Capitolo 6
EMMALINE
Mi morse il labbro costringendomi a schiudere le labbra. Non che dovesse fare chissà quale fatica. Io desideravo la sua bocca come l'acqua un assetato. Cedetti facilmente dandogli libero accesso. Intrecciai la lingua con la sua. Danzarono insieme.
Il calore che proveniva dal suo corpo sembrava bruciarmi. Ero incollata a lui. Sentivo la sua erezione. In quel momento non c'era niente che volessi più di lui. Era rude, odioso e tante altre cose detestabili, ma al mio corpo non sembrava importare. Mi afferrò sotto le natiche posizionandomi sulla sua erezione sempre continuando a baciarmi, a divorarmi. I vestiti erano di troppo, ma anche così la stimolazione era fortissima. Rischiavo di venire. Anzi, c'ero quasi.
Si staccò un attimo dalla mia bocca per sussurrarmi con voce roca. - Sei così recettiva ... -
I suoi occhi ambrati sembravano due fari tanto erano accesi. Ne ero ipnotizzata. Il mondo non esisteva più.
- Duncan! - Il richiamo di Black ci riportò alla realtà. Lui si staccò da me poco delicatamente.
- Andiamo. - Senza guardarmi, aprì la porta e cominciò a scendere le scale come se nulla fosse successo. M'incamminai dietro di lui.
Uscita dal palazzo, vidi gli altri già sistemati dentro una macchina nera di grossa cilindrata fema dall'altra parte del marciapiede. Attraversai ed entrai nell'abitacolo, sistemandomi dietro con Acheron. L'aria dentro era satura di eneregia. Duncan era silenzioso, non aveva più aperto bocca. Il viaggio fu breve.
- Siamo ancora in pieno centro città! - Esclamai sorpresa. Avevo pensato che la casa-bunker fosse fuori, non nella parte più frequentata della città. Scendemmo dall'auto. Black fece strada con i due trasportini, lo seguii con Acheron; Duncan chiudeva la fila. Black svoltò bruscamente in un vicolo cieco. Si fermò, si guardo in giro, poi appoggiò le mani su di un muro fatiscente. Improvvisamente questo cominciò a tremolare. L'attimo dopo lui e i gatti erano spariti.
Non ebbi tempo di sorprendermi perché Duncan mi spinse. - Va! Fai la stessa cosa che ha fatto lui. - Feci un respiro profondo e appoggiai le mani al muro nello stesso punto in cui lo aveva fatto Black. Entrai letteralmente nel muro. Nessuna resistenza. Passai dall'altra parte.
Quello che mi apparve davanti agli occhi era incredibile. Un grande viale alberato portava ad una villa in stile rinascimentale. Dietro questa sembravano stagliarsi kilometri e kilometri di bosco. Com'era possibile nel centro della città?!
Quasi leggendomi nel pensiero, Black rispose. - Siamo in un'altra dimensione. Il muro è un portale. Andiamo. -
Ancora sconcertata gli andai dietro. Dal portone della villa uscirono un ragazzo ed una ragazza che mi sorrisero. - Era ora! - Disse il gigantesco ragazzo biondo. - Io sono Garret, Emmaline. -
- Bene, tutti sapete chi sono; non abbiamo neanche il problema delle presentazioni. - Ricambiando il sorriso, gli strinsi la mano che mi porgeva. Aveva l'aspetto di un surfista californiano ed emanava vibrazioni positive. Per la prima volta da che era iniziato quel delirio, mi sentii a mio agio.
- Sono il secondo di Duncan, nonché tua scorta personale e tutto quello che vorrai. - Disse facendomi un inchino scherzoso. Questo ragazzo mi piaceva!
La ragazza che fino a quel momento si era tenuta in disparte, si fece largo tra gli altri per arrivare a me. - Ciao, io sono Leila, la sorella di Duncan. -
Era molto alta e bella, la versione femminile del fratello. Una cascata di morbide onde color miele le incorniciavano un viso a forma di cuore, in cui spiccavano due occhi leggermente allungati come quelli di Duncan, ma di colore diverso. Erano di un verde chiarissimo.
