settembre 1998
resta ancora un po'
La guerra è finita.
Siamo tornati in una scuola che ha perso i suoi vecchi segreti.
A terminare ciò che avevamo cominciato prima che gli amici morissero, che le coperture cadessero, prima che il mondo aprisse gli occhi.
Ti ho dato del codardo ieri.
Sapevo dove colpire.
E ho colpito.
Non sei un codardo Severus Piton.
Sei un uomo che ha visto la sua vita disintegrarsi.
La sua anima disintegrarsi.
Il suo amore disintegrarsi.
Un uomo che ha guardato il male negli occhi, senza lasciarsi sconfiggere dalla paura.
E adesso hai paura di me.
Hai sempre avuto paura di me.
Da quel giorno in biblioteca, quando ti ho sputato in faccia un sentimento a cui non potevi credere.
Non potevo crederci nemmeno io.
Ma per la prima volta la vita mi stava sfiorando.
E non era la vita di qualcun altro.
Non era il destino di Harry, non erano le paure di Ron.
Non era la vita di un personaggio inventato per me, custodito in un libro impolverato.
Era la mia vita, erano i miei sentimenti.
Le mie paure, il mio brivido.
Forse era anche il tuo.
Già allora.
Ma faceva paura, vero Severus?
Più della morte, più degli occhi iniettati di sangue di un mostro assassino, più di quelli verdi che popolavano i tuoi incubi.
Non sapevi ricevere amore Severus Piton.
E non sei bravo a farlo neppure adesso.
Ora che ci sono i miei occhi a specchiarsi nei tuoi.
Due occhi vivi, forse addirittura troppo.
E adesso sei in piedi di fronte ad una lavagna stracolma di formule che conosci a memoria.
Scruti una classe che ancora ti teme.
Nonostante tutto.
E scruti me, di sfuggita.
Vuoi che io ti veda.
E io ti guardo.
Perché non posso fare altro.
Hai ragione tu Severus.
La saccente ragazzina so-tutto-io è morta in quella catapecchia, cercando con tutte le sue forze di salvarti la vita.
Adesso davanti a te c'è una donna, che ti ama.
Una donna che, nel tuo modo assurdo, ami anche tu.
E non lo diresti mai.
Ma io lo so.
Questo mi basta.
E' l'ultima lezione di questa giornata infinita.
Vorrei solo che uscissero tutti.
Vorrei averti davanti a me.
Severus.
Non il professor Piton.
Quel Severus che vedo solo io.
Di cui tutti ignorano l'esistenza.
Perlomeno tutti quelli ancora vivi.
La campanella suona.
Sai che non andrò via.
Vedo il tuo sguardo luccicare sotto la maschera che ti porti incollata al volto.
Ormai lo so.
E non cerco più di strappartela.
Se non quando siamo soli.
L'uno davanti all'altra e, timidamente, lasciamo che questo assurdo sentimento esploda in tutta la sua forza dirompente.
I miei compagni escono.
Harry mi guarda.
Sa che resterò qui.
Non sa perché.
Forse lo sospetta per un attimo, per poi negarlo a se stesso con più prepotenza di prima.
Non mi importa.
La classe si svuota.
Ti appoggi alla cattedra e mi guardi.
Lo faccio anche io.
Sorrido.
Mi tendi la mano.
Mi avvicini al tuo corpo.
Mi baci la spalla, poi il collo.
Mi lascio trasportare dalle tue mani che si insinuano sotto i miei vestiti.
Con un incantesimo fatto di fretta blocchi la porta.
Ti prendo il viso tra le mani.
Porto i tuoi occhi davanti ai miei.
So cosa sta per succedere.
E lo desidero come non ho mai desiderato nulla in tutta la mia vita.
Il tuo sguardo è accecante.
Affondi le dita tra i miei capelli.
Avvicini la mia bocca alla tua.
Mi baci.
Con una passione che sento togliermi il respiro.
Sento il sapore della tua lingua superare le mie labbra.
Ti voglio ancora di più, adesso.
Lascio che le mie mani corrano a liberare ogni bottone della tua casacca.
Sono piccoli, si incastrano.
Interrompono il mio lavoro frettoloso.
Faccio forza e li strappo.
Mi guardi divertito.
Mi sfili la maglia.
Mi slacci il reggiseno che cade su un pavimento gelato.
La tua mano risale le mie cosce, si intrufola sotto le mie mutandine che non bramano altro che di raggiungere a terra il resto della mia divisa.
Lo fai, le lasci scivolare sulle mie gambe nude.
Ti allontani, mi osservi.
Sorridi ancora.
Un sorriso che vale più di tutte le parole che vorrei sentirti dire.
Mi volti, mi siedi sulla scrivania.
Le tue mani carezzano il mio seno in un gesto delicato.
La tua bocca le raggiunge.
E io gemo di piacere.
Scendono sulle cosce.
Ti avvicini lentamente mentre il mio respiro accelera.
Le tue dita si insinuano nel mio corpo e io smetto di respirare.
Mi baci.
Un urlo scappa al mio controllo.
Inarchi un sopraciglio, in quel modo arrogante e magnifico che ti caratterizza da sempre.
Scagli un nuovo incantesimo sulla porta.
Sai che quello di prima non e più sufficiente.
Ti bacio.
Prendo i tuoi fianchi con le mani.
Ti avvicino.
Lascio che le mie dita corrano a slacciare i tuoi pantaloni.
Non mi lasci finire.
Lo fai tu.
Con una mano allarghi le mie cosce.
Entri dentro di me.
Sono contenta che tu abbia fatto un nuovo incantesimo a quella maledetta porta.
Poggi le mani sul bordo della scrivania.
Mi baci.
Con una spinta mi possiedi ancora.
E ancora.
E ancora.
Affondi il viso nell'incavo della mia spalla.
Un sospiro sfugge alle tue labbra.
E io esplodo.
E' un orgasmo talmente forte da fare quasi male.
Come lo è stato il mio amore per te.
Scoppiato per sbaglio in una biblioteca deserta.
Mi guardi negli occhi.
Sorridi.
Mi baci.
Con dolcezza.
Lasci che le tue labbra sfiorino le mie.
Ricominci a muoverti.
Non puoi più aspettare.
Non voglio farlo nemmeno io.
Una spinta profonda come la prima.
E tu sei qui, nudo tra la mia carne.
E io penso di non essere mai stata più felice.
Mi baci.
Con foga.
Tremi un istante.
Sospiri.
Sento il tuo piacere scivolare fuori dal tuo corpo per invadere il mio.
Ti abbraccio.
Ti accarezzo la schiena nuda.
Ti allontani.
Sorridi ancora.
Mi baci la fronte.
Resto immobile a guardarti recuperare la tua casacca dal pavimento.
Con un colpo di bacchetta aggiusti i bottoni che ho strappato.
Ti lasci scappare quella che assomiglia terribilmente ad una risata.
E io sono nuda in un sotterraneo gelato, perdutamente innamorata di te.
Avvolgi il mio copro con il tuo mantello.
Poi con le tue braccia.
Mi baci ancora.
- "La lezione è finita signorina Granger... Ma resta ancora un po'."
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