Capitolo 32 - Enzo
un uomo troppo perbene
Il pensare che la vicenda accaduta ad Enzo Tortora sia qualcosa che potrebbe accadere in qualunque istante a chiunque di noi per una qualunque scelta arbitraria di qualche criminale pentito o presunto tale, o per un semplice errore giudiziario o un caso di omonimia è molto meno della realtà effettuale.
E' invece quello che è successo a migliaia di italiani in questi anni, che vede nel caso Tortora una evidenza mediatica per quanto assurda, comunque evidenza... di una paradossale ingiusta giustizia. E sono tanti, davvero tanti, che sono diventati paradossi in qualche trafiletto di qualche squallido giornale o servizietto di telegiornale per il solito scoop d'operetta.
Casi di ingiustizia nella storia ve ne sono stati ed hanno anche assunto il ruolo di trame da sceneggiatura cinematografica, basti pensare al caso eclatante degli anarchici Sacco & Vanzetti negli stati uniti d'America, giustiziati per un reato mai commesso, solo per il fatto di essere dei semplici anarchici(*).
Cerchiamo di ricostruire i fatti:
Nel 1983 è in corso una grande campagna di arresti a seguito della guerra perpretrata all'organizzazione criminale NCO, la cosiddetta Nuova Camorra Organizzata. Tramite il fenomeno del pentitismo, si cercava di far parlare quelli che venivano arrestati perchè facessero i nomi di altri esponenti dell'organizzazione. Il tutto nel tentativo di sgominare l'organizzazione o almeno cercare di impedirne l'ulteriore radicamento nel tessuto locale e nazionale (vedi il duopolio Vallanzasca – Turatello che negli anni '70 aveva dominato la mala dell'interland milanese). E se all'inizio questo sistema permise di mettere le mani su buona parte dell'organizzazione, e soprattutto darà il LA allo scoperchiamento di un'altra organizzazione criminale, quella mafiosa negli anni a venire, dopo un po', applicata a personaggi d'indubbia astuzia, il fenomeno iniziò a degenerare e, pur di avere uno sconto di pena ed uscire dal carcere, chiunque sparava nomi anche sensazionali difficilmente riscontrabili nella realtà. Fu così che uno di questi incarcerati già da anni, Giovanni Pandico, compagno di cella di un tal Domenico Barbaro non si sa se autonomamente o a valle dell'informazione riscontrata su un'agendina sequestrata in uno dei numerosi blitz contro esponenti della NCO, fece il nome di Enzo Tortora come esponente della stessa organizzazione, addirittura indicato come l'anello di congiunzione tra il mondo dei VIP e la malavita che procurava e spacciava droga in tutta Italia. Forse l'idea gli venne perchè il Barbaro gli avesse semplicemente chiesto di scrivere delle lettere di protesta alla trasmissione di quel periodo condotta da Tortora, ossia il celeberrimo "Portobello". Il Barbaro infatti aveva inviato dei manufatti alla trasmissione (centrini ricamati a mano per la precisione), nel tentativo di ricavarne del denaro, ma non avendo fino ad allora ricevutone riscontro. A valle delle lettere numerose, la Rai liquidò la faccenda facendo pervenire al Barbaro un indennizzo di circa 800.000L dell'epoca.
Riagganciandosi a questo episodio, il Pandico, già comunque identificato come un individuo dalle facoltà mentali instabili, indicò il presentatore come esponente camorrista adducendo il fatto che le lettere erano scritte in codice ed i centrini altro non erano se non "partite di cocaina"... Se pur il tutto mai sottoscritto dallo stesso Barbaro, interessato invece in prima persona nelle suddette lettere.
I procuratori di Napoli Cedrangolo e Marmo che seguivano queste indagini, già da marzo avevano avuto indicazioni di questa evidenza probatoria. Attesero però metà giugno prima di intervenire, sia perchè volevano avviare un'unica clamorosa retata a livello nazionale o forse perchè era arrivato il momento di scatenare qualcosa di diverso ?
