XLVI ~Tanti auguri amica mia~

Gabriel

Stanchi, ma felici e finalmente rilassati, ritornammo tutti in albergo. Per l'indomani, nelle ore pomeridiane, era prevista la nostra partenza e mi chiesi dove avremmo alloggiato, dato che le nostre roulotte erano state distrutte.

Mi passai una mano tra i capelli e tolsi il mantello che mi avevano fatto indossare. Per fortuna la cerimonia non era durata molto e non era successo nulla di anomalo. Di norma, sarebbe dovuta durare due ore, nella quali il neo Alpha e il neo Beta avrebbero dovuto trasformarsi per mostrarsi alla comunità, ma avevo gentilmente chiesto di evitare questa parte o Oks sarebbe morta di infarto.

Nonostante la parte più complessa fosse ormai passata, la mia mente non ne voleva sapere di trovare pace: i veri problemi sarebbero arrivati con il nostro ritorno. C'era da risolvere anche il mistero della famiglia di Oks, inoltre dovevamo ancora parlare con le Principesse e farci spiegare in cosa consisteva veramente il ruolo di Maddalina e come potevamo evitare una strage.

Mi spogliai dagli abiti eleganti ed indossai una comoda tuta, per poi afferrare il computer che Sandel si era procurato per risolvere alcune questioni burocratiche.
«Mi hai letteralmente letto nel pensiero», sospirò questo, uscendo dal bagno dopo essersi dato una rinfrescata. «Controlla se il sindaco ha risposto alla mia e-mail, prima di partire mi ha dato il consenso per poter risiedere a Woodsville. È venuto a conoscenza dell'incendio e, per aiutarci, si è fatto carico parzialmente delle spese causate dal danno. Ho dovuto inviare i nominativi di tutti i membri del branco per poter essere inseriti come cittadini a tutti gli effetti.»

«Quando lo avresti fatto?», chiesi, aprendo la posta in arrivo.

«La scorsa notte.»

«Ti ha risposto, ci sono case in affitto, ma non sa se basteranno per tutti», confessai, leggendo attentamente ciò che ha scritto.

«È già qualcosa, potremmo chiedere al branco di ospitare qualche famiglia in più in quelle disponibili, non ci saranno problemi.»

Annuii e mi stropicciau gli occhi. Ero maledettamente stanco e tutta l'adrenalina che avevo in corpo poco prima, era svanita in un batter d'occhio. Ebbi solo il tempo di stiracchiarmi per bene, prima di prendere sonno.

Mi svegliai quando ormai il sole batteva insistentemente in camera, probabilmente era quasi ora di pranzo. Sandel non era nel suo letto, ma dalle coperte disfatte intuii che finalmente anche lui avesse dormito per un paio di ore.
Il calendario sul cellulare segnava in rosso 24 dicembre e solo allora ricordai che tra nemmeno un giorno sarebbe stato Natale.

Il mio primo Natale da Beta, ma anche il primo Natale che il branco avrebbe passato diviso; di certo non potevamo festeggiare tutti in un'unica casa, ne eravamo troppi.

Dopo una lunga e rilassante doccia, ritornai in camera e sistemai la mia valigia, consapevole che tra un paio di ore sarei tornato nel paese che tanto avevo detestato, ma che dovevo definire casa.

In corridoio salutai i membri che incontrai e, a quanto pare, tutti si stavano organizzando per la partenza. Mi fermai davanti alla porta delle ragazze e bussai prima che Sandel mi aprisse e mi facesse entrare.
«Sono una pessima amica! Mi sento orribile, ma come ho potuto dimenticarlo?!», urlò Melinda, camminando per la stanza.

«Che succede?», chiesi confuso, «dov'è Oks.»

«È di sotto, circa un'ora fa è arrivata la Regina con le figlie e hanno chiesto espressamente di parlare con lei in privato. Non so cosa abbiano in mente, ma spero che Oks ci metta al corrente di tutto. Nel frattempo Melinda sta uscendo fuori di senno perché si è appena ricordata che domani è il compleanno di Oks e lei non le ha organizzato nulla.»

«Domani è il compleanno di Oks? Davvero?», possibile che non lo sapessi? Assolutamente sì, dato che fino a poche settimane prima la ignoravo. «Comunque, non penso che sia una priorità per lei, ci sono cose più serie a cui pensare.»

