Il figlio di Seraphin W.W.
18 anni dopo.
-Teo!- sua madre lo chiamava dall'entrata. -Teo!-
Era appena rientrata da uno dei suoi innumerevoli viaggi. Sospirò, lei era una rappresentante di una società farmaceutica, e girava per il mondo spesso. Suo padre un soldato sempre in missione, tornava spesso a casa, ma sempre troppo poco e la sua paura era non tornasse affatto. A 10 anni gli era stato spiegato che loro erano anche dei licantropi, che vivevano sotto protezione di un clan in quella cittadina sperduta nel buco del culo del mondo. Emise un ringhio sofferente. Amava i suoi genitori, ma odiava quella vita che aveva, a lui sarebbe piaciuto viaggiare, invece aveva i suoi studi, da umano, da licantropo, di strategie. Che poi cosa gli fossero servite non lo comprendeva. Erano una famiglia di borghesi, che viveva normalmente. Storse le labbra quando sentì sua madre spalancare di colpo la porta e saltargli al collo.
Odiava i suoi ritorni, lo trattava come un cucciolo, tutto un sbaciucchiamento. Era grande per certe effusioni, soprattutto fatte dalla madre. -Bentornata Ma'.- le disse a mo' di saluto.
-Allora come è andata a scuola? Gli esami?-
Ecco se c'era una cosa che odiava era tutte quelle domande e quel chiacchiericcio che faceva ad ogni suo ritorno. Parlava, parlava, parlava. Alle volte si chiedeva pure se respirasse.
Il suo lupo mentalmente gli diede uno schiaffo morale. "La mamma è la mamma, e noi la amiamo così..."
"Sì è vero..." le fece un enorme sorriso. Era piccola a suo confronto, aveva preso l'altezza dal padre, il colore degli occhi, e i lineamenti del viso. I capelli erano neri come quelli di lei. Da lupo invece era una combinazione particolare, era bianco con le zampe, la punta della coda e una macchia sulla fronte, nere. Un miscuglio strano, che alle volte aveva sortito effetti ilari nei suoi amici che ora lo chiamavano "DirtySocks" calzini sporchi, come se fosse divertente. A lui non importava, di quelle stupidaggini e nemmeno che aveva la parte femminile della scuola che gli correva dietro come tante cagne in calore. Aveva avuto ragazze, aveva avuto con alcuni rapporti, ma erano insulse, stupide e volgari.
-Teo mi stai ascoltando?- sua madre lo riprese guardandolo come se si aspettasse una qualche sorta di risposta.
-No pensavo ai compiti...-Rispose evasivo.
-Ho detto che siccome fra un po' è il tuo 18esimo compleanno, potresti dare una festa qui, la settimana prima, perché poi lo sai che partiamo per andare dai nonni...-
Lui si strinse nelle spalle. -Ok, ma lo sai che a me non importa...-
-Una piccola festicciola fra pochi amici? Con pizza e altre schifezze?-
Ecco là il lato salutista di sua madre, cose che per ragazzi normali della sua età mangiavano sempre, per lei diventavano "schifezze", però era adorabile che gliele permettesse di tanto in tanto.
-Ok, chiamerò i soliti amici Ma'...- le rispose dolcemente baciandola sulla guancia.
-Ci sarà anche tuo padre dai nonni...-Gli sorrise vedendo come girava veloce di scatto la testa.
-Gli hanno dato una licenza?-
Lei saltellò tenendogli le mani fra le sue, alle volte sua madre si comportava come una ragazzina.
-Sì...Sì...Sì...e poi non si perderebbe i tuoi 18 anni nemmeno sotto tortura...-
Adorava i suoi nonni, erano adorabili, stavano sempre a tubare come ragazzini, come pure i suoi genitori, aveva solo i nonni da parte del padre. I genitori di sua madre erano morti in un incidente. Vedeva sempre una punta di tristezza nei suoi occhi quando lei gli raccontava di loro.
Sua madre gli baciò una guancia e trotterellò via dalla sua camera, canticchiando felice. Alle volte gli dava fastidio quel troppo essergli addosso, ma poi quando era via per giorni, ne sentiva la mancanza. Un rumore alla finestra lo fece voltare di scatto. Corse a vedere e guardò giù.
"Merda, Sarah, che vuole ora questa?" sospirò guardandola e aprendo la finestra.
Sarah una ragazza di 17 anni, fisico atletico, licantropa, bionda, occhi neri, lineamenti insulsi, e occhiali. Ebbene sì una licantropa con gli occhiali, mai sentita una cosa simile. Teneva sempre degli enormi occhiali sul naso. Non gli dava fastidio, erano amici, ma alle volte era troppo invasiva e la cosa lo rendeva irritabile.
Con un balzo agile arrivò alla grondaia, dove si arrampicò con destrezza per poi saltare dentro la sua stanza.
-Sarah, ti hanno mai parlato di una cosa che si chiama campanello e di un'altra che si chiama porta?-
Lei si strinse nelle spalle ridendo.
-Tanto sai bene che mia madre sa già che sei qui...-
Stesso gesto di prima con le spalle, camminò per la stanza prendendo una palla da tennis che aveva sul suo tavolo, iniziando a lanciarla per aria.
-Che c'è Sarah?-
-Fra poco compirai 18 anni...potresti trovare la tua Mate...-
Ma perché avevano tutti la fissa dei Mate? A lui di queste cose non gli interessava, il suo sogno era quelli di poter viaggiare, di correre libero nei boschi...invece, doveva studiare e le rare volte che riusciva a correre era sempre accompagnato da qualcuno.
Teo sospirò. -Sono cose di cui non mi interesso...-
"Bugiardo" la voce del suo lupo lo fece ridere.
"Quello interessato ad una campagna, sei tu non io" lo riprese mentalmente.
-Farai una festa per il compleanno?-
Teo si strinse nelle spalle. -Il solito, pizza, schifezze e un buon film con pochi amici...- la guardò e gli parve che per un attimo fosse delusa.
-Oh...ok...- Guardò l'ora. -Ora vado prima che Jimmy venga a cercarmi...-
Jimmy era il fratello di Sarah e uno dei suoi migliori amici, era come un braccio destro.
Lei si avvicinò alla finestra. -Poi andrai dai tuoi nonni?-
Teo annuì, era parso a lui o lei aveva una voce triste.
La vide tentennare per qualche attimo, lui si era seduto nel frattempo sulla sedia e la vide che tornava indietro con passo sicuro, mentre lo fissava dritto negli occhi. Per alcuni attimi Teo sentì il cuore perdere qualche colpo. La vide avvicinarsi tanto con il volto al suo e lo baciò. Dopo un istante di sorpresa, Teo, o meglio la sua parte lupo, la strinse a se baciandola con forza infilandole la lingua in bocca. "che stai facendo?" gridò mentalmente al suo lupo.
Con grande sforzo la staccò da sé. La guardò corrugando la fronte. Era arrossita, gli occhiali le stavano storti sul naso e aveva le labbra gonfie dei suoi baci. -È tardi, Sarah...- Le ringhiò mentre la spingeva verso la porta.
Lei annuì alzando la testa fieramente e uscendo a passo di marcia, quasi fosse arrabbiata.
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