Capitolo 1

Dopo numerose peripezie e l'accorata dichiarazione di Serkan, i due ragazzi decisero di smettere di celare i propri sentimenti e di viverli liberamente alla luce del Sole.

Aydan e Eifer, inizialmente, non erano entusiaste di tale unione; la prima perché sperava in un ritorno di fiamma del figlio con Séline, secondo lei più adatta al figlio, mentre la seconda era dubbiosa se affidare la sua unica e adorata nipote, alla quale era affezionata come ad una figlia, a Serkan, con cui Eda aveva firmato un accordo, salvo poi innamorarsene davvero in seguito. Temeva potesse farla soffrire. Ma alla fine, anche loro si convinsero che i due fossero giusti l'uno per l'altra e misero da parte i dubbi.

Sotto neanche troppa insistenza del fidanzato, Eda accettò di trascorrere qualche giorno a casa sua. Ovviamente, non poté resistere quando Serkan le disse che Sirius sentiva tantissimo la sua mancanza e che andando, l'avrebbe reso felice.

Per Eda era un periodo magnifico, stava con l'uomo che amava e aveva finalmente ripreso gli studi, non smettendo, però, di lavorare insieme all'amato né di aiutare la zia al negozio e tutto ciò la stava provando non poco.

Una mattina, mentre si trovava a letto con Serkan, si svegliò molto più stanca del solito, considerando che anche normalmente impiega almeno cinque minuti per tornare in sé. Capì che probabilmente stava covando un'influenza, ma cercò di non darci molto peso anche per non far preoccupare il fidanzato, che le avrebbe certamente impedito di fare il migliaio di cose che si era programmata per la giornata!
Anche Serkan si svegliò, ma durante la notte si era accorto che Eda si era rigirata diverse volte nel letto, non riuscendo a trovare una posizione e, una volta accoccolatasi al suo petto, si rese conto che la sua temperatura era molto più alta del normale e, inoltre, era in preda ad un sonno molto agitato e inquieto, probabilmente stava avendo un incubo riguardo alla morte dei suoi genitori. Provò a spostarsi, senza farla svegliare, per farla stare più comoda e la strinse di più a sé per scaldarla e farle sentire la sua vicinanza. Sapendo che Eda non avrebbe mai accettato di riposarsi per qualche giorno, anche se gli rinfacciava sempre di non sapersi prendere una pausa, lei non era certo da meno! Su quest'aspetto erano molto simili. Si ripromise che l'indomani l'avrebbe tenuta d'occhio il più possibile, cercando di evitare che si strapazzasse.

Al mattino, Eda stava facendo di tutto per farsi vedere piena di energie come suo solito e, pur essendo sempre bellissima ai suoi occhi, Serkan sapeva che non stava bene, anche se cercava di non darlo a vedere. Saperla in quello stato, lo mandava in tilt.

Nel mentre stavano finendo di prepararsi, le chiese: «Eda, sei sicura di non volerti riposare almeno per oggi? Non occorre che tu vada a lavoro e poi penso che tua zia sarebbe entusiasta se ti prendessi un giorno solo per te. Inoltre, sei già molto avanti nel programma e se ti servisse una mano, potresti sempre chiedere a me. Qualche giorno di riposo, ti farebbe altro che bene.»

Lei gli rispose con un sorriso stanco: «Ti ringrazio per l'interessamento, ma ti assicuro che sto bene, mi sento solo un po' influenzata. Quindi, oggi verrò con te in ufficio come da programma e poi passerò a dare una mano alla zia. In più, come hai già detto, mi sono abbondantemente portata avanti con lo studio, quindi una volta terminato il lavoro, torneremo a casa e mi farò coccolare dal mio "romantico robot".» Serkan poté solo alzare gli occhi al cielo per la cocciutaggine della ragazza.

«E va bene Eda Yildiz, ma ti posso assicurare che oggi non ti leverò gli occhi di dosso e, comunque, starai in ufficio con me, almeno non ti perderò di vista.» Le comunicò, cingendola per la vita per paura che potesse scivolargli dalle mani.

«D'accordo, Serkan Bolat.» Dopo ciò, la accompagnò da Eyfer, che accolse la nipote col sorriso, lasciando detto che sarebbe passato a riprenderla in tarda mattinata per poi portarla in ufficio con lui, anche perché senza di lei, ormai non era più capace nemmeno di lavorare. Eda oramai occupava ogni suo pensiero.

Dopo aver aiutato la zia al negozio, Eda aveva iniziato a stare peggio rispetto alla mattina, tanto che dovette mettersi la mantella aggiuntiva che si era portata da casa, anche se fuori era una bellissima giornata di settembre.

