Flashback 2 - Dicembre 1998 - Cambiamenti
Dicembre 1998
Il sabato che anticipava le vacanze di Natale era sempre stato un giorno molto pigro per i giovani Maghi e Streghe di Hogwarts. Accantonato il pensiero delle lezioni e dei compiti, gli studenti potevano dormire più a lungo e poi andare con gli amici alla consueta gita ad Hogsmeade.
In questo clima di spensieratezza, soltanto Hermione Granger poteva pensare a portarsi avanti coi compiti per le vacanze. Non era solo la sua ansia da divoratrice di libri a spingerla a studiare, ma il desiderio ben più concreto di avere più tempo libero da passare con Ron durante le vacanze invernali. Dato che era il primo Natale che trascorrevano insieme come una vera coppia, aveva tutte le intenzioni di goderselo fino in fondo.
Dalla fine della guerra, la vita di tutti loro aveva finalmente imboccato i binari giusti.
A Harry e Ron era stato offerto il percorso di addestramento per Auror, che avevano già iniziato; Hermione era tornata a Hogwarts per terminare gli studi e avere l'onore di diventare Caposcuola, ma sapeva che ad attenderla alla fine dell'anno scolastico ci sarebbe stato un impiego di prestigio al Ministero. Per il momento, non se ne preoccupava, preferendo godere della sua tranquilla routine fatta di fogli di pergamena e lezioni scolastiche.
Era mattina presto. La scuola era silenziosa e i quadri alle pareti stavano sonnecchiando. Entrando in Sala Grande, Hermione riconobbe alcuni Hufflepuff e persino due teste bionde sedute in fondo al tavolo degli Slytherin: una era femminile e l'altra fin troppo familiare.
Il rumore dei suoi passi aveva attirato l'attenzione di Astoria, che le rivolse un sorriso affettuoso; Malfoy, che le sedeva accanto, continuò a tenere il muso ben vicino alla sua ciotola di porridge.
Hermione ricambiò il suo sorriso e andò a sedersi al tavolo dei Gryffindor dove, al suo arrivo, comparvero per magia diverse porzioni di cibo. Scartò per istinto il porridge e andò a servirsi una doppia razione di cereali.
Aveva conosciuto Astoria un paio di settimane prima in una circostanza molto particolare, e ancora non si capacitava di quanto fosse diversa da Malfoy.
Considerato il silenzio della Sala Grande, non ebbe difficoltà a tendere le orecchie e ad ascoltare la voce amichevole della ragazza di Slytherin, che raccontava a Malfoy un episodio divertente del giorno prima.
Draco non pronunciava una sola parola. Solo ogni tanto sembrava accorgersi della ragazza accanto a lui. Era difficile indovinare cosa provasse per lei, ma Hermione era abbastanza sicura che malgrado le apparenze fosse felice della sua compagnia.
Anche se non si erano più parlati dall'incontro nell'aula del terzo piano, Hermione sapeva che Draco avesse mantenuto i patti: continuava a seguire le lezioni private della McGonagall ed evitava i problemi.
Problemi che nell'ultimo mese erano diminuiti, da quando la Preside aveva rimproverato sia Malfoy che l'intera scuola, durante uno spaventoso discorso serale. Ora nessuno gli parlava più, lo ignoravano peggio di un fantasma.
Anche Hermione aveva rispettato i patti e aveva smesso di perseguitarlo. Non aveva però dimenticato di tenerlo d'occhio. La vita sociale di Malfoy non era interessante da quando non c'erano più attriti, in compenso negli ultimi tempi l'aveva incontrato spesso in compagnia di Astoria.
Lei era sempre di buonumore, ma non in maniera sciocca: era chiaro che cercasse di distoglierlo dai suoi pensieri più cupi per farlo stare meglio. Anche se Malfoy era solito restare in silenzio, a Hermione non era sfuggito come avesse sempre un'espressione più serena quando lei gli stava accanto.
