1. Meglio ravioli.

La fregatura c'era.
Eccome se c'era.
L'ascensore è difettoso.
Ed io sono rimasta bloccata.
Questo è un vero e proprio problema, dato che abbiamo deciso di prendere un appartamento al settimo piano.
Settimo.
A peggiorare la situazione, comunque, c'è Martina Carlino.
Una mia amica logorroica che diventerà una delle mie coinquiline a breve.

Continua a parlarmi del ragazzo di cui si è follemente innamorata mentre io cerco di sfondare le porte dell'ascensore in qualche modo.
E so che dovrei aspettare l'arrivo dei soccorsi, ma sono nel panico.
Colpisco con un leggero calcio una parete e mi lascio scivolare sul pavimento, portando le mani tra i miei capelli neri, «Ma perché sono così sfigata?», parlo con me stessa e finalmente Martina si zittisce per una frazione di secondo.

Punta i suoi occhi marroni nei miei e scrolla le spalle prima di sedersi accanto a me, «Tu sei sfigata? Ma hai sentito quello che ti ho detto? Ho incontrato l'amore della mia vita e lui non mi caga nemmeno ed è anche fidanzato da tre anni. TRE ANNI, hai capito? Ed è così bello, così intelligente e-», bla, bla, bla.
Mi viene voglia di tapparle la bacca con del nastro isolante.

Smetto di ascoltarla e sbuffo mentre infilo le mani nella mia borsa per cercare il mio cellulare.
Alzo gli occhi al cielo nel trovare un messaggio di Marco, il mio ex ragazzo da più o meno due mesi.
Grazie a lui ho delle corna talmente alte che sono costretta ad abbassarmi quando passo sotto alle porte.

"Ti prego, perdonami."

Faccio una smorfia e trattengo un sorriso malvagio mentre digito in fretta la mia risposta.

"Ma neanche tra cent'anni, sfigato."
Ecco.
Ora mi sento meglio.
Mordo l'interno della mia guancia e lancio un'occhiata agli scatoloni che ho intenzione di portare nella mia nuova casa.
All'interno ci sono libri, vestiti, borse e scarpe.
Tante scarpe.

«Hai messo l'annuncio su Facebook?», interrompo il monologo della mia amica e allungo un po' le mie gambe, «Per la quinta stanza da occupare. Dobbiamo trovare qualcuno»
«Oh, ehm, lo ha messo Michela», farfuglia, «Mi ha detto che un ragazzo verrà a vedere la casa oggi stesso. Spero sia carino, almeno».
E ti pareva.
Martina è sempre alla ricerca del principe azzurro.
La cosa bella è che ne incontra almeno undici al giorno, ma tutti fidanzati o gay.

«L'ascensore difettoso è un vero problema», borbotto poi, «Spero lo riparino presto e-», smetto di parlare quando l'abitacolo riceve uno scossone e poi torna a continuare la sua salita verso il settimo piano.
Scatto in piedi e sorrido euforica.
È ripartito!
Martina recupera la sua valigia ed io sistemo la borsa sulla mia spalla prima di tirare su uno scatolone.
Le porte si aprono e tiro fuori anche le altre tre scatole, quindi cerco le chiavi e apro la porta azzurra del nostro coloratissimo e particolarmente vuoto appartamento.

Al suo interno ci trovo già Michela che è arrampicata su una scala per pulire il piccolo lampadario nella sua stanza.
Mi fermo davanti alla porta della sua camera e lascio cadere uno scatolone a terra, quindi si gira a guardarmi e sorride radiosa.
Fa sempre venire voglia di sorridere anche a me.
I suoi capelli rossi sono illuminati dalla luce del sole ed i suoi occhi grigi sono messi in risalto dal trucco scuro.

«Buongiorno, mia  futura coinquilina», mi saluta e salta giù dalla scala, provocandomi un mezzo attacco di cuore.
Per un attimo l'ho vista nella mia mente mentre si spappolava sulle mattonelle chiare.
«Ehm, buongiorno», rispondo ed inspiro l'odore di pulito che emanano i pochi mobili presenti, «Perché non passi a dare una ripulita anche alla mia stanza? Ti pago»
«Non ci penso proprio», ribatte in fretta, «Martina ti ha detto che ho pubblicato l'annuncio? Hanno risposto in dieci, ma solo uno può venire a vedere la stanza oggi stesso»
«È carino?», ecco.
Sapevo che Martina lo avrebbe chiesto.

