Capitolo 3; L

Era un ricordo non tanto distante, ma ciò lo rendeva quasi più lontano e inafferrabile nel mio palazzo dei ricordi. Era così bello che non sapevo nemmeno se fosse veramente mai stato mio.

Di quella sera ricordavo bene il fresco dell'estate che se ne stava lentamente andando, una di quelle serate di settembre dove l'inverno minaccia di arrivare rabbuiando di freddo le serate, ma l'estate scalpita a rimanere insieme alle sue zanzare.

Erano le quattro di notte, ed eravamo quattro imbecilli che pensavano d'averci capito qualcosa nella vita sfrecciare in delle biciclette sotto noleggio per tutta Roma deserta. Nonostante Rie m'avesse riempito di veleno ogni ricordo dolce, quella sera la ricordo con ancora tanto premura e calore.

La capitale non ospitava nessuno di notte, completamente svuotata dei suoi tre milioni di abitanti e vagonate di turisti, rimasta in balia del silenzio nero pece della notte come se qualcuno l'avesse dipinta per lasciarcela osservare così. Eravamo quel punto bianco che si muoveva sulla tela immobile, riempendo il silenzio di schiamazzi e confessioni, come se nessuno esistesse tranne noi.

Aveva un qualcosa di magnifico e incredibile poter pedalare in mezzo alle strade senza attenzione, poter osservare Colosseo e Arco di Costantino spolverati dai flash dei passanti e pieni della loro unica essenza di esistere, poter vivere come se il mondo ci appartenesse e come se fossimo in cima al mondo.

Infondo ci sentivamo esattamente così. Al settimo cielo, nell'incredibile avventura più bella della nostra vita, nella felicità che sapevamo eterna. E col senno di poi, profondamente ingenui.

Potevo sentire nella mia testa Fortuna che inventava storie lunghissime completamente campate per aria su come tutti i monumenti più gloriosi fossero stati costruiti per lei, potevo ancora ricordare la risata di Bottone a ogni stronzata pronunciata dalle nostre bocche e la sua ingorda voglia di esplorare ogni angolo di Roma come se la notte durasse per sempre. Magari fosse durata per sempre.

Mi chiedevo dove la polaroid che fece Fortuna ai lividi di Rie per tutte le volte che era caduta da quella maledetta bicicletta che non sapeva per nulla guidare fosse finita, mi chiedevo se l'avesse bruciata o dispersa nei suoi milioni di quaderni nella speranza di eliminarla per sempre. Sia Rie che la polaroid.

Ammiravo le reazioni di Fortuna, perché io a differenza sua ancora consideravo quella come la notte più bella della mia vita. Non mi ero mai sentita così libera, me stessa e genuinamente, inconfondibilmente e profondamente semplicemente felice come in quelle poche ore di notte sperduta nella deserta Roma. 

E rimane solo che ero felice e ora è solo una costante corsa affannata alla ricerca di qualcosa che non avrò mai più.



"Siamo qui con i quattro artisti più parlati dell'ultimo periodo! Rie, Fiamma, Fabiana e Flavia, signori e signore!" La voce della presentatrice della RAI risonava fin dal di fuori della sala di registrazione, che palle eravamo dannatamente costretti ad ascoltare tutta la loro intera intervista, infondo direttamente dopo loro c'eravamo noi.

Dei mugolii incomprensibili appartenenti a Fortuna uditi dalle mie orecchie mentre cercava di dire qualcosa a me e Bottone tra i morsi masticati di qualche merendina al cocco. "Ripeti, non ho capito" rispose la castana affianco a me guardando alla sua sinistra, mentre io chinavo il capo in alto visto che ero abbandonata seduta per terra accanto alle loro sedie.

 La riccia ingoiò il bolo, poi finalmente disse in lingua comprensibile agli esseri umani, "Ma è proprio necessario fare queste maledette conferenze stampa per annunciare roba, ma non può esse 'na cosa tipo surprise?".

