Capitolo 4
EMMALINE
Stavo impazzendo. Pensavo di aver perso l'uso della parola, perciò mi meravigliai quando sentii uscirne un fiume dalla bocca. - Cosa volete da me? ... Come avete fatto ad entrare? ... E tu, dovresti essere rinchiuso da qualche parte! - Terminai rivolgendomi ad "occhi gialli". Sì ... Probabilmente anch'io dovevo essere rinchiusa, ma in una casa di cura. Quei due non erano reali. Ero stressata, ecco perchè immaginavo cose assurde.
Feci un respiro profondo. - Tra poco sparirete ... Sono sicura! -
Quello altissimo si fece più vicino. - Emmaline, prendi la mia mano. -
Oddio, aveva una voce bellissima, celestiale. Una voce a cui avevo voglia di ubbidire più di ogni altra cosa al mondo. Cercai di scuotermi da quella che sembrava una magia. - Perché dovrei farlo? -
Notai "occhi gialli", che con una smorfia dipinta sul viso, stava osservando la mia casa con una meticolosità fastidiosa. - Ti piacciono i contrasti. Total black per gli animali da compagnia, total white per l'arredamento. - Andò verso la camera da letto. -Come immaginavo, tutta questa casa ti abbaglia! - Esclamò disgustato.
Ora ero veramente infastidita. "Questo" piombava a casa mia per criticarmi l'arredamento?! In realtà pareti, infissi e mobili erano bianchi. Mi rilassava essere circondata dal bianco, anche se in quel momento gli effetti non si sentivano. Lanciai un'occhiata ai miei animali, che mi circondavano. Acheron si era posizionato leggermente più avanti di me. Era un bouledogue francese tutto nero. Storm, il gatto persiano nero, e Phebe, la gatta europea, manco a dirlo, nera, si erano messi ai miei lati. Ok. Forse sui colori ero un po'monotona ...
- Duncan, ti sembra il caso di perdersi in queste discussioni?! - Disse l'altro. L'interpellato scrollò le spalle sempre però continuando a guardarsi intorno.
- Perdonaci perché ci siamo presentati così, ma non potevamo aspettare ancora. Prendimi la mano. - Avrei voluto protestare e rifiutarmi, ma il mio corpo non mi ubbidì. Vidi la mia mano tendersi e prendere quella dell'uomo. Fui invasa da una scarica di energia fredda. Esaltante. Lo guardai negli occhi e il loro colore grigio sembrò liquefarsi.
Volevo fuggire. No, non era vero. Volevo capire. Mi lasciò la mano. - Come immaginavo, hai un sigillo molto potente. Ma ha già delle crepe e tra tre giorni si spezzerà del tutto. -
Volevo urlare. Ma non feci nulla. Continuai a guardarlo, aspettando una qualunque spiegazione. Con la coda dell'occhio guardai l'altro, che si era spaparanzato sulla poltrona del soggiorno. Era insopportabile. Era... sexy. L'uomo più sexy che avessi mai visto. Sembrava essere uscito da un sogno erotico. Io non avevo mai fatto un sogno erotico, però ero sicura che se mai ne avessi fatto uno, lui sarebbe stato il protagonista.
Non era bello nel senso classico del termine, ma non riuscivo a non immaginarmelo addosso. Addosso e nudo. Aveva il naso un po' storto. Probabilmente se l'era rotto in qualche rissa, perchè "quello" era un tipo da risse. Selvaggio e pericoloso. E la bocca... Era disegnata in maniera sensualissima e spesso atteggiata in una smorfia ironica. Gi occhi poi, erano indescrivibili, sembravano quelli di una fiera. Il corpo era snello, ma muscoloso. Una leccornia...
- Stai sbavando, cucciola. -
Era insopportabile. Sì, quel corpo lo avrei volentieri visto steso ... ma sotto un tram. Mi ricomposi. Io non guardavo nessun uomo in quel modo. Qualunque uomo. Quell'uomo.
Riportai l'attenzione sull'altro ... Ragazzo?! Sembrava molto giovane ed era proprio bello. Ma non mi suscitava nessun pensiero lascivo. Meno male! - Ditemi quello che dovete e poi andatevene. Devo uscire e sono in ritardo. - Feci segno all'uomo ancora in piedi davanti a me di accomandarsi sul divano. Io andai a sedermi sull'altra poltrona.