Enzo era sempre stato così tanto contrario allo sfruttamento delle attività di spaccio di droghe che davvero la notizia fu veramente come un fulmine a ciel sereno sui media di quell'anno, il 1983 in cui, di lì a pochi giorni avrebbero dovuto avere a che fare con la sparizione di Emanuela Orlandi (22 giugno 1983) . Due casi di portata biblica che si sovrapposero a divorarsi le pagine dei soliti voraci quotidiani, per passare ad essere carne da macello di illustrissimi e famosissimi periodici quindicinali tra la realtà e il gossip del tipo di "Oggi", "Gente" o "novella 2000" , evoluzione naturale dei tanto vituperati fotoromanzi degli anni '50, dove i protagonisti passavano da essere immortalati in improbabili storie irreali a essere protagonisti di fantasiose storie reali altrettanto improbabili ma di effetto sicuramente dirompente sul pubblico (ndr bue).
Aveva sempre passato guai per il suo essere ironico e schietto al contempo. Allontanato 2 volte dalla RAI e successivamente reintegrato, con la trasmissione del venerdì, Portobello, stava vivendo un periodo di successo ininterrotto da ormai 5 anni. Un "format", o come preferisco dire io, una piattaforma, innovativa che aveva saputo intercettare le pance e le teste degli italiani dal passato di "Campanile Sera" al futuro di "Stranamore". Insomma geniale, preannunciando la tv commerciale ma con stile e con la classe di chi la televisione la sapeva non solo fare ma soprattutto indirizzare.
Dal fermo alla conseguente carcerazione preventiva nel carcere di Regina Coeli, a Roma, il passo fu breve. Tortora finì nella spirale del carcere prevemtivo che in quegli anni si inizio ad applicare per coloro che si riteneva essere delinquenti pericolosi la cui libertà poteva essere di intralcio per l'inquinamento delle prove o comunque evitare possibili fughe. Cosa peraltro mai applicata per nessuno dei crimini commessi negli anni '70, nè ad assassini, nè a delinquenti incalliti di cui si è già disquisito parecchio in quegli anni.
Sarà un triste antipasto della stagione di tangentopoli che pochi anni dopo , magari a ragion veduta per i crimini commessi, comunque sempre poco più che amministrativi, mise dietro le sbarre buona parte della classe politica ed imprenditoriale italiana.
Già da questo la fantasia dimostrata dagli inquirenti era parsa davvero notevole. Così come il festival dei pentiti che man mano andavano a calcare il palcoscenico del teatrino dei camorristi si andava sempre più ad infoltire di personaggi di forte dubbio morale (assassini, ladri, nel migliore dei casi semplici spacciatori di droga). Da Pasquale Barra a Gianni Melluso (detto il bello), l'uno accusato di avere ammazzato il boss "Frensis" Turatello e addirittura , di avergli mangiato le interiora, l'altro faccendiere di quantomeno dubbia moralità.
Tutti insieme uniti a pararsi le terga cercando un improbabile sconto di pena nell'accusare l'Enzo nazionale di qualcosa che possiamo gridarlo con forza, il presentatore non aveva mai avuto a che fare.
Ad unirsi al coro dei millantatori vi furono anche dei personaggiucoli del mondo dello spettacolo che si presero la scena pretendendo di aver visto il nostro sventurato protagonista avere spacciato droga negli studi della TV privata milanese Antenna 3 . Fu il presunto pittore Giuseppe Margutti, già pregiudicato per truffa e calunnia, e di sua moglie Rosalba Castellini, il cui piano diabolico di farsi pubblicità ai danni del malcapitato presentatore. Ripreso anche questo falso incredibile da tutti i quotidiani e settimanali che in coro fecero da eco stonata anche a questa faccenda.
