Capitolo 21 - Petrolio Mortale (2)


28 Ottobre 1962 

E' successo quello che tutti temevano già da tempo. Il presidente dell'ENI Enrico Mattei è deceduto ieri sera mentre rientrava sul suo Jet personale dalla sua ultima trasferta in terra siciliana. Al momento le ipotesi messe in campo per quanto accaduto dagli inquirenti accorsi sul posto vanno da un guasto tecnico, le avverse condizioni metereologiche  ma non si esclude nemmeno la possibilità che vi sia stato un possibile sabotaggio. 

Perché si temeva per l'incolumità dell'ingegnere, deus ex machina e unico padre padrone dell'industria petrolifera italiana, indomabile condottiero dell'Agip prima e dell'ENI poi ?

La sua parabola è sempre stata molto complicata. Partigiano bianco, fece parte della resistenza e partecipò alla liberazione dalle forze nazi-fasciste nel '45. Da commissario liquidatore dell'Agip che puzzava ancora troppo di fascio, si fa esautorare per atteggiamenti troppo anti-statunitensi, dimostrando da subito una spiccata qualità di patriota verso gli autoritarismi energetici d'oltreoceano che avevano spadroneggiato in Italia anche ai tempi del recente passato fascista. Eletto nel 1948 nelle file della Democrazia Cristiana, riesce a farsi nominare nuovamente vice presidente dell'Agip e se pur in palese conflitto di interessi,  si adopera per creare un tessuto di impresa che tra ricerca delle materie prime sul suolo italiano e visioni espansive su scala mondiale sa tenere in auge l'azienda petrolchimica italiana fino ad allora in balia di un oceano in tempesta dominato dalle compagnie petrolifere franco-anglo-americane definite dallo stesso Mattei le "sette sorelle".  

Sempre nel tentativo di fare dell'industria petrolifera italiana una potenza petrolchimica mondiale si specializza nella costruzione delle piattaforme estrattive d'alto mare sia di gas naturale che petrolio stesso e continua imperterrita la ricerca di preziose risorse sul territorio nazionale, esplorando prima la pianura padana per poi addentrarsi fino al cuore della Sicilia. 

Stringe accordi con i paesi nordafricani, Algeria, Tunisia, Libia fino a spingersi al di là dell'occidente fino alla Persia e perfino nel tradizionale nemico dell'occidente , ossia in Unione Sovietica.

Non si può dire che per fare tutto questo si sia lesinato risorse , se pur mai nascondendo le sue umili origini e mai rinnegandole, non ha mai disdegnato il lusso dei suoi potentissimi jet privati che usava, a suo dire, come taxi, come le varie forze politiche di cui si è servito negli anni per spostare le decisioni della classe politica per favorire il suo espansionismo . 

ci vorranno anni per capire se  questo sfortunato episodio sarà stato solo frutto di una dannata coincidenza nefasta o se qualcuno dei tanti uomini cui si è dovuto affidare  in questi anni per creare e mantenere il suo impero petrolifero non lo abbia clamorosamente tradito proprio sul più bello, proprio nel momento più alto del suo glorioso apice di imprenditore pubblico illuminato.


27 Ottobre 1972 

Eccoci a ricordare l'uomo, il mito d'uomo che ormai 10 anni fa periva in un clamoroso incidente aereo nei pressi di Bascapè al rientro dal suo ultimo viaggio trionfale in Sicilia. 

Sì in tanti avranno capito che stiamo parlando dell'uomo più potente dell'industria petrolchimica italiana del dopoguerra ossia dell'ingegner Enrico Mattei. 

E per sottolineare che stiamo ormai parlando di un personaggio mitico, ancora abbiamo negli occhi il film di Francesco Rosi di qualche mese fa, che nella sua esegesi lo ha dipinto in maniera esemplare sia nelle sue capacità più elevate che nei suoi lati più oscuri e discutibili della sua carriera facendo interpretare il ruolo all'attore italiano più eclettico e plastico capace di fare rivivere l'uomo Mattei come nessun altro attore odierno avrebbe saputo fare: Gian Maria Volontè.