«Carino?», Michela si lascia sfuggire una risata ed i suoi occhi si illuminano, «È davvero...»
«Un cesso», la interrompo, «Sicuramente», e cerco di far terminare lì il discorso.
Non riuscirei a sopportare un ulteriore monologo di Martina che fantastica sul modo in cui nascerà una storia d'amore meravigliosa con il nostro forse futuro coinquilino.

«Porto queste cose in camera e poi vado da Luca», annuncio, «Vuole portare qui il divano»
«Io ho portato un sacco di cuscini colorati», Michela si fionda ad aprire l'armadio e trattengo una risata quando due cuscini fucsia cadono sul pavimento.
«A Luca non piaceranno»
«Luca ha deciso di prendere casa con tre ragazze, Adele. Deve adeguarsi al nostro habitat naturale. Comandiamo noi, qui. Genere di superiore intelligenza, grazia e bellezza».
Alzo i miei occhi blu al cielo e decido di non rispondere, quindi trascino gli scatoloni fino alla mia stanza e apro le finestre.
Mi sto sciogliendo come un ghiacciolo.

Mi affaccio e mi sporgo per osservare il piccolo giardino sotto casa, poi studio il condominio che è di fronte al mio e faccio una smorfia nel vedere un ragazzo che sta studiando nella terrazza.
Che ansia.
Dovrei studiare anch'io.
Ehw.
Rabbrividisco e decido di scacciare dalla mia mente il pensiero, dunque sospiro e attraverso il corridoio per raggiungere l'atrio.
Martina e Michela stanno cercando di appendere un quadretto al muro e le saluto con un cenno della mano per poi uscire dalla casa.
Sto per prendere l'ascensore, ma decido che non è il caso.
La discesa non è un problema.

🌺🌺🌺

«Puoi spiegarmi come vuoi far arrivare questo coso al settimo piano?», fisso Luca che spinge il divano fuori dal furgoncino bianco di suo padre e sussulto quando lo lascia cadere sulla strada, provocando un tonfo sordo.
Non si è rotto.
Ammirevole.
«Non lo so, Adè», il suo viso è già arrossato e sbuffa, «Aiutami a tirarlo su, vediamo se entra nell'ascensore»
«L'ascensore è rotto», sistemo la borsa sulla mia spalla e soffio l'aria fuori dalle labbra prima di aiutare il mio amico a sollevare il divano.

«In che senso?»
«Nel senso che è rotto. Io e Martina siamo rimaste bloccate, prima»
«E me lo stai dicendo ora?», solleva le braccia e molla la presa sul divano che ancora una volta prende una brutta botta.
Però rimane intatto.
È magico.
«Pensavo avessi un'altra geniale idea», alzo un po' il tono della voce e mi sfugge uno strano mugolio quando entrambi torniamo a sollevare quell'oggetto incantato, «E non entrerà mai dentro l'ascensore, comunque. Pensavo volessi far calare delle corde dal balcone o qualcosa del genere».

Luca mi fulmina con i suoi grandi occhi verdi e continuiamo a camminare fino a raggiungere il portone.
Fortunatamente un signore lo tiene spalancato e lo ringraziamo con dei sorrisi sofferenti mentre entriamo e poggiamo il divano nello spazio che precede la rampa di scale.
Le mie mani stanno soffrendo.

«Non possiamo davvero farci calare una corda e-»
«Così se il divano cade da un'altezza considerevole finiamo in carcere per omicidio? Se passa qualcuno e lo ammazziamo? O se qualcuno si affaccia al balcone e si ritrova con un divano cadente?»
«Esprime un desiderio», dico di getto e il mio amico corruga la fronte.

