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Mentre riordino la cucina, Harry mi porge il cellulare.
"Stava squillando, l'hai lasciato in salotto!" mi dice, rispondendo al mio sguardo assassino.
Mi asciugo le mani sui leggins e lo prendo, guardando il display.
Tre chiamate senza risposta ed un messaggio.
Le chiamate sono di mia sorella, mia sorella e mia sorella.
Il messaggio è di Liam.
HO BISOGNO DI PARLARTI c'è scritto.
Attraverso la cucina ed il salotto a passi svelti e mi chiudo in camera lasciando in cucina tutto all'aria, come non mi capita mai. Mai.
Chiamo Liam, ma non mi risponde.
Mentre cerco di respirare e pensare, respirare e pensare, mia sorella mi chiama.
"Ma cazzo. Perchè non rispondevi?" mi chiede agitata.
"Scusa, avevo il cellulare in sala!" rispondo. "Cosa c'è!"
"Senti- mi dice- mi ha chiamato Liam e vuole parlarti. Io gli ho detto di lasciarti in pace, ma davvero. Credo che cercherà di telefonarti. "
"Cosa-gli-hai-detto?" chiedo io.
Come cazzo si permette di decidere per me.
"L'ho visto, Amy. Era alla festa di Dylan sui divanetti con Emily! E ti assicuro che mi è venuto schifo solo a guardare quello che facevano!"
Resto zitta per qualche secondo.
Cerco di immaginare la scena, ma non ci riesco.
Emily era una delle mie più care amiche dalla prima liceo. Ci siamo un po' perse ultimamente, ma non credevo potesse arrivare a fare una cosa del genere proprio a me.
Liam è il mio ragazzo, no, cioè, il mio ex ragazzo.
E mia sorella mi ha detto che stanno insieme o qualcosa del genere dopo neppure un mese che lui mi ha lasciato.
"Ok, se mai mi cercasse, non gli risponderò" dico io, riagganciando subito il telefono.
Non mi interessano i particolari, non mi interessa sentire mia sorella inveire contro Emily e non mi interessa niente di Liam.
Per me può anche andare a letto con mezzo mondo che a me non interessa.
All'ennesima chiamata di Liam, spengo il telefono e mi sdraio sul letto. Il mal di testa inizia a farsi sempre più forte e decido di strappare qualche foto appesa alla parete vicino al mio letto, prima di deprimermi ed ingoiare le lacrime che da qui a qualche minuto si impossesseranno di me.
Non è vero che non mi interessa. Sto una merda.
Pensare a Emily con Liam mi fa venire da vomitare.
Ho bisogno d'aria e decido di uscire un po'.
Mi metto una felpa pesante, prendo l'mp3, le cuffie e mi guardo allo specchio.
Gli occhi sono arrossati, gonfi, ma non me ne frega un cazzo.
Esco dalla mia camera ed incrocio Harry nel piccolo corridoio che porta in sala.
"Ehi, ciao!" mi dice, guardandomi. Credo che voglia fare il dolce, probabilmente ha notato l'espressione di una persona tradita dalla sua ex migliore amica disegnata sul mio volto.
Io non gli rispondo e vado dritta verso la porta di casa.
"Io esco!" avviso, un attimo prima di farlo.
La serata è fresca, e l'aria di ottobre mi fa riprendere per un attimo.
Un attimo solo.
Prendo la strada che porta verso il centro ed alzo il volume della musica a palla.
Il mal di testa è ancora parte di me, ma me ne frego.
Non ho voglia di pensare.
Ho solo bisogno di cancellare via i miei pensieri che urlano nella mia testa. E i miei ricordi.
Non so quanto tempo sia passato da quando sono uscita di casa. Non ho il cellulare con me e non ho neppure un cazzo di orologio al polso. Non ne ho mai usati.
Sento piccoli crampi alle gambe e mi siedo su una panchina con l'affanno. E il magone.