«Lo so! Certo che lo so Gabriel, ma tutti noi abbiamo bisogno di staccare un po', di vivere un giorno in totale quiete. Quando arriveremo a Woodsville, da come mi ha detto Sandel, voi avrete un gran da fare per smistare il branco nei diversi alloggi disponibili; io mi occuperò di Oks», abbassai il viso, «inoltre le avevo promesso una festa con i fiocchi, lei non ha mai ricevuto nulla dalla famiglia né mai festeggiato il suo compleanno. Dopo tutto quello che sta affrontando, se lo merita di sentirsi principessa per una sera...»

Aveva ragione, sapevo che aveva ragione, lo vedevo dal viso di quella buffa ragazza che sin da subito avevo classificato come depressa ed odiosa. Raramente aveva sorriso, non aveva coraggio e fiducia in sé stessa, ma era sempre pronta a fare da supporto a coloro che voleva bene o che stimava. Meritava tutto il bene e la felicità del mondo, soprattutto in un momento del genere; ormai tutti noi, presenti in camera, avevamo la certezza che non avrebbe avuto più una famiglia, che sarebbe rimasta da sola. Ormai la sua famiglia era entrata in un pericolo circolo e non ne sarebbe uscita tanto la facilmente.

Aveva perso la madre, il suo migliore amico e anche la sorella, nonostante ella riponesse sempre un briciolo di speranza nel riportarli a casa. Non poteva perdere anche noi, che eravamo da poco entrati nella sua vita.
«Va bene, ma non sarà semplice organizzarle una festa. Noi saremo occupati con il branco, ma se dovesse succedere qualcosa -qualsiasi cosa- non esitare a chiamarci.»

«Stai tranquillo.»

Fu l'ultima cosa che disse, prima che la porta si aprisse ed entrasse Oks. Posò la carta magnetica sul comodino e si stropicciò gli occhi. «Non pensavo di trovare il raduno in camera.»

«Sono arrivati da poco, cosa ti hanno detto?»

Solo ora notai la busta che aveva tra le mani, infatti la sollevò e ce la sventolò davanti al viso. «Hanno detto che devo leggere questi libri e che devo esercitarmi in base all'elenco che loro stesse hanno fatto. Non hanno potuto aiutarmi più di tanto, perché nessuno mai ha avuto a che fare con una Maddalina, ma loro ritengono che sia necessario almeno sapere le basi; così da essere preparati per ogni evenienza.»

Dalla naturalezza con cui rispose a Melinda, potei intuire che avevano  avuto modo di parlare e di chiarire quel piccolo dettaglio della sua vita.
«Quindi tu... Cioè tu prevedi il futuro?»

«Non ne sono sicura, ma più volte ho avuto delle visioni, infatti ne ho parlato anche con loro e mi hanno detto che -appunto- devo continuare ad esercitarmi, cosicché da poter padroneggiare meglio i miei.... Non so se posso definirli poteri, ma comunque potrei aiutarvi a prevenire qualche loro mossa.»

«Certo che sono poteri! Oks hai grandissime qualità, sai che vantaggio è averti con noi?»

«Ed ecco il motivo per il quale anche loro ti stanno cercando», esclamò Sandel, leggendomi nella mente.

Dopo ciò, rimanemmo in silenzio. Le ragazze si concentrarono sulle loro valigie e Oks nemmeno per una volta alzò lo sguardo verso di me.
Il ritorno, come sempre in pullman, era stato decisamente più stancante della scorsa volta, o almeno così mi era sembrato.

Melinda per tutto il tragitto era rimasta incollata al cellulare, evidentemente stava cercando di organizzare qualcosa per il giorno di Natale, ossia il compleanno di Oks. Quest'ultima, invece, non aveva degnato nessuno di uno sguardo e di tanto in tanto il suo occhio si era abbassato sullo schermo del cellulare; mi chiesi come mai avesse tanta ansia, forse era successo qualcosa e lei non ci aveva detto nulla...

