Capitolo 6 - Ricordi spezzati e speranze forti come l'acciaio

Il re seguì la voce finché non sbucò in un'altra ampia radura senz'alberi, ma dotata di un magnifico e soffice tappeto erboso, sul quale era piacevole distendere le membra per riposarle un poco dopo il lungo viaggio.

Al centro di quest'ampio spazio ardeva un fuoco da campo già acceso del tutto e ben attizzato, intorno al quale erano piantate due tende.

Evidentemente era opera del mago, ma Alessandro restò ugualmente di stucco e non poté fare a meno di esclamare:<Ben fatto Caliorn! Un lavoro a dir poco eccellente!>poi un sorriso si allargò sul suo viso e tutti e due scoppiarono in una grossa, grassa risata e si lasciarono cadere sull'erba soffice.

Il re smise di ridere e di colpo cominciò a riflettere portandosi le mani dietro alla nuca e fissando il grande cielo stellato che si apriva di fronte ai suoi occhi.

Quella era una notte come tante altre, eppure, anche quando la notte si fece più scura e il fuoco che li aveva scaldati fino a quel momento stava per cessare la propria ardente rabbia, Alessandro non riusciva a dormire; dopo che Caliorn l'aveva salvato e portato in quel luogo magico e allo stesso tempo misterioso, lontano da tutto e da tutti, la sua memoria aveva cominciato a svuotarsi; man mano i loro passi li avevano portati verso il cuore di quella selva frondosa e intricata, i ricordi erano scemati e i visi di persone un tempo conosciute, perdevano ogni valore ed egli non ne ricordava più persino i nomi.

Tutti i ricordi belli e brutti scomparivano lasciando il posto a lacune incolmabili, tutte le certezze accumulate in quegli anni di regno, s'infrangevano ed egli si sentiva come se tutto il suo mondo fosse stato messo a repentaglio, a soqquadro, rivoltato come un calzino.

Due certezze però gli rimanevano ancorate saldamente al cuore:

la prima era che, dovunque fosse, se avesse continuato a fidarsi del suo amico e consigliere Caliorn, sarebbe, prima o poi, giunto a destinazione; la seconda era che, dovunque fosse, sentiva che a casa c'era ancora qualcuno che aveva fiducia in lui e forse anche più di uno, ma foss' anche stato uno solo egli non l'avrebbe certamente deluso.

Forse ancora qualcuno sperava nel suo ritorno.

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BUM! Un colpo proveniente dal basso fece aprire una botola provvista di grata per permettere il passaggio della luce e dell'aria e le due donne si ritrovarono di colpo in una casa dall'aria alquanto dimessa ma confortevole.

Aveva l'aria di essere abbandonata da molto tempo e vecchi mobili giacevano in disuso ricoperti da teli bianchi di flanella che la polvere faceva sembrare vecchi fantasmi ingrigiti, eco di un'epoca ormai lontana.

<Beh! C'è molto da fare, ma una volta finito, questa umile casetta diventerà una dimora degna di un re. Spero che vostra altezza non abbia paura di sporcarsi le mani!> disse Marion mentre ancora volgeva gli esperti occhi di domestica intorno a sé, come se stesse facendo un inventario mentale di tutti gli oggetti presenti nella stanza.

<No! Certo he no! Forza, che aspettiamo? Mettiamoci al lavoro!> esclamò Mirimae.

Nel giro di un'ora avevano finito di sistemare la stanza al piano terreno.

Così, mentre si concedevano una pausa, la regina ne approfittò per andare a spasso per i corridoi del piano di sopra e a curiosare nelle rimanenti stanze come per prendere atto della restante mole di lavoro.

Mentre carezzava dolcemente le pareti le venne da pensare ai corridoi e alle stanze del castello, si immaginò mentre calpestava quei morbidi tappeti di velluto insieme a suo marito, mano nella mano, mentre si guardavano negli occhi, di solito non parlavano granché perché si conoscevano a tal punto che anche un semplice sguardo dell'uno, faceva capire all'altra ciò che passava nel suo animo.

Quando il caldo flusso dei suoi pensieri toccò questo ricordo, le venne da sorridere.

Ah! Alessandro, che sguardo fiero che aveva quando, dal balcone tattico, osservava la città estendersi sotto i propri occhi e che occhiate penetranti rivolgeva ai sudditi posti sotto interrogatorio a causa di qualche misfatto.

Si diceva che quando qualcuno veniva guardato così dal sovrano, non riuscisse a mentirgli.

Poi ritornò a pensare a quei bei momenti di intimità passati con lui, non è che si isolassero completamente dal resto della corte, infatti non disdegnavano di prender parte a feste e banchetti; tuttavia...

Di colpo una lacrima le cadde dagli occhi segnandole la guancia; le mancavano quei momenti; ora non sapeva più di chi fidarsi; a chi confidare le proprie emozioni; insomma: ciò che era stato tutto il suo mondo aveva subito un brusco cambiamento che non riusciva ad accettare.

Ad un tratto sentì la solitudine crescere dentro al proprio cuore e cadde col viso sulle ginocchia, lievemente sostenuto da quelle mani dalle quali sembrava essere scemata ogni minima traccia di vigore.

Quando si fu calmata, si asciugò gli occhi con una manica del suo bel vestito e scorse una finestra aprirsi nella parete, allora si alzò e la spalancò desiderosa di inspirare ancora una volta la fresca aria autunnale e di lasciarsi attraversare i capelli da un lieve alito di vento; così mise la testa fuori e i suoi occhi celesti fissarono l'orizzonte, li chiuse per abbandonarsi completamente al flusso d'aria che lentamente invadeva anche la stanza alle sue spalle.

Di colpo ne ebbe la certezza...

Riaprì gli occhi e ritornò a sorridere, intanto scese correndo le scale e trovò Marion seduta su una poltrona intenta a farsi aria al viso con un ventaglio che evidentemente conservava in tasca.

<Forza!> le disse Mirimae <Ci siamo riposate abbastanza, ora abbiamo del lavoro che ci aspetta di sopra!> e mentre con il pollice sinistro indicava le scale si accorse che Marion aveva lasciato cadere la testa all'indietro, poi si accorse che stava ridendo.

<Non siete ancora stanca altezza?> e mentre rideva si alzò e le gettò in mano uno strofinaccio liso dall'uso< Ok! Però questa volta spolverate voi! Ahahah!> e la spintonò scherzosamente da un lato per raggiungere le scale.

Anche Mirimae si lasciò andare ad una risata che le premeva contro il petto e che voleva a tutti i costi uscire.

Una nuova speranza le era nata nel cuore.

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