🦖 La maschera e lo specchio 🦖

IvoAragno

Capitoli letti: 46

Copertina: La trovo davvero molto suggestiva e dato il genere, la trovo molto originale e appropriata. Attre molto il lettore. Anche il font utilizzato è stato ben scelto, è visibile e leggibile.

Sinossi: È della giusta lunghezza, contiene i dettagli giusti per destare curiosità al pubblico per aprire la storia e leggerla.

Originalità e Trama: La trovo molto originale.
È un racconto interessante e mai noioso o banale.
Funziona molto e non ci sono cambiamenti da fare nella struttura, non ci sono buchi.
Hai creato una società con le sue regole, leggende, doveri, onori.
Hai creato personaggi che risultano reali e credibili. Se non sbaglio il protagonista è l'unico della sua civiltà a riuscire nel suo compito.
Io ci vedrei una bella serie TV con la tua storia e questo è solo il primo tomo se non sbaglio di cinque.
Complimenti!

Nel primo capitolo conosciamo il popolo di mare dei Vareghi, "La gente strana", l'importanza che danno al nome della propria casata, la società di questa gente e il fatto che le loro leggende hanno il mare come protagonista.

Nel secondo conosciamo il protagonista del racconto Aldaberon, in partenza costretto a restare da solo, senza famiglia né casata per una vecchia leggenda che ne stabilì il futuro prima ancora di nascere.

Nel terzo Alfons, suo padre lo accompagna dove avrebbe iniziato la sua nuova vita da solitario, anche se non ne hanno molta voglia fanno un'ultima cena insieme e vanno a dormire. L'indomani al risveglio il ragazzo si ritrova solo.

Nel quarto vediamo tutte le paure e i dubbi di Aldaberon vengono a galla e sono molto forti. Il tutto mentre cerca risposte che non sa darsi. Si sente tutto il suo malessere. Il fatto di essere un Sanzara, un Prendi nome per lui è un macigno enorme da sopportare. Si sente tutto il suo sconforto e la voglia di riscatto. A fine capitolo fa ingresso Neko, il suo Gangi, la sua guida. Dalla presentazione iniziale mi sembra uno che sa il fatto suo.

Nel quinto Neko si mostra una guida comprensiva, sa come approcciarsi col ragazzo e gli fa capire con semplicità che la vita conosciuta finora non c'è più ma c'è uno spazio vuoto dove riscriverla e ricominciare.

Nel sesto fai un bel viaggio introspettivo di Aldaberon, emozioni allo stato puro e il rapporto con Neko che, oltre essere la sua guida, sembra diventare una figura genitoriale.

Nel settimo mi ha colpito molto l'incontro intimo e romantico con Vandea, questo ricordo rimarrà indelebile nelle loro menti, il maestro che fa finta di dormire.

L'ottavo fornisce altri dettagli introspettiva sul personaggio principale ed è all'insegna dell'amicizia e della famiglia. Ho adorato l'incontro con i vecchi amici che hanno reso Aldaberon felice avendo potuto appurare che gli è mancato e che non l'hanno dimenticato. Anche la scena di padre e figlio che si scrutano di nascosto è fantastica. Avrei preferito un abbraccio tra i due ma non si può avere tutto dalla vita.

Nel nono finalmente Aldaberon e Vandea stanno insieme. Da qui scopriamo un'altra usanza dei Sanzara.

Nel decimo Aldaberon è molto giù per le parole di Neko ormai Vandea fa parte della sua vita e vorrebbe legarsi a lei. Intanto il rapporto tra lui e Neko cresce sempre di più.

Nell'undicesimo dopo la tempesta un po' di sole per Aldaberon che passa una bella giornata all'insegna della spensieratezza e del divertimento grazie ai suoi amici d'infanzia.

