Capitolo 10
DUNCAN
Un telefono squillò spezzando l'incanto. Emmaline lo prese da sopra uno sgabello nell'angolo su cui lo aveva appoggiato. Uscì dalla stanza in cerca di privacy. Inutile. Il mio udito mi avrebbe permesso di ascoltare tutto. Era la sua amica. La rossa che si ostinava a volerle trovare qualche insulso ragazzo con cui passare il tempo, credendo di farle un favore. Come se lei non fosse in grado, se ne avesse avuto voglia, di trovarselo da sola. Il pensiero che potesse trovarsi un ragazzo mi fece uscire dalla gola un ringhio, che non riuscii a soffocare.
- Ormai non fai altro che ringhiare. - Mi stuzzicò Garret.
Non commentai e mi rivolsi a Black. - Domani compirà gli anni ... Sei sicuro che questo posto sia introvabile o dobbiamo essere pronti alla battaglia? -
- Nessuno può entrare in questa dimensione senza che uno di noi ce lo porti. Possono al massimo localizzare il portale, ma non entrare. La localizzeranno, stanne certo! Nonostante il sigillo sia ancora attivo, è già potente ora ... Dopo sarà impossibile nascondere la sua esistenza. -
- Non sembri preoccupato come qualche mese fa ... -
- Non è inerme ed ha me e il tuo branco. La terremo al sicuro. -
Dopo tutte le paranoie che mi aveva fatto sul timore che "gli altri" la trovassero prima di noi, sembrava che la situazione si fosse capovolta. Ora ero io a farmi prendere da mille assilli per la sua protezione, mentre Black sembrava aver acquistato una certa sicurezza in proposito. Forse perché io non riuscivo a togliermi dagli occhi l'immagine di lei, piccola, delicata, umana. Ancora non ero riuscito a farmene una ragione che la piccola delicata umana avesse più potere di qualunque altro mezzosangue mai esistito. Avevo ancora delle domande da rivolgere al Caduto, quando lei rientrò nella stanza.
Per un momento mi sentii elettrizzato dalla sua presenza, finché non la sentii parlare. - Stasera esco con la mia amica. -
Un cieco furore mi travolse. - Col cazzo! Tu non esci da questa casa stasera! -
Mi guardò con aria di sfida. - Altrimenti mi sculacci e mi metti in punizione? -
Garret e Black si limitarono a guardare prima l'uno e poi l'altro. Non sembravano volermi aiutare. Dovevo calmarmi. Forse ero stato troppo irruento. - Non puoi uscire dalla villa, è pericoloso. - Cercai di mantenere un tono quanto più pacato possibile. Ma avevo davvero voglia di mettermela sulle ginocchia e sculacciarla per inculcarle un po' di buon senso. Subito dopo però ... Scacciai il pensiero seguente che aveva ad oggetto il suo splendido fondoschiena. Possibile che con lei dovevo sempre ridurmi come un ragazzino in preda agli ormoni. - Non voglio discussioni quando si tratta della tua sicurezza. -
Lei assunse un'espressione ostile. - I patti non erano questi! Quando mi avete trascinato qui, non mi avevate detto che avrei dovuto vivere segregata e rinunciare alla mia vita. -
Era furente. Temevo che stavolta avrebbe dato fuoco non solo a me, ma a tutto quello che aveva intorno. Spostai lo sguardo su Black, che finalmente sembrò voler collaborare a farla ragionare. - Emmaline, sarà solo per un po'. Vedremo cosa succederà quando il sigillo si romperà. Dopo di che potrai tornare a fare tutto quello che facevi prima con le dovute precauzioni. Devi capire che non sei ... -
Lo interruppe, se possibile ancora più furente. - Non osare usare quella specie di compulsione che hai già usato quando mi avete portato qui! -
Cosa stava dicendo? Black aveva usato la compulsione su di lei? Il Caduto era capace di farlo? Figlio di ... lo aveva fatto anche con noi e non se c'eravamo accorti? Mi trattenni appena dal mettergli le mani addosso. - Sei capace di usare la compulsione e non ne hai fatto parola? - Dietro di me sentivo anche l'ira di Garret, che era giunto alle mie stesse conclusioni, accarezzarmi rovente la pelle.
- Non è una vera e propria compulsione, riesce piuttosto a rasserenare gli animi. -
Lei fece un sorriso sarcastico. - Non mi pare che il tuo "potere rasserenante"funzioni granché in questo momento. -
Black perse un po' della sua imperturbabilità. - Funziona solo sugli umani . - Poi rivolgendosi a me e a Garret aggiunse che su noi licantropi funzionava poco o niente. Le capacità diplomatiche di Black quel giorno erano ridotte a zero e non se ne rendeva conto.
