Quello che sembrò paradossalmente chiaro dalle considerazioni a latere del maestro era che il Poeta pare fosse in qualche modo a conoscenza di questo copione / confessione. E se così fosse stato in un certo senso praticamente sarebbe andato incontro alla morte perfettamente conscio di quello che sarebbe potuto accadergli. Non era certo uno che si tirava indietro quando si trattava di fare a botte e, nonostante l'età, il suo fisico gli avrebbe permesso di giocarsela alla pari con un paio di antagonisti o forse perfino tre o quattro ... ma a prenderlo a botte quella sera erano molti di più, e oltre al già citato Pinna e presumibilmente anche un certo Sergio , affiliato o almeno in relazione con la BdM erano almeno in sei sul campo a massacrare Pier Paolo .
Che sia stato un martirio conscio o un tentativo di onnipotenza, Pasolini è sicuro che avesse subodorato che qualcosa si era preparato alle sue spalle quel 1° novembre del 1975.
E questo dubbio o quasi certezza veniva dall'ultimo lavoro letterario al quale il poeta stava lavorando .
il Poeta aveva sempre avuto le idee molto chiare sulla sua appartenenza politica e sociale. Mai abbandonato la sua radice di sinistra così come le sue origini friulane e sempre e comunque contro al fascismo bellico e post-bellico.
Tuttavia, già negli anni del boom economico che da sempre viene osannato come un periodo di crescita e benessere che ha risollevato un Italia in ginocchio dopo le conseguenze del secondo conflitto mondiale, Pasolini invece ammoniva che questo apparente benessere toglieva l'essenza umana alla gente italica e la spersonalizzava rendendola parte di un popolo di consumatori e che il consumo ed il capitalismo erano peggio del peggiore fascismo perchè più subdolo e dominatore senza che ve ne sia coscienza da parte di chi ne usufruisce e inconsciamente lo subisce.
E' in questo contesto che Pasolini incappa in questo libro "Questo è Cefis", pubblicato circa un paio di anni prima, scritto da un autore anonimo e ritirato a tempo record dalle librerie il cui protagonista Cefis Eugenio ricopriva da almeno una decina d'anni i ruoli più importanti delle industrie statali italiane tra cui ENI e Montedison .
Come XXXXX ne possedesse una copia non smetterò mai di domandarmelo e nonostante gli oltre 20 anni passati dall'evento, il Maestro continuava a mantenere il nome di Troya in vece di Cefis sui documenti che a lui si riferivano, Troya, che poi altro non era se non lo pseudonimo col quale il poeta indicava l'imprenditore nella bozza del libro che stava in quei giorni scrivendo, ossia Petrolio, che fu pubblicato solo nel 1992.
"Così come oggi è molto semplice intercettare le conversazioni telefoniche, anche negli anni '70 non è che fosse tanto più complicato(*E43) e così come era stata trascritta l'intercettazione dei personaggi ad inizio di questa indagine, altrettanto era probabile che il telefono di Pier Paolo, proprio per le sue idee sempre contro corrente era sicuramente oggetto di intercettazioni.
E' fortemente presumibile che il telefono del regista fosse oggetto di intercettazione già da anni, sia per la sua notorietà, ma anche per le sue idee troppo rivoluzionarie per i tempi soprattutto in merito alla civiltà dei consumi e alla sua avversità verso i media. E' altrettanto facile che di questa sua lettura abbia parlato al telefono con qualche suo amico letterato così come della stesura di Petrolio e dei suoi contenuti potenziali.
L'intercettazione giunta nelle mani proprio di questi signori oggetto del tema del libro, ha indotto qualcuno che stava al vertice delle organizzazioni coinvolte, di prendere la terribile decisione di eliminare questo gigante della cultura italiana, prima che il suo pensiero "irradiante", come lo definivano i francesi, potesse arrivare a sconvolgere i piani di cambiamento della società italiana determinati da una serie di loschi personaggi tutti citati e messi in fila nell'opera di questo fantomatico autore.
Ma cosa aveva fatto così di grave questo Troya?
Giusto , ma solo giusto, per dare un idea di chi questo personaggio fosse, è stato il creatore già ad inizio anni '70 della Loggia Massonica Propaganda 2, meglio nota come P2, prima di ritirarsi e lasciarne le redini al venerabile Maestro Licio Gelli. Una ragnatela indistricabile di commistioni tra politici, ministri, sottosegretari, imprenditori, generali delle forze dell'ordine, esponenti dei servizi segreti, personaggi di spettacolo, non importa se provenienti da destra o sinistra, se durante l'ultima guerra fossero stati partigiani o repubblichini, fascisti o popolari, comunque tutti erano legati da questo patto di sangue, con lo scopo di portare a compimento quel famoso piano di Rinascita Democratica che divenne evidente e noto solo dopo il 1980, così come tutti o in parte i loro esponenti.
Presumibilmente complice se non tra i mandanti di alcune delle principali stragi di quegli anni, coinvolto nel golpe Borghese ed anche in quello che ormai si suole definire "attentato di Bascapè" dove perse la vita nel 1962 l'allora presidente dell'Eni Enrico Mattei.
Però, perché colpire Pasolini, un esponente così noto della cultura italiana, e noto non solo in Italia ma in tutto il mondo, per i suoi film, per i suoi libri, le sue poesie ed anche negli ultimi anni anche per gli articoli che venivano pubblicati sul Corriere, il più importante e più letto quotidiano italiano ?
La risposta è semplice: per paura. Paura che la sua notorietà lo mettesse in grado di sollevare le masse contro il succitato piano, o perlomeno di riscaldare gli animi di una parte anche minima della sinistra a tal punto da mettere i bastoni tra le ruote e costringere i media ad uscire dal seminato e dalla narrazione guidata.
Tant'è che in questi 20 anni nell'immaginario collettivo, pessimo concetto però drammaticamente reale, Pasolini è stato ammazzato per una seconda, una terza volta e così a venire infinite volte, ogni giorno e questa volta dall'oblio della non informazione, relegandolo a quelle poche immagini sfocate in bianco e nero del suo tempo che già oggi non esistono più. Ed è proprio questa sensazione quasi sgradevole che ci portiamo dentro del suo ricordo che testimonia in maniera ineluttabile la sua cancellazione dalla storia italiana.
Il suo ultimo Romanzo / Petrolio / non completato, sicuramente, ha visto la luce solo quasi 20 anni dopo la scomparsa dell'autore, di sicuro rivisto e rivisitato (e questo lo si può dire con certezza), con revisioni ad hoc proprio per evitare quelle inopportune interferenze ed ingerenze con quel simpatico piano di Rinascita Democratica che tuttora è in piena realizzazione, eccome se è in pieno fulgido fulgore!
solo Moretti nel suo ultimo film ha spezzato questo incantesimo del triste ricordo, mettendoci di fronte a noi stessi nella scena che termina con la visione del monumento dedicato a Pasolini proprio nella zona in cui si è svolto l'assassinio , in totale stato di abbandono, proprio come la nostra sensazione e la nostra memoria nei confronti del poeta.
https://youtu.be/CaZfXfW6qxA
"
Italia ingrata, proprio verso di lui che ha profondamente amato l'essere italico specialmente nei suoi esponenti più umili ed ai margini della società a prescindere dall'essere del nord o del sud, essere umili contadini o illustri banchieri, ricchi o poveri, proletari o capitalisti...
"
(*E43)
Viene implicita una citazione naturale al film "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" di Elio Petri in cui proprio si fa ampio riferimento nel 1970 a centrali di intercettazione al servizio dell'allora Polizia Politica.
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