Acheron, Phebe e Storm mi imitarono. Il comportamento degli animali era strano; non sembravano allarmati, ma erano vigili. Non mi avevano lasciato un attimo da quando quei due erano piombati in casa. Soprattutto Storm. Il persiano era diffidente con tutti, anche con chi, come Cate, frequentava assiduamente casa mia. Appena qualcuno entrava, lui si ritirava in un'altra stanza. Ora, invece, mi stava ostinatamente accanto, come gli altri due. Anche il mio era un comportamento strano. Avevo permesso a degli estranei di entrare in casa e invece di essere terrorizzata da quello che avrebbero potuto farmi, ero curiosa di ascoltarli.
Per non parlare del fatto che mi sentivo attratta dall'assassino. Oddio... I miei occhi involontariamente stavano risalendo lungo le sue due cosce muscolose, che portava inguainate dentro dei jeans sdruciti. Mi costrinsi a guardare il troppo bello uomo/ragazzo che mi sedeva di fronte.
Lui cominciò a parlare con quella sua voce melodiosa. - Prima facciamo le presentazioni: io mi chiamo Aaron Black e lui è Duncan McCarthy del clan McCarthy. Ed ora lascia che ti dica chi sei tu. -
- Io so chi sono! - Black mi ignorò e continuò dicendomi che non ne avevo la minima idea e che "questa volta" qualcuno mi aveva imposto alla nascita un sigillo di contenimento, per cui non avevo manifestato nessun potere fino ad ora. Tra tre giorni però, quando avessi compiuto vent'anni, il sigillo non sarebbe riuscito a contenere il mio potere, si sarebbe spezzato lanciando un segnale all' Inferno e al Paradiso. Tutti avrebbero saputo che mi ero reincarnata e avrebbero cercato di "limitare i danni". Non avevo capito bene cosa ciò significasse, ma non prometteva niente di buono.
Ero giunta alla conclusione di trovarmi davanti a due folli o di essere precipitata in un romanzo fantasy. No, ero su "Scherzi a parte"! C'era però una piccola parte di me a cui tutto questo blaterare di potere, Inferno e Paradiso non sembrava poi così assurdo. Avrei dovuto sbatterli fuori di casa o chiamare la polizia. Non feci niente di tutto ciò. Mi limitai a continuare ad ascoltare l'uomo che mi stava parlando.
- Lascia che ti racconti la storia delle tue origini. - Mi disse che un tempo esisteva solo il TRONO e i suoi figli. Abitavano in una dimensione ultraterrena, vivendo in pace, serenità ed amore. Finché un giorno il Trono volse lo sguardo verso questa dimensione e pensò che meritava di essere popolata di esseri senzienti. Decise di creare le piante, gli animali e l'uomo. A quest'ultimo, per guidarlo, decise di dare come compagna uno dei suoi figli. Scelse l'angelo dell'amore, Lilith.
I figli del Trono avevano l'obbedienza radicata dentro di loro, ma Lilith amava, più di tutti gli altri, uno dei suoi fratelli. Andò da lui e lo pregò di aiutarla a trovare la forza di ribellarsi. Ma lui, pur amandola, le disse che non potevano disubbidire e cercò di convincerla ad accettare la decisione del Trono. Lilith fece finta di cedere, ma in realtà cercò, nel tempo che le era rimasto prima di essere mandata sulla Terra, alleanza per sfuggire a quel destino. E la trovò in un altro angelo, Lucifero.
Insieme convinsero buona parte degli angeli che il Trono non aveva bisogno di questi figli umani. Erano gli angeli i prediletti, per cui dovevano regnare sugli umani, non servirli. Ebbe così luogo la Ribellione. In quel luogo di pace e serenità s'insinuò la guerra.
Gli angeli fedeli al trono, guidati da Michele, riuscirono a sconfiggere i ribelli con a capo Lucifero. Il Trono decise di cacciare questi ultimi e scaraventarli in una dimensione opposta a quella in cui vivevano. Ma Michele chiese per i suoi fratelli la possibilità di redimersi. Infine la decisione fu presa: tutti gli angeli, privati dei loro poteri e della stessa cognizione di sé, furono scagliati sulla terra a vivere da umani. Al termine della loro vita umana ci sarebbe stato il verdetto definitivo: essere riammessi alla presenza del Trono o sprofondare nella dimensione opposta e trasformarsi in demoni.