- Vieni dentro. Sarai stanca e vorrai riposarti un po'. Poi penseremo a come sfamarti. - Anche lei come Garret aveva dei modi molto cordiali. L'unico licantropo scortese era Duncan, che ora mi girava le spalle e non sembrava neanche accorgersi della mia presenza. Lo preferivo in modalità rompipalle piuttosto che in quella fredda indifferenza, come se prima di uscire da casa mia non fosse successo niente fra di noi.
Entrai nella casa. Era bellissima! Un ampio salone con il pavimento a scacchi bianco e nero era contornato da due scalinate di marmo che si univano in alto in un ballatoio, da cui si dipartivano una serie di corridoi.
- La tua stanza è di sopra. Vieni. - Leila mi fece strada. La seguii con Acheron al seguito, mentre gli altri rimasero giù. - Abitate tutti qui? - Chiesi.
- No. Qui abita solo Black. Noi del branco ci siamo sistemati nel bosco dietro la villa; ci sono una serie di cottage. Te li mostrerò un'altra volta. -
Quindi avrei abitato quell'immensa villa con l'ex angelo. Quasi captando il mio pensiero, Leila continuò. - Non ti sentirai sola. Io sarò spesso qui e poi Duncan e Garret ti alleneranno. Ci avrai spessissimo fra i piedi. - Arrivate sul ballatoio, Leila svoltò verso il primo corridoio a sinistra. Lì si snodavano quattro porte. Aprì l'ultima in fondo. - Spero che ti piaccia! -
Entrai. La stanza era enorme. Più grande di tutto il mio appartamento. I mobili erano in stile moderno, tutti bianchi. - Ti stiamo tenendo d'occhio da un po' ... Abbiamo cercato di ricreare l'ambiente di casa tua. -
- Grazie ... - L'ambiente in effetti mi sembrava familiare, ma l'idea di essere stata tenuta sotto controllo in modo così intimo da chissà quanto tempo, mi faceva sentire a disagio. - Da quanto tempo mi spiate di preciso? - Il tono di voce mi uscì molto più aspro di quello che avrei voluto. Ma Leila mi rispose senza scomporsi. - A fine agosto Black è venuto da noi dicendoci che aveva avvertito la tua presenza in Italia. Ci siamo precipitati qui aspettandoci una neonata da accudire e invece abbiamo trovato te! -
- Sia Black che Duncan erano sconvolti quando ti hanno vista, soprattutto mio fratello ... -
- Immagino ... Non c'è molta simpatia tra di noi. - Eccetto quando ci saltiamo addosso aggiunsi mentalmente.
Leila cercò il mio sguardo. - Mio fratello è il Lykaon. Prende molto sul serio il suo ruolo. Per quanto riguarda te, suo padre prima di morire gli ha fatto promettere di proteggerti ad ogni costo. Tu sei, insieme al branco, la sua eredità. -
Non sapevo che pensare, né come sentirmi riguardo a tutto ciò. Duncan con me era odioso, ma allo stesso tempo mi attraeva visceralmente. Il suo bacio ancora mi bruciava sulle labbra. Il mio corpo sentiva la mancanza di quello di lui da quando ci eravamo staccati da quel bacio infuocato. Lui invece sembrava essersene dimenticato. Ero "un suo dovere". Peccato, perché avrei voluto essere il "suo piacere". Quei pensieri erano pericolosi. Dovevo sforzarmi di reprimere quell'attrazione.
Scrollai le spalle non trovando nulla da rispondere a Leila, che dedicandomi un ultimo sorriso mi disse, uscendo dalla camera, che sarebbe venuta a chiamarmi per la cena.
