Capitolo 32

" Satana: Che importa se il campo è

perduto? Non tutto è perduto; la

volontà indomabile, il disegno della

vendetta, l'odio immortale e il coraggio

di non sottomettersi mai, di non cedere:

che altro significa non essere

sconfitti? "

( Paradiso Perduto  - John Milton )

Le pareti di ossidiana del cunicolo, che stava percorrendo, sembravano, man mano che vi si inoltrava, restringersi su di lui. Odiava il luogo in cui si stava recando, ma doveva assolutamente parlare con Satana. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma gli serviva il benestare del Signore degli Inferi per quello che aveva intenzione di fare.

Un pensiero, che poco aveva a che fare con la sua missione, gli solleticò la mente. Una delle umane, che aveva avuto come amante tanti e tanti anni fa, gli aveva letto un libro che parlava dell' Inferno. L'autore sosteneva di aver visitato tre regni: Inferno, Purgatorio e Paradiso! Peccato non fossero previste gite all'Inferno o in Paradiso; per quanto riguarda il regno che chiamava Purgatorio, semplicemente non esisteva. Buio o luce. Non c'era alcuna via di mezzo.

La parte più divertente per lui però era stata leggere di Lucifero conficcato dalla cintola in giù in un lago ghiacciato, intento a rosicchiare tre malcapitati con le sue tre bocche. L'immaginario umano infatti lo aveva fornito di ben tre teste! Effettivamente Sin pensò che era vero che Satana divorava in senso metaforico ( perché la carne umana gli faceva schifo ! ) tutto ciò che gli capitava sotto tiro, ma lo faceva comodamente seduto in poltrona nel suo studio, dove lui era diretto.

Chissà quanto sarebbero stati sbalorditi gli umani nel vedere che i poveri diavoli non abitavano in un buco scavato dalla rovinosa caduta dell'angelo Lucifero, ma in una dimensione, che era sì tenebrosa, ma in cui potevi trovare la bellezza e il lusso più sfrenato.

Lontani dalla luce del loro Creatore, i demoni non  soffrivano il freddo o il caldo e potevano scorrazzare sulla Terra a loro piacimento, ovunque potevano andare, tranne che in Paradiso, le cui porte erano loro precluse. Era questo  che faceva terribilmente incazzare Satana, sua madre e tutti quei demoni che erano stati angeli.

Per quanto lo riguardava, il Paradiso potevano pure tenerselo quei noiosi angioletti che lo abitavano. A lui bastava essere disturbato il meno possibile dai suoi affari, che consistevano più che altro nella ricerca del piacere e del dolore. Era quello che accresceva il suo potere, che lo rendeva forte e, più o meno, al sicuro da tutti, o quasi tutti. Il guaio di stare all' Inferno non era la mancanza della luce, ma la continua ricerca del potere da parte dei suoi abitanti. Una guerra continua fra demoni. All'Inferno non c'era mai pace! Complotti. Tradimenti. Pugnali nel buio.

 Era abbastanza strano che non si fossero ancora estinti. Probabilmente perché, al contrario degli angeli, i demoni erano prolifici. C'era sempre un nuovo gagliardo demone pronto a rinfoltire le orde infernali; per non parlare dei numerosi mezzosangue generati sulla Terra, anche quelli erano carne da macello all'occorrenza.

Quanto a lui, non aveva messo al mondo nessuno, cosa anomala per un demone della Lussuria. Il problema nasceva dal fatto che Sin non si accoppiava con altri demoni, preferiva le umane e i suoi metodi di accoppiamento non prevedevano fecondazione. E poi la sola idea di creare una famiglia come la sua, gli faceva venire la nausea. Preferiva proprio rinunciarci.

Da quando aveva conosciuto la figlia mezzosangue di sua madre però qualcosa si era smosso dentro di lui. Non riusciva a spiegarsi il perché, ma sentiva un legame fortissimo con lei. La sentiva così vicina da pensare che fosse una parte di lui, la parte di cui era sprovvisto, quella umana. Conoscerla aveva risvegliato qualcosa dentro di lui. 

Se qualcuno all'Inferno avesse avuto il potere di leggere i suoi pensieri, si sarebbe fatto quattro risate e subito dopo avrebbe tentato di toglierlo di mezzo. Sin era temuto non solo perché era il figlio di Lilith, ma anche e, soprattutto, perché era potente. Uno dei demoni più potenti, ma non il più potente. Scoprire una sua debolezza sarebbe stato un dono inaspettato per molti suoi nemici. I due demoni che si trovavano nella stanza in cui stava per entrare, invece, erano i più potenti, ed entrambi nutrivano per lui dell'astio e aspettavano solo un minimo segno di debolezza da parte sua per attaccarlo.