La calma della colazione fu interrotta all'improvviso da un susseguirsi di tonfi pesanti che, dai corridoi, arrivarono in Sala Grande. Hermione si era aspettata di vedere entrare un'orda di elefanti, invece erano soltanto gli alti, grossi e brufolosi giocatori della squadra di Quidditch di Slytherin.
La squadra tutta maschile indossava già la divisa. Hermione li avanzare dritti verso Draco e Astoria. Dato che parlavano ad alta voce, era facile ascoltare.
Tutti e sette i giocatori salutarono calorosamente Astoria. Quello che si era seduto accanto a lei, con un faccione grasso, spiegò che si erano alzati presto perché volevano allenarsi un'ultima volta prima di partire per le vacanze. A giudicare dal tono, era convinto che questo dettaglio lo rendesse particolarmente attraente.
Draco era ancora di cattivo umore. I suoi compagni di Casa lo avevano salutato a malapena e sembravano troppo interessati alla sua amica, tuttavia Hermione intuì che gran parte del suo risentimento fosse rivolto alla squadra di Quidditch, di cui non faceva più parte. Astoria infatti portò la conversazione sui compiti.
Il giocatore seduto di fronte alla Slytherin agguantò del cibo, li fissò entrambi e poi domandò incredulo:
"Ma voi due adesso uscite insieme?"
L'aveva urlato talmente forte che tutti gli Hufflepuff si erano voltati a guardarli; Draco lasciò cadere il cucchiaio nella ciotola, Astoria goffamente; Hermione non riuscì a sentire la sua risposta perché uno studente di Hufflepuff starnutì. Comunque la squadra tacque e presto iniziarono a discutere di tattiche e strategie.
Non passò molto, prima che Draco si alzasse e convincesse la sua amica a venire via. Hermione lo tenne d'occhio mentre passava davanti al tavolo degli Slytherin fianco a fianco con Astoria. Poco prima di varcare la porta, diede segno per la prima volta di avere visto Hermione, anche se non fece nient'altro che gettare un'occhiata severa dalla sua parte.
Il resto della mattinata trascorse tranquilla. Hermione, comoda e appagata all'interno di una Biblioteca completamente vuota, sentiva centinaia di voci sopraggiungere dai punti più disparati della scuola. La maggior parte dei compagni stava andando a Hogsmeade, ma Hermione, Ginny e Luna sarebbero partite solo dopo pranzo.
Si concentrò sui compiti. A un certo punto, fu così assorta da calcolo di Aritmanzia da non accorgersi che qualcuno aveva preso posto accanto a lei.
Era Draco Malfoy, i ciuffi biondi scompigliati sulla fronte, il viso contratto dalla tensione. Si chinò verso di lei, dopo aver controllato che Madama Pince non fosse nei paraggi, e mormorò con disprezzo:
"Così adesso parli coi miei amici?"
"Scusa?" Fece Hermione, stupefatta. "Come sapevi che ero qui?"
Pensò che lo Slytherin scorbutico si stesse avvicinando un po' troppo. Per la Gryffindor era fastidioso avere la sua spalla era a un centimetro di distanza, perché a superare i confini del suo spazio vitale era qualcuno che odiava.
Piuttosto che ritrovarsi a odorare controvoglia il profumo della pelle di un Malfoy, Hermione avrebbe preferito prendere il compagno per il naso e appenderlo al lampadario.
"Mi prendi in giro?" Fece Malfoy, sarcastico.
In effetti, non era un segreto che Hermione passasse più tempo in Biblioteca che nella Sala Comune di Gryffindor.
"Comunque hai dimenticato la tua regola sugli appuntamenti. O magari il tuo gufo si è perso per strada?"
"Lascia perdere." Rispose lui, frettoloso. "Sei stata tu a tradire gli accordi per prima."
Hermione si infastidì molto. Mai nessuno aveva messo in dubbio la sua lealtà e certamente il primo a farlo non sarebbe stato Draco Malfoy.
