15 - A Sky full of Stars
A Sky Full Of Stars - Coldplay
Maggio
Quando vedo il cartello "Broadway" quasi non ci credo. Il bus si ferma nei pressi di un teatro, aprendo le porte e permettendoci di scendere. Stringo la mano attorno a quella di Peter, mentre mi guardo attorno super emozionata.
«Sorpresa.» mi sussurra all'orecchio, lasciandomi subito dopo un dolce bacio sulla guancia. Mi volto e lo ringrazio con lo sguardo, riuscendo a riconoscere quel sorriso come un vero sorriso. Poche volte mi era capitato di vederlo così felice, ma ora che lo è non posso fare altro che condividere la sua felicità.
«Scelta azzeccata come primo appuntamento, Parker.» faccio io, giocherellando con una manica della sua felpa. «Non molto azzeccato l'abbigliamento.»
«Ma piantala, su. La felpa di scuola va bene in qualsiasi caso.»
Iniziamo a camminare, mentre le luci delle insegne dei vecchi teatri riescono a catturare la mia attenzione e catapultarmi in un'altra epoca. «Perdonami se ti ho fatta venire in bus...» dice Peter, svoltando un angolo, «Ma di sabato sera c'è sempre il rischio di finire imbottigliati nel traffico.»
«Tranquillo.» esclamo, «E' stato bello tenerti la mano per tutto il viaggio.»
Non riesco a vedergli il viso perché lo abbassa fulmineamente, ma sono quasi sicura che sia arrossito, anche solo poco. Continuiamo a camminare, allontanandoci sempre di più dalla strada principale e avvicinandoci al canale Edgewater, quando Peter si ferma davanti ad un ristorante barbecue. Tenendomi sempre per mano, mi accompagna dentro. Il posto è molto carino: è colorato e tranquillo, la cucina è a vista e c'è una zona per bambini. C'è della musica di sottofondo e l'odore che riesco a riconoscere è quello del ragù appena tirato fuori dalla pentola.
«Ehy, Peter!» Un uomo sulla trentina ci accoglie dalla cucina, raggiungendoci con in mano un cucchiaio di ragù fumante. «Abbiamo un'italiana qui, allora.» fa sempre lui, rivolgendomi un'occhiata allegra e curiosa.
«Solo al cinquanta per cento.» faccio, modestamente. Non mi sono mai vantata delle mie origini, anche perché le ho ereditate da di mia madre e con lei non sono mai andata d'amore e d'accordo, si sa.
«Poco importa. Non capita spesso di avere mezzi italiani da queste parti.» Mi avvicina il cucchiaio di ragù alla bocca, e io non posso fare altro che assaggiarlo. Mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando passavo le vacanze estive dalla mia nonna materna, a Napoli. Il suo ragù era qualcosa di eccezionale. Sorrido e bofonchio un "Buonissimo", leccandomi i baffi.
«Bene, sono contento. Ve ne porto due piatti di sopra?»
«Certo!» fa Peter. Mi prende poi per un polso e mi trascina in un angolo del ristorante che non avevo notato. Ad un tavolino è seduta una ragazza sulla ventina, intenta a disegnare una rosa su un quaderno. Quando ci nota, appoggia la matita sul tavolo e ci sorride.
«Ciao, ragazzi. Voi dovreste essere Peter e Iris, giusto?» Senza aspettare una nostra risposta, si abbassa e tira fuori una borsetta da sotto il tavolino. «Antonio mi ha detto che sareste venuti. Come sta tua zia, Peter?» Collego ogni parola - Antonio deve essere l'uomo che ci ha accolti all'ingresso, e lei un'amica di May -.
«Bene, grazie.» fa Peter, sedendosi al tavolino e invitandomi a fare lo stesso. Non obbietto e mi sistemo accanto a lui. Solo quando focalizzo la mia attenzione su quello che la ragazza sta tirando fuori dalla borsetta mi accorgo che si tratta di henné, e sorrido verso Peter.
«Allora, cosa volete che vi disegni?» La domanda sembra più rivolta a me che ha Peter. Lui pare aspettare una mia risposta, così inizio a pensare. Un disegno... un disegno... trovato!
