17

Durante la ricreazione decido di prendere un po' d'aria nel grande cortile, e invio un messaggio a Lisa.

*dove sei?*

Spero che mi risponda che è in cortile, perchè in mezzo a tutta questa gente mi sento soffocare, ed avrei voglia di stare un po' con lei, e ridere alle sue battute del cazzo.

*sono in cortile* mi risponde, ed in questo istante esulterei.

*anche io* DIGITO.

*arrivo*

Non è difficile per lei trovarmi.

Mi siedo sempre sulla stessa panchina da un anno, e anche se oggi fa freddo, non mi interessa.

Tiro su, fino in cima, la cerniera della giacca fino a coprirmi il collo, e la vedo arrivare.

"Ciao tesoro!" mi sorride.

Io ricambio il sorriso e si siede vicino a me.

Lisa è bellissima.

I suoi capelli lunghi profumano sempre di buono, e i suoi occhi azzurri rispecchino esattamente ogni suo stato d'animo.

In questo momento è allegra.

Lo capisco.

"Cazzo, si gela!" commenta.

"Si" annuisco io, guardando una coppietta sedersi sulla panchina di fronte alla nostra.

Lui le parla all'orecchio, e lei sorride, timida.

Si avvicina a lei e, quando le loro labbra si sfiorano, distolgo lo sguardo.

Perchè mi sento un macigno dentro?

Perchè non penso altro che ad Harry?

Devo scacciare via ogni pensiero che mi parla di lui, sennò impazzisco.

E' bastato un unico bacio per farmi andare così sotto?

No.

Harry mi sta sul cazzo. E se non fosse entrato nel mio Campus, nel mio appartamento, nella mia vita, ora starei mille volte meglio.

"A cosa pensi?" mi chiede Lisa.

"A niente!" la tranquillizzo con uno dei miei sorrisi più finti.

"Come cazzo fai a tenere le chiappe su  questa panchina, senza che ti si gelino?"

non rispondo alla sua domanda, ma cambio discorso.

"Hai visto Niall?" chiedo.

"Si, era con Terry alle macchinette del caffè. Pomiciavano come se non ci fosse un domani!" sbuffa, schifata.

Non mi interessava sapere di Niall, in realtà, ma almeno adesso posso farle la vera domanda che desidero farle senza che pensi male.

"Ed Harry?" chiedo, facendo l'indifferente.

"No, in realtà oggi no."

Giocherello con il mio braccialetto colorato, quando Lisa mi da una leggera gomitata.

"Parli del diavolo, e spuntano le corna!" dice, guardando davanti a noi.

Harry ci sta venendo incontro, insieme a Summer.

Summer appena ci vede, fa un sorrisino come per prenderci per i fondelli.

"Ciao ragazze!" esclama Harry, togliendo la mano da quella di Summer, un secondo prima di incrociare il suo sguardo con il mio.

"Ciao, Harry!" diciamo quasi in coro io e Lisa.

"Uh, cosa siete, gemelle siamesi?" ridacchia la stupida.

Harry le tira un'occhiataccia, poi torna a guardarmi.

Io mi sento in imbarazzo, e vorrei scappare via.

Sento la tensione di Lisa.

"Sai Harry, non sapevo che come hobby portassi a spasso le cagne in calore!" esclama, guardando Summer come se volesse ucciderla.

"Stai zitta, cretina- risponde Summer, tutta impettita- siete solo due puttanelle di periferia!"

"Ma la vuoi smettere?" le dice Harry, che la strattona per un braccio e la porta via.

Fa bene, se la vuole ancora viva.

Per fortuna la campanella suona e tutti ci riversiamo nei corridoi per raggiungere le aule.

Rido, ascoltando Lisa dare titoli un po' poco carini a Summer, ricordando ciò che è appena successo in cortile.

Rido, ma dentro in realtà sono incazzata.

Con Summer.

E con Harry.


"Ciao, Amy!" mi saluta Lisa, mentre entra in laboratorio.

"Ciao, tesoro!" rispondo io, continuando a camminare verso la mia aula.

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"Signorina Thompson, può rispondere alla mia domanda?" mi dice il professore,

Come faccio a rispondere alla sua domanda, se non l'ho nemmeno sentita?

"Signorina Thompson, gliela riformulo. Se il Sole, nella sua vita di sequenza principale, brucia una frazione x dell'idrogeno iniziale in elio (si prenda X_in = 0.70), quanto dura la sua vita in sequenza?"

"Scusi?" chiedo. Ho capito solo "Se il sole". Stop!

"Signorina Thompson, sarà meglio che la smetta di Fantasticare chissà cosa, e torni un po' sul pianeta Terra, se vuole avere la sufficienza nella mia materia!" esclama, infastidito.

"Si, mi scusi!" esclamo io, infastidita più di lui.

Cerco di ordinare al mio cervello di non mandare impulsi strani al resto del mio corpo, ma non mi obbedisce e mi ritrovo a sbattere l'astuccio sul banco, sbuffando.

"Vedo che stamattina si è svegliata un po' male, signorina Thompson! Venga pure dal preside!"

Mi alzo, e senza guardare nessuno dei miei compagni esco dalla classe, seguita dal professore che mi precede di qualche passo, mentre attraversiamo il lungo corridoio silenzioso.

Ma quanto è brutto questo essere che si fa chiamare Professor Smith?

Raggiungiamo la presidenza e troviamo la porta chiusa.

Il professore bussa due volte alla porta e quando il Preside dice "Avanti!" entra, richiudendosi la porta alle spalle.

Passo qui interminabili secondi, immaginando quello che starà dicendo su di me il prof del cazzo.

Quando esce, non lo guardo.

"Il Preside è impegnato con un altro studente. Dieci minuti e si libera!" mi dice. "Poi la aspetto in classe!"

Mentre se ne va, penso a quanto sarebbe bello alzargli il mio dito medio in faccia e dirgli che non me ne frega niente di lui e del suo fare da vecchio isterico.

Ora, a differenza di prima, ho caldo.

La tensione mi sta facendo quasi sudare e mi tolgo la felpa, rimanendo in maglietta.

Riprendo, poi, a torturarmi le mani con le dita, e aspetto il mio turno.

I dieci minuti sono passati da un pezzo.

Quando la porta della presidenza si apre, alzo gli occhi al cielo.

Mi sorbirò un quarto d'ora di ramanzina, e poi tornerò in classe come se nulla fosse.


"Può entrare, signorina Thompson." dice il Preside in tono severo.

Prendo la felpa dalla sedia vicino alla mia, e la indosso, per non entrare in Presidenza in t-shirt.

"E lei, signor Styles, veda di fare un po' il bravo d'ora in poi!" dice il Preside al ragazzo che era nella stanza con lui fino a tre secondi fa.

Io alzo lo sguardo e incrocio quello di Harry.

Harry ha un'espressione incazzata sul volto ma, appena mi vede, l'espressione si trasforma in stupore.

Non mi dice niente.

Ed io non dico nulla a lui.

Gli passo affianco, mentre lui continua a camminare nella direzione opposta, e quando siamo quasi fianco a fianco, mi accenna un mezzo sorriso.

Entro in Presidenza e, quando il Preside comincia a parlarmi, io nemmeno lo ascolto.


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