Dopo un'intera vita da umani, ci fu chi tornò ad essere un angelo, chi si trasformò in demone, e chi non scelse nessuna delle due parti e restò sulla Terra senza i grandi poteri degli angeli o dei demoni, ma neppure senza poteri come gli umani. Quest'ultimi furono chiamati Caduti.
Fece una pausa guardandomi con quei suoi strani occhi di metallo fuso, poi continuò. - Io sono un Caduto. Un tempo fui un angelo, ma poi non feci la scelta né di tornare ad esserlo né di trasformarmi in qualcosa di diverso. -
Incredibile. Pazzesco. Quei due credevano davvero che avrei creduto alle loro farneticazioni?! Eppure una parte di me voleva ascoltare, sapere, perché credeva a quello che Black mi stava raccontando. - Ammesso che io ti creda, non ho capito ancora cosa c'entro io in tutto ciò. -
Duncan mi lanciò uno sguardo annoiato. - Purtroppo c'entri. -
Feci finta di non averlo sentito, continuando a rivolgermi esclusivamente a Black. - Quindi, io cosa sarei? Un Caduto come voi e non ne ho coscienza? -
- Ehi ragazzina, non accomunarmi alla "sua" razza! - Disse Duncan indicando Black.
Quest'ultimo, ignorando l'altro, si rivolse a me continuando il suo racconto. Mi disse che non ero un Caduto, altrimenti ne avrei avuto coscienza. Essi erano immortali. Vivevano sulla Terra dalla Caduta, coscienti di ciò che erano e del loro dovere. Si interruppe di nuovo e lanciò uno sguardo a Duncan, il quale allungò una gamba sul bracciolo della poltrona, mettendosi ancora più comodo.
Guardavo ora l'uno ora l'altro aspettando che dopo quell'ampia premessa, si arrivasse alla conclusione della storia. Black mi spiegò allora che gli angeli e i demoni riescono a procreare raramente e con difficoltà tra di loro. Unendosi con gli umani, le probabilità di successo crescono notevolmente. Ecco perché ci sono pochi angeli e demoni puri e un numero sempre crescente di mezzi angeli e mezzi demoni. Il compito dei Caduti era proteggere e guidare la progenie degli angeli sulla Terra. L'impegno di Duncan e quelli come lui era verso i mezzo demoni.
- Beh, ci credo, chi lo sopporterebbe "quello", se non un mezzo demone?! - esclamai, rivolgendo all' interessato un sorriso velenoso.
Lui mi restituì il sorriso; poi alzandosi pigramente si mise davanti a me. Si abbassò per essere all'altezza dei miei occhi e mi fece un sorriso ancora più ampio. Era un sorriso crudele. Qualcosa in quel sorriso attirò la mi attenzione. Avevo intravisto delle zanne! Z-A-N-N-E?! - Allora, piccola, saprai sopportarmi " anche tu" ! - Mi sussurrò all'orecchio. Il suo respiro sulla pelle mi aveva eccitata, le zanne che avevo scorto... Anche.
Lui, come se nulla fosse, si rialzò e tornò alla sua poltrona sempre continuando a guardarmi.
- Lykaon! -Lo richiamò Black.
Deglutendo ritrovai la voce. - Qui ... Quindi sarei un demone? -
- No, non sei solo un mezzo demone, sei anche per metà angelo. -
Avrei dovuto sentirmi meglio. Ma non mi ci sentivo. E così venne fuori che angeli e demoni non potevano procreare, io ero stato l'unico caso. Durante la caduta essi vissero come umani non avendo coscienza di cosa fossero in realtà. Coloro che mi diedero vita nei loro involucri umani, non si riconobbero e come umani procrearono.
- Moristi appena nata ma, nonostante il tuo involucro umano, la tua metà angelica si reincarnò qualche centinaio di anni dopo. -
Che culo! Non ne potevo più di quella storia astrusa, ma Black non era dello stesso parere. Mi spiegò che quando nasce un mezzo angelo o un mezzo demone sulla Terra, il loro potere viene avvertito rispettivamente in Paradiso o all'Inferno, dai Caduti o da licantropi, vampiri, elfi e da tutte le creature con sangue demoniaco sulla Terra. Così lui mi trovò insieme al bisnonno di Duncan. Ma anche quella volta la mia vita fu breve. Fortunella... Non riuscirono a salvarmi. L'ultima volta che mi ero reincarnata era stato duecentocinquanta anni fa. Il padre di Duncan morì per cercare di salvarmi, ma invano. Non riuscii a superare i dieci anni d'età.