"Di che diavolo stai parlando?"
Lo Slytherin esitò un momento, come colto da un dubbio, poi si riprese più seccato di prima:
"Hai parlato con Astoria. Di me."
Hermione annuì, colta da una improvvisa consapevolezza:
"Oh, sì. L'ho incoraggiata a fare ciò che riteneva giusto, tutto qui." Spiegò, le ciglia ravvicinate. "Ma l'ho fatto per lei, non per te."
Un pomeriggio piovoso, mentre pattugliava i corridoi, Hermione aveva sentito delle voci femminili che discutevano in un'aula vuota e, naturalmente, era rimasta ad origliare. Era un gruppo di Serpeverde che parlavano di Malfoy e di quanta disgrazia fosse caduta sulla sua famiglia dopo la guerra. Erano diventati degli emarginati della società purosangue, proprio come la famiglia Weasley.
Ascoltò le amiche di Astoria sgridarla per avergli rivolto la parola, avvisandola che si sarebbero vergognate di lei per sempre se avesse continuato a frequentarlo.
Astoria si era difesa con decisione affermando di non odiare i Nati Babbani, di non avere mai sostenuto Voldemort e di essere contenta che Draco avesse cambiato idea. Suggeriva infine che tutte loro andassero al diavolo se non potevano accettare le sue scelte.
Quando la porta si aprì, uscirono tre ragazze di Slytherin sgraziate e molto arrabbiate che incrociarono la Caposcuola e proseguirono per la loro strada, non senza esprimere il loro disprezzo. Astoria si era difesa bene, ma quando Hermione andò da lei la trovò molto triste e bisognosa di conforto.
"Pensi di dover aiutare sempre tutti." Le rinfacciò Draco, fissandola ad occhi stretti. "Anche quando ti viene chiesto espressamente di non farlo."
Hermione alzò gli occhi al cielo. Sbattè sul tavolo la piuma con la quale stava compilando i calcoli di Aritmanzia.
"Quante storie, Malfoy! Sembra che tu stia bene con lei. Di cosa ti lamenti?"
Draco guardò verso il basso e il suo tono di voce si fece stranamente insicuro:
"In questi giorni ci siamo visti a orari assurdi pur di non farci notare dagli altri Slytherin. È andata bene per un po', ma ora che la squadra ci ha beccati tutti sapranno che ci stiamo frequentando. Secondo Astoria va bene così. Vuole che andiamo ad Hosgmeade, ed è tutta colpa tua. Sei stata tu a dirle che se vuole uscire con me deve farlo senza preoccuparsi dei giudizi di nessuno."
"Infatti è così. Qual è il tuo problema?"
"Il mio problema," Iniziò Draco, a denti stretti. "è lei! Non voglio che qualcuno tratti male Astoria per colpa mia!"
Hermione doveva ammettere che non se lo sarebbe aspettato. Il fatto che Draco Malfoy si preoccupasse di qualcuno che non fosse se stesso avrebbe meritato l'articolo in prima pagina di Rita Skeeter. Neanche Harry e Ron avrebbero creduto alle loro orecchie.
"Per Merlino, Malfoy." La voce uscì più stupefatta di quanto avrebbe voluto. "Gli incontri con la McGonagall devono aver funzionato. Non credevo che avessi delle emozioni umane."
Draco avrebbe potuto offendersi, invece continuò a guardarsi le dita, il viso distorto dal solito disprezzo che stavolta sapeva anche di tristezza.
"Certo che no, non mi conosci."
Hermione si dispiacque. Anche se aveva conosciuto la parte più malefica di Malfoy, doveva immaginare che dentro di lui ci fosse dell'altro. E poi, ricordava ancora come avesse finto di non riconoscere Harry, quella notte al Manor. Risentita, cambiò atteggiamento:
"Avresti preferito che dicessi ad Astoria di lasciarti perdere?"
"Se proprio dovevi parlarle, sì."