Le indagini in questi anni sono andate avanti imperterrite, ma sempre in qualche modo un po' deviate  da qualcosa che impediva una sana e corretta ricerca della verità , a volte per chiusura di indagini, a volte per qualche personaggio che ha fatto sparire prove o indizi , comunque sempre alle prese con influenze d'oltreoceano che fermavano gli spunti d'inchiesta più interessanti. 

Quello che resta certo, sono i testimoni oculari di primissima battuta, nelle campagne di Bascapè subito dopo l'accaduto . Tutti concordi, almeno in prima istanza, nell'aver, chi visto un'enorme fiammata in cielo, chi sentito un enorme boato in cielo , comunque tutti concordi nell'indicare che qualcosa è successo ben prima che l'aereo toccasse terra. Anche l'ampiezza dell'area in cui furono ritrovati i resti sia dell'aereo che umani, nulla avevano a che vedere con un aereo schiantatosi direttamente a terra.

 Allora dove cercare le prove per questo possibile attentato ? 

E' stato lo stesso Francesco Rosi a condurre in parte le indagini che lo hanno portato a scrivere la sceneggiatura del film inchiesta che inizia e finisce con le immagini piuttosto crude dell'incidente . Dalla ricostruzione dei fatti si evincono particolari e testimonianze da cui si può evincere anche se non in maniera del tutto esplicita la presenza di un sabotaggio dell'aereo durante il suo sostare nell'aeroporto di Catania. Il Rosi si è anche avvalso per l'indagine del supporto prezioso del giornalista Mauro De Mauro che stava conducendo l'inchiesta direttamente sul territorio siciliano in quanto cronista del quotidiano locale l'Ora di Palermo . Poco meno di due anni prima dell'uscita del film mentre stava conducendo la propria inchiesta coinvolgendo personaggi del calibro di Graziano Verzotto e Vito Guarrasi, il De Mauro sparisce misteriosamente davanti a casa sua , presumibilmente prelevato da rapitori in odore di Mafia. Ad oggi non è ancora stato ritrovato. Rosi inserisce anche questo episodio nel film e lo fa diventare parte integrante della sceneggiatura rendendo l'inchiesta ancora più reale , evidenziando oltre a questo anche le minacce ricevute da lui stesso durante la lavorazione del film. Per uno come lui che ha girato pellicole sulla carta decisamente più scomode, solo in questo caso dice di avere avuto veramente paura e sentito una pressione mai subita nel girare le sue precedenti pellicole. 

E' certo che la scomparsa di Mattei ha decisamente favorito il Verzotto prima e poi  Cefis che nel 1972 è il presidente non solo dell'Eni ma anche dell'altro colosso statale , la Montedison.

Pensare ad un loro eventuale coinvolgimento tra i mandanti dell'attentato quindi non sarebbe nemmeno una cosa così incredibile... essendo coloro che maggiormente hanno tratto vantaggio dalla situazione almeno in Italia.

C'è da dire anche che la vera domanda da farsi è se Mattei era nel mirino di qualche potere occulto , perché è accaduto il tutto solo 10 anni fa o magari non più avanti ?  Probabilmente lo avrebbero potuto fermare prima ... Di sicuro quello che gli avvenimenti succedutisi in questi 10 anni (e anche non) non sono del tutto avulsi dall'accaduto. 

Negli anni immediatamente precedenti l'attentato, Mattei era riuscito a tessere trame ed accordi praticamente con tutti o quasi i paesi africani dotati di risorse petrolifere andando in palese conflitto con le sette sorelle del cartello petrolifero mondiale. 

Non solo... oltre a questo ha stabilito accordi di collaborazione petrolifera con lo scià di Persia ed anche con l'allora Generale capo di stato iracheno Kassim . 