«Cosa?»
«Ho fatto una battuta», farfuglio, «Hai detto divano cadente. Come le stelle, capito?»
«Ma perché parlo con te? Mi bruci i neuroni», si abbassa e mi lancia una veloce occhiata, «Chiudi la bocca e aiutami a portare al settimo piano questo coso. In silenzio, possibilmente. E senza lamentarti».
Senza lamentarmi?
Non credo proprio.
«Ma-»
«Ti faccio riparare la macchina gratis da mio padre»
«Sarò muta come un pesce».

🌺🌺🌺

«Gesù, Giuseppe e Maria», ringhio e cerco di spingere il divano su per le scale con tutta la forza che mi rimane in corpo.
«Amen», risponde Luca e fa una strana smorfia mentre cerca di non mollare la presa.
Sta soffrendo anche lui.
«Ma a cosa ci serve il divano?», ho il fiatone mentre parlo, «Mettiamo i cuscini sulle sedie»
«Ci serve», sibila, «E ti avevo detto di non lamentarti»
«Stai costringendo una ragazza a spingere un divano fino al settimo piano. Ho il diritto di lamentarmi. Che razza di gentiluomo sei?»
«Taci, Adè. Siamo già al secondo»
«Ah, bene! Mancano solo altri cinque piani!», sospiro e sollevo le braccia in aria, quindi sgrano gli occhi quando il divano scivola giù dalle scale e sono costretta a spostarmi di scatto per non finire schiacciata.
Ma io sono scema.
Ma scema forte.
Sia io che Luca seguiamo il divano con lo sguardo mentre attraversa in fretta i gradini e va a schiantarsi contro il muro per poi fermarsi davanti ai piedi di un ragazzo.

Silenzio.
Il povero malcapitato che ho quasi ucciso con un divano cadente schiude le labbra e si passa una mano tra i capelli castani prima di togliersi gli occhiali da sole.
Alza lo sguardo e mi inchioda con i suoi grandi occhi neri.
Wow.
Apro un po' la bocca senza neanche accorgermene.
È una visone, un miraggio, un angelo mandato sulla terra per far battere i cuori.

La sua mascella squadrata è contratta, le sue ciglia sono lunghe e le labbra rosse sono serrate.
Sembra quasi... Arrabbiato.
Perché è arrabbiato?
«Questo per voi è normale?», è la prima cosa che dice con la sua voce rauca e profonda.
Mascolina.
Molto mascolina.
E maledettamente sexy.

Io sbatto le palpebre e cerco di riprendermi dallo shock, «Ti sei fatto male?»
«No, ma poteva colpirmi. Vi sembra il modo di effettuare traslochi, questo?».
Il modo in cui ci fissa, così disgustato e presuntuoso, mi fa innervosire un po'.
«Quante ne stai facendo per un divano», sbotto e scendo i grandini per andare a recuperarlo, seguita da Luca che ancora non si è ripreso dal principio di infarto che gli è venuto.

«Non è per il divano, è per la gente che sale le scale senza immaginare di ritrovarsi un mobile che cade dal cielo»
«Tu scendi dalle stelle», canticchio e sento Luca trattenere a stento una risata, «Dai, scusa. Non volevamo tentare un omicidio proprio oggi»
«È che l'ascensore è rotto», Luca tira su il divano ed io lo aiuto, «E vogliamo portarlo al settimo piano».
Il ragazzo inarca un sopracciglio, «Al settimo?»
«So che è da pazzi», rispondo io, con il fiatone, «Ma per Luca il divano è di fondamentale importanza».

Lo sconosciuto passa la lingua sulle sue labbra rosse e poi preme una mano sul mio fianco.
Ma cosa diavolo sta facendo?
Sbatto le palpebre e rimango immobile mentre il suo profumo dolce invade immediatamente le mie narici.
«Spostati», mormora, «Faccio io»
«Ti ha mandato la Madonna», sussurro e gli do il cambio, quindi fisso le mie mani arrossate e continuo a salire le scale insieme a loro.
Senza di me vanno decisamente più veloci.

«Perché ci stai aiutando?», lo interrogo.
«Perché mi facevi pena», ribatte senza battere ciglio.
Ma tu guarda.
«Anche tu mi fai pena con la faccia tutta rossa e le vene del collo che stanno per scoppiarmi in faccia», borbotto, ma lui non mi risponde più.
Simpatico.
«Ehm, io sono Luca, comunque», il mio amico mi uccide con lo sguardo e soffia dell'aria fuori dalle labbra.