Una volta arrivati a Woodsville, avevamo accompagnato le ragazze a casa e ci eravamo diretti tutti dal sindaco per firmare dei documenti. Non ricordavo esattamente quante ore erano passate, fatti sta che smistare il branco nei dodici appartamenti disponibili era stata una vera impresa. Non ne eravamo in troppi e dodici case erano più che sufficienti, l'unico problema era la distanza; eravamo sempre stati insieme, da secoli il nostro branco non si era mai diviso ed allora fummo costretti a farlo, anche solo per poche miglia.

Io e Sandel avevamo ricevuto una casa ciascuno, non eravamo per nulla d'accordo con la decisione del branco, ma più volte ci era stato ripetuto che la  loro priorità era avere un tetto sulla testa ed erano felici di concederci quel piccolo regalo.

Vi erano ancora molte cose da sistemare, ma pian piano ce l'avremmo fatta. Speravo solo che in casa mia sarebbe arrivata presto la corrente, dato che odiavo vivere senza luce e tecnologia.

Quel giorno era la vigilia di Natale, mi sembrava assurdo di essere a Woodsville da quasi cinque mesi, il tempo era letteralmente volato e dalle tante complicanze, più che mesi, sembravano anni.

Siccome non ero abituato a starmene chiuso in una casa buia, decisi di andare da Sandel, il quale si trovava esattamente a pochi passi. Il clima, proprio come lo avevamo lasciato, ci aveva accolti con un burrascoso vento gelido, accompagnato da metri di neve.

«Gabriel ho una notizia stratosferica!», mi venne incontro mio fratello, quando arrivai a casa sua. «Melinda... Ah, come posso non amarla! Sta organizzando la festa per Oks e ha trovato un ristorante bello grande e ha avuto un'idea spettacolare», disse con affanno e sorridente.

«Sandel calmati, ho capito ben poco», ridacchiai.

«Hai ragione, scusami. Ricordi che il branco era triste perché non potevamo passare il Natale tutti insieme? Bene, Melinda ha avuto la magnifica idea di unire il Natale con la festa di Oks, così facendo entrambe le parti saranno soddisfatte. Qui a Woodsville nessuno osa uscire fuori casa durante le festività, quindi non ci ha impiegato molto a trovare un ottimo ristorante che faccia entrambe le cose.»

Geniale!
«Non ci avevo pensato, sono sicuro che il branco ne sarà entusiasta. Dobbiamo avvisare tutti!»

Oks

La casa era esattamente come l'avevo lasciata: fredda, buia e silenziosa. Avevo passato la vigilia di Natale da sola, senza mangiare e senza vedere i classici film natalizi che ero solita vedere ogni anno... Anche da sola.

In casa mia non c'era un albero di Natale da anni, ma almeno stare in famiglia era già qualcosa.

Quando l'orologio scoccò la mezzanotte, le campane della chiesa iniziarono a suonare una bella melodia, annunciando la nascita del bambino Gesù, ma anche la mia di nascita: quel giorno avrei compiuto diciotto anni, ero ufficialmente maggiorenne.

Quanto avrei voluto che da quella porta entrasse mia madre con dei biscotti a forma di gnomo -sicuramente acquistati in pasticceria- e una candelina accesa. Non avevo mai festeggiato come si deve un compleanno, ma già spegnere una candelina era tanto per me.

Mi addormentai con le lacrime agli occhi e un nodo terribile alla gola. Il mattino successivo venni svegliata da un rumore che mi parve tanto lontano.
Spalancai gli occhi ed alzai il busto, capendo che quel rumore era il citofono.

Scesi giù per le scale ed attraversai il nostro vecchio negozio. Quando aprii una voce squillante urlò: «buon compleanno!! Tanti auguri amica mia», avvolgendomi con le sue esile braccia.

Non pensavo se ne sarebbe ricordata. «Oddio... Grazie Melinda, davvero. Non dovresti essere a casa con i tuoi genitori?»

«Sì, ma ieri sera ho detto loro che sarei venuta da te. Hai compiuto diciotto anni, ma ci credi? Adesso sei adulta!», saltellò arzilla.

«Non mi sento per nulla cambiata. Entra, qui fuori si gela», le feci spazio, vedendo che stringeva tra le mani un sacchetto bianco di carta. Conoscendola, evidentemente, mi aveva portato qualcosa di buono da gustare....

[Continua...]

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