Capitolo 13

                                       DUNCAN

Il panico mi stava sopraffacendo. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Un istante prima ero in paradiso dentro di lei e stavo per morderle la nuca, terminando così il legame di accoppiamento; ma poi il suo corpo aveva cominciato a brillare e bruciare. Ero uscito da lei ed avevo visto le sue vene gonfiarsi e riempirsi di fuoco e ghiaccio allo stesso tempo. Il mio primo pensiero era stato che cosa ho fatto?! Poi avevo ripreso un po' a ragionare, cercando di ritrovare la lucidità all'interno di quella coltre di terrore allo stato puro, che mi aveva travolto. Quella lava rossa che le scorreva sottopelle era sangue di demone e quelle ramificazioni azzurro-ghiaccio probabilmente erano sangue angelico. Sembrava che stessero combattendo fra di loro per prendere il sopravvento. Dovevo raggiungere al più presto Black, lui avrebbe saputo cosa fare.

Il suo piccolo corpo era scosso dalle convulsioni. Ad un certo punto svenne. La presi tra le braccia e la strinsi a me, nonostante il fuoco e il ghiaccio che scorrevano dentro di lei mi stessero ustionando. - Cucciola resisti ... - Mi sembrava di essere ritornato indietro nel tempo, mentre stringevo il corpo inerte di mio padre. No. Emmaline non sarebbe morta! Un'auto. Mi serviva un'auto. Ritornai verso l'entrata del locale. Sempre tenendola stretta a me, andai verso il parcheggio. Il guardiano mi lasciò passare, degnandomi appena di uno sguardo; come se portare una ragazza svenuta fra le braccia, fosse la cosa più normale del mondo. Umani! Ormai erano diventati indifferenti a tutto.

Emmaline era ancora priva di sensi, ma il suo cuore batteva. Mi accorsi in quel momento nel riflesso dei vetri di un'auto che avevo delle ustioni su braccia e petto. Non avevo quasi sentito il dolore, tanta era la preoccupazione per lei. Feci saltare lo sportello dell'auto a fianco. L'allarme cominciò a suonare stridulo. Adagiai Emmaline sul sedile posteriore, mi misi al volante e partii. Durante il periodo dell'esilio Garret ed io ci eravamo trovati più volte nelle condizioni di dover rubare auto, per cui conoscevo tutti i trucchi del mestiere. Vidi il custude correre verso l'auto. Lo ignorai e tirai dritto per la mia strada. L'uomo riuscì a gettarsi di lato all'ultimo momento, avendo capito che non avevo intenzione di fermarmi. Uscii dal parcheggio e mi fiondai verso casa. 

Il tragitto fu breve, ma mi sembrò di aver impiegato un'eternità. Lasciai l'auto lì nel vicolo di fronte all'entrata del portale; uno dei miei lupi poi se ne sarebbe sbarazzato. Presi Emmaline in braccio. Il dolore, che arrivò quando il suo corpo entrò in contatto con il mio, fu atroce. Cercai di ignorarlo, mentre aprivo il portale. Appena passai dall'altra parte, vidi Black uscire dal portone e corrermi incontro. Gli occhi del Caduto sembravano liquefarsi. - Portiamola dentro ! - Mi urlò.

Garret e Leila erano lì; l'odore della loro paura impregnava l'aria. Lui fece per avvicinarsi. - Stammi lontano! - Gli ringhiai. Arrivai in camera di Emmaline volando. Sentii il cane uggiolare e i gatti miagolare in un concerto stridente. Feci per appoggiarla sul suo letto, ma Black mi fermò. - No. Sul pavimento ... C'è il rischio che le lenzuola prendano fuoco ... -

L'adagiai sul pavimento, nello spazio vuoto in mezzo alla stanza. Mi sembrava assurdo metterla lì, ma Black sembrava sapere quello che diceva. - Cosa possiamo fare? - Gli chiesi.

- Aspettiamo ... -

Se non fossi stato preoccupato per lei,  gli sarei saltato addosso. Controllai respiro e battito. Erano accelerati, ma c'erano. Tornai a voltarmi verso il Caduto. - Che cazzo significa " niente"?! Ci sarà qualcosa che possiamo fare?! Il suo corpo sembra andare a fuoco! - Urlai.