Fece di tutto per non far accorgere la zia del suo malessere, infatti, dopo averla salutata senza farsi vedere, decise di andare ad aspettare l'amato sotto casa.

Serkan non impiegò molto ad arrivare, essendo stato in pensiero per lei tutta la mattina.

Quando lo vide, cercò di mostrarsi allegra e pimpante come suo solito, ma la ragazza si sentiva ancora più accaldata, probabilmente anche per gli sforzi fatti al negozio. L'unica cosa che avrebbe voluto sarebbe stata solo dormire nel caldo e confortevole letto di Serkan, ma aveva ancora una lunga giornata davanti a sé, quindi si fece forza.

Non appena la vide, il giovane quasi balzò fuori dall'auto e le andò incontro. Le posò gentilmente una mano sulle gote arrossate, non certo per l'emozione di vederlo e le disse con tono di disapprovazione e preoccupazione: «Io ti riporto a casa e chiamo in ufficio per avvertire che oggi non torno. Hai la febbre alta e non puoi certo lavorare in queste condizioni.» Ovviamente Eda, nonostante la situazione non poté non controbattere.

«Non provarci nemmeno, sai che verrei anche se mi legassi al letto e poi ho promesso a Leyla e a Pyril che le avrei aiutate con un progetto e non voglio lasciarle in difficoltà. Inoltre, oggi hai delle riunioni importanti in programma e mi sentirei in colpa se non vi prendessi parte per colpa mia. Ti assicuro che cercherò di non affaticarmi, mi metterò alla mia scrivania ed eviterò sforzi.» Lo rassicurò la giovane, accarezzandogli il viso.

«Cercare di convincerti a fare qualcosa è come sperare di convincere un muro. Va bene, verrai con me in ufficio, ma sappi che non ti perderò di vista un attimo e appena avrai terminato con le ragazze, andremo a casa e senza storie. Oggi dovrei riuscire a fare prima del solito, avendo solo qualche riunione.» Detto ciò, vedendola tremare si tolse la sua giacca e gliela mise sulle spalle, per scaldarla.

«Mi auguro che almeno su questo tu non abbia niente da dissentire.»

«No, anzi amo questo tuo lato romantico, robot Bolat.»

Così i due ragazzi si avviarono abbracciati alla macchina, dove Serkan si premunì di aprirle la portiera. Durante la breve tratta, il giovane decise di non aprire il tettuccio, come invece era solito fare per compiacere Eda, volendo evitare che si raffreddasse ulteriormente, visto che per quanto cercasse di nasconderlo, sorridendo come suo solito e parlando del più e del meno, tremava ancora pur con la sua giacca indosso.

Una volta arrivati davanti alla sede dell'ufficio, Serkan scese per primo ed andò ad aprirle la portiera, ma lei, nel frattanto, ebbe un capogiro e sarebbe caduta se il ragazzo non l'avesse afferrata in tempo.

«Eda, piccola, riesci a stare in piedi? Vuoi che ti prenda in braccio?» Le chiese Serkan, praticamente la sorreggendola, con uno sguardo a dir poco terrorizzato. La giovane, ancora con la vista offuscata e con un braccio attorno al suo collo, cercò di riacquistare l'equilibrio.

«Non preoccuparti, amore, ho avuto solo un piccolo giramento di testa, ma ora sto bene.» Rispose, cercando inutilmente di convincere il compagno. Infatti, lui non ne volle sapere, prendendola in braccio incurante dei passanti che li fissavano, scatenando l'imbarazzo di Eda.

«Si può sapere che ti è saltato in mente? Posso camminare tranquillamente, ho solo perso un attimo l'equilibrio.» Ribatté debolmente la giovane.

«Non stai bene per niente, sei quasi svenuta sul marciapiede e non ho bisogno di sfiorarti la fronte per sapere che ti è salita ulteriormente la febbre, quindi ti porterò in braccio fino all'ufficio di Leyla e rimarrai là fino a che non verrò a prenderti, intesi?»

«Ti ribattezzerò Robot Serkan, l'autoritario.» Esordì Eda, facendo sorridere il giovane. Come promesso la portò in ufficio da Leyla, depositandola delicatamente sul divanetto nella stanza, lasciandole la sua giacca per scaldarsi un po', tutto questo sotto lo sguardo sornione di Leyla, loro grandissima sostenitrice.

