Capitolo 5

DUNCAN

Mi stavo comportando da bastardo. Ne ero consapevole. Ma in lei c'era qualcosa che mi spingeva a comportarmi male. Eccola là, con quell'espressione smarrita sul volto. Si stava torturando il labbro inferiore come ad impedirsi di urlare o di fare una qualunque cosa. Tutto quell'autocontrollo che cercava di imporsi, era ridicolo. Gli avevo appena detto che era la figlia della Puttana di Satana e lei si sforzava di restare imperturbabile.

Mi alzai e mi avvicinai. Non se ne accorse quasi. Le afferrai il labbro e lo tirai. - Ti morderai a sangue, smettila! - Com'era morbida. Toccare quelle labbra peccaminose non era stata una buona idea. Mi allontanai immediatamente.

Quel fottutissimo maestrino di Black riprese la parola. Come gli piaceva stare lì a pontificare con quell'aria di superiorità. Come d'altronde facevano tutti i fottuti angeli. Solo che Black tendeva a dimenticare che ormai lui era un Caduto. Detestavo dover collaborare con lui. Accidenti al destino che ci aveva messo insieme! No, accidenti a lei e alla sua natura "originale".

- Emmaline, cerca di non avere una visione drastica delle cose. Tu puoi scegliere cosa e come essere. -

Il maestro di vita con le sue massime che non servivano ad un cazzo! Come se "la scelta" fosse facile. Come se combattere con i propri istinti fosse una passeggiata. Il sangue angelico che scorreva ancora nelle vene del Caduto era freddo. Facile per lui, per loro in generale, mantenersi distaccati dalle emozioni, alieni dalle pulsioni.

Il sangue demoniaco invece era lava che le emozioni, le pulsioni rendevano incandescente. Il mio corpo ne conteneva solo un quarto, eppure era difficile frenarsi di fronte alla rabbia, come quando avevo squartato i due stupratori davanti ai suoi occhi. Come era difficile ora di fronte al desiderio. La volevo. Perchè? A me piaceva un altro tipo, le lupe alte, atletiche, forti. Lei invece era una bambolina delicata, morbida, femminile. Dannatamente femminile.

Quella bocca ... Non potevo guardarla senza essere scosso dal desiderio di baciarla. E quel piccolo corpo morbido e accogliente nei punti giusti sembrava chiamarmi. Ma quello che mi sconvolgevano di più erano i grandi occhi scuri, dentro cui leggevo il desiderio ... per me. Oh sì, perché lei mi desiderava almeno quanto la desideravo io. E il sublime odore che emanava mi faceva impazzire.

Ero ufficialmente nella merda! Dovevo ricordare quale era il mio dovere: proteggere. Scoparmela non era previsto. E poi mi aspettava la lupa a cui ero destinato. Qualunque coinvolgimento emotivo, sessuale con Emmaline era fuori discussione.

Per fortuna lei non si rendeva conto della mia lotta per tenere le mani a posto. In quel momento stava tartassando Black di domande riguardanti la differenza tra lei e un altro essere umano. - Il tuo corpo è umano al 100%, quindi sei soggetta a tutte le debolezze umane. Ma dentro di te c'è potere. Quale e in che misura ancora non lo sappiamo. -

- Ma io non so fare niente di ... sovrannaturale! Eccetto che negli ultimi giorni ho un olfatto sensibilissimo, sento odori più o meno forti emanare dalle persone con cui entro in contatto. -

Che bella sorpresa! Questo sarebbe stato un piccolo dramma per il povero Black. - Percepisci i sentimenti e le emozioni che nutono gli esseri umani intorno a te. -

- L'odore di arance marce, il pepe, la mente, il cacao, il cioccolato?! Emozioni?! -

Black sembrava imbarazzato. Il maestrino era rimasto senza parole perché non conosceva la materia. - Lui non può risponderti perché non lo sa. Questa è roba da demoni o di chi ha sangue demoniaco. Gli angeli, e quindi anche i Caduti, si regolano con le auree che circondano gli umani. Immagino che quelle non sei in grado di vederle ... Nell'ordine hai percepito ... Lussuria deviata, odio, serenità, amicizia e amore . -

Lanciai un'occhiata a Black, che non aveva perso il solito aplomb. - Probabilmente svilupperai i poteri di un demone o di un angelo. - Lo disse come se l'idea di dover guidare e proteggere un mezzo demone non gli facesse venire l'orticaria. Se Emmaline avesse sviluppato solo poteri demoniaci, sarebbe stato un bel colpo per lui. I Caduti potevano anche aver scelto di non schierarsi, ma quello che gli scorreva nelle vene era sangue angelico.

