Serenata
Era quasi giunta la fine di una giornata estiva, il sole stava tramontando, colorando i palazzi con tutte le sue sfumature di arancione. Una leggera brezza dava finalmente sollievo agli abitanti della città dopo una giornata decisamente troppo calda per fare qualsiasi cosa, troppo afosa anche per suonare la chitarra.
Ermal si trovava da solo sul balcone,
i suoi ricci ribelli leggermente mossi dal vento. Aveva appena preso in mano la chitarra per strimpellare qualche accordo di una delle sue prime canzoni. La sua mente poi aveva iniziato a vagare e le sue mani avevano iniziato ad agire per conto proprio, mettendo insieme qualche accordo nuovo che in quel momento gli sembravano una buona base per una canzone nuova, perciò iniziò a scarabocchiare qualcosa su un pezzo di carta.
Venne riportato alla realtà dalla voce di Fabrizio, il quale gli aveva appena posato una mano sulla spalla.
Ermal si voltò per guardarlo, tenendo appoggiata in grembo la chitarra.
"Ermalì, non ce sta più niente in frigo, dobbiamo fa la spesa."
Il riccio sbuffò. "Eddai Fabbrì non andiamo, suoniamo un po' insieme!"
Fabrizio gli sorrise :" Dai che io c'ho fame e scommetto pure tu."
Ermal stava per replicare, ma venne tradito dal suo stomaco che brontolò, facendo ridere entrambi.
"Fabbrì io però non posso uscire, forse ho appena avuto l'ispirazione per una canzone nuova!"
Fabrizio lo guardò, gli passò dolcemente una mano fra i ricci e gli disse :" Ricciolè allora famo così, tu stai qua a scrivere e io esco."
Ermal sbuffò e mise il broncio, lo stava facendo perché voleva scherzare un po' e capì di essere riuscito nel suo intento quando Fabrizio alzò gli occhi al cielo e poi scoppiò a ridere.
Fabrizio gli lasciò un sonoro bacio sulla guancia e si girò per andare a prendere le chiavi della macchina per andarsene, dando le spalle ad Ermal che si era portato una mano sulla guancia dove l'altro l'aveva appena baciato, sorridendo come un adolescente alla prima cotta.
Fu in quel momento che ad Ermal balenò in mente un'idea, forse un po' smielata. Nonostante ciò la assecondò.
Fabrizio disse "Allora mo vado eh, ci si vede do-" ma venne interrotto da Ermal che iniziò a suonare.
"Fabbrì, non te ne andare - disse in maniera più teatrale possibile e poi iniziò a cantare - Lasciami le stelle, almeno so con chi parlare"
Fabbrì rimase un attimo perplesso, ma poi capì a che gioco Ermal stava giocando e si fece sfuggire una risata.
"Be' me pari un po' esagerato - disse - guarda che tornerò prima di sta notte!"
Ermal continuò imperterrito "A chi rivolgermi stanotte, perché tu non puoi restare. "
" Ermalì, t'ho detto che devo solo fa' un po' de spesa!"
Ermal proseguì "Volevo darti un aereo di carta, da lanciare nell'aria. "
Fabrizio rise ancora "Nun c'è mica bisogno che tu lanci in aria la lista della spesa, dammela a mano."
Ermal rimase comunque serio, cantava senza interrompersi "Ho scritto lì tutti i miei sogni per vederli andare via. "
" Te l'ho già detto, dimmi cosa te devo comprà e lo prendo, come sei melodrammatico!"
Ermal non riuscì più a trattenere un sorriso "Ti ho chiamato a bassa voce, ma tu non mi rispondi. "
"Fidate che te sento, è impossibile ignorarti anche volendo."
Ermal gli scoccò una finta occhiata truce, poi la sua espressione cambiò e lo guardo fisso negli occhi, trasmettendogli tutto l'amore che provava nei suoi confronti "Fra tutti i cuori in giro, dimmi in quale ti nascondi. "
Fabrizio sorrise teneramente, si avvicinò di nuovo a Ermal e gli appoggiò una mano sul cuore, guardandolo negli occhi.
Infine gli disse :" Nel tuo Ermal, nel tuo."
Ermal gli sorrise di rimando e in quel momento si sentì la persona più fortunata al mondo.
Erano nella loro bolla di felicità.
Questa bolla scoppiò quando lo stomaco di Ermal brontolò di nuovo e solo allora si rese conto di quanta fame avesse davvero.
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