Capitolo 1
DUNCAN
Erano giorni che la guardavo e non riuscivo a capacitarmi che quell'essere piccolo e umano fosse "lei". Non che disprezzassi gli umani, anche una parte di me lo era, ma erano fragili. Troppo. E la fragilità nel mio mondo è un lusso che non puoi permetterti.
Era così ... "Diversa" da come me l'ero immaginata. Non somigliava a sua madre. Neanche un po'. Certo aveva un culo che era una poesia. Una bocca che sembrava promettere mille peccati. Per non parlare degli occhi ... Anche da lontano sembravano in grado di ipnotizzarti. Forse un po'della Strega viveva dentro di lei. Ma sarebbe bastato?
Black si era raccomandato di non perderla d'occhio e soprattutto di proteggerla fino a venerdì, poi ci saremmo fatti avanti con lei.
Emmaline stava uscendo di casa con il "suo piccolo sgorbio". Il cane si era irrigidito. Anche se ero nascosto bene, mi aveva percepito. Non mi temeva però. Strano. Gli altri animali quando avvertivano la mia presenza, venivano presi dal terrore. Non il suo cane.
-Acheron ! Che hai? Dai, mi farai fare tardi.-
Quella ossessione per la puntualità la rendeva prevedibile. Troppo. Sarebbe stata una facile preda per i nemici. Ne avrebbero fatto un sol boccone.
Un ragazzo dall'andatura dinoccolata le si stava facendo incontro. Lei lo conosceva, gli sorrise. Lui sembrava aver vinto il primo premio della lotteria. - Emmaline, mi sento fortunato. Non pensavo d'incontrarti. -
Falso. Avrei scommesso qualsiasi cosa che aveva accuratamente progettato l'incontro.
Concitato, stava cercando le parole adatte a convincerla ad andare con lui alla festa di un certo Sergio. Lei arricciò il naso. Indice, in base alla "mie precedenti osservazioni", che l'invito non era molto gradito. Anche lui se ne doveva essere reso conto, perché si affrettò ad aggiungere con tono implorante, - E dai, ci saranno tutti. Non puoi sempre fare l'eremita. -
Lei cominciò a tormentarsi un ricciolo scuro con le dita. Chinò leggermente il capo, dopo un attimo lo sollevò e gli rispose va bene. Il cane ringhiò al tipo. Non doveva stargli simpatico. Neanche a me piaceva e ancora meno ora, dopo aver visto il suo sorriso soddisfatto. Predatorio. No, il ragazzo era da mettere nella mia personale lista nera.
-'Acheron, basta! Allora ci vediamo stasera da Sergio. -
Il sorriso dell'idiota si allargò. Sentiva di avere la partita in mano. - Passo a prenderti io? - Lei fece un sorriso di circostanza. -Va bene. Ora devo proprio andare. Ciao, Claudio. -
Si girò ... Cazzo! Gli occhi. Quelle pozze scure incontrarono i miei. Enormi. Sembravano succhiarmi l'anima. Mi ero sbagliato. Non c'era niente di " normale " in lei. La degna figlia di sua madre. Il suo involucro poteva anche essere umano, ma gli occhi raccontavano un'altra storia. Ed ora quei due fari scuri puntavano nei miei. Mi aveva visto. Dovevo sparire. Ma quello sguardo profondo, ipnotico, mi incatenava lì. Non riuscivo a muovermi.
Il cane guaì e lei distolse lo sguardo, quel tanto che bastava per consentirmi di spostarmi e nascondermi meglio. Grazie, "sgorbio"!
Emmaline tornò a guardare dov'ero stato un attimo prima. Scosse la testa come a scrollarsi dalla mente qualcosa che aveva solo immaginato. Proseguì spedita per la sua strada.
Un rumore impercettibile, ma non per il mio orecchio, mi distrasse un attimo. - Garret, già ora del cambio? -
L'altissimo ragazzo che mi si parò di fronte sogghignò. - Visto il "pesante fardello" di questa missione, sono venuto a salvarti in anticipo. Non ringraziarmi, capo, rientra tra i miei compiti renderti tutto meno gravoso. -
Meglio non rispondergli. Se Garret aveva voglia di sfottermi, contraddirlo era il modo più efficace per fomentarlo. - Ti ha mandato Black? -
Garret si passò una mano fra i folti riccioli biondi e sorrise. - No, l'iniziativa è tutta mia. Sai benissimo che il "vecchio barboso" si fida solo di te per compiere servizio di sorveglianza. -
Black in effetti era un matusalemme con l'aspetto di un adolescente, decisamente "barboso". Lui carpì i miei pensieri ed alzò gli occhi al cielo con un'espressione teatrale. Sorrisi. Era difficile indispettirsi con Garret. Tra i membri del mio clan era il buontempone. Allo stesso tempo però era quello di cui mi fidavo di più. Aria scanzonata e pericolosità ben celata, questo era Garret.