Nel dodicesimo Aldaberon sembra essersi abituato all'atteggiamento del popolo nei suoi riguardi mentre il suo addestramento continua con lo studio delle lingue e la pratica con le armi. A questo punto l'asticella di difficoltà si alza: Neko lo benda e gli dice che deve riconoscere le scritte nella sabbia tramite il tatto. Intanto arriva l'inverno pungente come sempre e l'unica cosa che tiene in vita lui e Vandea è il loro profondo amore l'uno per l'altra.

Nel tredicesimo i due giovani amanti, dopo un lungo viaggio nella gelida neve, riescono a incontrarsi e a stare insieme. Fanno le prove di un finto matrimonio scambiandosi l'anello che Lilith diede ad Aldaberon.

Nel quattordicesimo è descritta una cerimonia per i troppi morti dovuti all'inverno. L'addestramento del ragazzo continua impedendogli di incontrare i suoi amici, suo padre e la sua Vandea.

Il quindicesimo è un capitolo all'insegna dei sentimenti e dei ricordi, un lungo incontro padre-figlio con un dono speciale e significativo da parte del padre del ragazzo.

Nel sedicesimo Aldaberon, si prepara a partire in mare, ma prima di farlo, ha un altro incontro con Vandea che, dopo aver fatto l'amore con lui, gli promette di aspettarlo.

Nel diciassettesimo
leggiamo le vicissitudini di Aldaberon. Il lungo viaggio noioso, il padre che lo tratta con distacco, ma quello che più mi dispiace molto per lui è proprio questa razzia che è stato costretto a fare. Ma si sa che le battaglie e le guerre non portano mai niente di buono. E sicuramente il fatto che abbia ucciso lascerà degli strascichi dentro di lui, visto il suo prominente animo buono. Spero che non debba rifarlo.

Nel diciottesimo leggiamo il viaggio di ritorno della spedizione e capisco benissimo Aldaberon e i suoi due amici. Non c'era molto di cui andare fieri del loro operato. Ahimè il mal di mare non c'entra niente, ha il rimorso e i sensi di colpa per ciò che ha fatto al villaggio. E anche un po' di mal d'amore. Mi ha fatto rimanere di merda il fatto che Vandea non era lì per accoglierlo. Anche se non sono sicuro se è stata costretta o è stata una sua scelta.

Nel diciannovesimo alla festa di ritorno Vandea sceglie Fredrik e non Aldaberon, lui ne risente ma la capisce. Dopo poco si viene a sapere che lei è incinta e partorirà due gemelli maschi. Alfons col passare del tempo si chiude sempre di più in se stesso ogni volta che Aldaberon parte, tant'è che il ragazzo nell'ultimo viaggio gli chiede di andare con lui ma l'uomo rifiuta.

Nel ventesimo Aldaberon sente suo padre nominare sua madre e gli tornano alla mente ferite ancora aperte. Mentre vaga nella foresta con Neko gli tornano i sensi di colpa per la vita che è stato costretto a togliere. Arrivano dalla veggente e lui non sa cosa chiederle. Per il ritorno dovrà mettere in pratica tutti gli insegnamenti che Neko gli aveva fatto nei precedenti viaggi.

Nel ventunesimo Aldaberon torna al villaggio dopo aver visto la veggente, passa del tempo col padre, Alfons, che trova a casa di Vandea a badare ai dieci bambini nati al villaggio compresi i due gemelli di Vandea e Fredrik. Vanno a casa loro e Alfons lo porta in laboratorio per fargli vedere un suo lavoro per lui e infine passano molto tempo insieme a parlare e il ragazzo scopre di non conoscere affatto suo padre che si rivela anche un bravo cuoco.

Nel ventiduesimo Aldaberon dopo le due settimane passate col padre al villaggio viene mandato in missione da Neko e quando torna il suo Gangi gli dice che il padre è vedovo, che sta male e non reagisce. Così l'indomani va a trovarlo e passano altro tempo insieme.

