Adesso salva me

Maggio 1998
Adesso salva me

Lampi di luce saettano ovunque.
Quelli che un giorno erano stati magnificenza e splendore adesso sono ricordi affogati da un cumulo di macerie.
Tutti corrono.
Scappano.
Gridano.
In molti combattono.
Per qualcuno questa battaglia sta rappresentando un'occasione di rivalsa.
Sono i più pericolosi.
Quelli che hanno avuto paura per tutta la vita e che adesso, invece, sembrano non temere nulla di fronte alla morte.
Obbligandoci ad avere qualcuno in più da dover salvare.
Abbiamo passato mesi nascosti nelle foreste.
In una tenda sempre più logora.
Mesi in cui ho ingannato e tradito.
Nei quali mi concedevo ad un amico innamorato.
Immaginando le mani di un altro.
Gli occhi di un altro.
Ma avevo così dannatamente bisogno di sentirmi viva.
E adesso corro verso la biblioteca.
Spalanco la porta.
Quando sei uscito dalla sala grande in una nuvola di fumo sapevo che ti avrei trovato qui.
Sapevi che sarei corsa qui.
-    "Vattene ragazzina!"
La tua voce è gelida.
Ma è cosi diversa da quella che ricordo.
Non ti sei nemmeno voltato.
Mi hai sentita arrivare.
Come sempre.
-    "Ti prego, guardami"
La mia è una supplica.
Ti volti.
Sei così diverso.
Così stanco.
-    "Dimenticati di me, di tutto quello che hai visto..."
Sussurri.
Nella tua voce si mischiano rabbia e tormento.
La maschera a nascondere il tuo volto di uomo pieno di fantasmi.
-    "Sei la cosa più simile a me. Anche se ti ostini a non volerlo sentire!"
Te lo dico di fretta.
Come ho sempre fatto.
Perché adesso non c'è più tempo.
-    "Volevo solo che tu lo sapessi..."
Tu.
Non professor Piton.
Tu, Severus.
Ti sorrido.
Tu resti immobile a stagliarti su una vetrata affacciata sull'orrore.
Non parli.
Non lo hai mai fatto.
Non lo farai neppure adesso.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Mi volto.
Vado via.
Il nostro tempo è finito.
La battaglia infuria rubandoci minuti che non torneranno mai più.
Siamo entrati nella scuola questa mattina.
Una scuola che ti vede preside.
Nero, elegante e impassibile.
All'inizio mi è stato quasi impossibile riconoscere l'uomo che si teneva la testa tra le mani, inginocchiato in un prato, in preda a lacrime di disperazione.
Hai affrontato Harry in sala grande.
Lo hai fissato dritto negli occhi.
Poi hai spostato lo sguardo.
Lo hai puntato su di me.
E io ti ho sorriso, in mezzo al terrore.
Minerva ti si è parata davanti.
Anche lei è stanca.
Vecchia.
E sola.
Avresti potuto ucciderla con una facilità quasi imbarazzante.
Invece sei rimasto fermo.
E io ho riconosciuto lo sguardo che mi ha fatta innamorare.
Quello di un uomo che a fatto a brandelli la sua anima una volta di troppo.
Ti sei avvolto nel tuo mantello nero.
Sei volato via.
Codardo, ti ha chiamato.
Non può saperlo Severus.
Hai finto troppo bene.
Per troppo tempo.
E adesso sono qui a correre su una strada che mi allontana da te, ancora una volta.
Sono qui, mentre vorrei solo tornare indietro.
A dirtelo ancora una volta.
Mi sono innamorata di te Severus Piton.
E continuo a crederti.
Ancora.
Sempre.
Mentre tutti ti chiamano traditore.
Assassino.
Non l'ho mai detto a nessuno, nemmeno ai miei amici.
Avevo così paura di vanificare gli sforzi della tua vita distrutta.
Forse avrei dovuto dirglielo.
Avrei dovuto urlarlo ad un mondo che non mi avrebbe creduto.
Raggiungo Harry su una scala che ha perso il suo splendore.
I cadaveri giacciono immobili sulle pietre martoriate.
Li supero.
Ha scoperto l'ultimo Horcrux.
Il serpente.
Sa dove trovarlo.
Corre a perdifiato verso una catapecchia che anni fa ci faceva tremare di paura.
Adesso poche cose possono farcela.
Paura.
Lui sempre davanti.
Io sempre dietro.
Ron arriva trafelato.
Ha il viso sporco di sangue.
Sorride.
Raggiungiamo il passaggio sotto il platano picchiatore.
Lo inforchiamo ansimando.
Invadiamo un ambiente denso di polvere.
Mi fermo.
Sento il respiro mancare.
E sento la tua voce, provenire da una stanza al piano di sopra.
Ti sei smaterializzato qui, pochi istanti prima di me.
Il cuore si ferma.
Sono incredula e terrorizzata.
Due lacrime mute scivolano a solcarmi le guance.
Trattengo a stento l'impulso di correre da te.
Ancora.
Un sibilo velenoso invade l'aria rivelandoci il tuo interlocutore.
Tremo.
Mi libero dalla presa di Ron.
Adesso mi da fastidio.
Tutto mi da fastidio.
E ho paura.
Adesso si.
-    "Sei stato un servo bravo e fedele, Severus"
La sua voce è priva di vita.
-    "Ma solo io posso vivere per sempre!"
Smetto di respirare.
-    "Nagini, uccidi!"
La nausea si impadronisce del mio stomaco mentre intuisco il vomito caldo risalirmi la gola.
Mi sento svenire.
Un colpo secco.