Per quelli come me, era diverso. Avevo un quarto di sangue demoniaco, il resto se lo dividevano l'uomo e l'animale in cui mutavo. Non odiavo gli angeli. Quello che non sopportavo di loro era quell'aria di superiorità di cui si ammantavano. Tagliai corto. - Insomma sei tutta un'ipotesi. -

Lei mi guardò come a volermi fulminare. Con la coda dell'occhio mi accorsi che la gatta nera stava venendo verso di me. Sembrava una pantera in miniatura. Saltò sul bracciolo della poltrona su cui ero seduto. Mi disinteressai all'animaletto, quando sentii trafiggermi la coscia. Cazzo! Quella piccola stronza ci aveva affondato i suoi artigli. Ringhiai e la gatta con un balzo tornò accanto ad Emmaline.

- Riesci a controllare gli animali?! Hai pensato di farmi male e il tuo animaletto ha realizzato il desiderio. Non farlo più. -

Anche Lilith era capace di controllare gli animali che camminavano sulla Terra. Black capì cosa stavo pensando. - Sì, é possibile che abbia ereditato il suo potere. -

- Cosa avrei ereditato? - Aveva un'espressione buffissima dipinta sul viso, tra l'estatico e il terrorizzato.

Toccò spiegarle che Lilith ha un animale che risponde al suo richiamo, una sorta di totem, ed é il lupo. Ecco perché la sua parte demoniaca era legata al mio clan, essendo noi licantropi. Ma sua madre aveva un altro potere quasi unico, riuscire ad influenzare e controllare tutti gli altri animali che camminano sulla Terra. Mi pare solo l'angelo Uriel avesse lo stesso tipo di controllo, ma sugli animali che vivono nell'acqua.

- Che significa " l'animale che risponde al richiamo"? -

- Un animale per ogni angelo e demone delle cui caratteristiche ci si può appropriare, che si può controllare. Un animale con cui si può fondere la propria anima. -

- Tu, ne hai uno? - Beccato! Black non si aspettava quella domanda, né in generale era propenso a parlare di sé. - Ne avevo uno. Quando sono caduto il legame si è spezzato. - Era a disagio come ogni volta in cui le domande vertevano sulla sua condizione passata.

- Ti è rimasto qualche potere? - Emmaline non mollava l'osso.

- Comando ancora due elementi: aria e fuoco, ma devo farlo attraverso delle rune, delle formule. Un angelo invece lo può fare direttamente senza intermediari. E riesco a creare portali tra le dimensioni, eccetto per l'Inferno e il Paradiso, che mi sono preclusi. -

- Ed io, potrei imparare a controllare qualche elemento? -

- Lilith controlla la terra e il fuoco. Potresti averne ereditato uno. -

- Altro? -

Black ora era decisamente a disagio. Ero combattuto se lasciarlo cuocere nel suo brodo costringendolo a rispondere, oppure dirglielo io. M'intromisi. - Lilith è il demone della lussuria. Sa usare il desiderio sessuale per qualunque cosa. Anche uccidere. Potresti avere più o meno lo stesso potere. Ma guardandoti bene ... Penso tu non lo abbia assolutamente ereditato. -

Aspettai una sua reazione, non ne ebbe. - Cazzo ... ?! - Quello sgorbio del bouledogue si era avvicinato di soppiatto e mi aveva azzannato la caviglia. Non lo avevo visto muoversi, troppo distratto dal cercare nell'espressione di lei il segnale di averla punta sul vivo.

Me lo scrollai facilmente di dosso lanciandolo contro una libreria. Una caterva di libri cadde, sfiorando il cane.

- Sei un grandissimo idiota! Esci fuori di casa mia! - Mi urlò lei mentre si lanciava verso il cane, che si era già rimesso a quattro zampe pronto per un altro round.

- Lo sgorbio non si è fatto nulla! -

Intanto aveva preso in braccio il cane e lo stava tastando assicurandosi che fosse tutto intero. Si rivolse a Black, aveva gli occhi nerissimi che luccicavano. - Fallo uscire da casa mia o caccio entrambi. -

Pensava di liquidarmi così, si sbagliava. - Smettila, non si è fatto nulla. Ed io non vado da nessuna parte. Sei un mio DOVERE! E lui non può darmi ordini. - Conclusi indicando Black.

- Bene. Allora fuori dai piedi entrambi. Ne ho abbastanza delle vostre storie e non mi interessano per niente. Fuori! -

Quella era una femmina capace di farmi uscire di testa. Restai fermo nella mia posizione. I suoi occhi scintillarono ancor di più. Ossidiana. - Avresti potuto fargli male. Nessuno tocca i miei animali. - Sibilò.