Mi stavo ancora guardando intorno, quando bussarono alla porta, con buona pace del mio riposo. Garret entrò con Acheron dietro e i trasportini con i gatti. - Duncan mi ha chiesto di chiederti dove sistemarli. Ci sono varie stanze libere su questo piano, se non vuoi tenerli qui. -
- Grazie, ma staranno con me. Lasciali qui! - Aprì i trasportini e fece uscire i due gatti. - Da questa portafinestra si accede ad un terrazzo coperto. La gattaiola è abbastanza grande anche per il cagnetto. - Lo seguii e mi immersi in quel terrazzo che sembrava riecheggiare il giardino dell'Eden. Ma quanto era grande la villa? Storm aveva già trovato il suo posto dentro la cabina armadio, mentre Acheron e Phebe erano venuti ad ispezionare il terrazzo con me.
Guardai Garret che era rimasto impalato a fissarmi. Anche questo lupo era bello. Avevo il sospetto che tutti gli esseri soprannaturali lo fossero. Sembrava un surfista con il sorriso sempre sulle labbra alla ricerca dell'onda da cavalcare. Mi piaceva. Con lui mi sentivo a mio agio. Anche se intravedevo qualcosa di ferino, che cercava di tenere nascosto, al contrario di Duncan che lasciava trasparire tutta la sua pericolosità.
- Non preoccuparti di Duncan, il capo prende i suoi doveri talmente sul serio che diventa scorbutico e prima o poi si trasformerà in un vecchio palloso come Black ... -
- Almeno Black non azzanna! -
Il suo sorriso si spense e si fece serio. - Ascoltami. Black può sembrarti tranquillo, ma è stato un angelo molto potente, anche se cerca di mantenere un basso profilo. Inoltre non ha rivelato a nessuno "chi era". Sai quanti angeli e demoni riescono a controllare due elementi come lui?! Meno di una decina. Black, nonostante sia un Caduto riesce ancora a controllare due elementi come i"pezzi grossi": Lilith, Lucifero, Michele, Gabriele ... -
Lo interruppi. - Non ti fidi di lui? -
Scosse la testa. - Per quanto riguarda la tua protezione, ciecamente. Ti vuole sana e salva come lo vogliamo noi. Ma è pieno di segreti e questo mi fa pensare. - Si fece più vicino. - Ricordati sempre che Black e Duncan potranno essere ora forse più forti di te, ma domani potresti superarli. In ogni caso il capo sei tu! Non devono solo proteggerti, ti devono obbedienza! - Detto ciò, si chinò su di me e posò lievemente le labbra su di me. Poi uscì.
Wow, quella era ufficialmente la giornata dei baci! Certo, quello di Garret sembrava più affettuoso che altro e non era paragonabile "all'assalto" di Duncan. Dovevo smatterla di arrovellarmi su quei pensieri, perciò decisi di andare al piano di sotto a vedere se la cena era pronta.
Uscii di camera e mi diressi verso il grosso salone al piano terra dove trovai Leila. - Stavo venendo a chiamarti. - Mi prese delicatamente per un braccio e mi trascinò verso una porta in fondo al salone, a cui non avevo fatto caso appena arrivata. Mi trovai di fronte ad una spaziosa e moderna cucina. In quella casa gli ambienti piccoli erano banditi. Anche il bagno che avevo in camera era enorme.
Ai fornelli trafficavano un uomo e una donna sconosciuti, mentre al tavolo erano seduti Black, Garret ed una rossa mozzafiato. Quando feci il mio ingresso, tutte le teste si girarono verso di me. Black si alzò venendomi incontro. - Vieni a sederti, Garret già lo conosci, lei é Sabine, del clan Mc Carthy. - Disse indicando la rossa, che mi rivolse un'occhiata di sufficienza, poi si voltò verso Black. - Pensavo fosse ... "diversa"! -
Ecco un altro licantropo decisamente odioso. Era stato troppo bello pensare che lo fosse solo Duncan. Black rivolse a Sabine uno sguardo di riprovazione, poi continuò le presentazioni. - Questi sono Serra e John Mc Carthy. - Entrambi mi vennero incontro e mi strinsero la mano. Sembravano amichevoli. - Ci occupiamo di sfamare tutti. - Disse sorridendomi John. - Siediti cara, tra poco sarà pronto. - Aggiunse Serra.
