Capitolo 7



KYLIAN

Come una civetta oppure un avvoltoio dagli occhi di brace, il passato insegue il presente,
per dargli un senso, o per divorarlo.
☾Fabrizio Caramagna


«Voi due vi conoscete?» Rachel si passa una mano tra i capelli, cercando di rinvigorire la sua piega.

Non le do ascolto e mi concentro sulla bugiarda.

Sono proprio curioso di sapere cosa si inventerà.

«Si, Isabelle, ci conosciamo noi due?»

Mi guarda interrogativa, con la faccia di una che avrebbe voglia di bucare il pavimento e sprofondarci dentro.

Sfrega nervosamente le dita sul tessuto della sua gonna avorio, mentre i miei occhi scivolano languidi lungo le sue gambe, slanciate dai tacchi.

«Ehm, non esattamente. Ci siamo solo incontrati...»

«Spero tu non abbia incontrato il suo letto. Per il momento lo scaldo io» la riccia mi tocca con fare seducente la spalla.

Cerca di marcare il territorio, ma io sono il Serpente.

Sono io a mettere i limiti.

Mi allontano senza darlo troppo a vedere e torno a dedicare le mie attenzioni a Marte che sorride imbarazzata.

«Io sto cercando Christian, meglio che vada da lui» sussurra prima di dileguarsi.

Mi lascio alle spalle Rachel nel tentativo di raggiungerla.
«Nah, non così in fretta» le stringo il braccio.

«Scusami?»

«Perché mi hai mentito, Marte

Si guarda intorno, probabilmente per individuare una via d'uscita.

«E tu perché mi hai chiesto il nome se già ne eri a conoscenza?»

Sorrido «Beh, vedi, è questo il punto. Io non sapevo chi fossi. Non posso ricordare come si chiama ogni donna che incontro.»

«Immagino la lista sia lunga»

«Proprio così. Poi ti ho vista qui e ho associato la tua faccia a quella di mio padre.»

«Bene. Se vuoi scusarmi, ora devo cercarlo.»

«Perderai solo tempo, non è qui. Aveva qualcuna delle sue cazzate da fare ed è uscito presto stamattina.»

Fa un cenno con il capo, riprendendo a camminare.

Cazzo, ci conosciamo formalmente da meno di dieci minuti e già vuole farmi correre?

«Che ci facevi l'altra sera al Cruz?» la inseguo, stando al passo.

Alza gli occhi al cielo con aria colpevole.

«Ho accompagnato un'amica»

«Mmh, e non hai pensato a cosa direbbe mio padre dei posti che frequenti?»

«Di che posti parliamo, Kylian?»
Christian Void interrompe l'incontro ravvicinato con la mia preda che si irrigidisce di fronte a me, forzando un sorriso.

«Nessuno.»

Cerca l'approvazione negli occhi di Marte, che annuisce cambiando discorso.

«Christian, questo è il reso conto del caso West per l'affidamento. Non dovrebbe mancare nulla»

«Bene, andiamo a dargli un'occhiata.»

Mi salutano entrambi, prima di scomparire in fondo al corridoio mentre io fisso il culo della Rossa e i suoi capelli sciolti allontanarsi.

Scendo le scale di fretta e ignoro i saluti che mi rivolgono i dipendenti di mio padre.

Non solo pettegoli ma anche falsi del cazzo!

«Pensavi di andare via senza salutarmi?»

«Alquanto pare»

«Lo sai che mi fai eccitare quando fai il freddo?»

Le sue labbra si avvicinano al mio orecchio e provo l'impulso di ritrarmi.

«Rachel» la richiamo.

«Facciamo stasera da me?»

«Vedrò se riesco a liberarmi»

Come se le avessi detto si, lei si dirige alla sua postazione con un enorme sorriso sulle labbra ed io inizio a pensare che forse è il caso di rinfrescarle la memoria.

Il Serpente d'oro non cerca nulla a parte il sesso.
E con lei non sarà diverso.

Salgo sulla mia bimba, godendomi la piacevole sensazione di velocità che mi elettrizza il corpo e mi risveglia, facendomi uscire dalla solita apatia che rapisce la mia mente ogni giorno, da quattro mesi a questa parte.

Stringo forte le mani intorno il manubrio e accelero, perdendomi nei ricordi, fin quando in lontananza non scorgo un'insegna familiare. Rallento, fino a fermarmi completamente di fronte a uno dei miei che alza lo sguardo non appena sente il rombo della mia moto.