Tra i paesi africani con l'Algeria di Ben Bella aveva addirittura stretto accordi di concessioni minerarie concedendo all'Eni la gestione dei pozzi petroliferi e metaniferi. 

Quest'ultimo sarà deposto nel 1965, Kassim d'Iraq ucciso pochi mesi dopo , ma la cosa più eclatante sarebbe stato l'incontro già organizzato che si sarebbe dovuto tenere il 6 Novembre 1962 alla Casa Bianca con il presidente degli USA John Fitzgerald Kennedy. Pare che Kennedy volesse stabilire una sorta di pace tra Mattei e le compagnie petrolifere , cercando di sfruttare le ottime relazioni di Mattei con i paesi del terzo mondo per portarli dalla parte degli Usa nel conflitto perenne vigente con la superpotenza sovietica. 

Anche Kennedy lascerà di li a poco più di un anno il mondo terreno nell'attentato di Dallas....

 E proprio infine anche con l'Unione Sovietica Mattei nel 1960 strinse un accordo di fornitura. Sempre in barba alle 7 sorelle e al loro appoggio anglo-franco-americano.

Ricapitolando, quindi, Mattei era scomodo evidentemente in prima battuta al cartello petrolifero mondiale delle 7 sorelle, per avere dimostrato sul campo di essere il primo vero cartello capitalista in un mondo governato dal capitale dove la libera concorrenza non era affatto consentita. Paradossale il fatto che il presidente di un ente pubblico dovesse andare a scorrazzare per il mondo nel tentativo di fare concorrenza ad un cartello di aziende di capitale quasi tutte private. 

Non era nemmeno ben visto ad una parte della classe politica italiana, perché sapeva condizionare troppo facilmente i governi mantenendo le maggioranze di corrente deboli e quindi facilmente manipolabili. 

Anche nell'Eni stessa numerosi erano quelli che l'avrebbero voluto esautorare, come abbiamo già visto, in testa a tutti Verzotto e Cefis.

Altre 2 entità, qui senza parlare di personaggi potevano essere tra mandanti ed esecutori del delitto di Bascapè, ossia la CIA legata a doppia mandata con le sette sorelle e la Mafia siculo-americana che avrebbe fatto da braccio armato al sabotaggio ed al conseguente attentato.

Vi è un altra misteriosa scomparsa di uno dei personaggi di questa storia.

Marino Loretti meccanico di fiducia di Mattei, subito prima del viaggio in Sicilia viene destinato ad una missione in Marocco e torna in Italia dopo la morte di Mattei 

Nel febbraio del 1969 il Loretti scrive una lettera al fratello di Mattei, Italo in cui accenna di avere delle prove documentali del sabotaggio dell'aereomobile Morane-Saulnier MS.760 Paris II  con la richiesta di un incontro di persona nei mesi successivi. Forse attese troppo o forse si incontrarono ma non ve ne fu evidenza e nell'agosto del medesimo anno durante un volo di addestramento del figlio Irnerio, entrambi perirono in circostanze anch'esse sospette. 

Ricapitolando dopo l'attentato a Mattei si scatenò una scia di sangue veramente significativa: Da statisti del calibro del generale iracheno Kassim, il presidente degli Stati Uniti D'America, JF Kennedy, presumibilmente , purtroppo, il giornalista Mauro De Mauro, il meccanico di Mattei Loretti. 

La sensazione pare essere proprio quella che chiunque abbia avuto a che fare con Mattei nell'ultimo periodo della propria vita o tentato di fare chiarezza sulla sua morte sia stato zittito. Al momento l'unico che hanno solo minacciato è il regista del film "Il Caso Mattei". Forse perché sarebbe davvero eclatante, ma dato il tipo di personaggi che sembrano gravitare in questa torbida area c'è da aspettarsi questo ed anche altro... Se Francesco leggerà questo articolo immagino farà tutti i legittimi scongiuri del caso ed io insieme a lui... abbiamo ancora da vedere tante sue pellicole negli anni a venire altrettanto acute e pungenti. 




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