«Mattia», risponde il ragazzo, «Sono qui per vedere la stanza libera al settimo piano», poggiano il divano a terra e ne approfittano per riprendere fiato.
Ah.
«Oh, ma allora potresti essere il nostro futuro coinquilino!», Luca parla con entusiasmo ed io mi schiaffeggio la fronte.
Ma lui non la sente già la voce di Martina nella testa che dice di essersi innamorata del coinquilino e che non riuscirà mai a dimenticarlo perché lo vede tutti i giorni? Eh?
Non la sente?
Perché io sì.

«Scusa, Mattia, sei fidanzato?».
Il moro accenna un sorrisetto divertito e lascia scorrere i suoi occhi neri lungo tutto il mio corpo, «Perché? Ti interesso?».
Ma che sbruffone.
«No», ribatto seria e salgo i gradini lentamente quando loro ricominciano la salita, «Ma la casa è abitata già da tre ragazze, è un problema?».
Dimmi di sì.
Già mi stai antipatico e non è un buon segno per una convivenza.
Proprio no.

«Ben vengano le ragazze», ribatte invece, «Almeno la casa si mantiene pulita».
Cosa?
Lo ha detto davvero?
Boccheggio e stringo le dita attorno alla ringhiera, «Ho detto che ci abitano delle ragazze, non delle domestiche»
«Ed io ho detto che con le ragazze, in genere, la casa rimane più pulita, non che le ragazze devono pulire mentre noi beviamo birra davanti ad una partita di calcio».

A sentir questa frase, Luca illumina gli occhi, «Sto portando il divano apposta», dice in fretta e Mattia si lascia sfuggire una piccola e quasi impercettibile risata.
Questi due stanno cominciando ad andare troppo d'accordo...
«Le stanze più grandi sono già state prese», continuo.
«Mi piacciono gli spazi ristretti».
Ma è normale avere voglia di fargli lo sgambetto proprio in questo momento?

«L'ascensore è difettoso»
«L'ho notato»
«La padrona di casa è una tipa strana», continuo, sperando di convincerlo a cercare un altro posto in cui stare.
Questo tipo mi dà ai nervi.
E non va bene.
Devo essere tranquilla per riuscire a studiare al meglio.
«Giudicherò io stesso quando la vedrò», respira profondamente, il viso rosso a causa dello sforzo.

«Nella casa mancano alcuni mobili, è praticamente quasi vuota»
«Non importa»
«E c'è un solo bagno!»
«Senti, sai una cosa? La prendo», mi uccide con lo sguardo ed io spalanco la bocca.
«Ma hai sentito cosa ho appena detto?»
«Ho sentito e non m'importa. Se ti sto sulle palle è un problema tuo, non mio. Ora chiudi la bocca, la tua voce è fastidiosa», detto questo, torna a concentrarsi sul divano.

«Io non chiudo proprio niente, bello di mamma. Vola basso, eh»
«Gesù Cristo, ma parla sempre così tanto?», mi ignora completamente e si rivolge a Luca che scoppia a ridere.
«Più o meno. Adele ha sempre la risposta pronta»
«Credo sia questo l'unico vero problema della casa. Dovrò cercare un modo per tapparti la bocca, eh Adé?», morde le sue labbra rosse e le mie guance si infuocano.

«Ma va a farti fottere», sbraito e lui ride, arricciando il suo naso perfetto in una smorfia quasi adorabile.
Quasi.
Questo tipo non mi piace.
Ma proprio per niente.
Dovrò mettere un ulteriore annuncio su Facebook: A. A. A. CERCASI COINQUILINO POCO GNOCCO, MA SIMPATICO.
ASTENERSI SOLO GNOCCHI.
MEGLIO RAVIOLI.

Buon pomeriggio 💕
Ho deciso di postare il primo capitolo, così entriamo piano piano anche in questa storia.
Quando "Fammi un cocktail" sarà terminata, gli aggiornamenti saranno più frequenti.
Intanto spero che questo capitolo vi piaccia.
E... Che mi dite di Mattia? 😈
Adesso vado, un bacio. ❤️

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