XXII ~Una ragazza non comune~

Gabriel

Fuggiti dalla scuola, tutta la gente del paese ritornò nelle proprie abitazioni, mentre gli insegnanti e gli addetti alla sicurezza rimasero fuori ai cancelli del liceo per capire cosa fosse successo.

Ero abbastanza sicuro che non avrebbero mai capito la vera causa di quel improvviso attacco, nemmeno noi avevamo ben chiara la situazione, figuriamoci gli umani.
Avevo lo sguardo fisso su Oks, la quale stava sorseggiando un bicchiere d'acqua, mentre stringeva la sorella singhiozzante ed impaurita al petto.

Sandel -invece- si era seduto accanto a Melinda che continuava a torturarsi le mani con nervosismo.
Dovevo assolutamente parlare con mio fratello, sia io che lui sapevamo chi fosse l'artefice dell'attacco, ma la domanda che maggiormente mi premeva era: perché lo avevano fatto?

I Rosius erano creature spietate e violente, ma solo con le corrispondenti creature soprannaturali. Non avevano mai sfiorato gli umani, quindi era logico pensare che il loro obiettivo fossimo noi dato che eravamo gli unici ad essere dotati di una gran forza, tanta da poterli fronteggiare.
In quel momento mi tornarono in mente le parole di Oks: fumogeni. Lei aveva visto una nube verde, ma in quel cortile non vi era nulla se non enormi oggetti provenienti dal cielo.

Possibile che lei era in grado di vedere il potente veleno che rilasciavano quelle creature? La maggior parte degli umani aveva perso la vita per aver respirato per pochi secondi quel veleno, eppure lei era rimasta per molto tempo a contatto con esso ed era ancora viva.

«È la mamma», mi distrassi con la voce di Anisha, «ho otto chiamate perse e due messaggi, deve essere preocc-», si bloccò. Le due sorelle si fissarono per brevi istanti, prima che quest'ultima bloccasse lo schermo del cellulare e lo riponesse in tasca.

«Anisha», sospirò Oks, «basta con questa convinzione.»

«Finché non avrò delle risposte, resterò sulle mie idee.»

Di cosa stavano parlando? Quali risposte doveva avere? Ma soprattutto, perché me lo stavo chiedendo?

«Gabriel va tutto bene?», si avvicinò mio fratello, «non hai respirato il veleno, vero?», chiese poi a bassa voce.

Scossi il viso nel momento esatto in cui la televisione venne illuminata ed una donna ben vestita apparve sullo schermo.
«Interrompiamo il programma odierno per una special news: questa mattina nei pressi del Liceo di Woodsville si è verificato uno strano ed anomalo incidente. Il festival annuale dei campionati studenteschi è stato annullato a seguito di un presunto attacco dettagliatamente progettato da un soggetto sconosciuto. La polizia territoriale ha interrogato i presenti, i quali sostengono di aver visto degli oggetti volare nel cielo prima dell'accaduto. Altri, banalmente, sostengono che sia stato solo uno scherzo degli studenti che non hanno mai approvato questa iniziativa.
Sulla scena sono stati ritrovati uomini e donne gravemente feriti, con l'ammontare di quindici vittime in totale.  I soccorsi sono stati immediati ed i sopravvissuti sono stati trasportati con urgenza nelle strutture ospedaliere del paese confinante-»

«Le notizie girano velocemente eh?», borbottò con amarezza mio fratello. «Addirittura quindici decessi.»

«Sì. Devo parlarti, ci sono delle-»

«Ragazzi, i miei genitori sono troppo preoccupati per farvi uscire, quindi hanno detto che potete restare qui fin quando la situazione non si sarà calmata; infondo non abitate dietro l'angolo e il bosco è troppo pericoloso in questo momento», mi interruppe Melinda.

«Grazie mille per la preoccupazione, ma-»

«Siamo felicissimi di accettare», concluse mio fratello.

«Perfetto», sorrise lei, per poi raggiungere le altre ragazze.

«Perfetto un cazzo, Sandel dobbiamo tornare a casa, quelle bestie potrebbero attaccare anche il branco!»

«Ancora non hai capito? Loro cercavano noi, o qualcuno nelle nostre vicinanze, non avrebbero mai attaccato degli umani altrimenti. Dunque restare qui è l'idea migliore, dobbiamo capire chi possano cercare e perché.»

«Io avrei un'idea», puntai lo sguardo sulla Rossa.