Sbuffai, se fosse così almeno adesso non saremmo sedute qui davanti costrette ad ascoltare quelle quattro ammaliarsi la presentatrice in quel modo che solo Rie era capace di fare, capace di fare senza dire nulla e rispondendo male.

Dietro il vetro un po' graffiato e rovinato, Rie si spostò i neri capelli dietro le cuffie mentre le altre tre sue compagne si sedevano nelle sedie accanto a lei.

"È un onore essere qui Alma! Ogni volta che siamo in giro mettiamo sempre le tue interviste in sottofondo" commentò tra gli applausi quella che doveva chiamarsi Flavia, il sorriso sembrava sincero ma aveva un qualcosa di fintamente affascinante. Fiamma accanto a lei sembrava raggomitolarsi su se stessa e neanche teneva un microfono tra le dita.  Fabiana invece indossava uno sguardo svogliato ma attento al contempo, sembrava un tipo difficile da inquadrare a così prima impressione.

"Ma davvero?" Rise sommessamente la giovane di fronte a loro arrossendo leggermente, Flavia annuì energicamente, insieme a una più goffa Fiamma e un accenno di Fabiana. Rie sembrava per qualche secondo esistere completamente al di fuori di tutto ciò che stava succedendo, come in una bolla esclusa dal mondo circostante, gli occhi vuoti non stavano neanche guardando nulla di chiaro.

Ma si svegliò da quella che pareva quasi una trance nel secondo in cui sentì nominare il proprio nome, "Quindi Rie, la ragione principale per cui nell'ultimo periodo sei sulla bocca di tutti e per aver abbandonato il tuo progetto di successo ed esserti buttata a capofitto in quest'intero nuovo gruppo, ti penti della decisione a distanza, oggi?"

Rie spostò i suoi occhi vuoti color castano dalla presentatrice diritto nei miei mentre apriva la bocca per rispondere, mi osservava nell'anima con quelli che sembravano gli occhi di qualcun'altro, "È stata la miglior decisione che io abbia mai fatto".

La rossa di fronte a lei che le aveva posto la domanda sgranò un po' gli occhi, poi rise sommessamente quando Rie fece quel tipico sorriso a mezza bocca che ti fa apparire aggressiva come quelle guerriere manga emancipate. Mi sembrò che quella sfida con le iridi che mi lanciò fosse durata un intero secolo, o forse avevo solo trattenuto il fiatoper tutto il tempo, ma com'era iniziato, già era finito. E Rie era tornata a rivolgere il suo sguardo alla presentatrice di fronte a lei.

Sospirai come se qualcuno m'avesse appena mollato dallo strozzarmi, non so se Bottone o Fortuna se ne accorsero, ma in ogni caso evitarono di commentarne  a riguardo.

"Comunque è stato un salto nel buio, ma il rischio fa parte dell'intera carriera di un'artista, e questo rischio, qualunque risultato avesse avuto, sarebbe sempre stato meglio di ciò che già avevo prima" concluse poi Rie, lasciando che l'intervistatrice potesse smetterla di porle altre domande a riguardo e si concentrasse su temi più importanti.

"Ma guarda sta grandissima stronza, esco n'attimo non la riesco a guarda" commentò Fortuna sbattendo la porta dello studio. Bottone trasalii un secondo al rumore, io risi alla sua reazione. 

"Che devo fare? Mi ha messo paura!" Si giustificò sorridendo come faceva sempre quando si sentiva in imbarazzo, le diedi uno scappellotto sulla gamba che mi era facile da raggiungere dalla sua posizione seduta sulla sedia mentre ancora emettevo qualche risatina. "Sai che bello se si è sentito nell'intervista e gliel'ha rovinata?" Dissi asciugandomi una finta lacrima, fu il turno della mia amica di ridere.