"Ma lei non mi avrebbe ascoltato. Credo che tu le piaccia davvero, Malfoy."
"Che razza di Paladina del Mondo Magico sei, se permetti a una ragazza innocente di avvicinarsi a me?" Sbottò. "Dovevi convincerla! Metterla in guardia su chi sono e dirle di starmi alla larga!"
"Oh, smettila di punirti. Astoria sa perfettamente chi sei e vuole frequentarti lo stesso. Cosa avrei potuto fare? Nessuno di noi due può entrare nella sua testa e farle cambiare idea."
Malfoy era focalizzato sulle proprie paure e forse per la prima volta si sentiva libero di esprimerle:
"Forse non si rende conto! Ha già litigato con le sue amiche a causa mia, non voglio continuare a coinvolgerla nei miei problemi. Lo so che quelle megere sparlano di me, io non piaccio neanche agli Slytherin. C'è chi mi vede come un traditore o, alla meglio, un perdente. Astoria a causa tua non vuole ascoltare nessuno, ma che razza di mostro sarei se la trascinassi nello schifo che è la mia vita?"
Era strano ascoltarlo confidarsi con lei, ma non doveva avere molte altre persone con cui farlo.
"Beh, non dovresti starli a sentire neanche tu." Disse Hermione, con convinzione. Draco alzò lo sguardo su di lei, gli occhi colmi di sincero stupore. "Se i tuoi compagni di Casa ti criticano soltanto perché tu e la tua famiglia avete cambiato idea su Voldemort, allora sono la peggiore compagnia che poteva capitarti e la loro opinione non vale nulla."
"Non riesci a capire qual è il punto, Granger." Disse con premura, facendosi più vicino nell'ansia di essere ascoltato. "Hai convinto Astoria che frequentarmi è una buona idea. Ma si sbaglia, con me non sarà mai felice!"
"Lei ti piace?"
Era una domanda fin troppo personale ed Hermione si era sentita a disagio nel pronunciarla, eppure sembrava la cosa giusta da chiedere.
"Non lo so." Mormorò lui nervoso, girandosi dall'altra parte. "È tutto molto strano."
"Sì, lo credo bene." Esclamò. "Ma stai migliorando a vista d'occhio, lo sai? Hai paura di deludere una ragazza che crede in te, ed è un atteggiamento molto maturo da parte tua."
Da quando il settimo anno era cominciato, era evidente che Malfoy non sarebbe stato mai più quello di prima. Ormai era sempre nervoso, guardingo, nessuno si interessava a lui e neanche lui dava segni di interessamento verso qualcuno; soltanto la presenza di Astoria doveva avergli acceso una speranza.
"Per quanto assurdo possa sembrare, mia madre si è fidata di te." Ammise Draco, fiacco. "Cosa dovrei fare?"
"Devi rilassarti, Malfoy. La scelta è di Astoria e credo che lei sappia il fatto suo, quindi non devi preoccuparti. Se ti piace, non dovresti lasciartela scappare. Ad ogni modo, ne hai già parlato con lei?"
"No, non ancora."
Rimasero in silenzio per un po', durante il quale Hermione lo osservò attentamente.
"Forse ti ho giudicato troppo in fretta. Non sei così cattivo come credevo. C'è anche qualcosa di buono, lì dentro."
"Tu credi?" Domandò lui, ma suonava più come una minaccia.
"Sì." Gli confermò, riflettendo. "Non saresti piaciuto a una ragazza come Astoria se in te non ci fosse stato qualcosa di buono. E comunque, questa fase di cambiamento potrebbe tornarti utile. Ora puoi essere quello che vuoi, non il figlio di qualcuno. Puoi scegliere Astoria e avere una vita completamente diversa. Con lei potresti diventare migliore. Voglio dire, lei è già migliore di te."