- Non andrà a fuoco. Il sangue angelico e quello demoniaco sono entrati in contatto e stanno combattendo fra di loro. Guarda le vene del suo corpo. -

Riportai l'attenzione sul corpo di lei e vidi che nelle sue vene scorreva una specie di lava rossa intrecciata ad un liquido azzurro-argento.

- Non possiamo fare niente. Finirà quando uno dei due tipi di sangue riuscirà a prendere il sopravvento ed annientare l'altro. - Mi disse rassegnato.

Teorie. C'erano sempre e solo delle maledette teorie, mai niente di sicuro quando si trattava di lei. - Sopravviverà, vero? - Chiese Leila, riuscendo a trovare un filo di voce. 

- Lo spero ... - Le rispose Black atono.

- Sopravviverà. - Aggiunsi io. No, Emmaline, non ci avrebbe lasciati. Non mi avrebbe lasciato. L'avevo appena amata e volevo continuare a farlo per tutta la mia vita. No, quella piccola e ostinata ragazza, non sarebbe morta. Non lo avrei permesso. Incurante del dolore sia fisico per le ustioni che mi ricoprivano il corpo, sia morale che provavo solo all'idea di perderla,  le accarezzai la guancia. - Non lasciarmi, cucciola ... Ti prego... - le sussurrai piano. 

Sentii Garret avvicinarsi cauto. - Duncan, sei ricoperto di ustioni, vai da Serra a farti medicare, qui restiamo noi ... Non c'è niente che tu possa fare ... -

Non mi girai neanche a guardarlo. - Il mio posto è qui. Le ustioni non sono niente. Lei è tutto. - La mano con cui la stavo accarezzando si stava consumando, come se l'avessi immersa dentro il fuoco. Ma non mi sarei fermato, mi sarei lasciato consumare piuttosto che smettere di toccarla.

Il corpo di Emmaline ebbe un sussulto, poi si immobilizzò completamente. Spalancò i suoi meravigliosi occhi neri, che sembravano risucchiare ogni cosa di me, anche l'anima. - Duncan! - Gridò. La sollevai e la strinsi contro di me. - Sono qui ... - Il suo corpo aveva smesso di bruciare. Le accarezzai i capelli. - Sei tornata. -

Anche gli altri si avvicinarono, ma io non ero pronto a condividerla. La strinsi più forte a me. - Cosa ... Cosa mi è successo? - Sussurrò con voce flebile.  Mi scostai leggermente, lasciandole un po'di spazio. Le afferrai le mani, incapace di interrompere il contatto fisico con lei.

Fu Black a parlare. Le spiegò che il sigillo si era rotto completamente e nello stesso tempo aveva compiuto i vent'anni, raggiungendo così la piena maturità come angelo e come demone. I due tipi di sangue erano venuti a contatto, essendo incompatibili fra di loro, avevano combattuto. Uno dei due doveva aver preso il sopravvento sull'altro, distruggendolo.

Percorsi con lo sgurdo il suo corpo per accertarmi che tutto fosse a posto e che il pericolo fosse passato. Impallidii. Cazzo! Black avrebbe avuto proprio una bella sorpresa. Emmaline si accorse che qualcosa mi aveva sorpreso. - Che c'è? -

Feci un ghigno. - Non penso proprio che un sangue  abbia prevalso sull'altro. Si sono, come dire, "accordati" ... -

Black mi scostò bruscamente e glielo permisi. Volevo proprio godermi la sua faccia. Le vene che percorrevano il corpo di Emmaline si erano ritirate; ma le venature che pian piano stavano sbiadendo erano argento-blu nella parte destra del suo corpo e rosso brillante nella sinistra. Il Caduto rimase a bocca aperta. - No ... Non ci posso credere ... Hai dentro di te tutti e due i tipi di sangue ... Come se si fossero spartiti il tuo corpo ... Non credevo fosse possibile. - Feci un respiro teatrale. - Un'altra delle tue teorie che è andata a farsi benedire. -

