1. Mystiria di @EcateMirren


 📝Sinossi📝

"Questa è una storia fatta di Umani e di Misteri, conviventi in un Regno lontano, imprigionati dalle briglie dell'intolleranza e della paura.

In un mondo in cui il male e il bene sono due entità lontane, perse a navigare nel vento, sono le sfumature intermedie a farla da padrone: la rabbia, il senso di colpa, la speranza.

Ci sarà modo, per le anime sole, di ritrovare la propria via in mezzo alla tempesta?"


 ✒️Grammatica, Lessico, Sintassi✒️

Parto col dire che la grammatica è ottima. Non ho trovato un singolo errore che potesse definirsi tale, quindi non mi dilungo su questo punto.

Il lessico risulta vario, appropriato al contesto, con giusto qualche termine che ho trovato troppo moderno o informale rispetto al personaggio parlante ("ok", "mettere una pezza" [POV Devon], "fregare" [POV Idalia]), ma nel complesso la narrazione risulta pulita, elegante, molto scorrevole anche nelle parti didascaliche.

Ho notato un forte uso degli avverbi in -mente, il che non mi disturba di per sé (sarei anche ipocrita, da questo punto di vista), però a volte risultano un po' troppo vicini tra loro e per questo ridondanti, ma si tratta di passaggi isolati. Te ne ho segnato solo uno per non essere pedante, vedi poi tu se vuoi sfoltirli o meno.

Una cosa che non ho apprezzato molto è l'uso del corsivo per rimarcare determinati concetti, parole o pensieri: si confonde con le parti pensate e mi sembra un'imbeccata al lettore troppo evidente in determinati punti.

Avrei invece potuto piangere di gioia per l'utilizzo delle virgole: ne ho trovate alcune fuori posto, ma erano palesi sviste, perché il loro utilizzo, soprattutto negli incisi, è impeccabile. È importante sottolinearlo, perché si predilige una coordinazione per asindeto, con la quale il rischio di risultare monotoni è sempre dietro l'angolo. Invece, ho trovato un buon ritmo nelle frasi, di corta, media ed estesa lunghezza, che contribuisce a non far ristagnare la lettura. Giusto in qualche passaggio si avverte l'effetto monotono, ma credo tu li abbia già individuati; sono comunque le parti più didascaliche ed esplicative, per forza di cose più lente.

In sintesi, la storia si presenta molto bene dal punto di vista formale e vi è una spiccata sensibilità nel dipingere le introspezioni dei personaggi. Anche le parti più lente a cui accennavo non mancano di emotività: la scrittura non risulta mai priva d'anima, ma coinvolge e rende partecipi degli eventi e dei personaggi.


 📖Trama📖

Ovviamente, parlare di "trama" dopo soli otto capitoli è prematuro, ma in questo breve lasso di tempo sono già state gettate solide fondamenta narrative. C'è, innanzitutto, il concetto dei Misteri e dei loro trascorsi, che ho trovato molto affascinante e fornisce uno sfondo agli eventi sin dal prologo. Abbiamo anche i tasselli fondamentali che muovono i personaggi: il desiderio di vendetta di Fawn, innescato dal lutto di Dylam per mano a noi ancora ignota; la storia d'amore tormentata tra Idalia e Lyam, oltre alla problematica condizione di Mistero di Idalia in quanto membro della corte; l'enigmatico Devon, che sospetto essere egli stesso un Mistero e che sembra avere dei piani tutti suoi per Fawn e Lyam. Nel complesso, l'ho trovato il personaggio più accattivante. Questo proprio perché non ha ancora alcun movente narrativo chiaro, ma non è statico e, anzi, traina in prima persona la trama, essendo l'agente scatenante del turbamento iniziale.

In alcuni passaggi ho trovato una volontà un po' troppo spiccata nel voler essere criptici. Faccio un esempio pratico: nel POV Devon si parla della figlia del re fuggita per unirsi ai ribelli. Allo stesso tempo, in scena c'è Fawn, persona di cui a questo punto si sa poco e niente e potrebbe quindi benissimo essere la figlia del re. Avrebbe senso, come scelta narrativa, se fosse portata avanti per un po' di tempo come ambiguità utile alla trama, ma nel giro di un capitolo si fuga ogni dubbio sul fatto che siano due persone diverse, e il qui pro quo non arricchisce né Idalia né Fawn.

La domanda che mi porrei è quindi la seguente: quando ha senso depistare il lettore e quando, invece, sarebbe meglio indirizzarlo subito sulla giusta strada? A volte l'effetto è dare l'impressione al lettore di aver perso per strada qualche dettaglio utile (come è capitato a me, che ho fugato ogni dubbio solo perché ho letto i capitoli tre volte, ma quale lettore li legge più di una volta o torna anche solo indietro a controllare?)

Insomma, la reticenza è una tattica narrativa molto efficace se usata con parsimonia, ma se inizia a permeare tutto il testo si confonde la linea tra ciò che il lettore non sa e accetta di non sapere, curioso di scoprirlo, e ciò che invece il lettore sente di dover sapere e che invece non ha i mezzi per sapere a quel punto della storia. Sì, puoi denunciarmi per questa frase inscatolata.