Hermione si sforzava di essere cordiale, ma non riusciva a mettere da parte l'antipatia che provava per lui. Malfoy l'aveva disturbata durante i compiti di Aritmanzia, aveva interrotto la tranquillità della Biblioteca - che raramente lei riusciva ad avere tutta per sé - e adesso le faceva perdere tempo a discutere della sua vita sentimentale, che a lei non importava. D'altra parte, dato che Malfoy si era rivolto a lei per la prima volta, non era stata capace di cacciarlo. Ormai, però, non era rimasto più nulla da dire. Draco se ne stava in silenzio, ma non voleva andarsene, ed Hermione si vide costretta a elaborare un modo gentile per farlo andare via.
"Credevo che una come te non avrebbe mai tollerato che una ragazza innocente si avvicinasse a uno come me." Disse Draco, prima che lei potesse aprire bocca.
"Non è affar mio, Malfoy." Rispose Hermione, stancamente. "Sei libero di fare perdere la testa alla ragazza che preferisci. Ora, se permetti, io vorrei..."
Era successo in un attimo. Prima che potesse finire la frase, la mano dello Slytherin si era avvolta sulla sua nuca e lui aveva premuto con forza il viso contro il suo. La Gryffindor aveva cercato di protestare ma, quando si era scontrata con lui, le sue labbra erano già semi aperte per lo stupore.
La punta del naso schiacciata sul viso di Malfoy, si era ritrovata ad assaggiare l'umidità della sua lingua e ad assecondarne i movimenti senza nemmeno volerlo. Tutte le volte che le loro lingue si incontravano, lei cercava in realtà di protestare e divincolarsi, ma Malfoy continuava a trattenerla. Anche se le sue labbra erano morbide, i suoi movimenti erano ruvidi ed esprimevano qualcosa di molto simile all'odio.
Hermione provò a spingerlo per le spalle - notando che lui aveva persino tremato al suo tocco - ma si accorse di non essere abbastanza forte.
Recuperò quindi la bacchetta, la puntò alla cieca e pronunciò un Incantesimo Non-Verbale. Lo Schiantesimo funzionò e Draco volò contro un tavolo, spostando rumorosamente un paio di sedie.
Ignorando gli avvertimenti di Madama Pince di fare silenzio, Hermione lanciò un Muffliato verso di lei e si avvicinò a Malfoy. Lo schiaffeggiò talmente forte, che cinque dita arrossate gli rimasero impresse sulla sua guancia pallida.
"Come hai potuto?" Gli urlò, del tutto fuori di sé. Aveva le labbra ancora inumidite della saliva di Malfoy e le asciugò sgomenta sulla manica del mantello. "Brutto figlio di un Troll! Io sono fidanzata!"
"Con chi, con Weasley?" Chiese lui, con una smorfia di disprezzo. "Vuoi proprio restare in basso."
"Non ti permettere! Ron ne vale cento di te!" Esclamò, furiosa. "Perché l'hai fatto?"
Anche se aveva baciato una Mudblood e per questo si era beccato un tatuaggio a forma di mano sulla faccia, Draco era tornato a ghignare malefico come ai vecchi tempi.
"Perché sono migliorato talmente tanto che volevo sapere che sapore ha una Mudblood."
Lei lo guardò con profondo disgusto: "Mi fai schifo, Malfoy."
Tornò al suo tavolo per riporre velocemente i libri e le pergamene nella borsa.
"Adesso non vedi più nulla in me, vero?" Draco le domandò, beffardo. "Niente briciole di bontà, solo uno mostro a cui nessuna ragazza per bene dovrebbe rivolgere la parola."
Hermione si mise la borsa in spalla e lo fissò.
"Tu hai dei problemi molto seri e io ho sprecato fin troppo tempo con te." Gli puntò il dito contro. "Continua a comportarti male, mettiti nei guai, non mi interessa. Ho chiuso con te." Gli voltò le spalle e si allontanò col mento in aria.
"Hai fatto una promessa a mia madre, Granger."
