Capitolo 5
KYLIAN
Siamo tutti impostori in questo mondo,
noi tutti facciamo finta di essere qualcosa che non siamo.
☾Richard Bach
« Sei sicuro di volerlo fare?» Damian spegne la macchina, fermandosi proprio davanti il garage.
«Si.»
«Kylian, per quanto ne sappiamo potrebbero esserci due, quattro, dieci uomini a guardargli le spalle. Non posso lasciarti andare lì dentro da solo»
Mi volto, incatenando il mio sguardo al suo per fargli fare un passo indietro.
Sono io il capo. Sono io che decido.
«Non accadrà niente. Patteggerò.»
«Tre quarti della piazza devono essere nostri. Noi non cediamo niente. Noi siamo i Serpenti, cazzo.»
«Lascia fare a me»
«Vedi di non farti ammazzare. Quella è gente pericolosa.» sussurra Estelle
Mi avvicino alla serranda e busso quattro volte di seguito, come mi è stato richiesto.
Faccio cenno agli altri di entrare in macchina quando sento un rumore dall'altra parte della saracinesca.
Tre uomini mi scrutano dall'alto verso il basso, con occhi diffidenti e sprezzanti. Se vogliono entrare in affari con noi, farebbero meglio ad essere meno rompi palle.
«Ma guarda un po', finalmente ci incontriamo!» una voce proveniente dalla profondità dell'ombra mi accoglie, dando il via libera agli scagnozzi di lasciarmi proseguire.
Non mi hanno perquisito, il che può voler dire due cose: o ho un'espressione particolarmente convincente – e ne dubito, viste le loro facce– oppure sono armati fino al collo, talmente tanto da non temermi.
In ogni caso, non ho intenzione di provocarli, a meno che non sia necessario.
«Suppongo tu sia il Serpente d'oro. Ho sentito molto parlare di te»
Ho sempre sostenuto che la perfezione annoiasse. Essere affermati negli affari, avere una famiglia con cui riunirsi tutte le domeniche per pranzo, ricevere gli inviti ai gala delle persone più potenti della Grande Mela sono certo sia abbastanza palloso, altrimenti non si spiega perché un uomo che parla così bene e che profuma di colonia se ne stia nascosto a gestire i peggiori affari in questo garage come un ratto di fogna.
È sconosciuto, anonimo, premedita ogni sua mossa. Fa in modo di non comparire mai, restando dietro le quinte a dirigere l'opera, ed ha numerose attività a New York: questo è tutto quello che so di Narciso.
Non avevo la più pallida idea di chi fosse, finché i ragazzini che Damian ha minacciato di pestare non hanno confessato. Nel giro di un mese hanno soffiato decine di clienti a uno dei Serpenti e, per quanto non sia uno spacciatore, non posso restare a guardare mentre gli affari di un membro del gruppo vanno a rotoli. Nel buio non riesco a mettere a fuoco il suo volto, nascosto dall'ombra più totale.
«Posso offrirti qualcosa da bere?»
«Non sono qui per passatempo, quindi no.» taglio a corto.
«Vedo che vai dritto al punto, lo farò anche io. I miei ragazzi sono spaventati e non ne vedo ragione. Che io sappia, tu non dovresti neanche essere qui. Sei un consumatore, non è vero? Le voci su di te non sono buone, sai. Ti piace crogiolarti tra lussuria e denaro, non è così? Dí al tuo amico che libero la piazza, non mi interessa dei vostri capricci adolescenziali.» fa una lunga pausa.
«Il mondo dei grandi è ben altro e sarò lieto di mostrartelo, se vorrai. Serpente d'oro, sei fatto per questo. Hai qualcosa che gli altri non hanno e il fatto che tu sia qui, da solo, circondato da uomini che, a seguito di un mio solo "si", non ci penserebbero due volte a sparare, lo dimostra. Non hai niente da perdere, perché ciò per cui valeva la pena lottare l'hai perso tempo fa, e questo fa di te un ottimo apprendista. Avrò il piacere di essere il tuo boss se deciderai di accettare la mia proposta, prendendo a carico le conseguenze. Se entri nel giro grande, farai una grande corsa» il tono con cui pronuncia le ultime parole mi basta per capire a cosa si riferisca.