Non sapevo con quale faccia andare da Fortuna per tirarla su di morale e farla tornare da noi, io non mi ero mai saputa comportare nei suoi confronti riguardo Rie. Fortuna mi era sempre sembrata forte e responsabile, che se l'aiutassi si sentirebbe offesa, ma mi chiedevo se fuori da quella porta ora stava piangendo come tante volte avevo fatto io. E se come me stava solo aspettando la mano di qualche amica che la faceva sentire a casa, ma nonostante ciò, io non mi mossi.

Non so ancora perché no, non sapevo darmi una spiegazione. Forse avevo para che varcando quella porta Fortuna stava solo strappando qualche scartoffia o prendendo a pugni il muro e mi avrebbe risposto in modo infastidito alla mia volontà di aiutarla, o forse avevo più paura che varcando quella soglia avrei effettivamente trovato quella che vedevo come la roccia più dura del mondo piangere come una bambina, e che mi avrebbe incontrato con gli occhi rossi e chiesto di non cercare mai più di aiutarla. Perché forse a me faceva più terrore l'idea che Fortuna stesse soffrendo e che aiutandola mi avrebbe solo più allontanato da lei.

Quindi rimanevo seduta, a osservare Rie che rispondeva alle sue domande sulla sua fiorente carriera, rimanendo un'ignava. 

"Sono felice di sentire tutte queste belle aspettative, ma parliamo di un bel progetto già in programma, l'AFCR 2022!" Annunciò com'era stata istruita a fare la presentatrice, faceva paura quanto la televisione era programmata e scritta, ma infondo cosa ci si aspettava dal mondo delle telecamere, "Cos'avete in programma per affrontarlo?"

"Non possiamo rivelare nulla, Alma!" Disse in quel modo amichevole che aveva conquistato durante l'intervista Flavia, "Neanche qualche piccolo spoiler per la vostra presentatrice preferita?" Tentò di nuovo rosicando come un buon roditore da intervistatore sapeva fare.

"Una cosa possiamo dirtela sicuramente," riprese parola Rie, dal tono basso e piccante molto diverso da quello di Flavia, non aveva parlato molto nell'intervista se non per qualche commento o quand'era chiamata a rispondere, ma quest'ultima frase proprio non se la voleva far sfuggire, sembrava "sarò io a vincerlo, eccoti il tuo piccolo spoiler".

"Minchia, me ne torno appena e già ne spara un'altra" commentò Fortuna appena tornata dalla sua sfuria, alzandomi non osservai nulla di strano in lei, ma nascondetti velocemente qualunque tipo di preoccupazione che poteva leggere nei miei occhi, "è on fire stasera" risposi mentre Bottone s'alzava ridendo.

"Pensate che tocca direttamente a noi dopo?" Chiese Bottone mentre osservavo i personaggi oltre il vetro salutarsi con degli scambi di mano, "Sicuro" risposi mordicchiandomi le pellicine accanto alle unghie.

Intanto dalla porta dello studio di registrazione, le quattro artiste uscirono dalla stanza. La castana indossava quel solito trench marrone che sembrava trascinarsi dappertutto, la più bassa invece si manteneva nel solito stile che conservava da ancora prima che spopolasse da liceale in pubertà, la rossa spiccava forse per l'impegno che pareva metterci ogni volta nei suoi outfit sempre provocanti al giudizio etero normativo che imponeva la società. Rie invece era uscita con quello che pareva addirittura un pigiama, abbandonata a se stessa forse s'era addirittura dimenticata com'era essere un adulto normale della società.

Flavia e Fiamma chiacchierando silenziosamente, indossavano due sorrisi pieni sui loro volti finché non voltarono lo sguardo verso Rie che s'era fermata impalata in mezzo al corridoio davanti a noi. E smisero improvvisamente d'esser così gioiose.