Nel ventitreesimo c'è preoccupazione per Alfons e Aldaberon con Neko si stabiliscono in casa per prendersene cura. Le sue condizioni di salute diventano sempre più precarie ma continua a lavorare alla lastra e forse è proprio questo a tenerlo in vita. Intanto la popolazione aumenta di tre nuove unità.

Il ventiquattresimo è un capitolo davvero molto toccante. Una volta finita la lastra, il viso da lui inciso è quello di Lilith e dice ad Aldaberon di portarlo con sé quando è in viaggio così gli indicherà la via di casa e detto questo muore. Al funerale si presenta tutto il villaggio che poi saluta Aldaberon. A fine cerimonia lui e Neko si preparano a partire.

Nel venticinquesimo il povero Aldaberon è rimasto completamente solo nella foresta e mentre si fa strada tra le felci, ricorda le parole di sua madre e quelle di Neko. A fine capitolo ha uno strano incontro con una cerva bianca e un medaglione al collo che magicamente svanisce nel nulla.

Il ventiseiesimo è all'insegna dell'ansia e dell'avventura, un salvataggio in stile Indiana Jones e MacGyver. Aldaberon, forse con questa figura autoritaria appena conosciuta, non sarà più solo.

Nel ventisettesimo si scopre che la persona salvata da Aldaberon è una donna dal caratterino niente male e devo dire che l'ingresso del nuovo personaggio rende il tutto molto divertente. Lo scambio di battute tra i due è sempre molto interessante. Complimenti per la scelta fatta.

Nel ventottesimo Aldaberon continua la "convivenza" con la sconosciuta che da quando è stata salvata non ha mai ringraziato il ragazzo però si è prodigata per farlo stare al meglio. Gli costruisce anche un giaciglio per la notte. Durante la notte il giovane sogna la cerva bianca vista in precedenza.

Nel ventinovesimo la ragazza chiede ad Aldaberon di andare con lei al suo villaggio per riposare e affrontare l'altro popolo che avrebbe incontrato, ma lui rifiuta diffidente.

Nel trentesimo la strana ragazza tocca e annusa gli alberi apponendo dei segni a quelli che sono marci e con una corda roteata sulla sua testa provoca delle vibrazioni che pian piano distruggono quegli alberi.

Nel trentunesimo Aldaberon cammina con la ragazza ma il ragazzo sente nostalgia del suo villaggio, di Neko, di suo padre che non c'era più, delle notti spensierate con Vandea e i suoi due amici Fredrik e Thorball. Si addormenta con la di lei mano stretta nella sua. Lei lo sveglia all'alba per accompagnarlo nella direzione giusta da prendere per continuare il suo cammino verso sud.

Nel trentaduesimo Aldaberon rimane completamente solo e quasi vorrebbe tornare indietro sulla decisione presa ma non può per cui procede nella foresta restando all'erta. A un certo punto è convinto di essere circondato infatti poco dopo incontra tre uomini e un orso, ma continua per la sua strada.

Nel trentatreesimo Aldaberon non sa se fermarsi o continuare, aveva tre uomini e un orso che sapevano sempre dove trovarlo. Il suo odio per la violenza gratuita lo aiuta a decidere di non usarla contro i quattro "inseguitori". Vede dei segnali a terra che lo informano della presenza di un altro popolo che avrebbe incontrato: I Colorati. Neko gli diceva sempre di evitarli. In lui si fa strada la voglia di scappare.

Nel trentaquattresimo Aldaberon si sente solo non avendo più le quattro "ombre" che lo seguono. Strada facendo si sente sempre più attratto dal fiume ma dopo un estenuante lotta interna sceglie di lasciar perdere il fiume e di intraprendere il sentiero.

Nel trentacinquesimo Aldaberon si rende conto che per essere libero deve andare contro la cosa che ha sempre rispettato: la famiglia. L'essere un Sanzara per lui diventa un peso insopportabile.

