2 - My Hero [revisionato]

My Hero - Foo Fighters

Settembre

E anche oggi non ho chiesto al famoso Parker di aiutarmi con algebra. MJ mi ha ripetuto almeno tre volte di farmi avanti, ma non so per quale motivo quel ragazzo non mi comunica nulla di buono, nonostante Michelle lo descriva come innocuo. L'unica cosa buona di oggi è stata il club di letteratura, tutto sommato.

La scuola è praticamente vuota, a parte gli ultimi studenti che tornano a casa dai corsi extracurricolari. Recupero le cose dal mio armadietto e guardo se ho qualche notifica da Instagram: Billiejoearmstrong ha appena pubblicato una foto.

Decido che guarderò dopo e rimetto il cellulare nello zaino. Guardo fuori dall'entrata principale, e mi vengono i brividi quando noto che tira un vento violentissimo. Mi sembra di far davvero parte di un film quando mi metto il cappuccio in testa, mentre canticchio My Hero dei Foo Fighters.

Mi faccio coraggio ed esco fuori da scuola, aprendo il Millennium e prendendo un gran respiro. Tre, due, uno... ORA!

Mi butto letteralmente in strada, mentre il vento mi sferza il viso e mi spettina i capelli, come se non lo fossero già abbastanza. E ma dillo che c'e l'hai con me!

Decido di muovermi con calma, mentre cerco di tenere gli occhi aperti. Cerco un vicolo riparato in cui infilarmi per legarmi i capelli in una coda, in modo che non mi disturbino la visuale. Faccio ancora qualche metro, quasi arrancando, per poi trovare un vicolo cieco. Lo percorro fino a metà, cercando di scostarmi i capelli dagli occhi. Appena alzo il viso, però, noto che non sono sola.

«Ehy, ragazzina...» Un gruppo di ragazzi mi guardano, ghignando, mentre si avvicinano. Lasciano le loro bottiglie vuote a terra, abbandonando i loro programmi precedenti. Sono fregata.

Istintivamente mi metto il monopattino dietro la schiena e stringo il cellulare nella tasca. Nel giro di pochi secondi mi sono paralizzata, e non riesco a respirare.

«Che bel monopattino che hai.» mi dice uno dei ragazzi più grandi, avvicinandosi ancora di più. Reagisci, Iris, reagisci!

Improvvisamente mi ritrovo circondata da tre dei ragazzi, e finalmente riesco a parlare. «Non avvicinatevi.» intimo loro, anche se so che servirà a poco.

«Troppo tardi!»

Due forti braccia mi afferrano per le spalle e mi scansano, mentre noto con la coda dell'occhio che uno dei ragazzi mi prende il monopattino. «Lasciatemi! Lasciatemi andare!» urlo, dimenandomi, mentre le mani del ragazzo mi tengono stretta per le braccia.

«Non osare urlare un'altra volta, mocciosa... piuttosto, dimmi cosa tieni nello zaino.»

Sbianco improvvisamente, quando vedo il mio monopattino abbandonato a terra e quelle forme minacciose che si avvicinano, sempre di più. «Ho detto che mi dovete lasciare andare!»

Presa dal panico, tiro un calcio al ragazzo che mi tiene bloccata, per poi spingerlo indietro. Cosa fai, Iris!? Fermati!

Continuo a menare calci e pugni, sentendo lo zaino scivolarmi via dalle spalle, colpendo lembi di pelle senza sapere a chi appartegano. Mi fermo solo quando sento un fortissimo dolore al viso: uno dei ragazzi mi ha appena sferrato un pugno. Per lo spavento cado all'indietro, e mi accascio a terra. Non mi ricordo più come si respira...

«E ora ti diamo il resto.» sento dire, prima di ricevere un calcio ad una gamba. Il respiro mi si mozza di nuovo, e desidero con tutta me stessa di essere da un'altra parte.

«Voi, vigliacchi! Prendetevela con uno della vostra stazza!»

Solo dopo queste parole ho il coraggio di riaprire gli occhi, mentre noto che gli occhiali sono perfettamente integri, per mia fortuna. Appena mi alzo in piedi, i suoni si fanno improvvisamente ovattati, e il mio campo visivo si fa a puntini, così chiudo gli occhi. Mi porto le mani alla testa, che inizia a girare vertiginosamente e avanzo alla cieca. Con un braccio teso in avanti, incontro qualcosa di simile ad un muro e mi ci appoggio, scivolando di nuovo a terra. Inspira, espira...

