12 - My Heart will Go on

My heart will go on - Celine Dion

Febbraio

Il modo migliore di passare San Valentino? A casa da sola, Titanic, Shane che "Ha da fare", papà che deve lavorare e Peter che esce con Liz. Meglio di così?

Mi butto sul divano, pacchetto di Pringles da una parte, scatola di gelato dall'altra e il mio pigiama da panda che mi scalda dalla testa ai piedi, mentre Vader miagola per chiedermi le coccole. Per cercare di stare sveglia fino alla fine del film mi sono munita di Coca-Cola e per non bagnare tutto con le lacrime un bel pacco di fazzoletti. Do un'ultima occhiata alla chat Whatsapp con MJ che sembra proprio intenzionata a non rispondermi. Sospiro e prendo di peso il gatto, che fa le fusa e agita le zampette.

«Pronta a servirla, M'Lord.» esclamo, baciandogli il muso ancora troppo piccolo e lasciandolo nel posto di fianco a me, così che si accoccoli o che si metta a giocare con la coda del mio pigiama. Lanciandogli un ultimo sguardo da mamma gatta accendo la TV e prendo il telefono per fare una foto da mettere su Instagram, mentre cerco il canale giusto, incrociando programmi come X Factor o Bad Boy Bachelor: speciale San Valentino.

#SanValentinolikethis, #ForeverAlone .

Mentre scorro la Home mi arriva un messaggio da Michelle:

Mi spiace, Iris. Sono occupata. Grazie per l'invito. Ci vediamo domani.

Mando un "Okay, tranquilla. Buona serata." e lancio il cellulare dall'altra parte del divano. Se scopro che mi ha dato buca per quel cretino di Thompson giuro che tiro giù il mondo. Cerco di concentrarmi su qualcos'altro per evitare di perdermi nelle innumerevoli televendite e spot della BBC così mi volto verso la finestra posta alla fine del corridoio. La pioggia appanna i vetri e mi mette un po' di malinconia... non mi sento triste, però. Io sono una pluviophile, una persona che trova pace nei giorni di pioggia.

Forse mi sento semplicemente sola. Mi stringo nelle spalle e prendo un sorso dalla bottiglia di Coca-Cola. Che stupidaggini, ho Vader qui con me. Accarezzo dolcemente lo scricciolo che si piazza subito sull'attenti non appena capisce di essere fonte d'attenzione. Il fatto di essere riuscita a salvarlo mi riempe ogni giorno di gioia, un po' per il fatto che ho fatto un buon gesto, un po' perché senza di lui mi sentirei sempre un po' sola. Solo i gatti sanno fare certi miracoli.

Guardo la TV e noto che il film inizierà a momenti, così mi porto le ginocchia al petto e mi preparo a d assistere a quello spettacolo umano che è Leonardo Di Caprio.

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Capisco di essere arrivata all'apice della pazzia quando inizio ad urlare contro la televisione qualcosa come "No, Jack! Resisti!" mentre il Titanic si spezza a metà, mentre mi asciugo le lacrime disperata. Possibile che ogni volta spero che il finale possa cambiare?

Vader mi osserva con quei suoi occhioni verdi come se fossi un alieno quando mi metto le mani sul viso e cerco di respirare profondamente. Perché ogni volta finisco con il fare certe scenate?

Una qualsiasi persona - normale e non - chiamerebbe il manicomio in qualcosa-come-subito ma per fortuna sono da sola, mentre affogo la tristezza nel gelato. Solo una chiamata da Peter mi distrae dalla tragedia che si sta consumando nel piccolo schermo.

«P-Peter?» chiedo, cercando di camuffare il tremolio della voce. «Va tutto bene?»

«Sì Iris. Liz è appena andata via. E' molto cambiata. Non... penso che mi piaccia ancora come all'inizio.» Per un momento penso di soffocare, così tossisco rumorosamente mentre nella mia testa si riaccende quella famosa speranza, anche se i miei pensieri sono richiamati dalla televisione.

«Io... mi dispiace.» cerco di dire, anche se tutti i miei sforzi vengono rovinati da un singhiozzo provocato dal film. Non sento nessuna parola da parte di Peter, ma sono troppo presa dal film.

«Aspetta un attimo... Stai guardando Titanic?» mi chiede, con tono vagamente piatto e scontato. Mugulo qualcosa che dovrebbe essere un "Sì" e lui sospira.

«Non dire altro.» lascia in sospeso la frase per qualche secondo. «Sono sotto casa tua.»

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Quando gli apro la porta di casa non bado neppure a sistemarmi i capelli o ad asciugarmi le lacrime, mi limito a chiudere la porta e tornare sul divano senza staccare gli occhi dalla TV, mentre mi rosicchio le unghie aspettando la fatidica scena. Posso quasi sentire i pensieri di Peter mentre osserva il caos che ho fatto, tra le briciole di patatine sul divano, il gatto che si è nascosto sotto il tavolino e la bottiglia di Coca mezza rovesciata. Senza troppi convenevoli lui si siede accanto a me e mi stringe tra le sue braccia. Solo in quel momento mi rendo conto che è davvero lì e che nessuno dei due sembra essere davvero in se stesso, forse perché lo sento più vicino del solito.

«Promettimelo adesso, Rose. E non dimenticare mai questa promessa.»

Solo dopo quella frase mi sento autorizzata a nascondere il volto nel petto di Peter, mentre lo sento tirare su col naso. Alzo di poco il volto e mi accorgo che anche lui sta piangendo. Quando si accorge di avere i miei occhi addosso cerca di giustificarsi spalancando quei suoi bellissimi occhi color nocciola ed esclamando: «Ehy! Sono umano!»

Ridacchio nonostante la situazione e lo bacio all'altezza di una lacrima, mentre il suo sapore salato mi pervade la bocca. Lui si sofferma a guardarmi ancora una volta, senza accennare al fatto che siamo pericolosamente vicini. Le voci di Jack e Rose sfumano fino a scomparire, perché l'unica cosa che riesco a sentire è l'aria che entra ed esce dai polmoni e il battito accellerato del mio cuore. Riesco ad accennare un sorriso per smorzare l'imbarazzo, quando Peter mormora un dolcissimo "Vieni qui" e mi bacia.

Ora, non so se sto sognando o è una delle conseguenze del mal di testa provocato dal pianto isterico, fatto sta che sono qui, mentre sento le labbra di Peter Parker premute prepotentemente contro le mie. Per un attimo mi sembra di volare, di essere tra le stelle, come se l'unica sicurezza ora fossero quelle labbra che mi stanno lentamente togliendo il fiato. Il tornado che ho dentro aumenta di forza e mi fa perdere la testa, mentre le sue mani si intrufolano tra i miei capelli. Un po' per riprendere fiato, un po' per i miagolii interdetti di Vader che riesce ad infilarsi nello spazio creatosi tra la mia pancia e quella di Peter, mi allontano.

Solo quando lo guardo mi rendo conto che è stato tutto reale. Un miagolio più forte degli altri mi obbliga a prendere in braccio Vader e a portarmelo al petto, mentre fa le fusa compiaciuto. Senza proferire parola, mi appoggio alla spalla di Peter e lascio che i pensieri, le preoccupazioni, i timori, le domande defluiscano dalla mia mente, anche se una decide di farsi prepotente e costante: e quindi? Cosa siamo ora?

SPAZIO MEH:

DIABETUUUUZ

PER NON ABLARE (?) DI QUESTO:

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