Ti va una pizza?»
«Io ti amo», dico di getto, «Mi leggi nel pensiero. Lascia Sofia e sposiamoci».

Il mio amico ride e i suoi occhi verdi brillano: «Sei scema»
«Nah. Martina non è in casa?»
«Torna domani»
«E Michela?»
«Dorme da una collega»
«Okay», annuisco, «Vai a chiedere a Mattia se vuole la pizza»
«Tu hai le gambe atrofizzate?»
«No», bisbiglio e lui si avvicina più a me, «Ma mi è sembrato antipatico, prima»
«Mi pare un tipo lunatico», sussurra anche lui, «A volte è simpatico e a volte sembra voglia ammazzarti solo perché gli hai rivolto la parola»
«Oddio. Forse è bipolare e ha due personalità dentro il corpo. Dobbiamo guardarci le spalle fino a quando non capiamo se ha una personalità pericolosa»
«Adè», Luca smette di parlare a bassa voce, «Fatti curare».

Balzo in piedi e annuisco con convinzione, «Stavo scherzando, Luca»
«Sì, certo. Vai a vedere se vuole la pizza»
«Vado», esco dalla stanza e lui urla alle mie spalle: «PORTA CON TE QUALCOSA PER DIFENDERTI!».
Scoppio a ridere e cammino a grandi passi in direzione della stanza di Mattia.
Il mio cuore batte velocemente quando busso alla porta e aspetto una risposta che non tarda ad arrivare.
Mattia è steso sul letto, un libro tra le mani e le cuffiette nelle orecchie.
I suoi capelli castani sono scompigliati ed i suoi occhi scuri si tuffano immediatamente dentro ai miei.

«Scusa se interrompo la tua... Ehm... »
«Lettura», finisce lui per me.
«Lettura», ripeto.
Perché perdo la capacità di parlare quando c'è questo ragazzo nei dintorni?
«Ti va di mangiare una pizza?»
«Okay», dice solo questo e corrugo la fronte.
«Va tutto bene?», chiudo la porta alle mie spalle e mi avvicino più a lui che mi guarda serio ed impassibile.
Forse è bipolare sul serio.
Santa Rosalia, proteggimi tu.

«Tutto bene. Stavo leggendo», sottolinea e fa un cenno col capo in direzione del libro.
«Sembri... Arrabbiato»

«Non lo sono», risponde in fretta.
«Non sembra»
«È tutto okay»
«Sicuro?»
«Adè, esci dalla stanza o ti lascio qui e me ne vado io?», sbotta all'improvviso e boccheggio.

Ma che diavolo...
«Senti, Mattia, sono stata gentile con te. Vedi di esserlo anche tu», appoggio la mano sulla maniglia e mi giro ancora una volta a guardarlo, «Come vuoi la pizza?»
«Salmone e rucola», ringhia.
«Okay», quindi esco dalla stanza senza voltarmi indietro.
Mah.

🌺🌺🌺

«LE PIZZE!», con il fiatone a causa delle scale appena fatte, Luca urla per farsi sentire in tutta la casa.
Io sto già apparecchiando il tavolo in terrazza mentre del mio nuovo coinquilino non c'è nemmeno l'ombra.
«Mattia dov'è?», domanda lui.
«In camera sua. Io non vado a chiamarlo», metto in chiaro e Luca abbandona le pizze sul tavolo per poi sparire in corridoio.

I due mi raggiungono in silenzio ed evito lo sguardo di Mattia quando si siede proprio davanti a me.
«Muoio di fame», borbotta Luca.
«Non dirlo a me. Mangerei l'intero tavolo», rispondo in fretta e addento un pezzo di pizza.
Che bontà.
«Dopo andiamo a fare un giro?», il mio amico guarda prima me, poi Mattia.
«Passo», borbotta il moro.
«Che dite se invece guardiamo un film? Usciamo un altro giorno», propongo io.

«Non ti sei ancora ripresa dal weekend», mi prende in giro Luca e trattengo una risata.
«Dovevo festeggiare. Allora? Guardiamo un film?».
Mattia punta i suoi occhi scuri nei miei e si stringe nelle spalle, poi mi regala un sorriso appena accennato: «Va bene», conferma.
«E film sia».