All'improvviso un'ondata rovente mi invase il corpo. Duncan era arrivato. Ignorandomi prese posto tra la rossa e sua sorella. Facendo finta che quel gesto scortese non mi avesse minimamente toccata, mi accomodai anche io tra Garret e Black, di fronte all' "amabile coppia" Duncan-Sabine. Garret e Leila si informarono se la stanza fosse di mio gradimento e Black aggiunse che se avessi voluto cambiare qualcosa, avrebbero provveduto quanto prima.
Le pietanze vennero servite, tutti si sedettero ed ebbe inizio la cena. Purtroppo non me la godetti per niente. Mentre fingevo di prestare attenzione alla conversazione che si svolgeva tra Garret, Leila e Serra, i miei occhi andavano sui due commensali di fonte, che non facevano altro che toccarsi e amoreggiare dimentichi degli altri. A parte che era da maleducati amoreggiare a tavola, lui era quello che poche ore prima aveva amoreggiato con me. invece ora non solo mi ignorava, ma se la spassava con un'altra! No. Ero io l'intrusa. Magari Sabine era sua moglie, la sua compagna. Con un profondo senso di vergogna, chinai la testa sul piatto e cominciai a mangiare, cercando di apprezzare il cibo che mi sembrava essere diventato di stoppa. Mi sentivo stupida e fuori luogo.
- Non farci caso. - Mi sussurrò all'orecchio Garret. - Noi lupi siamo molto "affettuosi"; manifestiamo tranquillamente tutto. -
- Tutto? - La voce mi uscì un po' strozzata.
- Quello a cui stai pensando, solo sotto la luna piena. Noi la chiamiamo "danza alla luna". - Aggiunse sornione. Arrossii violentemente e sgranai gli occhi. Garret rise, poi mi sussurrò all'orecchio con voce roca. - Solo se la nostra compagna è una lupa, altrimenti va bene anche la privacy. - Arrossii ancora di più. L'idea dei licantropi che quando c'era la luna piena si accoppiavano in pubblico era ... Oddio! Mi venne subito da pensare a Duncan.
Qualcuno colpì il tavolo con violenza. Mi riscossi dalle mie fantasie.
- Garret! - Il tono di Duncan era rabbioso. Gli occhi color ambra brillavano. - Non insistere ... TOGLILE LE MANI DI DOSSO! -
Un'energia calda m'investì. Mister Zoticone quando si era accorto di me, visto che era in altre faccende affaccendato?! E perché cavolo si scaldava tanto se Garret filtrava con me?! Mi era sembrato piuttosto occupato a spupazzarsi la rossa, che in quel momento decise di aprire la sua boccuccia di rosa. - Duncan, la stava facendo solo divertire! Dove vuoi che lo trovi uno come Garret che si interessi a lei!? Nei suoi sogni, forse... - E fece una risatina compiaciuta per la sua arguta battuta. Stronza!
- L'abbiamo portata qui per proteggerla, non per filtrare. Ho detto toglile le mani di dosso! -
Era feroce... Insopportabile ... Cosa gli importava. Lui poteva fare i suoi comodi e gli altri dovevano solo obbedirgli. No. Rividi come prima lui aveva toccato la rossa, come le sue labbra si erano posate sulla sua gola. Ricordai quelle stesse labbra su di me. Sentii qualcosa scoppiare dentro di me. Un boato. E la rabbia m'investì. Il mio corpo si irrigidì, come in attesa. Sentii Black che cercava di dirmi qualcosa, ma il fragore che avevo dentro mi impediva di capirne il senso. Era il mio sangue. Il suo rumore divenne assordante. Strinsi i pugni, poi li rilasciai. Vidi delle fiamme circondare Duncan isolandolo dagli altri che fuggivano dal tavolo allibiti. Sentii Black mettermi una mano sulla spalla. - Ritiralo. Calmati. Respira ... -
Feci come mi aveva detto. Ritrovai la calma. Il rumore del mio sangue si acquietò. Poi tacque. Respirai e vidi le fiamme spegnersi.
- Cazzo! Riesci a creare e controllare il fuoco! - Esclamò Garret entusiasta.
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