Fortuna mi poggiò una mano sulla spalla, probabilmente con l'intento di urlare un po' tutta la sua frustrazione alla ragione e radice di essa stessa, ma Rie non perse proprio tempo. "Piaciuto lo spettacolo, mia principessa?" Sussurrò in quel modo dolce ma con la lingua viperina della serpe che tentò Eva nel paradiso. Le dita di Fortuna mi tritarono la spalla, quelle che s'erano solo appoggiate dolcemente ora mi stavano tirando tutta la maglia verso l'altro e mi stringevano la carne nella loro rabbia.

"Sparisci, siamo in un luogo pubblico non voglio ridipingere le pareti bianche col rosso" risposi aggrottando il naso, la voce mia ora non tremava più a dirle quelle cattiverie, perché ora volevo sputarle addosso tutto quello che quei denti da serpe mi avevano avvelenato nella pelle.

"Minacce? Ci evolviamo!" Commentò sempre a voce bassa, non era strano per Rie non urlare, rimaneva quel tipo taciturno e misterioso, eppure c'era qualcosa di strano nel suo modo di sussurrare. Sembrava annoiato, disperso, confuso e svogliato. Non sapevo come descriverglielo, non glielo avevo mai sentito addosso.

Sbuffai, non riposi nulla. "Avete finito, potete andare adesso, no?" Affermò Bottone in quella che più che una domanda s'embrava una semplice costatazione. "Ma che scherzi, voi avete visto noi, non capisco perché non possiamo vedere voi" rispose stendendosi sulla sedia dove prima vi era seduta proprio quella che glielo aveva domandato, sentii Bottone accanto a me roteare gli occhi infastidita, ma Rie già non ci stava più ascoltando.

Le altre non se n'erano veramente accorte, forse solo Fortuna, ma Rie era tornata proprio com'era nello studio di poco fa, come se avesse staccato le prese nel suo cervello che la collegassero al mondo di noi terreni.

La riccia mollò la presa su di me all'improvviso e si catapultò nello studio, l'improvviso dolore che si rilassava mi aveva lasciato una sensazione meno piacevole di ciò che pensavo avrebbe fatto. Comunque la seguimmo senza proferire ulteriore parola, infondo proprio la Rie che aveva fatto tanta protesta per osservarci, ora guardava il soffitto in modo assente.

No, non me ne davo una spiegazione. E lo trovavo profondamente strano, avevo imparato a conoscere e prevedere Rie come se agisse con il mio stesso cervello, ma quasi non la riconoscevo in quegli istanti così fuori posto. Speravo che Fortuna, la quale la teneva accanto a sè da più tempo di me, aveva tutto inquadrato nel suo piccolo piano perfetto.

Ci speravo perché non conoscevo un mondo in cui Fortuna non comprendeva Rie.

"Uno dopo l'altro, i più grandi artisti arrivano oggi, fatevi pure avanti Fortuna, Maria Sara e Luisa!" Ci accolse raggiante come sempre la giovane, e all'improvviso indossammo tutte una maschera di sorrisoni e complimenti. "Gli ultimi son sempre il piatto forte, siamo onorati di essere intervistati da lei" ammaliò subito Fortuna come sapeva ben fare, l'arte della parola di un maestro che s'era forgiato in anni di discussioni con i professori.

"Ragazze mie, il piacere è tutto mio" poi tossì qualche respiro lontano da microfono e continuò, "ma andiamo diritto al sodo, quest'anno è stato un roller coaster di emozioni grazie a quell'evento importante riguardante il vostro quarto ex membro,"

"Non siamo qua per i pettegolezzi, ma per la nostra arte" non la lasciai concludere approfittando del suo voler riprendere fiato, non parlai con voce estremamente seria, ma cercai comunque di lasciar intravedere che non c'era scopo di cavarci fuori dalle bocche qualche buon titolo di giornale su Rie.

La presentatrice sorrise dolcemente, chissà quanto fingeva spesso nella sua vita, "ma ovviamente! Ma questo mi fa sbocciare il dubbio di nuovi progetti oltre Coral Sock?", subito virò la sua presa, furba nel non creare quel tipico imbarazzo in queste situazioni.

