Capitolo 14
"... Or sai tu dove e quando questi amori
furon creati e come: sì che spenti
nel tuo disio già son tre ardori ... "
( Dante Alighieri - Paradiso XXIX )
Aveva voluto percorrere a piedi tutti i gradoni che portavano in cima alla Torre d'Avorio. Doveva riflettere. Scegliere con cura le parole. Celare le sue vere intenzioni. Le pareti di roccia bianca riflettevano i suoi pensieri. Più di uno scenario gli si presentava davanti, ma uno solo rappresentava la soluzione agoniata per secoli. Il ritorno alle origini. Non c'erano alternative.
Arrivato in cima, si accorse subito della figura china davanti alla grande finestra che dava sulla piattaforma, su cui erano soliti planare i figli del Trono, quando usavano il mezzo di trasporto a loro più congeniale; al contrario di lui, che aveva usato invece le scale, quasi fosse un semplice umano. Michele aveva la testa china e le spalle rigide. Quella postura lo riportava indietro nel tempo quando, uscito vincitore dalla Grande Guerra seguita alla Ribellione, aveva preso la decisione di intercedere per quei suoi fratelli ribelli. Anche quella volta lui aveva cercato di dissuaderlo. Essi non meritavano alcuna pietà; ma Michele non aveva voluto sentire ragioni. Si era prostrato ai piedi del Trono, il corpo che ancora portava le ferite che gli erano state inflitte durante la battaglia, ed aveva implorato affinché fosse data una seconda possibilità agli angeli ribelli. Ne era valsa la pena? No. Anzi, grazie a quel suo gesto misericordioso, ora si trovava di nuovo di fronte ad una scelta dolorosa. Solo che questa volta era lui che doveva convincerlo a fare un altro atto misericordioso.
- Gabriele, vieni! Hai intenzione di restare lì impalato a fissare la mia nuca ancora per molto!? - Gli disse con quella sua voce profonda e sempre pacata.
- L'hai percepita ... - Non c'era bisogno di domandare. Finalmente Michele si girò verso di lui.
- Tutto quel potere, come avrei potuto non farlo, mi sta urlando dentro la testa ... - Nella sua voce c'era un velo di rassegnazione.
Doveva studiare bene cosa dirgli per evitare che chiamasse Asrael per porre rimedio, ancora una volta, al "problema". - Una ragazza già matura. Com'è potuto accadere? - Disse infine, dando voce ai pensieri dell'altro. Menzogna. Sapeva benissimo il come e il perché. Era stato lui stesso la causa, ma non poteva ancora dirglielo.
- Un sigillo. Qualcuno di noi glielo ha imposto alla nascita, in modo da poterla fare arrivare alla piena maturità senza " interferenze". - Il suo tono di voce continuava ad essere pacato. Calmo come le acque di un lago di montagna. Nascose una certa soddisfazione perché il suo piano era andato a buon fine, almeno per quanto riguardava la prima parte. Questa volta era arrivato a lei prima di tutti gli altri ed aveva giocato la sua prima mano. Era rattristato per aver dovuto ingannare i suoi fratelli, soprattutto Michele. Fratello. Amico. Generale. Ma lui non avrebbe capito, non avrebbe visto l'opportunità per tentare di sbarazzarsi, una volta per tutte, della feccia che stava giù negli Inferi. La ragazza era un'arma; lui avrebbe fatto in modo di poterla brandire contro i loro nemici. Michele rifiutava questa opzione, almeno per ora. Il "puro di cuore", che non aveva esitato a mandare Morte più di una volta contro una bambina, perché la riteneva un pericolo per l'equilibrio tra Inferno e Paradiso, non riusciva a vedere quell'opportunità.
Cauto, perché aveva comunque il timore di scoprirsi toppo, pronunciò la frase, che forse avrebbe segnato un ulteriore passo verso la meta. - Vorrei vederla con i miei occhi. Capire chi abbiamo di fronte ... -
Gli occhi scuri di Michele mostrarono per un attimo una increspatura. Era sorpreso. - Tu? Perché? -
La sua reazione gli fece capire che aveva già pianificato di mandare Asrael a liberarsi di lei, nella convinzione che avesse, come tutte le altre volte, la meglio. Lui non ne era convinto. - Voglio capire cos'è successo e perché ... -
- Vuoi scoprire "chi" ci ha traditi? - Già parlava di tradimento, ecco perché aveva deciso di agire di nascosto.
- La conoscenza è potere ... -
Michele sorrise alle sue parole. - Questa è la frase che avrebbe detto Raz... - Si blocco. Non riusciva a pronunciare il nome del loro fratello perduto. Neanche lui riusciva a dirlo, ma per un motivo diverso. Mille spine si conficcarono nel suo petto. Si guardarono. I ricordi passavano come schegge affilate dagli occhi scuri di Michele ai suoi chiari. La testa china su un antico tomo mentre loro due combattevano. Il suo sguardo accigliato perché lui non dava nessuna importanza al fatto che ormai riusciva a resistere per un po' a Michele, prima di venire colpito. Lui che finalmente alzava la testa dal libro, lo guardava e poi sorrideva sornione. - Il potere è nella conoscenza, non nella spada. -
Si riscosse da quei ricordi che facevano male. Quanti secoli ancora sarebbero dovuti passare, prima che l'oblio avesse la meglio? Michele carpì i suoi pensieri. Era sempre stato il più bravo anche in quello. - Mai. Non scorderemo mai! - Fece una piccola pausa, poi aggiunse. - Hai ragione però, meglio indagare prima. Per questo non manderò Asrael per ora. Prima andrai tu. -
Esultò. Un primo passo era stato fatto.
Dal cielo un angelo planò sulla piattaforma. Faceva male agli occhi guardarlo; si stava avvicinando a loro. Tutto in lei era oro antico, anche le ali, che richiuse con grazia. - Già a tener conciliabolo voi due. - La sua voce era simile allo scorrere di un ruscello.
- Gabriele è sempre il più veloce quando si tratta di portare notizie. -
Uriele sorrise guardando ora uno ora l'altro dei suoi fratelli, così diversi fra loro, eppure sempre in perfetta armonia. - Volevo chiederti di mandare me questa volta. - Disse rivolgendosi a Michele. Non perdeva tempo lei, dritta alla meta.
- Quanti volontari! Anche Gabriele si è proposto. - Esclamò Michele. Lui si indispettì un po', perché ora sua sorella si metteva in mezzo? - Lascio a voi la decisione. Ma non avete molto tempo. Non sono tranquillo a saperla in vita. - Dicendo così, Michele si avvicinò all'orlo della piattaforma e, aprendo le sua ali color della notte, si librò nell'aria, sparendo dalla loro vista.
- Perchè vuoi andare tu? Sai benissimo che i McCarthy sono con lei! - Le disse con malcelato fastidio.
Lei gi fece un sorriso triste. - I McCarthy non sanno. E tu, Gabriele, perché vuoi andare, sapendo che c'è "lui" al suo fianco? Dopo secoli riuscirai a sopportare di guardare colui che ti ha strappato il cuore dal petto? -
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