Il resto della cena prosegue tranquillamente: Mattia parla poco, ma di tanto in tanto sorride e partecipa alla conversazione.
Mi sembra giù di morale, ma decido di fare finta di niente.
Dopo aver scelto il film da vedere ci sistemiamo sul divano, armati di una leggera copertina a coprire le nostre gambe.
Io sono seduta tra i due ragazzi e devo dire che il profumo dolce di Mattia mi sta facendo perdere i sensi.
Come fa ad essere sempre così profumato?
Mi viene voglia di affondare il naso nella sua t-shirt, dannazione.

«Adè, ma Marco lo hai più sentito?», Luca esordisce così dal nulla e lo fulmino con lo sguardo.
«Ma ti pare il momento di parlare di lui? Guarda il film»
«È che l'ho visto ieri sotto casa», mormora.
«Davvero?», corrugo la fronte e sento una strana agitazione farsi spazio dentro me.
«Sì», ammette, «Mi ha salutato ed è andato via»
«Boh», è l'unica cosa che riesco a dire.
«La prossima volta digli che non gli conviene stare davanti alla porta di casa mia», è Mattia a parlare, «Ho ancora il segno sulla guancia per colpa sua. Certe cose non me le scordo».

Il mio amico fa una smorfia e deglutisce, però decide di non rispondere.
Continuiamo a guardare il film, ma non riesco più ad essere concentrata.
Forse perché Luca ha nominato il mio ex, o perché il ginocchio di Mattia sfiora il mio e questo piccolo contatto mi distrae parecchio.
E lo giuro, sto cercando di non pensare alla sua gamba attaccata alla mia e al suo corpo vicinissimo, ma non ci riesco.
Non va bene, Adele.
Non va proprio bene.

🌺🌺🌺

«Davvero un bel film, vero Adè?», la voce forte di Luca mi fa sussultare e sgrano gli occhi prima di sbattere le palpebre per riuscire a mettere a fuoco tutto ciò che mi circonda.
Ops.
Mi sono addormentata.
«Bellissimo», borbotto, «Commovente».
Sbadiglio e mi giro a guardare Mattia che mi sta sorridendo: «Buongiorno», mormora, «Dormito bene?».
«Ehm, sì», ammetto.
«Il braccio era comodo?».
Sotterratemi.

«Scusa», le mie guance vanno a fuoco e lui scuote la testa.
«Adesso vado a dormire anch'io», annuncia Luca, «Buonanotte»
«Notte», io e Mattia rispondiamo insieme e piomba il silenzio quando il mio amico si ritira nella sua stanza.
Bene.
Forse dovrei andare anch'io, ma Mattia continua a fissarmi e questo mi paralizza.

«Che c'è?», mi lascio sfuggire una risata nervosa.
«Sbavi quando dormi», arriccia le labbra e mi affretto a negare spudoratamente.
«Io non-»
«Sbavi», ripete, fin troppo sicuro di quello che sta dicendo.
E capisco di avergli sicuramente sbavato il braccio.

Faccio una smorfia e cerco di non mostrare il mio profondo imbarazzo: «Potevi svegliarmi»
«Il film era noioso», scrolla le spalle, «Almeno ci siamo fatti due risate mentre russavi»
«Ma io non russo!»
«Russi», conferma.
«Sono un po' raffreddata», invento sul momento.
Ma che figura di merda.

«Sì, certo. Raffreddata»
«Sei davvero odioso»
«Lo prendo come un complimento», strizza l'occhio e scuoto la testa.
Ancora una volta nessuno dei due dice una parola, ma poi mi ricordo del modo in cui mi ha trattata prima e decido di parlarne: «Sei stato sgarbato, prima»
«Lo so»
«E sai che esiste una parolina magica da dire in questi casi?»
«La sconosco», ribatte in fretta, serio e con la faccia da schiaffi.