La domanda da porsi che è forse anche l'unico errore dell'avvocato del presentatore è perché a fronte di tutte quelle accuse evidentemente false la famiglia non procedette a denunciare i soggetti per le calunnie subite ?
Forse i tempi erano diversi, non vi era l'abitudine alla denuncia per calunnia , cosa divenuta nel tempo non solo abituale ma addirittura prassi negli anni successivi, fatto sta che vi fu solo una sentenza di primo grado ed un appello che decretarono prima la colpevolezza e poi l'assoluzione del presentatore.
Tra una sentenza e l'altra Enzo ebbe il tempo di entrare in politica, forse ispirando qualcuno negli anni a venire, essere eletto europarlamentare nelle file del partito Radicale, e per andare a giudizio, rinunciare alla propria immunità parlamentare. Una volta condannato in primo grado si dimise perfino dal parlamento europeo per scontare la pena, pur sapendo essere totalmente ingiusta. Chapeaux!
Nel processo d'appello tutte le accuse millantate caddero. L'affiliazione alla camorra fu confutata, l'amicizia presunta con Turatello e Cutolo dicmostrate inverosimili, perfino grazie alla testimonianza provvidenziale, per quanto possa essere possiibile chiamarla tale, di Renato Vallanzasca annientò il Melluso che ritornò ad essere una nullità qualunque.
Venne anche presentato il vero TortoNa Enzo, quello che fu riscontrato nella famosa agendina presunta del Buca, mentre invece era della fidanzata di quando fu arrestato nel blitz di inizio storia. A chiudere il cerchio di una microscopica palla di neve che lungo il pendio della menzogna era diventata la valanga di millantazioni che aveva rischiato di travolgere il nostro eroe, perchè niente a dirsi, di eroe vero si tratta.
Un uomo che incarcerato come un qualunque delinquente comune, invece di chiudersi in un mutismo estremo e monastico, con estrema umanità ed umiltà, riesce a farsi amici i suoi compagni di cella, procurandosi, nonostante le proprie difficoltà in quegli anni, di aiutarli personalmente a risolvere i propri problemi personali.
E i procuratori? E i giudici istruttori? Quelli che hanno avvallato quella valanga di balle sul caso Tortora?
Tutti promossi, nessuno escluso, tranne quelli che, nel processo d'appello lo hanno invece , a "davvero ragion veduta" assolto.
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Che pugno nello stomaco! Questo , che definirei, "scritto" di XXXXX non era stato nè mai pubblicato nè divenne un qualche opuscolo su qualche settimanale del gruppo. Anche qui non ero ancora riuscito a trovare riferimenti negli archivi del giornale. Niente. Mi riaccese la memoria di quegli anni, quel 1983 in cui io ero poco più che un ragazzino che nemmeno ricodavo esservi stato questo connubio incredibile di avvenimenti come la scomparsa di Emanuela Orlandi a pochi giorni dalla cattura di Enzo Tortora citata dal Maestro. Questa è cosa che non si riesce a spiegare, ma il collegamento tra le 2 cose, nel nostro paese non può che esservi anche se a noi non è dato vederne il nesso evidente, anche solo l'uno per oscurare l'altro come minimo effetto di realtà ed esistenza(**).
In ultimo nel leggere questa storia quale sarebbe stato il punto chiave che il Maestro voleva sottolineare?
Di sicuro il senso più alto della giustizia.
Ed io che leggo questo scritto a distanza di anni, ben oltre il nuovo millennio non posso non notare l'analogia delle bieche promozioni di questi giudici giudicanti così come quelle avvenute dei generali generalizzanti che, colti totalmente impreparati nel giorno più difficile degli Stati Uniti di America degli ultimi 50'anni, invece di finire sotto processo, furono anche loro promossi.
(*) D'altronde, gli anarchici li han sempre bastonati
(**) Vedi: cap. 27 . L'altro 9 maggio 1978
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