Sì, Black si era fatto i suoi bei calcoli. Aveva pensato che il sangue angelico, essendo quello originario, avrebbe spazzato via quello demoniaco e lui si sarebbe trovato con un nephilim puro da proteggere. Il suo sogno! Emmaline non "contaminata" da sangue demoniaco e lui non più costretto a sopportare la convivenza con creature indegne come i lupi. Si sarebbe potuto occupare di lei escludendoli. Non che glielo avrebbe permesso, sangue demoniaco o meno, i McCarthy non l'avrebbero abbandonata. Io non l'avrei mai abbandonata.  Ed invece tutto era rimasto come prima. lei era allo stesso tempo angelo e demone. Incredibile! 

Lei spalancò quei suoi occhi neri così grandi ancora di più. - Duncan ... Cosa ti è successo? - Il suo tono era allarmato perché aveva notato il mio corpo devastato. Non avrei voluto dirle che era stata lei, ma non potevo mentirle. - Non è niente. Tra qualche ora non resterà niente. - Le risposi sbrigativo. - Ma starai soffrendo ... Sono stata io, vero? Mi dispiace tanto :.. - Fece per accarezzarmi, ma si fermò quasi avesse timore di ferirmi di nuovo. Le afferrai la mano sospesa in aria e me la portai alla guancia. - Non mi fai male. - Non aggiunsi che avrei voluto sempre il suo tocco, anche se questo avrebbe significato bruciare vivo. Incontrai i suoi occhi e in quel momento ci fummo soltanto noi e ciò che provavamo l'uno per l'altra. Poi lei parlò rompendo quella nostra muta conversazione. - Potrebbero infettarsi ... Sono estese. - Non poté continuare perché si raggomitolò su se stessa portandosi una mano sulla nuca e l'altra sul fianco.

- Che succede!? - Sentii gridare contemporaneamente Garret e Leila dietro di me. Un bagliore filtrava tra le dita delle mani con cui si teneva nuca e fianco. Incurante di Black e degli altri che mi dicevano di fermarmi, delicatamente gliele spostai. Trattenni il respiro. Sulla nuca stavano comparendo dei piccoli fiori rossi, simili a gocce di sangue, che si intrecciavano con lacci si spine. Il tatuaggio si completò in pochi istanti. Scesi allora con gli occhi sul fianco destro e vidi una runa a forma di freccia di colore azzurro-argento. - Che cos'è ? - Mi chiese lei seguendo il mio sguardo. Era tornata tranquilla; il dolore sembrava essere passato.

Le rispose Black, io ero troppo preoccupato che da un momento all'altro le accadesse qualcos'altro. - Sulla nuca hai il marchio del demone, come un purosangue. Descrive la tipologia di demoni a cui appartieni: sono tre papaveri soffocati da spine ... - Prese un respiro e le passò un piccolo specchio che aveva trovato sul canterale per farle vedere il tatuaggio. - Tua ma .. Lilith lo ha identico. Sei un Incubo sessuale. - Emmaline scostò i capelli bruni per guardarlo. - Sarò costretta a fere sesso continuamente per vivere!? Dimmi di no ... - Non sembrava impaurita, solo stanca.

- No, quelli sono i Succubi. Essere un Incubo significa che il desiderio sessuale sarà il tuo cibo metafisico. Non sarai costretta a nutrirtene, ma ne sentirai il desiderio. Non sarà necessario usare il tuo, potrai usare anche quello degli altri, una volta imparato ad assorbirlo. -

- Come un parassita ... Basta che non mi debba trasformare in una ninfomane, posso sopportarlo. - L'ultima parte della frase diventò un sussurro guardandomi. Le sorrisi. Ci sarei stato io a soddisfare ogni sua necessità. L'idea che stesse con un altro mi mandava al manicomio. La guardai intensamente, come a rassicurarla.