Fatto ciò si avvicinò alla porta e raccontò di Eda alla sua assistente: «Eda ha la febbre ed è molto debole anche si ostina a cercare di nasconderlo. Ti pregherei, quindi, di non farla strapazzare, anche perché non è voluta restare a casa neanche in queste condizioni e di tenerla d'occhio per me. Oggi ho un paio di cose da sbrigare, poi, lascerò il resto in mano vostra, così potrò portare Eda a casa il prima possibile. In questo periodo, si è strapazzata troppo tra il lavoro, l'università, i preparativi per le nozze...»

«Quindi vi siete decisi a fare il grande passo.» Esclamò Leyla, quasi gridando in preda all'euforia.

«Sì, ma ti pregherei di non gridarlo ai quattro venti, per ora ne sono a conoscenza solo le nostre famiglie, le amiche di Eda e ora anche tu.»

«Certo Signor Serkan, sono felicissima per voi e non si preoccupi manterrò il segreto fin quando non farete l'annuncio ufficiale. Per quanto riguarda Eda, non tema, oggi non le leverò un attimo gli occhi di dosso.» Avendo sentito ciò, salutò le 2 donne e si ritirò in ufficio a discutere con Engin i piani per la giornata.

Cercò di sbrigare le pratiche nel minor tempo possibile per poter andare da Eda e riuscì nell'intento, visto che terminò alle 17.00. Salutò l'amico e si diresse in tempo record verso l'ufficio di Leyla.

Una volta lì, trovò la fidanzata addormentata sul divanetto, con le ginocchia rannicchiate al petto per combattere il freddo e con la sua giacca usata a mo' di coperta. Le guance erano molto arrossate e il respiro era affannoso, probabilmente a causa del raffreddore che aveva spudoratamente ignorato. Quando fece per avvicinarsi e sentirle la temperatura, Leyla intervenne: «Signore, le ho detto che non era necessario che rimanesse fino ad ora, ma ha voluto terminare il lavoro a tutti i costi. La conosce, quando si mette in testa qualcosa, niente e nessuno può fermarla. Una volta finito, voleva raggiungerla nel suo ufficio, solo che quando ha provato ad alzarsi ha avuto un mancamento, ma si è ripresa poco dopo, io, però, l'ho costretta a stendersi e a dormire un po'.»

«È svenuta e non mi hai avvertito?» Chiese lui tra terrore e sgomento.

«Mi perdoni Signor Serkan, ma mi ha fatto promettere di non disturbarla.» Disse la giovane, quasi con le lacrime agli occhi.

«Va bene, Leyla, non preoccuparti, so bene quanto possa essere "persuasiva" quando ci si mette. Adesso la porto a casa, per qualsiasi cosa, chiedete ad Engin. Ah, per favore, fa chiamare il mio medico, voglio che venga a visitare Eda a casa.» Leyla andò subito dal signor Engin e a chiamare il medico per Eda, mentre Serkan si inginocchiò accanto alla ragazza, cercando di svegliarla per portarla a casa.

«Piccola, come ti senti?» Le domandò, mentre le spostava una ciocca di capelli dalla fronte.

«Mi piacerebbe andare a casa. Mi sento come se mi fosse passato addosso un branco di rinoceronti inferociti.» Rispose Eda, cercando di sdrammatizzare un po', vista l'espressione seria e preoccupata di Serkan.

«Comunque, non c'è bisogno che mi porti in braccio fino alla macchina, posso tranquillamente camminare.» Esordì, tentando di sollevarsi, ma non appena lo fece, fu colpita da un altro fortissimo giramento, tanto che il ragazzo le mise un braccio dietro la schiena, per evitare che ricadesse bruscamente sul bracciolo.

«Vedo, sei proprio il ritratto della salute. Avanti, non fare la testarda, avvolgimi un braccio intorno al collo, ti porto alla macchina. Ho fatto chiamare il medico, una volta a casa, ti visiterà e tu ti prenderai qualche giorno di riposo assoluto, intesi?» La ragazza era troppo stanca e non ce la fece proprio a dissentire. Si lasciò sollevare dall'amato, sognando il momento in cui sarebbe potuta sprofondare nel suo caldo e soffice letto.

Nel breve tragitto per arrivare alla macchina, Serkan notò che Eda si era nuovamente addormentata, ma decise di non svegliarla, visto che un po' di riposo non le avrebbe fatto altro che bene e la depositò gentilmente sul sedile del passeggero, non prima di averlo reclinato completamente, per farla stare più comoda. Dopo averle dato un'ultima occhiata ed essersi assicurato di averla coperta abbastanza, mise in moto e si diresse verso casa.

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