"Non costringermi a scrivere a tua madre, Malfoy!" Gridò Hermione, voltandosi di scatto. Anche se Madama Pince era sotto l'effetto del Muffliato, si domandava per quanto ancora le sue urla l'avrebbero passata liscia. "Se lo faccio, sono certa che capirà perfettamente perché non voglio più parlarti!"
Non sapeva se le sue parole avessero fatto effetto, se la minaccia che la sua famiglia venisse a conoscenza del suo ignobile tentativo di baciare una Mudblood lo preoccupasse, ma a lei non importava.
Uscì dalla Biblioteca a passo svelto, col desiderio di mettere quanta più distanza possibile tra di loro e, soprattutto, di cancellare quell'ultima mezzora dalla sua mente.
Il villaggio di Hogsmeade era sempre stato un posto adorabile durante il Natale, con le luci colorate e le vetrine decorate, ma dopo l'aggressione di Malfoy lo spirito natalizio di Hermione aveva subito un duro colpo.
Non riusciva più a unirsi alle chiacchiere allegre di Ginny e Luna; quando loro le chiedevano cosa la turbasse, lei rispondeva di essere preoccupata per l'enorme mole di compiti che avevano per le vacanze.
In realtà, continuava a pensare a quel bacio e a quanto si sentisse in colpa nei confronti di Ron. Era stata costretta, ma aveva comunque baciato Malfoy e questo significava che aveva tradito il suo fidanzato. Era insopportabile. Quel furetto meritava ben più di uno schiaffo.
Forse Hermione avrebbe dovuto dirlo a qualcuno; alla McGonagall o almeno a Harry, che sarebbe stato molto meno impulsivo di Ron. Ma sembrava imbarazzante e inutile.
Mentre Ginny e Luna guardavano gli scaffali di Zonko, Hermione andò da Mielandia per fare una scorta di dolci da regalare a Ron per Natale. Non aveva intenzione di dirgli niente, ma in compenso voleva comprargli l'intero negozio.
Prese un cestino all'ingresso e lo riempì con tutte le Api Frizzole, le Super PalleGomma, i Rospi alla Menta e i Pallini Acidi che riusciva a infilare in una mano, finché non arrivò a uno scaffale pieno di dolcetti confezionati a forma di Boccino d'oro.
Le ali si muovevano dentro ai pacchetti come se sperassero di volare via, e al centro vi era una frase, diversa per ciascuno.
Hermione ne trovò una adatta a Ron, che in quella fase del suo addestramento all'Auror School aveva bisogno di tutto l'incoraggiamento possibile. L'addestramento si era infatti rivelato più duro di quanto lui avesse immaginato e, sebbene fosse forte e coraggioso, Ron si abbatteva facilmente se perdeva la fiducia in se stesso.
Aggiunse quindi il Boccino di Cioccolato al suo cestino, immaginando di darglielo quando fossero stati soli.
Hermione uscì da Mielandia con una busta grande e pesante. Era talmente ingombrante che dovette Ridurla e infilarla in borsa, prima di andare all'appuntamento con Ginny e Luna ai Tre Manici di Scopa.
I piacevoli rumori della strada erano dovuti alle chiacchiere allegre degli studenti di Hogwarts e alle musiche natalizie diffuse dai negozi. Lei era però ancora così concentrata su di un unico personaggio e su ciò che le aveva fatto, che a un certo punto in mezzo a quel beccano le sembrò di sentire la sua voce.
Hermione era ormai a un passo dai Tre Manici di Scopa quando vide che più avanti, in uno spiazzo dalle parti della Stamberga Strillante, c'era proprio Malfoy. Sentì il sangue ribollire e avrebbe voluto scappare dalla parte opposta, ma quando alcuni passanti si spostarono lei vide che il Furetto stava discutendo in maniera molto accesa con Astoria. Maledì la propria curiosità. Cercando di non farsi notare, andò a nascondersi dietro l'angolo di un negozio e si mise in ascolto.