Spengo l'mp3. E il silenzio della sera mi pervade.
E i pensieri premono nelle mie tempie.
E i ricordi sono macigni, lanciati uno ad uno sulle pareti del mio stomaco.
Porto il viso alle mani ed inizio a piangere.
Piango perchè avevo creduto in noi.
In me e Liam.
Piango perchè l'amicizia con Emily era solo una stronzata.
Piango perchè sono triste.
E delusa.
E incazzata.
Sento in lontananza una moto di grossa cilindrata prendere la strada che ho percorso io prima di raggiungere questa panchina.
La sento avvicinarsi sempre di più, ma quasi non ci faccio caso, finchè il rumore non cessa ad un metro da me.
Alzo lo sguardo, che fino a quel momento era stato chino, e vedo Harry scendere dalla moto e venire verso di me, mentre si toglie il casco e si ordina i lunghi ricci in una fascia americana.
"Ehi, ciao!" mi dice, sorridendo.
"Ciao!" rispondo, abbassando lo sguardo.
"Ti ho cercato tutto il tempo, sai?" mi dice, prendendo posto vicino a me.
Continuo a guardarmi le ginocchia.
"E perchè?" chiedo, con la voce ancora provata dal pianto di pochi secondi fa.
"Perchè ero preoccupato per te. Ti ho visto triste mentre uscivi dalla tua camera. Non so un cazzo di te, dei tuoi problemi o di ciò che ti sta capitando. Ma pensavo avessi bisogno di un amico vicino."
Sorrido a quelle parole. E lo guardo.
"Un amico?"
Mi sorride anche lui.
"Si, bè, anche se ti sto sul cazzo e tu la maggior parte delle volte mi sei super antipatica, non potevo starmene a casa sapendo che vagavi sola per la città con chissà quali pensieri per la testa!"
Vuoi che te li elenco tutti, i miei chissà quali cazzo di pensieri, Harry??? vorrei dire, ma, in realtà, mi esce un semplice "Grazie!"
Stiamo in silenzio qualche secondo.
"Ti va un gelato?" mi chiede, poi.
"Io non ho assolutamente voglia di un gelato" dico e, mentre sul suo volto appare un'espressione confusa e amareggiata, continuo "Ma se vuoi, una Cola mi farebbe più piacere!"
Harry sorride di nuovo, mentre si alza e mi porge la mano.
"Allora vada per la Cola, signorina!"
Mi alzo anche io e ci dirigiamo verso la sua moto.
"Io non ci salgo su questo coso qui!" esclamo, terrorizzata.
Forse preferivo allora starmene su questa panchina con i miei cazzo di pensieri tristi.
"Suvvia, Amy, non mi dirai che hai paura, vero?" ride Harry.
So che qualsiasi cosa io dicessi in questo istante, Harry la userebbe contro di me per il resto dei miei giorni.
"E va bene!" dico, prendendo il casco che mi sta porgendo e slegandomi la coda di cavallo.
Saliamo e non so dove mettere le mani. Ho paura di salire su ste cose qui che vanno ai trecento allora. Ma non gliela do vinta un'altra volta.
Col cazzo.
Harry mette in moto e, prima di partire, mi prende le mani e le mette sui suoi fianchi.
"Tieniti a me- mi dice- ma stai tranquilla, mi comporterò bene!"
E così partiamo.
E così mi ritrovo in una serata di ottobre su una moto che sfreccia tra le vie della città.
Con un'amica in meno e un ex ragazzo più bastardo di quanto immaginassi.
Abbracciata ad un tipo strano, tremendamente scorbutico, che ha attraversato la città per venirmi a cercare e mi sta portando ad affogare i miei dolori in una Coca Cola.
L'avrei mai detto?
No, non l'avrei mai detto.
Poggio la testa sulla sua schiena e per un secondo trovo la serenità.
Per un secondo solo, dimentico ogni cosa.
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