- Deliziosa, vero?- Mi disse, seguendo il mio sguardo, che non si era staccato un attimo dalla figura che si stava allontanando. - Minuta, ma con tutte le curve al punto giusto. Mmmm ... Penso che questa missione ci riserverà piacevoli sorprese. - Aggiunse sornione mettendosi in moto per seguirla.
No, il commento non mi andava giù. Meglio puntualizzare subito le cose. - Lei è off-limits. - Garret sbuffò. - Uff ... Sei noioso. Anzi B-A-R-B-O-S-O come Black. -
Gli andai dietro, non volevo lasciare alcuno spiraglio "alle sue manovre". Lo conoscevo troppo bene. Se voleva entrare nelle mutande di qualcuno, lo avrebbe fatto senza il minimo problema. Ma non questa volta. Nessuna variabile impazzita. O meglio, nessun ormone impazzito era consentito.
- Se non fosse che le umane non ti attirano e che preferisci le nostre forti filiformi femmine, un pensierino ce lo avresti fatto anche tu, o mio integerrimo capo! -
Lo afferrai per un braccio costringendolo a voltarsi. - Ascoltami bene: non è consentito il minimo errore. - Non potevamo rischiare di spaventarla o tutto sarebbe diventato più complicato. Dovevano evitare di entrare troppo in contatto con lei. La situazione era già problematica così e, una volta che si fosse rivelata, potevo scommetterci la testa che Inferno e Paradiso sarebbero scesi in terra. E, comunque, sarebbe stata sempre "inavvicinabile". Era una fragile umana che si sarebbe trovata a dover gestire cose di cui non immaginava neanche l'esistenza. Non avrebbe avuto tempo per altro, se non per sopravvivere.
- Non pensare neanche di provarci. Non è scopabile! Dobbiamo solo proteggerla. Questa era la missione di mio padre ed ora è la mia e del mio clan . - Garret mi offrì la gola in segno di sottomissione. Aveva recepito il messaggio.
- Fai il tuo dovere ora. -
Mi girai incamminandomi nella direzione opposta alla sua. Dovevo tornare alla tenuta e parlare con Black. Era lui lo stratega; il mio clan ed io eravamo la forza bruta di cui lui aveva bisogno per metter in atto la strategia. Era da un mese che ci eravamo trasferiti in quell'umida cittadina italiana. Mi mancava la mia Irlanda, i suoi immensi spazi verdi su cui correre e la luna magica a cui ululare. Black mi aveva strappato da tutto quello. Era arrivato al clan una notte di metà settembre con la sconvolgente notizia che la figlia della Strega si era ridestata. Diceva che aveva sentito la sua coscienza affiorare. Non avevo avuto altra scelta, dovevo trovarla e proteggerla prima che "gli altri" la trovassero e facesse la fine di sempre. Non avevo potuto dire di no. Mio padre sul letto di morte mi aveva fatto promettere di proteggerla ad ogni costo.
Affrettai il passo. Imboccai un paio di vicoli e mi trovai di fronte a quello che sembrava un vecchio muro roso dalle intemperie. Al di là, nascosta agli estranei, c'era la tenuta in cui ci eravamo stabiliti. Mi guardai intorno per accertarmi che non ci fossero occhi indiscreti. Appoggiai le mani al muro. Una lieve resistenza e mi ritrovai dall'altra parte. Black aveva fatto del suo meglio per ricreare la nostra terra. Ma quella non era casa nostra. Imboccai l'ampio viale alberato che portava alla villa. Lui era già sul portone ad aspettarmi.
Il suo sguardo d'argento mi incatenava, mi ricordava cos'era e, soprattutto, ciò che era stato. Alto e aggraziato fino all'inverosimile, dimostrava a malapena vent'anni. Ma la sua voce profonda raccontava di una vita millenaria. Esisteva già prima del mondo.
- Sei tornato prima del previsto. - Nessuna domanda, ma un'affermazione che sottintendeva la necessità di una spiegazione.
- Garret mi ha dato il cambio.-
Continuava a guardarmi con riprovazione. - Da quando prendi ordini da un semplice membro del tuo clan?-
- Non corre nessun rischio. Sono settimane che la teniamo d'occhio e nessuno le si è avvicinato. Penso che l'unico che è riuscito a percepirla sia stato tu! - Se voleva che abbassassi lo sguardo, sarebbe rimasto deluso. Non era il mio capo. Eravamo solo alleati.
- Quando venerdì compirà gli anni, tutti riusciranno a percepirla ... Dobbiamo prepararci. -
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top