«Ma guarda un po' chi si fa vedere. Ci hai dato dentro con la bionda ieri sera, stamattina camminava a mala pena.»

«Estelle è abituata a cose ben peggiori, Damian. Ste dov'è? »

Getta a terra il mozzicone di sigaretta «Doveva vedersi con la sua nuova amichetta. La scopata sarà stata memorabile per volerla incontrare anche oggi»

Entro nel locale, seguito da lui. Baciamo il Serpente, che sbatte la lingua sul vetro opaco trasparente una sola volta per ricambiare il mio saluto.

«Ma che problemi ha questa bestiaccia? Ehi, ci sarei anche io qui»

Damian continua a parlare, eppure lui non lo degna di considerazione.

Lui è concentrato su di me.

Mi osserva, alzando la testa e parte del busto quasi come a voler dimostrare la sua grandezza.

Si arrampica intorno al suo ramo velocemente, per poi sciogliersi e rifarlo.

«Okay, questo coso ha perso qualche rotella. Sembra impazzito e, se fossi in te, andrei, prima che riesca a rompere il vetro con una testata e contamini il tuo sangue con il suo veleno. Io vado a cercare Laia.»

Non presto troppa attenzione alle parole del mio amico, preso come sono ad assistere al suo numero.

Senza esitare, apro la teca e lentamente porto un dito sulla sua testa.

Guarda attentamente la mia mano ma, non appena la muovo su di lui, pare tranquillizzarsi e torna a puntare i miei occhi.

Quando decisi di chiamare il nostro gruppo Serpenti, lo feci perché la potenza di questo rettile mi ha sempre affascinato.

Abbiamo sempre avuto uno strano legame, noi.

White è me. Io sono White.

Probabilmente chiunque con lui si comporterebbe come Damian, che lo considera un animale da cui fuggire, senza se e senza ma. In fondo, è un predatore, dá caccia alle sue prede e le assale con irruenza, iniettando nel loro sangue il suo veleno e firmando la loro condanna a morte.

Eppure io sono diverso...

Io so che anche lui ha percepito qualcosa, quando quel giorno l'ho trovato tra le mani di quel delinquente che voleva trasformarlo e renderlo tutta apparenza e poca sostanza.

Un serpente senza il suo veleno non è più tale.

Ogni Serpente ne ha uno.

Un motivo che porta le persone a scappare, a non voltarsi più indietro e correre il più velocemente possibile per non essere contaminate.

Un motivo che lo contraddistingue dagli altri e lo condanna a quell'eterna solitudine o paura di dover cambiare per essere giusto, per incutere terrore.

Ma il passato non si cambia.

Il passato è il veleno di tutti.

Il passato non guarda in faccia a nessuno.

Il passato condanna ciascuno a vivere nella sua ombra, a soffrire ogni giorno e farsi male con i ricordi sbagliati.

Il passato é quella merda che si prende gioco di ognuno, facendolo a pezzi e ridendo della sua impotenza.

White mi mostra la lingua e resta buono mentre sfioro la sua pelle un'ultima volta prima di chiudere la teca e lasciarlo solo.

Attraverso il corridoio e scosto la tenda, intenzionato a prendermi qualcosa da bere, quando...

«Porca troia, Damian!»

Il biondino alza lo sguardo dalla sua distrazione, aperta per lui sul tavolo da biliardo, e mi guarda sorridendo mentre Laia chiude le gambe non appena si rende conto della mia presenza e abbassa la gonna.

«Voi due da quand'è che ve la fate? Avete idea di cosa farebbe Esteban se lo scoprisse?»

«Hai interrotto la mia colazione, bastardo!»

«E comunque non farà niente perché tu non glielo dirai»

Provo a controbattere, poi ci ripenso. Sarebbe una guerra persa in partenza.
«Ah, fate il cazzo che vi pare. Io me ne vado.»

Mi porto una sigaretta alle labbra ed esco dal Cruz. È quasi mezzogiorno e solo guardando l'orologio mi viene in mente di dover ritirare il programma annuale per le lezioni.

Indosso il casco e sfreccio per le strade di Lansing fino a giungere di fronte al polo universitario, dove decine di studenti stanno aspettando il loro turno.

Il rettore deve essere proprio una bella testa di cazzo per scegliere un unico giorno di ritiro valido per tutti i corsi.