Come di un corpo che cade.
Il tuo corpo.
Che cade.
Un fruscio.
E il male sparisce in una nuvola di fumo nero.
Sei solo nella stanza adesso.
Ripesco il coraggio nell'ultimo anfratto del mio petto.
Spalanco la porta.
Sei accasciato a terra.
Gli occhi semichiusi.
Il sangue che zampilla dal tuo collo bianco macchiando la tua casacca ancora impeccabile.
Harry mi supera.
Corre da te.
Si inginocchia al tuo fianco.
Mi manca il coraggio di vederti morire, Severus.
Dai tuoi occhi sgorga una lacrima.
Piango anche io.
-    "Prendila!"
La tua voce è flebile.
Harry si volta chiedendo un qualsiasi oggetto che possa contenere il ricordo che ti scivola sul volto.
Gli porgo un'ampolla.
Io organizzata, preparata, insopportabile grifondoro che osserva impotente il suo amore morire.
-    "Guardami..."
Harry si volta.
Affonda i suoi occhi verdi nei tuoi.
Sorridi.
-    "Hai gli occhi di tua madre!"
La tua voce è rotta dal dolore.
Dai ricordi di una vita ingiusta.
Dal rimpianto.
E io vedo quell'uomo, ancora.
Quello che ho scoperto per sbaglio in una biblioteca deserta.
Quello che amo.
Malgrado la guerra.
Malgrado l'orrore.
Malgrado la paura, la disperazione, le maschere e le finzioni.
Corro verso di te.
Prendo Harry per la spalla.
Lo scanso bruscamente.
-    "Vai al pensatoio... Guarda chi è Harry!"
Lo dico piangendo.
Mi guarda sbigottito per un istante.
Sembra non capire.
Poi si alza e sparisce giù da una scala traballante.
Ron fa per seguirlo.
Poi si ferma.
-    "Vieni Hermione, non c'è piu niente da fare per lu..."
-    "Stai zitto Ron! Zitto!"
Urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
E piango.
Disperata.
Lui non capisce.
Non ha mai capito niente.
Il suo viso saetta un istante dai miei occhi a quelli di Harry.
Poi esce dalla stanza.
Lo segue.
E io sono sola con te.
Di nuovo.
Ti premo le mani sul collo.
Le mie dita si riempiono del tuo sangue.
I miei vestiti si riempiono del tuo sangue.
Il mio cuore.
-    "E' giusto cosi Hermione. Ho mantenuto la mia promessa."
La tua voce è così sottile che faccio fatica a sentirla.
Ti guardo.
Non c'è più ombra della maschera, adesso.
Sei troppo stanco.
-    "Stai zitto professore!"
Sussurro.
Con una mano ti sfioro la fronte.
Fai per scansarti.
Poi ti lasci toccare.
E io lo faccio.
Accarezzo il tuo viso mentre disperate lacrime calde accarezzano il mio.
Recupero la borsetta di perline che mi porto dietro da mesi.
Ci frugo dentro in modo frettoloso.
Trovo una pozione cicatrizzante.
Una tua pozione.
L'ho rubata dalla tua aula prima che la nostra fuga cominciasse.
La riconosci.
Sorridi sarcastico.
Con quel briciolo di forza che ancora ti resta.
Impossibile, meraviglioso mago.
Mi tiro su le maniche.
Guardi il mio braccio deturpato dalla follia di Bellatrix.
Poi alzi lo sguardo e lo punti nei miei occhi gonfi di lacrime.
Il sangue è troppo.
La tua luce si sta spegnendo.
Premo sul tuo collo con tutta la forza che riesco a trovare, mentre stappo con i denti questa boccetta piena di speranza che non vuole aprirsi.
La colo sulle tue ferite.
Cerco di ricordare tutti i libri che ho letto, tutte le nozioni che ho imparato.
Di usare tutto il tempo che ho buttato.
Per salvarti la vita.
Ti prendo la mano.
La stringo.
Come sono lontani i tempi in cui una ragazzina impaurita tremava davanti al tuo sguardo tagliente.
Come sei diverso adesso.
Così impotente.
Così fragile.
Così uomo davanti ai miei occhi che non riescono a smettere di lacrimare.
Sento il tuo respiro farsi più debole.
La presa della tua mano affievolirsi.
-    "No Severus! No..."
Urlo fino a farmi uscire i polmoni dalla gola.
Con tutta la disperazione che mi impedisce di respirare.
-    "Ti prego Severus... Il tuo lavoro non è ancora finito! Salva me!
Adesso devi salvare me..."
Mi chino sul tuo petto.
La tua casacca fradicia di sangue e di lacrime.
-    "Io ti amo!"
Silenzio.
Non sento il tuo cuore.
Non sento più nemmeno il mio.
Le mani strette nelle tue.
Anche la polvere è immobile.
Resto così.
Ferma sul tuo petto, senza il coraggio di continuare a vivere.
La tua mano si stringe intorno alla mia.
Mi alzo.
Ti guardo.
L'aria mi entra impetuosa nei polmoni.
I tuoi occhi sono aperti.
Mi osservano.
Sorridi.
Uno sorriso obliquo.
Il tuo maledetto, bellissimo, beffardo sorriso obliquo.
-    "Cocciuta, piccola, impossibile grifondoro..."

In questo capitolo ho fatto un po' un mix, lo so. In alcune parti qualche citazione del film è saltata fuori. Ma mi è venuta in mente così e così l'ho scritta.
Vi ringrazio come sempre per aver letto la mia storia. Fatemi sapere cosa ne pensate!

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