Il drago Desiderio - ( 500 parole)
L'odore di crostata già davanti alla porta, i suoni della campagna al posto dei rumori delle macchine, gli animali che popolavano i campi intorno, rompendo la mia solitudine di figlio unico, bimbo cittadino imprigionato in ferrei orari...
Amavo ogni cosa di quel castello meraviglioso che era la casa dei nonni!
Nelle sue segrete una vecchia cantina polverosa era stata ristrutturata e ora una tavernetta era la mia stanza nelle vacanze estive, con perfino un minuscolo bagno privato in cui ospitavo la lavatrice, snobbata dal bagno padronale.
Qui un giorno incontrai una piccola creatura volante. Ne sentii la voce nei pensieri e non me ne stupii perché le creature magiche sono spesso telepatiche. Mi chiese se ero il suo cavaliere.
Ora, il nonno mi parlava sempre di re e cavalieri del passato. A otto anni conoscevo grazie a lui davvero tanti famosi eroi, dai paladini di Francia ai cavalieri di Re Artù. Ma sapevo di essere solo Walter, figlio del ragionere Agretti.
La creatura non fu soddisfatta della risposta. "Nossignore", disse, "solo i cavalieri sentono il loro drago. Col rispondermi, denunci la tua nobile stirpe".
"Perdona, ma chi dovrei cavalcare?", dissi allora io, guardando quella cosetta pelosa muoversi lenta, aiutandosi con le zampette anteriori nude e ripiegate.
"Io sono un Drago, ignorante di un ragazzetto", mi replicò:"Volevi forse che mantenessi le mie fattezze qui dentro? Neppure ci entrerei, in questo buco! Portami fuori stanotte e ti farò vedere".
Quella sera attesi che i nonni dormissero, nascosi la creatura in una cesta da bucato e all'esterno le indicai il cielo.
Ella distese le zampe anteriori scoprendo due ali nude, molto più grandi del piccolo corpo. Si lanciò e incredibilmente non solo volava, ma s'ingrandiva nel cielo a dismisura, finchè non tornò, enorme, a posarsi nel piazzale.
"Il mio nome", tuonò, "è Desiderio".
Era veramente, un drago! Gli chiesi tremando se ve ne fossero altri.
"Pochi", ammise triste, "ognuno di noi attende il suo cavaliere, diversamente non possiamo trasformarci e restiamo le piccole cose volanti che hai visto nella tavernetta".
Realizzai allora, che in parte ero artefice di quella magia.
Era terribile che non potessero tutti diventare così, era bellissimo! pensai ammirato.
Desiderio sorrise compiaciuto, vedendo il suo riflesso nella mia mente.
"Ammetto che mi piace come mi hai colorato", si pavoneggiò, spiegandomi che il cavaliere, facendo scattare l'incantesimo, donava al drago certe caratteristiche.
Io gli avevo dato un corpo elegante, ali immense, una pelle smeraldina e occhi intensi, con la pupilla fessurata verticale dei documentari. Lo scalai, e mi aggrappai temerario alla cresta che gli percorreva il collo.
Del volo in cui mi trascinò dirò solo che fu la più bella delle mie notti di bambino. Quando all'orizzonte scorgemmo il bagliore dell'alba Desiderio mi riportò a terra e tornò a trasformarsi.
"Ora vieni con me nella tavernetta?" chiesi.
"No, mio cavaliere. Poiché non devo più cercarti posso tornare con i miei simili. Ma...", promise,"...verrò presto a prenderti per volare ancora insieme, non temere!"
E mantenne, finché custodii il ricordo di essere un cavaliere.
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