«Oks? Non penso proprio, perché mai dovrebbero cercarla? Penso che l'unica ipotesi plausibile è che volessero attaccare noi-»

«Sandel lei è in grado di vedere il loro veleno! Poco prima che tornassi indietro e la trovassi, sono sicuro di aver fiutato un'altra presenza, così come sono sicuro che anche lei abbia visto qualcosa. Era spaventata e quasi mi ha attaccato quando mi sono avvicinato. Inoltre è stata lei stessa a dirmi che vedeva una nube verde ed è stata in grado di respirarla senza alcun problema. Quella non è una ragazza comune, ha qualcosa di anomalo.»

«Riusciva a respirare il loro veleno senza alcuna fatica? È assurdo, per gli umani è un potente acido in grado non solo di ustionare la pelle, ma di compromettere il funzionamento degli organi interni... Eppure», si voltò verso lei, «non ha riportato alcuna ferita.»

«Penso che questa cittadina abbia più segreti di quel che dimostra, dobbiamo fare delle ricerche sul suo passato.»

«Vuoi fare ricerche su Oks?»

«Che? Certo che no, non mi interessa nulla di lei, intendevo ricerche su Woodsville.»

Mio fratello si poggiò ai margini di un tavolo ed incrociò le braccia al petto, «eppure sei tornato indietro per lei, sei scattato come un grillo quando non l'hai vista con la sorella.»

«Io-», aveva ragione. Ero sicuro che Oks fosse accanto a me e che stesse trascinando la sorella verso i cancelli, ma quando non l'avevo più vista, il panico si era subito impossessato di me. Ancor prima che me ne accorgessi, stavo correndo verso il campo sportivo.
«Io l'ho fatto per al sorella, era troppo spaventata e ci stava rallentando la corsa.»

«Mmh», inclinò il viso con uno strano sorriso, «mi sembra strano, lei è la tua compagna -da come mi hai detto- e dovresti provare un irrefrenabile istinto naturale nel proteggerla o nel starle accanto.»

«Forse è destino che non dobbiamo stare insieme», feci spallucce, mentendo a lui e a me stesso.

Quella ragazzina mi irritava per qualcosa che lei ancora non sapeva, la sua presenza non mi era per nulla indifferente. Quando le ero accanto provavo un'inspiegabile attrazione, anche solo avere un minimo di contatto fisico o un semplice sguardo mi tranquillizzava. Potevo confermare che quello non era amore, eppure -dopo l'accaduto di quel giorno- avevo la costante paura che le potesse capitare qualcosa. Io non ero quel genere di ragazzo, non ero altruista, non mi preoccupavo per gente che a malapena conoscevo, avevo già tanti problemi per la testa.

Provavo a creare delle distanze tra di noi, eppure il mio pensiero volava sempre a lei e alle sue stranezze. Non volevo che ciò accadesse ed odiavo il fato per impormi qualcosa che non desideravo. Le Leggende sulla nostra specie erano antiche e tradizionali, ma anche letali ed ingiuste: eravamo costretti ad avere una partner non scelta da noi affinché si procedesse con la procreazione di lupacchiotti e si evitasse l'estinzione della specie; ma tutto ciò era ingiusto. Se un lupo non desiderava una compagna, era obbligatoriamente costretto ad averla.

«Siete sicure? Non vorrei ricevere una telefonata per la vostra prematura morte», riportai nuovamente la mia attenzione sul discorso delle ragazze.

«Sì, nostra madre ci vuole subito a casa, ma ti ringraziamo per l'invito. Puoi stare tranquilla, se incontriamo uno di quei vandali li facciamo a pezzi: hanno usato prendere la mia collana!», sbottò Oks.

«Impossibile che l'abbiano presa loro, ti sarà caduta da qualche parte», sbuffò la sorella, «la troverai, forse.»

«Erano presenti durante lo scherzo, ne ho visto uno e sono sicura che quando sono stata trascinata via, lui l'abbia trovata.»

«Chi hai visto?», domandai di botto. Le ragazze, sedute abbastanza lontane, si voltarono verso di me confuse; accidenti dovevo tacere, si sarebbero di sicuro chieste come avessi fatto ad ascoltarle dalla mia posizione.

«Ehm...», per un attimo ebbi la sensazione che Oks non sapeva cosa rispondere. «U-Un ragazzo, o almeno penso, purtroppo non sono riuscita a vederlo in viso a causa della nube verde», sviò subito il mio sguardo.

«Quale nube?», a parlare fu Melinda.

«Lascia stare, dobbiamo andare», si alzò, prendendo per mano la sorella. Salutò frettolosamente tutti e ringraziò ancora una volta i genitori di Melinda, volando via da quel bar insieme a tutti i nostri dubbi.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top