Mi avvicino ad uno sportello, certo che nessuno tra loro si permetterebbe mai di ricordarmi della fila che ho palesemente ignorato. Osservo la donna dietro la scrivania, che si alza venendomi incontro, e leggo sul cartellino il suo nome.

«Salve, Marie. Vorrei ritirare il mio programma di studi.»

«Penso che per questo tu debba attendere il tuo turno» una voce maschile tuona alle mie spalle.

Mi volto lentamente, infastidito.

«Cosa hai detto?»

«Mi hai sentito. C'è una fila, va rispettata. Il tuo posto è in fondo e se fossi in te mi sbrigherei, continua ad arrivare gente.»

Sorrido «Se fossi in te, io chiuderei la bocca.»

Non curante delle occhiatacce, mi rivolgo nuovamente alla segretaria.

«Corso di fotografia, penultimo anno.»

«Forse non ci siamo capiti. Tu non ritirerai proprio nulla, tocca a me.» il damerino mi guarda con aria minacciosa e, se prima ho provato a mantenere la calma, ora sento il fuoco accendersi.

Tac.
Tac.
Tac.

«Prova a impedirmelo» premo la fronte contro la sua, guadagnandomi uno spintone.

Scoppio in una risata «E sarebbe questo il tuo modo? Ora ti mostro il mio»

𓆙

«Finalmente, tesoro. Quasi non ci speravo più» Rachel mi accoglie a casa sua con indosso una vestaglia priva di laccio che lascia ben poco all'immaginazione.

Mi salta addosso, tirando via la mia giacca di pelle scura.

«Non è da me, lo so, ma dobbiamo prima parlare»

«Ti ascolto» Continua a baciarmi il collo.

La allontano, prendendola per i capelli, e mi inumidisco le labbra.

Avrei voluto preparare un discorso per non ferire i suoi sentimenti, poi mi sono ricordato che non me ne frega un cazzo.

«Senti, credo che tu stia prendendo la cosa troppo sul serio. Insomma, ho messo in chiaro le mie intenzioni sin da subito. Non voglio niente da te, Rachel, se non un po' di distrazione.»

Un ghigno fuoriesce dalla sua bocca mentre, seduta, accavalla le gambe.

«Me lo aspettavo, sai? Vuoi ottenere un nuovo giocattolino perché ti sei stancato di quello vecchio? Ho visto come la guardavi stamattina e sappi che con Miss faccia d'angelo non hai alcuna speranza.»

«Cosa cazzo c'entra la nuova stagista di mio padre ora? È una cosa tra me e te. Mi vuoi qui ogni sera e se non mi presento corri tu da me. Per non parlare di quello che le hai detto oggi. Se non riesci a capirlo, Rachel, la nostra amicizia finisce qui» sbotto.

«Amicizia? Tu definisci quello che c'è stato tra noi amicizia? Mi hai voluta dal primo momento che mi hai vista nell'ufficio di Christian, dopo neanche due giorni rotolavi già tra le mie lenzuola e la nostra relazione è andata avanti così per un mese. Ora cos'è che è cambiato?»

Mi viene quasi da ridere «Tra noi due non c'è mai stata nessuna relazione, bella. Ti ho mai definito la mia ragazza? Mai. Ho affermato di avere un'esclusiva con te? Le ragazze che erano nel mio di letto avrebbero qualcosa da ridire. Una semplice distrazione, Rachel. Ecco cosa sei stata.»

Prendo il giubbotto e vado via, lasciandola sola a piangere.

Fanculo le ragazze. Chi le ha detto che per me valeva piu di qualche semplice scopata? Io no di certo.

Accendo una sigaretta e me la porto alle labbra, prendendomi qualche minuto prima di montare
sulla mia bimba e tornare al mio appartamento. Non vedo l'ora di spegnere la mente e la coca che Olivia mi ha consegnato nel pomeriggio è pronta ad aiutarmi.

«Serpente d'oro» una voce che conosco fin troppo bene mi richiama.

Mi volto.

«E tu che ci fai qui?»






SPAZIO AUTRICE ✍🏻 🤎
Ed eccoci giunti alla fine di un nuovo capitolo. Non lo nego, ho faticato davvero molto a scriverlo avendo attraversato un periodo di blocco però ne sono venuta a capo. Probabilmente non è il massimo, lo so, ma è tutto quello che sono riuscita a fare. Spero vi sia piaciuto, se è così lasciatemi una stellina per supportarmi. Alla prossima, Angels👼🏼

Ig: ilariasbooks_
TikTok: ilariastoriess

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