98. Pov di Harry
Non ce la faccio a dormire, non riesco a pensare ad altro che ad Amy.
Accendo il cellulare, mettendolo in modalità silenziosa, sperando di ricevere un messaggio da parte sua, ma nulla.
I minuti trascorrono tremendamente lenti e, senza nemmeno pensarci, mi ritrovo già con la giacca addosso, cercando le chiavi della macchina in mezzo ai vestiti che ho appoggiato alla rinfusa sulla sedia in camera.
L'unica cosa di cui ho bisogno, in questo momento, è uscire da questa stramaledetta casa e prendere un po' d'aria.
Lisa è uscita per stare da Louis e Niall è andato a dormire già da mezz'ora.
Avrei voluto che rimanesse sveglio con me ancora un po'..
Restare da solo, quando sono giù di morale, è una di quelle cose che mi lascia completamente in balia dei pensieri.
Non so dove sto andando, nè dove potrei andare per svagarmi un po'.
So solo che vorrei Amy vicino a me, ora.
E' successo un casino madornale e, di nuovo, per colpa di Summer.
Ma forse la colpa è più mia che sua, perchè se avessi raccontato ad Amy fin da subito quanto quella stronza mi stava rompendo i coglioni, ora non penserebbe che ho voluto giocare sporco.
Per fortuna Niall e Lou sanno tutto e mi hanno promesso che domani andranno da Amy per parlare con lei.
Dovrei avere le palle per presentarmi nell'appartamento che condivide con Zayn, Scott ed Adam, ma non me la sento.
Non stasera.
Ho visto negli occhi di Amy così tanta rabbia e delusione, che so per certo che se tentassi di parlarle per chiarire le cose, mi sbatterebbe la porta in faccia senza ritegno.
Maledico me e il fatto di aver cancellato ogni traccia di Summer dal cellulare.
Facendo così, ho reso tutto ancora più difficile, anche perchè Amy ha potuto leggere solo un messaggio nel quale Summer mi diceva di amarmi.
Lascio un biglietto a Niall in cucina, nel caso si svegliasse e non mi trovasse.
*Sono uscito*
Chiudo la porta di casa senza fare rumore e attraverso il corridoio deserto e silenzioso.
Sono quasi le tre di notte e metà studentato è rientrato a casa per le vacanze di Natale.
L'unico rumore che sento sono i miei stivali che, ad ogni passo, sbattono contro il pavimento opaco.
Non sono abbastanza lucido per poter fare tutti i gradini velocemente. Le quattro lattine di birra e i due bicchieri di whisky che ho bevuto hanno annebbiato la mia vista, ma purtroppo non i miei pensieri.
Chissà cosa starà facendo ora Amy.
Dormirà? Si starà sfogando con Malik, che cercherà di consolarla per fare l'amico bravo che c'è sempre quando hai bisogno?
Più probabilmente, sarà chiusa in camera sua a piangere per una colpa che non ho.
Non ho fatto niente con Summer.
ma Amy non ci crede.
Esco dal portone e l'aria fredda di questa notte d'inverno mi scuote un po'.
Mi appoggio al muro del palazzo e cerco di ricordare dove ho lasciato la macchina l'ultima volta che l'ho usata.
Poi mi viene in mente del posteggio, di Summer e del casino con Amy e mi stupisco di essermi scordato per qualche secondo di questi piccoli particolari.
Riprendo a camminare, barcollando e, quando arrivo alla mia auto, capisco che non sono abbastanza lucido per guidare.
Tento un paio di volte di centrare la serratura della portiera con la chiave e, dopo qualche tentativo, riesco nel mio intento.
Mi siedo sul sedile del guidatore ed appoggio la fronte sul volante.
E' tutto così complicato.
Io amo Amy più di quanto abbia mai amato nessun'altro in vita mia.
E vorrei che lei lo capisse, una volta per tutte.
Vorrei che lei mi credesse quando le dico che come mi fa stare lei, non c'è mai riuscito nessun'altro.
Vorrei che mi ascoltasse davvero, quando le dico che non potrei mai e poi mai farla soffrire.
Prendo il mio I Phone dalla tasca della giacca e cerco il suo nome tra la rubrica.
Non me ne frega un cazzo di che ore siano, o di ciò che pensa di me.
Ho bisogno di sentirla.
Il telefono squilla a vuoto.
Una volta.
Due.
Tre.
Il cuore mi martella nel petto, quando decido di non insistere più ed inizio a scorrere le sue foto nella galleria.
Ride, nelle immagini che mi tengono fisso a guardare un display come uno stupido, e i suoi occhi mi parlano.
Mi parlano di noi.