Quando entrò in quella stanza fu quasi abbagliato dalla luce che vi regnava, dopo l'oscurità del lungo corridoio che lo aveva portato lì. Gli occhi di un verde impossibile di Satana lo stavano trapassando da parte a parte mentre sorseggiava un calice di una bevanda dal colore rosso brillante. Il ghigno sulle sue labbra si intensificò, rendendole oscene. Si passò la lingua sulle labbra e mise il calice sul tavolo che aveva davanti.

- Tua madre non è ancora riuscita ad insegnarti le buone maniere. -

Uno spostamento impercettibile dell'aria avvisò Sin che l'altro demone, che si trovava nella stanza, si era mosso; scattò di lato per non trovarselo alle spalle. Gli occhi di Algol mandarono lampi dorati nella sua direzione. Non aveva gradito la sua prontezza di riflessi. La vanità era uno dei vizi più popolari all'Inferno. L'altro demone lo guardò come se fosse un insetto molesto. - Prima o po'. . .  - gli sussurrò prima di tornarsene a sedere sulla poltrona di fronte a Satana.

Sin si guardò pigramente intorno. Un ambiente ordinato e luminoso. Pavimento e pareti con mattone a vista. Lungo tavolo in ferro con piano in legno. Scaffali e librerie sempre in una combinazione ferro-legno. Poltrone e divani in pelle, qualche oggetto dall'aspetto "vissuto". Grosse lampade sospese in ferro. Chissà cosa avrebbero pensato gli umani vedendolo. Il Signore dell' Inferno che regnava dal suo ufficio in stile moderno! Trattenne a stento un sorriso.

Satana si passò una mano tra i corti capelli biondo grano. - Cosa ci fai qui? - gli chiese, scocciato.

- Lilith mi ha detto che volevi parlarmi. - Non era vero, ma sua madre gli avrebbe retto il gioco. L'altro lo guardò, dubbioso; poi un bagliore di consapevolezza si dipinse sul suo volto. - Ah, quella stupidaggine tra te ed Anger! Sono stufo che vi comportiate come dei bambini. Voi dovete fare solo quello che vi ordino, senza scannarvi tra di voi. Mi servite tutti. I tempi sono maturi perché noi ci riprendiamo quello che ci è stato tolto. -

L'ennesimo piano di riconquista di Satana era dunque pronto. Sin non lasciò trapelare la sua soddisfazione: aveva portato il diavolo sul terreno che voleva.

- Se permetti, mio Signore, a questo proposito sarebbe utile che Sin ci spiegasse qualcosa in più del motivo di diverbio con tua figlia. - Gli occhi dorati di Algol si strinsero a fessura quando trovarono i suoi. Satana fece segno di sì con l'elegante mano.

- Avanti, parlaci della mezzosangue di tua madre. Tua sorella ci ha raccontato qualcosa, ma riconosco che non riesce ad essere obiettiva su "certi argomenti". - Sottolineò "certi argomenti" guardandolo eloquentemente. L'odio di Anger per lui era noto. Satana aveva un istinto molto protettivo con la sua prole e, pur riconoscendone i difetti, cercava di minimizzarli davanti agli altri. Sapeva che l'odio che lei provava per lui ed ora anche per Emmaline nasceva dal suo rapporto insano con nostra madre. Anger era morbosamente gelosa di chiunque suscitasse il suo interesse, dato che quest'ultima l'aveva sempre completamente ignorata. Inoltre non essere più l'unica figlia di Lilith era stato un boccone amaro da mandare giù per lei.

La mia presenza lì, al cospetto dei due demoni, aveva a che fare proprio con l'odio di Anger nei confronti di Emmaline. Solo se Satana avesse riconosciuto "l'utilità" che lei poteva portare alla sua causa, avrebbe tenuto a bada Anger. Ed era l'unico in grado di farlo. Sua sorella idolatrava e temeva allo stesso tempo il padre. Non gli avrebbe mai disubbidito se lui le avesse ordinato di non tentare di fare del male ad Emmaline.

Doveva giocare bene la sue carte: rendere Emmaline interessante agli occhi di Satana, ma anche prendere tempo. Aveva bisogno di più tempo, pensò. - Non è una comuna mezzosangue, è forte in modo straordinario: usa i poteri del fuoco e della terra come un demone puro. - Si trovò a dire tutto d'un fiato.

Algol sobbalzò platealmente sulla poltrona su cui era seduto. Sin lo ignorò e continuò. - Come Lilith e me è un Incubo, ma non usa il suo potere. Probabilmente perché nessuno è stato in grado di insegnarglielo. Dal modo in cui combatte con le lame si deduce che è figlia di un guerriero della luce. - Avrebbe potuto anche raccontare che aveva dentro di sé lo spirito dell'animale che rispondeva al suo richiamo, ma forse quello  era conveniente tenerlo ancora per sé, gli garantiva un certo vantaggio.