Decido di non pronunciarmi, di lasciarlo nel dubbio più assoluto. Sono venuto qui per recuperare la piazza per Damian e non me la giocherò di certo per una proposta rivolta esclusivamente a me.
Sento una caduta sorda e suppongo si sia seduto sulla sua poltrona. Il suono di un liquido che scorre mi fa intendere che si sia versato da bere un whisky pregiato o qualsiasi altra robaccia da ricchi sfondati.
Scommetto che se potessi vederlo, sarebbe vestito con un completo, magari blu, tipico da uomo di affari per bene, con una cravatta rossa.
«Sei uno di poche parole. Mi piace. Sarò io a farmi vivo, tu pensa alla mia proposta. Narciso ti saluta, Serpente d'oro.»
Deve rivolgere un cenno di assenso agli uomini davanti la saracinesca visto che la tirano su tanto velocemente che, il tempo di voltarmi, lui non c'era più.
𓆙
«Cazzo, finalmente. Dove eravate finiti?»
Esteban si tira su i pantaloni mentre la tipa di stasera si pulisce le labbra con il pollice. A giudicare dal mascara colato sulla sua faccia, direi che il mio amico ci ha dato dentro di brutto mentre ci aspettava.
«Complicazioni con Narciso. Kylian ha risolto.» Estelle si siede sul divano, rollando pigramente una canna.
«Possiamo parlare?»
Esteban mi afferra un braccio e si chiude la porta secondaria alle spalle. Attraversa il corridoio, conducendomi a una delle due uscite sul retro del locale. Noto che è agitato e resto li, ad osservarlo camminare avanti e indietro, mentre mi accendo una sigaretta.
È stata una giornata stressante e non ho erba con me, quindi fumare tabacco mi aiuterà a stendere i nervi o, per lo meno, inizierà a farlo visto che devo rimandare il mio incontro serale con la marijuana.
«Come stai?»
«Bene.» rispondo dubbioso.
«Un cazzo, Kylian. Bene un cazzo. Pensi che non lo veda? Hai la faccia distrutta da settimane, non dormi, fumi quella merda tutto il giorno e parli poco. L'altra sera hai dato di matto contro un gruppo di ragazzini perché credevi che uno di loro fosse Jacob, ora Estelle mi dice che hai pensato tu a Narciso. Sei pazzo, per caso? Hai idea di chi sia, si? Stai cercando di farti uccidere? Qual è il problema? Hai ricominciato a vedere Jacob?»
Resto in silenzio ad ascoltarlo, lasciandomi travolgere da una nube di fumo.
Mi sembra di vedere lui.
Mi sembra uno dei nostri momenti, in cui cercava di fare il duro per mascherare la paura che aveva quando mi ha visto reggere per la prima volta una dose di coca tra le mani.
«Non c'è nessun problema. Sto bene, te l'ho detto. Niente che non possa gestire come ho sempre fatto.»
Scuote la testa «Trascorrendo qui ogni fottuta sera? Bevendo fino a non ricordare come ti chiami? Cercando una persona disponibile a prenderti a botte?»
Sbuffo sonoramente.
«Sei diverso, Kylian. Sei cambiato da quando lui non c'è più ed io mi sento un amico di merda perché non posso aiutarti se tu non mi dici che ti passa per la testa. A prescindere dal gruppo, io e te ci siamo sempre stati l'uno per l'altro. Sono tuo fratello, puoi raccontarmi qualsiasi cosa.»
«Vedo Jacob già da un po', nulla di diverso rispetto al mese precedente. Andrà via, prima o poi.»
«Perché non provi a farti una bella dormita? Magari andrà meglio se non ti imbottisci di erba e pasticche»
Dei passi, sul terreno brecciato, risuonano, richiamando la nostra attenzione.
La sorella del mio amico ci interrompe, vendendoci incontro.
«Ste, sei qui. Mi dai una mano con le casse di birra? Veloce, ho lasciato il bancone»
La smorfia sul suo volto la dice lunga su quanto sia entusiasta di aiutare Laia.
«Non abbiamo finito, Kylian Void. Ricordalo.» mi punta un dito sul petto, poi va via.
Me ne resto appoggiato su un barile di legno, mentre li osservo rientrare dalla porta che conduce direttamente agli alcolici e aspiro.