Del nostro amore.
Di come è nato.
Provo a chiamarla di nuovo e, quando una voce nervosa mi risponde, tento con tutte le mie forze di non perdere il controllo.
"Lo capisci che quando una persona non ti risponde, forse è perchè non ha piacere di sentirti?"
La voce di Zayn mi fa salire la merda al cervello, e il suo tono saccente mi fa venire voglia di presentarmi davanti a lui con una bella mazza in mano.
"Non ho chiamato per parlare con te, stronzo!" gli rispondo, agitandomi sul sedile.
"Purtroppo Amy dorme e non le farebbe piacere essere disturbata!"
"Senti, Malik. Se non vuoi che io venga li a spaccarti la faccia, vedi di passare quel cazzo di telefono ad Amy" Mi accorgo di biascicare, e cerco di fare più attenzione.
"Cosa sei? Ubriaco, Styles? Non riesci nemmeno a dire una frase tutta d'un fiato."
"Non te ne deve fregare un cazzo a te se sono ubriaco o meno. Passami Amy!"
Con tutte le persone che ci sono nel mondo, doveva andare ad abitare proprio con uno stronzo così?
Non lo so, ma forse penso di si.
Sarebbe stato tutto troppo semplice, altrimenti, e le cose semplici non fanno parte del mio contratto con la vita.
Zayn chiude la chiamata e, un secondo dopo, quando cerco di richiamare, trovo una minchia di voce odiosa che mi avvisa di lasciare un messaggio vocale nella segreteria.
Tiro un pugno un po' troppo forte al cruscotto della macchina e sento un male atroce alla mano.
Per fortuna, mi sembra di non essermi rotto niente, ma un rigolo di sangue inizia a sgorgare, sporcandomi le nocche.
Non me ne frega un cazzo.
Non me ne frega un cazzo del sangue, nè di Malik.
Voglio solo Amy.
E nient'altro.
Scendo dall'auto e, quando raggiungo l'appartamento di Zayn, sono sudato fradicio.
Non so se ho camminato velocemente.
Non me lo ricordo.
Probabilmente sto sudando semplicemente per la tensione del momento.
Non lo so.
So solo che se Zayn prova anche solo a trattarmi di merda davanti ad Amy, gli spacco la bella faccina da modello che si ritrova.
Mi attacco al campanello dell'appartamento che suona con un trillo fastidiosissimo.
Ma non ci faccio troppo caso.
E continuo a suonare, senza staccare il dito nemmeno per un secondo.Quando sento che dall'altra parte della porta Zayn sta imprecando, decido di smettere di suonare ed aspetto che lui, o qualcun altro, mi aprano la porta.
"Voglio parlare con Amy!" urlo, con tutta la voce che ho.
Sento Malik parlottare con qualcuno a bassa voce e sono sicuro che sia lei.
"Amy! Non farti convincere da quello stronzo! Apri la porta e parliamo!"
Come un flashback, mi torna in mente la prima volta che sono venuto qui, davanti a questa porta, ad implorare Amy di parlare.
Tento di scacciare via il ricordo dalla mia testa e mi concentro su questo momento.
"Amy!" grido di nuovo, senza ricevere nessuna risposta.
"Ok! Fai pure la bambina capricciosa! Io ti aspetto qui fuori. Dovrai uscire prima o poi!" dico, con un tono talmente alto che credo che mi abbiano potuto sentire anche ai due piani inferiori.
Mi guardo intorno e cerco un posto per sedermi.
Mi accomodo per terra, appoggiando la schiena alla parete di fronte all'appartamento dove è rinchiusa Amy.
Dovrà uscire, cazzo.
Non può restare chiusa in casa per sempre.
Giocherello con l'anello d'argento che ho al dito e ricordo ancora il giorno in cui l'ho comprato.
Erano i miei primi giorni di permanenza al Campus e una ragazzina presuntuosa e insopportabile cercava in tutti i modi di farmi perdere la pazienza in quella che, fino a prova contraria, era anche casa mia.
Quella mattina avevamo avuto un battibecco sul nostro modo di vestire.
"Ma a te cosa interessa se mi metto i leggins un giorno sì e l'altro pure, scusa?" aveva tuonato Amy, quando, mentre facevamo colazione con Lisa, le avevo chiesto se pensava di avere ancora quindici anni, dato che continuava a vestirsi come una ragazzina.
A me in realtà, è sempre piaciuto come si veste.
Le sue felpe larghe nascondono cose che ho potuto vedere solo io, in questi mesi, e la cosa mi ha eccitato sin dalla prima volta che le mie mani hanno sfiorato la sua pelle.