- Difficile da credere come cosa. - Disse Algol, secco.

Satana, dal canto suo, era pensieroso. - E Michele? - gli chiese. 

Bella domanda! Gli angeli non avevano ancora fatto la loro mossa e questo lo inquietava molto. - Ancora niente . . . anche se Black non è morto dopo la ferita che gli ho inferto; e questo significa che qualcuno probabilmente è intervenuto. -

- Peccato . . . - sospirò quasi Satana. Odiava Black in modo feroce. Eppure se quest'ultimo non avesse infranto il cuore di Lilith non ci sarebbe stata nessuna ribellione. Lucifero avrebbe continuato a tramare segretamente in quel Paradiso, che continuava a rimpiangere. Non sarebbe mai diventato Satana e governato un regno tutto suo. Forse quel destino sarebbe stato peggiore per lui. Ma l'odio per Black, o meglio, per quello che era stato l'angelo Raziel, bruciava in lui a causa dell'ossessione, che ancora nutriva, per Lilith. 

Qualcuno poco attento avrebbe detto che lei era stata solo un mezzo per lui per cercare di prendere il potere. Certamente l'aveva usata per tale scopo, ma c'era molto di più, pensò Sin. Come Lucifero aveva amato l'angelo dell' Amore, così Satana bramava il demone della Lussuria. C'era un motivo se non aveva voluto nessun'altra regina degli Inferi accanto a sé, anche quando lei aveva messo fine alla loro relazione carnale e si era messa con suo padre Ache. E c'era  un motivo se ancora non aveva trovato una scusa per sbarazzarsi di lui: Lilith non glielo avrebbe mai perdonato.

- Credi che manderà Azarel come sempre? -gli chiese.

- C'è qualcosa che lo trattiene . . . - E lui doveva sbrigarsi a scoprirlo, doveva stabilire un contatto con Emmaline. Nei sogni poteva fare ben poco e l'ostinazione di sua sorella a non fidarsi completamente di lui non aiutava.

- Com'è arrivata alla piena maturità senza che nessuno la percepisse? Un sigillo, forse? - Algol interruppe le mie elucubrazioni. Il braccio destro di Satana lo guardò insistentemente, aspettandosi una conferma. I lunghi capelli rosso fuoco del demone catturavano i riflessi delle luci, che li faceva apparire come lava incandescente. Dopo sua sorella Anger, lui era il nemico peggiore che avesse all'Inferno. Non aveva mai fatto nulla contro di lui di palese, si era limitato ad azioni di discredito. Sapeva di non poter fare mosse azzardate. Era furbo, il bastardo! IL suo corpo muscoloso si mosse sulla sedia, indifferente. E Sin si prese tutto il tempo per rispondergli. - Un sigillo. - rispose infine. Chi glielo avesse apposto era un altro mistrero.

- Chi? - Arrivò puntuale la domanda di Satana. Sin scosse la testa. - Il Caduto non ne è più capace e oltre ai licantropi del clan dei McCarthy non ha alleati, che io sappia. Forse Uriel . . . -

- No, non farebbe nulla senza l'autorizzazione del suo amato Michele! - sputò con rabbia fuori le parole. Il bellissimo viso di Satana si deformò quasi. Odiava Michele in modo viscerale. Il solo nominarlo lo trasformava nella bestia che era.

- Sbarazziamocene. - Il sorrisetto che accompagnò le parole di Algol, non gli piacque per niente.

- E perché? Quando potrebbe essere utile. -  ribatté Sin prontamente. Satana dal canto suo sembrava pensieroso. Si alzò dalla poltrona e guardò Algol fisso, quest'ultimo dopo un po' abbassò lo sguardo. 

- Nessuno la toccherà, senza mio preciso ordine, potrebbe essere la soluzione . . . -

- Una mezzosangue, come credi ci possa essere utile? - Il tono dell'altro demone nel pronunciare la domanda era pieno di dubbio. 

- Troppo potente per essere solo una semplice mezzosangue. - gli rispose con sufficienza. Poi rivolgendosi a Sin disse - Occupati di lei. Sorvegliala. Eventualmente frapponiti tra lei e tutto ciò che potrebbe nuocerle. -

Sin abbassò il capo e senza rivolgere uno sguardo all'altro demone uscì dalla stanza. Aveva ottenuto quello che voleva, anche se l'espressione di Satana non gli era piaciuta per niente. Aveva dei progetti per Emmaline, ma a quale prezzo si chiese mentre imboccava il lungo corridoio che lo avrebbe portato nella dimora di sua madre. Doveva parlare con lei.

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