Detto ciò, in altre occasioni è una tecnica utilizzata con criterio e in modo estremamente coinvolgente. Per esempio, nel menzionare la perdita di Dylam, di cui veniamo a sapere solo per mezzo di Lyam dopo qualche capitolo, ma che è presente in tutti i precedenti come un'ombra non concretizzata che aleggia su Fawn. Oppure, i trascorsi di Devon legati a quella terra di brughiera che ha abbandonato e a cui ritorna cambiando nome. O, ancora, la relazione tra Lyam e Idalia, a cui si accenna in sordina, ma che viene svelata solo nel suo POV.

L'incastro tra i vari punti di vista crea un gioco di prospettive molto interessante, soprattutto in questa scelta di mostrarci vicendevolmente i personaggi, l'uno dagli occhi dell'altro.

In generale, ho trovato un ottima abilità nel legare eventi passati e presenti e nell'intrecciarli tra loro in modo coerente, donando spessore alle azioni dei personaggi e ai loro pensieri. Soprattutto, l'intero contesto suscita curiosità proprio per i famosi non detti e reticenze di prima. Arricchiscono una sequenza di eventi che, da molto semplice (attacco fallito, cattura, viaggio verso la corte), diventa uno spunto per presentarci sia i personaggi, sia il loro mondo e le sue regole, sia i fili che legano ognuno di loro all'altro, creando una solida infrastruttura per tutti gli eventi che seguiranno.


 🫂Personaggi🫂

Di rado, soprattutto nei fantasy, sono riuscita a inquadrare in modo così vago e al contempo netto i vari desideri e moventi dei personaggi. Questo perché dici e non dici, tornando alle reticenze, ma dici abbastanza per suscitare curiosità. Sebbene in alcuni passaggi possa risultare un po' frustrante, come approccio, è sicuramente un ottimo modo per tenere il lettore incollato alla pagina; attenta, però, a non strafare, come accennavo prima. A volte, tra un non detto originale e un detto banale, è paradossalmente meglio quest'ultimo. Da oggi conio anche proverbi, sì.

Mi sono già esposta in merito e sai che ho un punto debole per Lyam, ma ciò non vuol dire che gli altri passino in secondo piano. Però parto comunque da lui!

Di lui, sopra ogni cosa, mi piace il fatto che non sia succube. Né di Fawn, che ha un carattere molto volitivo, né di Idalia, in quanto sua amata, né dei suoi aguzzini. Indossa sempre una patina di calma che, proprio quando parrebbe sfociare nella passività, esplode invece in una dichiarazione d'intenti chiara e incontrovertibile, nel momento in cui mette Fawn di fronte alla scelta di continuare a ribellarsi o placare i bollenti spiriti. Come ti dicevo, ciò denota una forza d'animo notevole, oltre a una spiccata capacità di mantenersi lucido anche in momenti di tensioni. Non risulta però freddo, in quanto espone del tutto la propria vulnerabilità nel ripensare al suo rapporto stroncato con Idalia. Soffre per questo, ma non scade nell'autocommiserazione e, anzi, si fa forza e va avanti, un po' da solo, un po' trovando supporto in Fawn. Hai creato davvero un bel personaggio, con cui è semplice empatizzare.

Fawn risulta più "grezza", ma non in senso negativo. Il suo movente è chiaro, sebbene indirizzato per ora verso ignoti (Proteo, suppongo dagli indizi): la vendetta. Non vi è nient'altro che quella, a trainarla, e ciò fa emergere i suoi lati più oscuri fin da subito. La scelta non è banale, sebbene sia un tropo molto usato. Vediamo infatti Fawn dagli occhi di diversi personaggi e ciò contribuisce a inquadrarla e a presentare in modo più oggettivo le sue azioni. Lyam la giudica senza mezzi termini per essersi lasciata ingabbiare dal rancore, Devon rimane colpito dal suo istinto protettivo, Idalia è scossa dal senso di colpa, ma anche dalla frustrazione del vedersi tagliata fuori da lei. Fawn è un personaggio che deve affrontare un percorso; che esso la conduca a uscire dal suo pozzo di rancore o a sprofondarvi ancora di più, lo scoprirò solo leggendo.

Anche Idalia, che da principessa mi era abbastanza indifferente, ha riscosso le mie simpatie. Non si lascia prostrare dal dolore, anche se è ovviamente avvinta da rassegnazione per il suo destino di reclusa. Trova comunque la forza di farsi avanti per salvare Fawn e Lyam, di esporsi dinanzi al padre che ha deluso. Non posso che apprezzarla per questo.

Su Devon ho poco da dire, per il semplice fatto che funziona così com'è: enigmatico, criptico, persino il capitolo dal suo POV non fornisce molte informazioni personali su di lui. Trovo che sia lui a reggere l'intera tensione narrativa: il non conoscere i suoi scopi e obiettivi, il suo comportamento inspiegabile, i sospetti su di lui... tutto si incastra nel delineare un personaggio di cui è impossibile non voler sapere di più.

