Capitolo 48
《Non se ne parla!》esclamò Agata, appena sua sorella glielo chiese.
《Perché no? Lo hai già fatto, quando io e Valerio siamo andati a convincere Valente!》rispose Cecilia.
《Ma ti senti? Ne parli come se ci stessi insieme! Ti sei scordata che sei ancora fidanzata con Antonio?》replicò la minore.
《Lo so benissimo, ma con Valerio è diverso, lui è in grado di farmi sognare... Mi ha portata al Caffè del Tasso, capisci? Con Antonio non mi ci farebbero nemmeno entrare!》ribattè la maggiore.
《E quando queste tue uscite col signor Mercalli aumenteranno? Che scuse ti inventerai?》la sfidò l'una.
《Magari non ci saranno più queste uscite, in futuro... Ma fino ad allora aiutami, ti prego! Prima di convertirmi ad una vita ovvia con Antonio voglio respirare!》si sfogò l'altra.
《A volte penso che non te lo meriti quel ragazzo》commentò la prima.
《Lo so》ammise la seconda. 《Stasera sono... piena di lavoro. Ricordati 》aggiunse poi correndo di sopra.
Agata non ce la faceva più: avrebbe voluto dire tutta la verità ad Antonio, e cioè che la sua adorata Cecilia frequentava un altro uomo, e che se non lo aveva ancora tradito era questione di poco tempo.
***
《Agata!》la chiamò lui, come se la giovane lo avesse evocato.
《Che c'è adesso?》sbottò lei.
《Scusa, ti ho disturbato?》fece il ragazzo, un po' spaventato dalla reazione dell'amica.
《No, scusami tu... È che con questo matrimonio abbiamo tutti i nervi a fior di pelle... Cosa volevi dirmi?》rispose la filatrice, più tranquilla.
《Ho provato a chiedere un aumento al signor Vittorio, per il mio futuro con Cecilia...》raccontò il tintore.
Cecilia. Sempre presente nei suoi pensieri, nei suoi discorsi, sopravvalutata e quasi deificata.
Avrebbe voluto gridargli in faccia i veri programmi della sorella per quella sera.
《E...?》fece però, trattenendosi dalle sue intenzioni.
《Me lo ha rifiutato... Mi ha detto che non è una banca di mutuo soccorso e che le cose bisogna meritarsele...》continuò lui mestamente.
Vittorio Bassi lo aveva umiliato. E il peggio è che Antonio stesso si era messo nelle condizioni di farsi umiliare, con la sua richiesta. E il tutto per accontentare Cecilia.
《Sai cosa ti dico, Antonio? Che il signor Vittorio ha ragione! Le cose si meritano, e Cecilia non merita un'unghia di te! Ma ti sei visto? Quando si tratta di lei tu perdi la dignità! Non appena lei compare, ti spegni! E cosa fa Cecilia in cambio? Niente!》Agata non seppe dove trovò il coraggio per dirgli tutto quello che gli stava dicendo, ma lo trovò.
《Perché dici questo?》domandò Antonio, completamente spiazzato.
《Perché non ce la faccio più a vederti soffrire dietro a lei, per un amore che non ricambia! Lo sai cosa farà stasera, dicendoti che è piena di lavoro?》aggiunse la Dondi, fuori di sé.
《C...Cosa?》balbettò Grandi, sbiancando.
《Andrà con Valerio Mercalli al Caffè del Tasso! E non sarà nemmeno la prima volta!》decretò la ragazza, un minaccioso lampo di soddisfazione negli occhi azzurri.
《Tu menti...》non si volle rassegnare il ragazzo.
《E perché dovrei?》fece Agata, svuotata di ogni energia.
《Perché sei gelosa! Cecilia è più bella, più spigliata e più in carriera di te, ed è facile per te vomitarle fango addosso!》ribattè Antonio.
《E allora se mento, non avrai certo la voglia di verificare che Cecilia lavori fino a tardi invece che tornare a casa a farsi bella e aspettare Mercalli che la va a prendere con la macchina!》replicò lei.
《Non ce ne sarà bisogno 》rispose lui, tornando nel suo reparto.
***
Invece quel bisogno lo sentì eccome. A fine turno pedinò tutte le mosse di Cecilia fino a casa, scoprendo con orrore che Agata aveva ragione: la corsa a casa, l'imbellettamento, l'auto di Mercalli...
Li seguì fino al Caffè del Tasso, li vide prendere un tavolo, sedersi, bere e parlare. E poi vide Mercalli che avvicinava il suo viso a quello di Cecilia, vide lei che non si ritraeva e poi... Non ci vide più.
《Come hai potuto farmi questo?》gridò, attirando l'attenzione di mezzo locale.
《Antonio! Ma che ci fai qui?》domandò sconvolta Cecilia.
《Quando Agata me lo aveva detto io non ci volevo credere! Mi tradisci con questo qui!》esclamò.
Nel frattempo Agata, che si trovava lì con Ernesto Quaranta, si alzò per evitare l'irreparabile.
《Cosa sta succedendo?》le chiese l'uomo.
《Un cataclisma!》rispose lei. 《Antonio!》esclamò poi, correndo verso il ragazzo.
《Perché mi hai fatto questo, Agata?》sbottò Cecilia, non appena vide arrivare la sorella con Quaranta.
《Ha fatto bene! Sei una fedifraga!》ribattè Antonio.
《Guardi che lei e la signorina non siete mica sposati, Cecilia è libera di fare ciò che vuole!》replicò Valerio, beccandosi in faccia un pugno di Antonio, il quale gliene avrebbe dato volentieri un altro, se Ernesto non lo avesse trattenuto.
《Mi lasci!》esclamò il tintore dimenandosi.
《Io non volevo tradirti, ma adesso mi costringi a lasciarti! Sei un provinciale, un gretto, un uomo delle caverne! Preferisco morire stasera piuttosto che vivere una vita noiosa accanto a te! Andiamo via, Valerio!》sbottò allora Cecilia.
《Cecilia! Ti prego, ho sbagliato! Perdonami!》la inseguì lui, ma non riuscì a raggiungerli.
《Antonio...》fece Agata, vedendolo rientrare.
《Vado a casa》rispose il ragazzo, voltando le spalle a lei e Quaranta.
《Non siamo sempre tutti così...》si giustificò lei con l'uomo.
《Almeno non vi annoiate mai!》sdrammatizzò lui.
Nel frattempo, poco lontano, un'ombra si muoveva tra le mura della Silkway, vuota a quell'ora.
E gradualmente sparivano sete, vestiti e bottoni con pietre preziose.
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