Nel trentaseiesimo Aldaberon resta a lungo tra la vita e la morte. Rivive la sua vita e capisce che si basa su falsità. Comincia così la sua ennesima lotta interiore con il suo passato, che lui vede come un pozzo, dalla quale uscirà vittorioso come sempre e cambiato. Verrà fuori il suo vero "Io".

Il trentasettesimo è un capitolo all'insegna dei sentimenti e dell'introspezione. Continua la lotta interna di Aldaberon colto dalla tempesta di rabbia cercando il suo corso d'acqua che dal fiume lo avrebbe condotto al mare interiore.

Nel trentottesimo Aldaberon termina la sua battaglia interna rinascendo come nuovo. Si risveglia e dal ragazzo della foresta viene a sapere che è lì da quasi un mese. Non ricorda più chi è.

Nel trentanovesimo Aldaberon a causa della sua amnesia si sente perso.

Nel quarantesimo Aldaberon prova vergogna per il fatto che dipende in tutto e per tutto da Radice. A fine capitolo incontra la Grande Madre.

Nel quarantunesimo Aldaberon, dopo aver incontrato la Grande Madre, si sente ancor più svuotato e frustrato per la sua amnesia.

Nel quarantaduesimo Aldaberon ha uno spaventoso incubo che riguarda delle farfalle.

Nel quarantatreesimo Aldaberon accetta il nuovo nome datogli dalla Grande Madre e si prepara per il rito sacrificale.

Nel quarantaquattresimo Aldaberon si riprende e ha un nuovo nome col quale identificarsi rassegnandosi al fatto di non avere più un passato.

Nel quarantacinquesimo Aldaberon trova un vero amico in Flot. Arriva a regalargli l'anello che Lilith, sua madre, regalò a lui prima che lasciasse casa.

Nel quarantaseiesimo e ultimo capitolo troviamo un finale del tutto aperto che introduce al secondo tomo della saga.

La parte Grammaticale (grammatica, sintassi, lessico, stile, ortografia e punteggiatura): La grammatica in sé è ottima come la sintassi e la struttura. Il lessico è semplice e adatto al contesto. Sono presenti alcune ripetizioni. Ad esempio i nomi propri. Lo stile è lineare, fluido e scorrevole. L'ortografia presenta alcuni refusi segnalati. La punteggiatura mi sembra ben utilizzata ma può sempre sfuggire qualcosa.

La parte Descrittiva (ambienti, scene e personaggi): Le tue descrizioni sono omogenee al testo non staccando mai la lettura ma rendendola più piacevole. Alcune risultano quasi poetiche.
Riesci a far vedere con gli occhi ciò di cui parli.
I personaggi sono ben strutturati e caratterizzati. Si sente la disperazione di Aldaberon.
Aldaberon è un ragazzo Varego che ama divertirsi con i suoi amici e che vorrebbe una vita normale ma purtroppo non può averla perché è destinato a passare la vita al di fuori della sua famiglia e intraprendere un percorso diverso dagli altri ragazzi del suo villaggio. È un Sanzara e per questo perde tutto: gli affetti, la casa, lo si vede triste, depresso, ma passa anche momenti felici e di pienezza.
Alfons è un padre disperato per il futuro di suo figlio, la moglie lo lascia solo dopo che il figlio se ne va per il suo addestramento. Alla fine poco prima di morire sembra quasi perdere la testa.
Vandea è una ragazza del villaggio di Aldaberon che è molto presa dal ragazzo ma al momento della scelta prende in marito Fredrik, è una tipa sicura, scaltra, sa quel che vuole.
Neko è l'addestratore di Aldaberon, è affettuoso col ragazzo ma quando serve sa farsi rispettare e sa essere severo.
La Grande Madre è un personaggio enigmatico e misterioso, almeno per ora non riesco a inquadrarla.

Consigli utili: Una revisione per correggere i minimi errori presenti.

-Dodicesimo Dottore

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