Lei abbassò allora la mano a carezzarsi il fianco destro dove, vicino alla cicatrice a forma d'infinito, era apparsa la runa a forma di freccia. Black non aspettò che gli chiedesse qualcosa e affermò con evidente orgoglio. - Sei un guerriero angelico! Come avevamo immaginato, vista la tua abilità con le lame. - Lei socchiuse gli occhi come a prendere nota di tutto quello che le stava accadendo. Leila le andò vicina e le fece una carezza. - Riposati e non pensare a nulla. - Poi uscì dalla camera. Garret poco dopo salutò e andò via anche lui.

Rimanemmo in tre. Black, dopo un attimo di silenzio, riprese in mano la situazione con quella sua fastidiosa abitudine di dare ordini con la certezza di essere ubbidito. - Sarà meglio che andiamo anche noi. Emmaline ha bisogno di riposo. Tu devi andare a farti medicare da Serra. - Lo guardai con aria seccata, non volevo lasciarla. Ma poi notai la sua aria esausta, dovevo mio malgrado lasciarla da sola. Sarei andato a farmi medicare e poi sarei tornato da lei.

- Dormi, cucciola ... Torno presto. - Mi chinai e le bacia la fronte poi, evitando di guardarla, uscii con Black. Stavo per scendere la scalinata quando sentii il Caduto chiamarmi. - Devo parlarti. -

- Dopo. -

- Ora! -

Avrei potuto mandarlo a farsi fottere, ma ero esausto anche io. Il dolore per le ustioni si stava acuendo ora che la preoccupazione per Emmaline era passata. Meglio togliersi il dente ora. Mi fermai e mi misi di fronte a lui. - Sentiamo ... -

- Cosa pensi di fare con Emmaline? - Il suo tono ricordava i ghiacciai innevati. - Il tuo compito è proteggerla. Nient'altro! Ed oggi, grazie alla tua superficialità, ha rischiato grosso. -

Un furore cieco prese a scorrermi per le vene. - Cosa cazzo dici!? Sarebbe successo in ogni caso e per fortuna io ero lì con lei. -

Black rimase immobile, sembrava non respirare neanche. - Portartela a letto è stato sconsiderato in ogni caso. Hai le tue lupe per divertirti. -

Ora gli avrei spaccato la faccia. - Quello che succede tra di noi non t'interessa. - Ringhiai. - Mi interessa nel momento in cui mette in pericolo la sua sicurezza. Pensi davvero di riuscire ad agire per il meglio se sei coinvolto con lei? -

Non risposi. Quello poteva essere un problema, ma non ero un ragazzino innamorato con la testa tra le nuvole. Lo guardai con aria di sfida. Il Caduto sparò la sua seconda bordata. -'Non è una lupa e non potrà mai essere considerata la compagna del capobranco. Rinunceresti alla eredità dei McCarthy? Rinunceresti alla tua "vera" lupa, quella che il destino ha scelto per te, quella che ti renderebbe ancora più forte, la tua metà? Rinunceresti ad avere figli? -

Bastardo! Giocava pesante. Sapeva i tasti da premere. Ma avrei per tutte quelle ragioni potuto rinunciare ad Emmaline dopo essere stato con lei e dento di lei!? Potevo rinunciare alla seta della sua pelle, al suo odore, al suo calore!? Potevo rinunciare al piacere e all'emozioni che avevo provato solo con lei !? Non c'entrava il fatto che fosse un demone sessuale. Quello che mi aveva maggiormente conquistato era stato il momento in cui le nostre anime si erano compenetrate. Stavo per mandare al diavolo Black, quando mi gelò. - Potresti rinunciare a tutto quello che ti ho detto per qualcuno che prima o poi prenderà consapevolezza di quello che lei è e, soprattutto, di quello che sei tu. I demoni vi considerano solo carne da macello e gli angeli animali contaminati da sangue demoniaco. Lei è sia angelo che demone. -

Mi sentii paralizzato. Ma senza pietà lui continuò. - Pensa a quando, dopo averla reclamata, lei se ne renderà conto e non ti disprezzerà solo, ma odierà perché l'hai legata a te. -

Distrutto. Era così che mi sentivo perché mi rendevo conto che aveva ragione.  Scansai Black senza rispondergli e scesi le scale non voltandomi indietro.

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