Ascoltavo con attenzione Fortuna che accennava a tutti i progetti che avevano ancora bisogno degli ultimi rivestimenti e prese di stampa, sorridevo mentre cercavo di concentrarmi sull'accompagnare le mie co produttrici e non far cadere il mio sguardo sul gruppo che comunque potevo vedere con la coda dell'occhio giacere ancora fermo ai nostri posti.

"E inoltre intraprenderemo anche noi la scalata all'Anime Fandom Creators Race 2022!" Incalzò subito Bottone dopo la costante spiegazione di Fortuna, vedevo negli occhi della più alta la fierezza di aver ricordato tutto il nome preciso, sicuramente lo stava ripetendo poco prima quand'eravamo sedute.

"Ed io non posso che augurarvi buona fortuna!" Commentò la presentatrice, "però non auguriamoci che muoia, perdere Fortuna sarebbe la vera perdita al team" feci sorridere la mia interlocutrice all'affermazione piccante, avendole dato infondo un po' del drama che aveva tentato di sfilarci.

"E questi erano i grandi annunci presentati dal reparto dell'indie di Alma, vi lascio con il meteo presentato da Serena," concluse sembrata oramai sfiancata e stanca la giovane, ci salutò anche al di fuori delle telecamere congratulandosi in uno stile più reale di quello che stava ponendo prima, e nel profondo lo apprezzai molto.

Uscendo, Bottone finalmente ricominciò a respirare a dei programmi normali per un essere umano, e sia io che Fortuna sorridemmo golosamente al suo imbarazzo televisivo. "Vado a pisciare, vi raggiungo al furgone" smezzò Rie alle sue compagne, le altre annuirono sommessamente prestando poca attenzione a lei.

"Credo che devo andare anche io, vado però fuori che preferisco farla sulle ortiche più che incontrarla" sorrisi mentre scappavo, nella speranza che così non potessero fermarmi in alcun modo.

Con un ultima occhiata le notai presentarsi, o forse scusarsi, con le altre tre rimanenti artiste, e parlottare un pochino. Non so perché, ma realizzai solo in quel momento, che senza me o Rie, forse il sangue poteva scorrere un po' più dolce. O almeno come un mare prima della tempesta.

Solcai la porta del bagno all'interno dell'edificio, e proprio come m'aspettavo e bramavo, Rie era lì seduta sul lavello di uno dei bagni. Il pantalone della tuta grigio si riempiva di erba che cadeva sommessamente senza destino mentre si arrotolava una canna, la maglia nera le copriva il petto piatto mentre gli occhi ora mi osservavano come se fossi il suo tutti giorni, la sua normalità. Per un secondo vidi i suoi occhi, che però non potevo comprendere come mai prima non riuscivo a trovare.

Poi compresi, mi sentii come quando nelle serie parte la colonna di chiusura dell'episodio, e il protagonista strabuzza gli occhi, Rie era fatta da quando era venuta in studio.

"Ti stai suicidando in modo creativo?" Chiesi sorridendo, "Sto fatta da oggi, me so ripresa quando stavi parlando nell'intervista, infatti me ne sto rollando un'altra, don't worry for me princess" rispose con quella voce che però sentivo in qualche modo macabro, sua.

Il vestito nero che mi cingeva il corpo, sembrava un po' fuori posto in quel bagno sudicio, Rie nel suo pigiama e canna alla mano appariva più realista e coi piedi per terra. In qualche modo.

Stavo per aprir bocca e far uscire qualche stupido insulto che ci saremmo entrambe dimenticate in qualche secondo, ma ad entrambe arrivò una notifica al cellulare che ci destabilizzò.

"Che giornata veramente di merda," sospirò Rie quasi accartocciando l'erba tra le mani dalla rabbia, e non potevo far altro che essere così d'accordo che mi innervosiva ammetterlo.

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