«Ce l'hai con me per qualche motivo in particolare?», drizzo la schiena e stringo i pugni.
Comincia ad irritarmi la sua arroganza.
«No»
«Vabbè», mi alzo e scalcio via la copertina, «Io vado a dormire. Gli assorbenti sono nel secondo cassetto del mobile in bagno».
Sto cercando di fuggire in fretta quando Mattia afferra il mio polso e mi tira giù sul divano, facendomi crollare addosso a lui.
Mi sta venendo un infarto.

Le sue braccia circondano in fretta il mio stomaco ed il suo viso è decisamente troppo vicino al mio mentre mi tiene bloccata.
«Hai sempre queste risposte pronte che mi irritano da morire», soffia sulla mia faccia per spostare una ciocca dei miei capelli che finivano sugli occhi.
Io mi ritrovo a boccheggiare, incapace di proferire parola.
Mi sta tenendo in braccio. Martina mi lancerebbe un coltello rotante addosso davanti ad una simile scena.

«Hai perso le parole, Adè?», insinua le dita sotto il tessuto della mia t-shirt e le mie guance vengono invase da una bruttissima sensazione di calore.
Ho sicuramente il colorito di un pomodorino.
«Non le perdo mai», fingo una disinvoltura che non mi appartiene.
«Mai, eh?»
«Mai», ripeto, «E adesso potresti lasciarmi andare?», mi manca il fiato.
Qualcuno vada a prendermi un bicchiere d'acqua.
È urgente.

«Perché dovrei? Sono comodo così»
«Io un po' meno»
«Ci spostiamo sul letto?», ancora una volta un diabolico sorriso compare sulle sue labbra.
«Vuoi una testata in fronte?».
La mia risposta lo fa ridere e mi incanto un attimo ad osservare il suo naso sottile che si arriccia.

«Scusa per prima», dice poi, «Non volevo essere sgarbato. Ero nervoso per altro»
«Non ho sentito. Puoi ripetere?», avvicino il mio orecchio alla sua faccia e lui continua a ridere.
«Sei pure sorda, Adè? Sbavi, russi e manco ci senti. Non ti fai mancare niente»
«Ma che stronzo», pizzico il suo braccio con forza, ma lui non si muove di un millimetro e riprovo con maggiore intensità.
«Mi fai il solletico», annuncia e smetto di sforzarmi per fargli almeno un po' di male.

«Posso andare a dormire, adesso?»
«Hai accettato le mie scuse?», inumidisce le labbra.
«No»
«Allora resti qui»
«Ho sonno, Mattì»
«Buonanotte», tappa i miei occhi con una mano e mi dimeno per liberarmi dalla sua presa.
«Credo di odiarti», strillo poi e lui smette di ridere quando sfuggo dalla sua presa e rotolo giù sul pavimento con un triplo salto mortale.

La mia testa batte prima sul tavolino basso davanti al divano, poi sul pavimento.
Aia.
«Adè»
«Mh», rimango immobile sulle mattonelle fredde.
«Apposto?»
«No», mi rialzo con calma e massaggio con una mano la mia testa.

Mattia mi sovrasta con la sua altezza e prende il mio viso tra le sue mani, «Fa vedere», borbotta, puntando lo sguardo sulla fronte e tra i capelli.
«Domani avrai un bel bernoccolo tra le corna», mi dice.
«Grazie a te», ringhio.
«Grazie al tuo ex. Mica te le ho messe io»
«Buonanotte, Mattì! Parlare con te mi brucia i neuroni», lo saluto e lo sento ridere mentre mi allontano.
«Adele», mi chiama.
«Che c'è?», torno indietro per dedicargli un ultimo sguardo di fuoco.
Vorrei picchiarlo.
«Non me lo dai il bacio della buonanotte?»
«Vaffanculo».
Lui ride ancora.
Mentre io fingo di non sentire le farfalle nello stomaco.

Buon pomeriggio!
Come state?
Ecco a voi un nuovo capitolo e spero vi sia piaciuto.
Che mi dite di questi due?
Mattia gioca raga... 😈
Preparatevi per i prossimi capitoli perché ne vedremo delle belle 😈😈
Adesso vado.
Buon fine settimana ♥️

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