Sento suoni indistinti molto simili a pugni e urla, e poi qualcosa di viscido che si appiccica vicino a me. Mi faccio forza e apro gli occhi, ancora appannati: tutta la banda di malintenzionati è appiccicata al muro da una... ragnatela?

Mi strofino gli occhi per qualche secondo, sperando di vederci meglio. Li riapro piano piano, e quello che vedo mi fa cacciare un urlo terrorizzato.

«Sta- sta' calma!» mi dice, immobilizzandomi di nuovo per le braccia. Cerco di dimenarmi ancora, ma Spider-Man mi minaccia: «Se non smetti di dimenarti dovrò bloccarti con le ragnatele. E ti avviso, non è bella come esperienza.»

Ci metto non poco per abituarmi a quella maschera, a quella tuta. Non avevo mai pensato di poterlo incontrare. Speravo di non averne bisogno, per lo meno. Quando riesco a mandare giù quel fastidiosissimo nodo alla gola, gli chiedo scusa. «Vuoi provare ad alzarti?» mi domanda, gentilmente. Annuisco mentre cerco di trattenere le lacrime per il dolore alla gamba, mordendomi le labbra. Ho ancora il respiro affannato, e improvvisamente mi manca di nuovo l'aria, mentre ripercorro tutti i momenti dell'aggressione.

«Ti-ti aiuto...» mi annuncia, mentre mi afferra da sotto le ascelle per poi solleverai da terra. Mi attira a se e cerca di farmi stabilizzare, ma io sono paralizzata. Gentilmente mi passa una mano sulla schiena, e solo in quel momento mi risveglio: sono abbracciata a Spider-Man in un vicolo cieco e ci sono sette uomini appiccicati ad una parete con una ragnatela. Inspiro rumorosamente, mentre mi accorgo che il supereroe profuma di cannella... Concentrati. Sgrano gli occhi e, più spaventata di prima, conto fino a tre e gli tiro un calcio. Solo quando lo sento gemere e piegarsi in due mi accorgo di averlo colpito esattamente lì dove non batte il sole. Sono troppo spaventata per curarmene, anche perché ho ben altro di cui preoccuparmi... incluso il fatto che sta per mettersi a piovere.

Mi guardo intorno appena smettono di pulsarmi le tempie, e quando trovo il mio amato Millennium mi allontano e lo raccolgo da terra. Anche se la gamba mi fa male, recupero il mio zaino da terra e salgo sul mio monopattino. Senza voltarmi indietro, sfreccio verso casa, mentre le lacrime mi bagnano inaspettatamente il viso.

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A casa scoppia il pandemonio: mio fratello si fa prendere dal panico, e mio padre sembra intenzionato a voler ribaltare il mondo per trovare quei maledetti furfanti.

«Non-non ce n'è bisogno, papà... Spider-Man ci ha già pensato.»

Entrambi mi guardano a bocca aperta, aspettando spiegazioni: «E' arrivato da non so dove, e li ha bloccati tutti al muro con delle ragnatele... mi ha aiutata a calmarmi, ma io ero troppo spaventata così... gli ho tirato un calcio esattamente e sono scappata. Dio, sono davvero finita in un dannato film.» dico, sorridendo mestamente e portandomi una mano al viso. Facepalm.

«Oh mio Dio... va beh, ne parleremo poi. L'importante è che tu ti riprenda, ora. Shane, vai a prendere del ghiaccio. Tu siediti sul divano. Vado a prendere il kit di prontosoccorso.»

Seguo le indicazioni di mio padre e mi sdraio, dolorante. Non so da che pulpito, poi, mi scappa una risata. Dovrei forse preoccuparmi per la mia salute, per il Millennium o per il fatto che dovrò sopportare le ferite per un bel po', ma l'unica cosa che mi viene in mente è un "non ci credo... ho incontrato Spider-Man."

A distrarmi dai miei pensieri se ne occupa il mio telefono, più precisamente un messaggio da MJ: Ciao. Mi sono dimenticata di avvisarti che settimana prossima ci sarà una manifestazione a Washington... non è che ti va di venire?

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