"Non spetta a te dirmi cosa devo fare." Disse la voce di Astoria, molto arrabbiata. "Come non spetta ai miei genitori o a una qualunque delle mie amiche."
"Ma io lo dico per te!" Rispondeva Draco, accalorato. "È troppo rischioso, tu non sai in cosa io e la mia famiglia siamo ancora coinvolti."
"Non mi interessa della tua famiglia, lo vuoi capire?" Astoria abbassò un po' la voce prima di aggiungere: "Mi interessi tu."
"Ma io non sono buono per te." Marcava le parole con tutta la frustrazione di cui disponesse. "Sarai più felice se mi starai lontano. Tu non vuoi vivere la mia vita!"
Un gruppo di rumorosi studenti di passaggio impedì a Hermione di sentire la risposta. Quando andarono via, la voce di Astoria si era rotta, come se stesse per piangere.
"Sei soltanto un gran vigliacco." Gli rinfacciava. "Ti stai inventando tutto perché non vuoi più stare con me e non hai il coraggio di dirmelo!"
"Sì, hai ragione." Disse Malfoy, ma troppo velocemente e con troppa sicurezza. "Non ti voglio più e non sapevo come dirtelo. Ora levati dai piedi!"
Persino Hermione sarebbe stata malissimo per una reazione così sgarbata. Nascosta dietro al muro non poteva vedere Astoria, ma non faticava a crederla ferita e sconvolta.
"Dici sul serio?" Esclamò la ragazza, in un sussurro. "Bene, hai vinto. Me ne vado, non ti disturberò mai più!"
Non sentendo altre parole, Hermione si sporse a guardare. Astoria si stava allontanando a grandi passi, solcando la neve in direzione di Hogwarts.
Draco la stava osservando andare via. Rimasto solo in mezzo agli studenti che gli passavano intorno senza notarlo, diede dei calci alla neve. Era di spalle rispetto ad Hermione, che lo vide portare le mani all'altezza degli occhi e pensò con stupore che stesse piangendo.
Forse l'interesse di Draco per Astoria era sincero. Ma allora perché aveva baciato Hermione? Quanto poteva essere confuso?
Alla fine, lei capì. Malfoy non era pronto a cambiare. Attraverso il suo comportamento aveva cercato di distruggere quel bene che stava nascendo in lui, perché non riusciva a sopportarlo, e questo la fece sentire meglio. Ora non aveva più paura di incontrare Ron. Non poteva perdonare Malfoy per averla coinvolta nei suoi errori, ma poteva simpatizzare con lui.
Aprì la borsa e tirò fuori dalla busta di Mielandia uno dei dolci appena comprati. Malfoy era rimasto fermo dove Astoria l'aveva lasciato. Hermione incantò il Boccino di cioccolato e lo fece volare verso la spalla del ragazzo.
Draco si voltò di scatto, spaventato. Senza osare toccare il Boccino che gli aleggiava irrequieto davanti alla faccia, si mise sulla difensiva e si guardò intorno in cerca del mittente. Hermione uscì dal suo nascondiglio per farsi riconoscere e, quando Draco la vide, capì subito che era stata lei.
La scrutò torvo cercando di capire che intenzioni avesse, ma lei non si mosse e gli concesse da lontano soltanto un sorriso indulgente. Lo Slytherin prese con cautela il pacchetto tra le mani, osservando il Boccino dibattersi nel tentativo di uscire. Si accorse della scritta al suo interno e l'avvicinò agli occhi per leggere meglio:
Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto.
Draco tornò a fissare torvo Hermione, che già aspettava di vederlo mettere in atto una qualunque delle sue provocazioni passivo-aggressive.
Lui però non si liberò del Boccino. Se lo mise in tasca e, senza alcun cenno di considerazione, imboccò anche lui la strada per Hogwarts.
Non era stata granché come reazione, ma Hermione ne intuì lo stesso l'importanza: accettare il suo regalo era stata la più alta forma di gratitudine che Malfoy aveva da offrirle.
***
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