«Potresti disegnarmi un ragazzo che guarda le stelle? E sotto la parola "Serendipity"? Qui, sul braccio.» Entrambi mi guardano curiosi, ma io faccio finta di nulla, anche se il colore porpora delle mie guance mi tradisce.
«Fallo anche a me.» fa Peter, «Ma voglio il disegno di una ragazza.»
Perché lui è per me ciò che tutti chiamano Serendipity.
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«Attenta... ultimo scalino... bene. Apri gli occhi.» Lentamente dischiudo le palpebre, esplorando con lo sguardo il nuovo panorama: le luci della strada colorano l'atmosfera, mentre inspiro l'aria fresca di maggio, mentre il tramonto rende tutto estremamente romantico.
«E'... bellissimo.» riesco a mormorare, sedendomi coraggiosamente sul cornicione e lasciando le gambe a penzoloni. Il mio accompagnatore si siede accanto a me, cingendomi le spalle con un braccio. Rimaniamo così, osservando i rispettivi henné che da poco avevamo immortalato in una foto.
«Sapevo ti sarebbe piaciuto.» mi dice, voltandosi verso di me e guardandomi negli occhi.
«Piaciuto? Lo adoro!» esclamo, avvicinandomi e baciandolo dolcemente. Faccio per allontanarmi, ma Peter mi trattiene per la schiena allungando il bacio al limite. Non rispondo più ai comandi del mio cervello, che pare essere andato in panne già da un po'. Mi allontano per riprendere fiato, quando dalle scale compare un cameriere che ci porge due piatti fumanti di spaghetti al ragù, augurandoci una buona serata. Sarà una bellissima serata.
«Finalmente, che fame!» dice Peter, attaccando il piatto di pasta e facendomi ridere, tra un boccone e l'altro.
«Sai,» faccio io, «Sei furbo. In Italia si usa prendere le donne per la gola.» Lui alza lo sguardo, interdetto, sporco di ragù e metà spaghetto che gli penzola fuori dalla bocca. La scena è così esilarante che non riesco a trattenermi e scoppio a ridere, rischiando di farmi andare di traverso uno spaghetto.
«Maialino.» esclamo, pulendogli una guancia con il tovagliolo.
In pochi minuti abbiamo finito entrambi il nostro piatto di pasta, riuscendo a mugolare solo qualche verso di apprezzamento. Mettiamo da parte i piatti e torniamo a stringerci, un po' più forte di prima.
«Non vuoi sapere il significato dell'henné?» chiedo, tornando ad osservarlo. Lui accenna un "Certo" a fior di labbra. «Beh, il disegno è un po' il simbolo del nostro incontro, penso sia facile.» Alzo la testa dalla sua spalla per mettermi più comoda, ma decido di sdraiarmi e appoggiare la testa sulle sue gambe.
«Scusa, ma solo da qui posso vedere le stelle.» mormoro, stringendo una sua mano che ha preso ad accarezzarmi il viso.
«E dove le vedi le stelle?» fa lui, accennando al fatto che il tramonto non si è ancora consumato, sorridendo confuso.
«I tuoi occhi... Sono i tuoi occhi.» mi fermo, allargando il mio sorriso e richiudendo gli occhi, beandomi di ogni sensazione che riesco a percepire.
«Serendipity perché mi sei capitato così, dal nulla. Io non cercavo nulla di speciale, ma ci sono inciampata.» Apro gli occhi, scoprendo quelli di Peter leggermente lucidi. «Sono inciampata in te, e ne sono immensamente grata.»
Peter allontana lo sguardo dal mio, nascondendo le lacrime ormai evidenti. Stringo la sua mano e chiudo ancora gli occhi, sentendo un'ondata di felicità investirmi tutt'assieme. Sto volando.
«Ne sarò grata sempre. Sono grata di essere il centro del tuo amore.»
Il silenzio ci avvolge, e io posso sentire ancora i nostri pensieri parlarsi, toccarsi, amarsi.
SPAZIO MEH:
Ma pare solo a me o il mio tipo di scrittura è terribilmente banale?
E comunque, mi conoscete. Non sarà più rose e fiori.😘
Mi sta leggermente passando la voglia di scrivere questa storia... nessuno la legge.
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