L'afferrai per un braccio costringendola a mettere giù il cane che, a dimostrazione di quanto affermavo, appena tocco terra si rimise in posizione di attacco. Ostinato il piccoletto!

- Ascoltami bene ... Il tuo sgorbio deve imparare qual è il suo posto. E fino a quando non lo avrà imparato, continuerò a suonargliele. Io sono il Lykaon di uno dei più potenti branchi di licantropi e quello è solo un cane! -

Lo schiaffò arrivò improvviso. Gli attacchi fulminei in quella casa erano all'ordine del giorno. - Quello non è solo un cane, è il MIO CANE! -

Mi aveva colpito. Aveva osato colpirmi. Era necessaria una lezione. Prima che passassi all'azione, un vento gelido mi investì. Violento. Black! Accidenti al Caduto sempre tra i piedi! Poi il vento cessò così come era venuto. Black scosse la testa. - Non c'è tempo. Dobbiamo portarla via di qui. -

Nello sguardo di Emmaline non c'era paura. Non capivo se fosse un bene o un male. Senza paura si sarebbe costantemente messa in pericolo, ma troppa avrebbe finito per paralizzarla.

Black continuò ad insistere. - Devi venire con noi. Potrai scoprire i tuoi poteri e soprattutto potrai essere protetta. - Le spiegò di nuovo che al compimento del ventesimo anno d'età sarebbe stata come una lampadina accesa per Inferno e Paradiso. Non sapevamo cosa aspettarci. In una casa senza barriere protettive poteva essere trovata da chiunque. Con noi non ci sarebbero riusciti. Inoltre avrebbe avuto la nostra protezione costante.

- Dovrei mollare tutto e venire con voi?! - C'era ostinazione nel suo tono.

- Potrai continuare più o meno con la tua vita, ma in un'altra casa e con la nostra protezione. - Black riusciva a parlare con calma, io stavo perdendo la pazienza. - Fino a quando non sarai in grado di proteggerti da sola, non avrai voce in capitolo. - Sbottai. Prima finivamo quell'inutile discussione, prima potevamo metterla al sicuro. Black era riuscito a percepirla anche con un sigillo, non era escluso che anche qualcun altro potesse averlo fatto e essere già sulle sue tracce.

Ma lei non sembrava rendersene conto e continuava a guardarmi furente.

- Prendi il minimo indispensabile e andiamo. I miei ragazzi verranno a prendere il resto. Se vuoi possiamo anche portare i mobili. Avrai la tua stanzetta tutta bianca con i tuoi animaletti tutti neri! - Adoravo vederla perdere le staffe, dovevo ammetterlo. Ed in quel momento era vicina a perderle, mi stava letteralmente incenerendo con lo sguardo.

- Vaffanculo, NO! -

Prima che potessi passare alle maniere forti e caricarmela sulle spalle come un sacco, intervenne Black. - Emmaline, non c'è altra scelta, devi seguirci. -

Miracolosamente lei sembrò capire. Senza dire una parola andò in camera da letto, tirò fuori un piccolo borsone e ci buttò dentro qualche indumento. Prese il portatile e il telefono, poi si chiuse la porta alle spalle. Se pensava che un semplice porta chiusa mi avrebbe impedito di sentire la conversazione, era un'illusa. Stava parlando con la sua amica, la rossa tutta pepe, annullando l'appuntamento che avevano per quella sera. Uscì di camera e andò a prendere due trasportini dal ripostiglio - Loro vengono subito con me. - Disse indicando il cane e i due gatti. Il suo tono autoritario non ammetteva repliche. Black si fece avanti, prese i due trasportini in cui i due gatti si erano infilati alacremente. -Li porto in macchina, sbrighiamoci. - Il cane lo seguì docilmente.

Lei mi fece segno di uscire per primo. - Prego ... Vai avanti tu, non mi piace averti alle spalle ... Anzi, non mi piace per niente averti intorno. -

- Davvero?! Sai, cucciola, che odore hai in questo momento? ... Z-E-N-Z-E-R-O! - Teatralmente inspirai avvicinandomi a lei. Il suo sguardo era confuso. Non conosceva ancora il significato di tutta la gamma degli odori. Già pregustavo l'attimo successivo, in cui l'avrei illuminata.

- Desiderio, cucciola ... -

Non riuscii bene a ragionare dopo che ebbi pronunciato quelle parole, perché l'afferrai e la spinsi contro la porta. Non riuscivo a fermarmi anche se la mia mente mi urlava che era una pessima idea. Mi incollai al suo corpo e la baciai. Famelico.








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