E' sportiva, ma sensuale quanto basta per risvegliare ogni mio desiderio nascosto.
Il suo sedere sodo, strizzato dentro a dei pantaloni attillati, mi ha sempre fatto impazzire ma, quel giorno, volevo innervosirla un po'.
"non me ne frega niente, infatti. Ma magari troveresti un ragazzo, se iniziassi a vestirti in modo un po' più femminile"
"Parli te? Che ti vesti sempre allo stesso modo? Con quei jeans neri e quei capelli scompigliati fai ridere. Ti ci manca solo un anello d'argento al pollice, per completare l'opera!"
Ho riso, quando mi ha detto così.
E ho giurato a me stesso che quella sera sarei tornato a casa con un anello d'argento infilato intorno al pollice. Anche a costo di attraversare tutto lo Stato per trovarne uno adatto.
Quando, a cena, Amy ha visto il mio anello al dito, mi ha guardato come se fossi uno stupido idiota.
"Hai visto?- ho detto, roteando il dito davanti al suo viso- Non avevo mai pensato di comprarmene uno, ma stamattina mi hai dato un' ottima idea."
Lisa aveva riso, Amy no.
Ma per me, quel suo sguardo infastidito, rappresentava la vittoria.
Avevo vinto io.
Continuo a giocare con quel cerchietto di metallo, quando la testa inizia a girarmi come se fosse dentro ad un vortice.
Chiudo gli occhi per un momento, per cercare di calmarmi.
Dall'appartamento di Amy non sento alcun rumore, nè alcuna voce.
Allungo le gambe per sgranchirle un po'.
Mi formicolano, ma non ho intenzione di alzarmi da qui.
Non ho intenzione di allontanarmi da lei neppure per un secondo.
Un suono lieve avverte mezzo palazzo che l'ascensore è arrivato al piano.
Sono semi sdraiato su un cazzo di pavimento, con il culo per terra, aspettando che la porta dell'appartamento davanti al quale sono si apra, facendomi apparire davanti agli occhi la ragazza più bella che abbia mai incontrato.
Riapro gli occhi e mi volto verso il centro del corridoio per vedere con chi sto per fare una emerita figura di merda.
Sgrano gli occhi, quando vedo Lisa venirmi incontro.
Non mi dice nulla, ma mi sorride, tranquilla.
"Ehi!" mi dice, sedendosi affianco a me.
Io guardo in terra, aspettando una sua ramanzina.
"Che ne dici di venire via con me?" mi sussurra, dolcemente.
Non è incazzata, e questo è già un bel passo avanti.
Non riesco a parlare, così faccio cenno di no muovendo leggermente la testa.
"Dai, harry. Non puoi stare qui tutta la notte. Vieni con me da Louis, ti fai una doccia calda e dormi un paio di ore!"
"Ti ha chiamato lei?"domando, anche se so già la risposta.
"Si, mi ha chiesto di venirti a prendere." risponde sinceramente.
"E perchè?" domando, fissando la porta davanti a noi.
"Perchè non vuole parlare con te, stasera, ma gli dispiace sapere che sei qui, da solo e mezzo ubriaco. Quindi sarebbe meglio se venissi via con me. Vi chiarirete domani."
Mi sto quasi convincendo del fatto che abbia ragione, quando mi torna in mente l'immagine di Amy sorridente in una foto che le ho fatto mentre studiava gli appunti di Terry un paio di settimane fa.
"Ho bisogno di vederla, Lisa!" piagnucolo, parlando a bassa voce.
"Lo so, Harry. Ma domani la vedrai, te lo prometto."
Si alza ed allunga una mano verso di me.
Io gliela afferro e mi alzo dopo non so quanto tempo.
Cammino a passi lenti e Lisa sta al mio passo.
Continua a tenermi la mano, quando decido di staccarmi da lei per prenderla sotto braccio.
Sono un po' instabile in questo momento ed alzarmi ha fatto si che tutto intorno a me abbia iniziato di nuovo a girare fastidiosamente.
"Prendiamo l'ascensore?" mi domanda, fermandocisi davanti.
"Sarà meglio!" gli dico, e lei mi sorride.
Lisa preme il pulsante che si illumina immediatamente di verde, facendo aprire le porte dalle quali è passata qualche minuto fa.
"La vedrò domani, vero, Lisa?" le domando, guardando dietro di me per un attimo.
"Te l'ho promesso, Harry. Domani la vedrai."
Entriamo nell'ascensore e rimaniamo in silenzio tutto il tempo.
Penso ad Amy e ai suoi occhi.
Domani la rivedrò, e non vedo l'ora.
Anche se ho paura che in quegli occhi, domani, potrei anche annegarci.
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