Sentii Garret ripetere in tono rabbioso. - Su di noi funziona poco? Ma che peccato per te grandissima testa di cazzo! - Stava per saltargli addosso. Feci appena in tempo a trattenerlo. Dovevamo calmarci tutti e tornare all'obiettivo principale: la protezione di Emmaline. Mi costò uno sforzo enorme farlo perchè sia la mia parte animale che quella demoniaca volevano versare il sangue del Caduto. - Mi sembra che il patto fra di noi fosse improntato alla lealtà. Non pensi che avevamo il diritto di sapere di questo tuo trucchetto da apprendista stregone?! -
- Non l'ho mai usato su di voi. -
Pensava di cavarsela così. - Avevamo il diritto di saperlo. - Feci una piccola pausa per cercare di trovare un altro po' di calma per proseguire. - C'è altro che dovremmo sapere? - Non aspettai la risposta e gli fui ad un palmo dal viso. - Giuro che se scopro che mi nascondi "altro"ti squarcio la gola e poi ti stacco la testa a morsi. -
Chiusa la discussione con il Caduto, mi rivolsi a lei. - Appena possibile potrai uscire. Ma non stasera. - Detto ciò uscii dalla stanza sforzandomi di non sbattermi la porta alle spalle.
Scesi di corsa le scale ed uscii di casa. Respirai l'aria della sera. Ne inalai l'odore. Scalciai via le scarpe e mi tolsi la felpa, mi inoltrai nel bosco. Corsi tra gli arbusti che costeggiavano lo stretto sentiero che portava ai cottage del clan. La terra, le foglie e l'aria che fendeva il mio corpo chiamavano il lupo dentro di me. Mi aprii alla belva e questa apparve facendosi largo nel mio corpo. Un balzo e al posto dell'umano, apparve un grosso lupo dal manto fulvo. Nella forma ferina i pensieri diventarono lineari, semplici. Continuai a correre, evitando i cottage, nella profondità del bosco. Non era ancora buio, doveva aspettare per cacciare. Andai ancora più lontano. Avrei avuto tempo per divertirmi con loro dopo. Ora era tempo di correre.
***
Stavo divorando l'ultima delle lepri che avevo cacciato, quando un pensiero isolato eppure forte mi assalì. La mia compagna. Dovevo andare da lei. Avevo bisogno di lei più che di respirare, mangiare, correre libero. Non ero un lupo accoppiato ... Allora perché quell'urgenza. Avevo trovato la mia compagna? L'animale non si pose troppe domande, corse verso la villa. Sapevo dove trovarla, ma non potevo usare l'entrata degli uomini. Mi guardai intorno cercando un modo per raggiungerla al più presto. Capii che per arrivare a lei dovevo lasciare il posto all'umano. L' uomo sarebbe riuscito a raggiungerla. Il lupo si ritirò e lo lasciò uscire.
Mi alzai in piedi. Perfetto, era nudo come un verme davanti alla villa! I jeans dovevo averli fatti a pezzi e lasciati da qualche parte nel bosco. Dovevo andare al mio cottage e rendermi presentabile per ... Perché ero lì? Stavo per fare dietro front quando sentii chiaro un ringhio dentro di me. - NO. - La bestia aveva fretta. All'improvviso i pensieri che avevano mosso l'animale si riversarono dentro la mia coscienza. Volevo la mia compagna. Ora. La mia compagna? Possibile che dopo tutto quel tempo in cui l'avevo cercata, l'avessi trovata? Il lupo era certo di averla trovata. Il lupo voleva ... No, non era possibile ... Emmaline! L'animale era convinto che lei fosse la sua compagna.. Ma non era una lupa. Come era possibile? Dovevo aver incasinato tutto io con il desiderio folle che provavo per lei. Cercai di andare via di lì, ma il lupo non me lo permetteva. Caddi a terra carponi. Tentai di oppormi. Inutile. Dovevo andare da lei. L'animale era troppo forte in quel momento, non potevo far altro che assecondarlo.
Il portone si aprì appena lo toccai. In giro non sembrava esserci nessuno. La cena era finita da un bel po'. I licantropi che vi avevano partecipato, erano già ritornati nel bosco. Se avevo un po' di fortuna, Black si era già rintanato in biblioteca, dove pare trascorresse le sue notti. Salii in fretta le scale. Spinsi la porta della camera di Emmaline. Non era chiusa ed entrai. Il persiano era acciambellato sul suo letto e mi rivolse appena un'occhiata. La piccola belva era in terrazza e Acheron sbucò dalla portafinestra per farmi le feste. Lo accarezzai distrattamente. Di Emmaline là dentro neanche l'ombra. Forse era in un'altra parte della villa. No, non c'era. Un orribile sospetto mi assalì. E se fosse scappata? No, mi aveva voluto sfidare: era con la sua amica!
Dovevo fare in fretta. Feci appello al lupo, che mi confermò che non era in casa. Per un attimo considerai l'ipotesi di avvertire Black. Scacciai l'idea ed uscii in fretta. Passai nel mio cottage per rivestirmi velocemente, poi mi misi a correre. Attraversai il portale e l'odore della città così diversa da quello della villa e del bosco mi assalì. Dovevo servirmi del lupo. Lo chiamai lasciandolo salire appena in superficie. I miei occhi brillarono nell'oscurità. Trovala sussurrai a me stesso e all'animale che viveva dentro di me.
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