Ho notato anche molta abilità nell'inserire caratteristiche fisiche e caratteriali dei personaggi tramite il metodo dello show, don't tell: non si esplicitano i poteri di Fawn, ma si dice subito che lei deve "sprigionare un incendio", lasciando intuire la sua natura magica; allo stesso modo, di Lyam viene menzionata la velocità e perciò fa da esca. Idem per i dettagli fisici: i personaggi non si auto-descrivono mai, ma vengono descritti dagli altri in modo coerente, senza le orride liste della spesa che si vedono spesso e che trovo innaturali nel narrato.

Direi che aspetto soltanto di scoprire i lati oscuri di ogni singolo personaggio, perché finora mi sembrano quasi tutti troppo buoni, a eccezione di Fawn. I suoi sono già stati accennati, ma ho idea che anche Devon, Lyam e Idalia nascondano i propri, considerando i loro trascorsi.


 🌳Ambientazioni🌳

Sono l'unica nota davvero dolente della storia: sono scarne, la narrazione ha poca sostanza fisica se non per la città di Vasileya, qualche accenno alla brughiera e un abbozzo di spazialità nella sala del trono. Per un fantasy, soprattutto, ciò può costituire una grossa pecca, nel momento in cui deve immergere il lettore in un mondo completamente avulso dal nostro.

Suggerirei semplicemente di aggiungere qualche "pennellata descrittiva" qua e là, senza strafare. Lo ritengo un dettaglio rilevante soprattutto nel contesto dell'agguato fallito ai Disertori: dove sono accampati? Com'è il terreno? Il meteo? Ci sono punti di riferimento? Sono aspetti che i personaggi noterebbero, nell'organizzare un attacco a sorpresa, anche solo in modo superficiale.

Anche l'accampamento e il territorio circostante risulterebbero più vividi aggiungendo solo pochi, studiati dettagli: d'altronde, lo attraversano per dieci giorni e, tutto sommato, qualche passo descrittivo contribuisce anche alla percezione dello scorrere del tempo, considerato che è un lasso abbastanza lungo.

Il world building è invece molto corposo e, a tratti, didascalico, ma devo dire che non mi è pesato. Sono i primi capitoli, è importante introdurre i concetti fondamentali fin da subito, anche in ambito geopolitico. In questo, il contesto risulta fin da subito molto chiaro. In particolare, il prologo a cui ho accennato è un'apertura perfetta e nasconde espedienti narrativi utili nel gettare le fondamenta per far orientare il lettore con il semplice piacere di narrare una leggenda in stile semi aulico, ma non eccessivamente pomposo, che immerge subito nel mondo dei Misteri.


 🥸Giudizio personale🥸

Da amante del fantasy, l'ho trovata una storia originale, soprattutto nella narrazione. Abbiamo una protagonista ambigua nelle sue motivazioni, mossa da vendetta, che vediamo però subito attraverso il filtro di svariati altri personaggi sovvertendo l'approccio classico. Devon, Lyam, Idalia: tutti ne dipingono un ritratto leggermente diverso, anche se coerente. Il fatto stesso di avere così tanti punti di vista, tutti interessanti da leggere (e non è scontato) mi ha fatto apprezzare ciascuno di loro.

A volte, come accennato, il ritmo mi è sembrato piuttosto lento, soprattutto nelle scene d'azione. Ciò deriva anche dalla scelta di raccontare, piuttosto che mostrare, molti eventi cruciali per la trama (l'assalto ai Disertori, l'incontro di Devon e Fawn alla locanda, i trascorsi tra Lyam e Idalia). Credo che la storia gioverebbe moltissimo dell'utilizzo di flashback diretti, almeno per alcuni passaggi, perché al momento la narrazione ha un che di "soffuso" e indefinito che, pur funzionando per i primi due-tre capitoli, poi rischia di diventare troppo invadente. Ma parlo da lettrice e autrice molto pragmatica, che apprezza le narrazioni concrete e ancorate al mondo fisico dei cinque sensi, quindi prendi questa osservazione con le pinze.

Ciononostante, è stata una lettura che ho portato avanti senza alcun impedimento degno di nota, soprattutto grazie all'estrema pulizia dello stile, molto gradevole e immersivo.

Mi hai fatto persino affezionare ai personaggi... e io di solito sono un cuore di pietra, perché mi fanno schiattare tutti i miei preferiti e ho imparato a mantenere le distanze. Il mio preferito a livello narrativo è Devon, quello a livello umano è Lyam. Dico loro addio sin da ora.

In sintesi, è davvero una storia dalle ottime premesse, che spero di poter continuare in veste di lettrice ♥


🪅Bonus: un estratto dalla storia🪅

"Quando la paura prende il posto della razionalità, nel cuore degli uomini, il male si fa strada e prende dimora. La violenza e la negazione diventano simboli di riscatto, di salvezza, nascosti da un'infamante maschera che li fa apparire sicuri."
[Prologo – Mystiria di EcateMirren]

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