Terminò il racconto con un tono amaro e scorsi l'ombra della colpa nei suoi occhi.
- Come potrai intuire, è difficile mantenerti in vita. - Sbuffò Duncan.
Non riuscii a frenare la mia lingua. - Sarà mica che mi portate iella voi?! A quanto noto, in "questa vita" sono arrivata sana e salva senza il vostro aiuto a vent'anni. Il miglior risultato di sempre! -
Duncan stava per parlare, quando Black riprese la parola. - Sei sopravvissuta fino ad ora perché "qualcuno" ti ha impresso un sigillo e né noi né chi ti vuole togliere di mezzo siamo riusciti a percepirti. -
- Le mie morti non furono "naturali"? -
- Diciamo che " Morte" c'entrava... - Duncan mi guardò come se si aspettasse che io riuscissi a capire quella frase sibillina. Allargò le braccia con aria sconfitta , quando si rese conto che io non avevo capito un bel niente. - Presta attenzione. A tua madre e in genere ai demoni di te non frega niente. Tua madre ha sempre disprezzato gli umani e l'involucro che ti contiene l'ha convinta che non le serviresti a niente. Ma il Trono, o meglio, Michele, il generale delle armate celesti, ritiene che tu potresti rappresentare un problema. Quindi ogni volta che spunti fuori, manda il suo scagnozzo, Azarel, altrimenti conosciuto come l'Angelo della Morte, a toglierti di mezzo. -
Restarono entrambi in silenzio per farmi assorbire la notizia. Certo che anche a livello sovrannaturale si ripeteva il triste canovaccio della mia vita terrena. Avevo un "genitore" che mi ignorava come quelli che mi avevano adottata, e l'altro che si voleva sbarazzare di me come avevano fatto quelli che m'avevano messa al mondo.
- Bene. Mia madre mi ignora e mio padre vuole ammazzarmi. Altre edificanti notizie? - Chiesi rivolgendomi a Black. Tra i due era quello che non si divertiva nel darmi notizie terribili.
- Sappiamo chi è tua madre, ma non sappiamo chi sia tuo padre. Neanche lui lo sa. Potrebbe essere qualunque angelo. -
Una miriade di domande mi affollava la testa. - Quindi mio padre potrebbe essere anche l'Angelo della Morte, che mi ha ammazzato in tutte le mie altre vite? E chi è mia madre? - Ribollivo di rabbia. E Duncan sembrava godere della cosa. - Di una cosa puoi stare certa, Azarel non è tuo padre perché durante la Caduta lui ed il suo gemello, Abbadon, rimasero in Paradiso a protezione del Trono. Furono i soli angeli d'ombra a non schierarsi con Lucifero e gli unici a non cadere. Escludi pure i gemelli dell' Apocalisse dai parenti stretti. -
Quanto avrei voluto togliergli quel sorrisetto soddisfatto dal volto. Prima di poter fare qualcosa di spiacevole, Black riportò l'attenzione su di lui. - Sappiamo chi è tua madre perché hai sul fianco sinistro il suo simbolo: una mezza luna rossa. -
Impallidii. Avevo effettivamente una voglia a forma di mezza luna rossa, ma sulla spalla destra.
- E dovresti anche avere una specie di cicatrice a forma di infinito, che è il simbolo dell'angelo ed indica la capacità di reincarnarti. Ma non ci dice chi è tuo padre. -
Avevo anche quella cicatrice, sul fianco sinistro. Non ricordavo assolutamente come me la fossi fatta.
- La falce di luna rossa invece ci dice chiaramente chi è tua madre, perché indica la discendenza di un solo demone. - La voce di Black si incrinò.
Duncan ne approfittò per prendere la parola. - La discendenza della regina dei demoni. La "dolce metà" di Satana. la Strega. Quello che un tempo era l' Angelo dell' Amore, poi diventato il Demone della lussuria. Lilith! -
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