Una folata di vento mi scompiglia i capelli e la tenda dalla quale siamo usciti io e Esteban si muove di poco, abbastanza per farmi scorgere un vestito bianco e dei tacchi fucsia con dei lacci che sembrano arrampicarsi sui polpacci della ragazza in questione.
Un angelo.
Un'altra folata.
Si trova in prossimità della tana e sono certo non sia stata invitata visto che non vedo Damian alle sue spalle e, tanto meno, il Serpente d'argento che è corso dentro poco fa per aiutare la barista.
Faccio un ultimo tiro e getto a terra quel che resta della sigaretta.
Cammino lentamente, mosso dallo spirito di curiosità e di protezione verso qualcosa che nascondo da fin troppo tempo: il lato più oscuro della mia vita.
Mi chiudo la porta alle spalle e, qualche passo più in là, la chioma rossa si sta fissando allo specchio.
È tornata nella semioscurità.
È tornata nel rosso.
Quando scelsi di illuminare la parte di corridoio che non ospitava il serpente, venni subito catturato dal colore del sangue, della potenza, della passione, del pericolo.
Chiunque varcasse quella soglia doveva capire di essersi messo nei guai, di non poter tornare indietro, di non avere vie d'uscita.
L'unico spazio bianco è concesso al protagonista, che se ne sta pigramente avvolto intorno a un ramo e osserva la nuova arrivata.
La studia, la analizza, in attesa di scoprire il suo punto debole e attaccarla proprio lì, dove fa più male.
La tana dei serpenti non è un posto per tutti, men che meno per una schiena delicata e candida come quella.
Il cambio di luce infastidisce i miei occhi, che ormai dovrebbero essersi abituati all'alternarsi del rosso e del bianco.
In bilico tra buono e cattivo, tra giusto e sbagliato.
Decido di sorprenderla alle spalle, proprio come solo un buon predatore può fare.
«Hai disperso la retta via, perfettina?»
Alza lo sguardo su di me e mi sembra di udire la frequenza dei suoi battiti cardiaci aumentare. Si irrigidisce contro il mio petto ma sostiene il mio sguardo decisa.
«Sto cercando una persona.» esordisce, con una voce delicata e allo stesso diffidente, sostenuta.
Non posso far a meno di rivolgerle un ghigno.
«Dicono tutte così. Dovresti trovare una scusa più convincente per avere l'opportunità di varcare quella porta. Ritenta. Prova di nuovo» le sussurro nell'orecchio.
È nervosa, si capisce da come muove le sopracciglia e le braccia, che stanno cercando il modo di fuggire dalla mia trappola.
Le concedo un attimo di aria e lei si volta, pronta ad andare via.
Le afferro il braccio per bloccarla.
«Come ti chiami, Rossa?»
Fa cadere gli occhi sulla mia mano stretta intorno al suo polso ma io non mollo la presa.
Il suo volto mi è familiare nonostante io sia abbastanza certo di non essermela scopata.
Perché, voglio dire, mani cosi perfette e curate non si dimenticano.
Resta in silenzio a lungo poi, intuendo le mie intenzioni, finalmente le sue labbra si muovo pronunciando un nome che sono certo resterà nella mia mente per un bel po'.
«Mars. Puoi chiamarmi Mars.»
Esortato da lei allento la presa finché non scivola lentamente via e sfila, in tutta la sua eleganza, verso la porta.
Non ho la più pallida idea di chi sia quella ragazza, ma ho un'incredibile voglia di alleggerire la tensione che si è insinuata nel mio corpo toccandola e conosco solo un modo per calmarla: scopare.
SPAZIO AUTRICE ✍🏻 🤎
Allora, allora, Angels. Questo è il primo capitolo con un pov del Serpente d'oro, oltre al prologo, ed è il mio regalo di fine anno.
Avete ufficialmente un vip pass per la sua mente (per l'altro dovete aspettare ancora un po', a meno che non siate cheerleaders o particolarmente dotate di 🍒).
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se è così lasciate una stellina per farmi ricevere il vostro supporto. 🌟
Vi amo, buona vigilia di capodanno. Alla prossima👼🏼
Ig: ilariasbooks_
TikTok: ilariastoriess
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