XLV ~Alpha e Beta~

Oks

Probabilmente era passata da poco l'ora di pranzo, ma non ne ero sicura. Le tende della camera in cui alloggiavo temporaneamente erano chiuse dalla scorsa sera ed il sole quel giorno aveva deciso di non degnarci della sua presenza.

Fuori c'era un temporale con i fiocchi, riuscivo ad intravedere di tanto in tanto i lampi ed i tuoni erano talmente potenti da far vibrare i vetri.

Quella notte non avevo dormito e nemmeno in mattinata ero riuscita a prendere sonno. Le Principesse dopo averci dato la magnifica notizia sulla mia vera natura, avevano tolto il disturbo ed erano ritornate a casa; a quanto pare ai Reali non sfuggiva proprio nulla e si erano accorti della fuga delle loro figlie, non osavo immaginare cosa fosse successo una volta arrivate a casa.

Gabriel e Sandel erano spariti da più di tre ore, erano impegnati con il loro Re per l'attesissima cerimonia dell'indomani. Melinda non appena era tornata in camera, aveva subito urlato ai quattro venti: non ho fatto sesso con Sandel. Evidentemente già sapeva che l'avrei tartassata di domande e le avrei fatto una bella tirata di orecchie, quindi aveva deciso di mettere fin da subito le cose in chiaro.

Sospirai e mi rigirai ancora una volta nel letto, fin quando il mio cellulare iniziò a squillare e fui costretta ad alzarmi.
Il nome che lessi sul display mi fece gelare il sangue nelle vene e il respiro venne meno per una frazione di secondi.
Mi appoggiai al comodino, temendo di poter perdere l'equilibrio e -munendomi delle poche forze rimaste- corsi letteralmente fuori dalla stanza.

«Anisha!», urlai quasi con il fiatone, appoggiandomi alla parete del corridoio.

«Ciao Oks», la sua voce era bassa e non sembrava nemmeno appartenerle. «Io... Io ho appena visto i messaggi e le chiamate, Dio scusami se non ti ho risposta, ma... Ma mi hanno ridato il cellulare solo oggi.»

«Io... Pensavo che ti fosse successo qualcosa, non puoi capire come sono stata in questi giorni, dove sei? Stai bene? Cristo devo parlarti di un bel po' di cose, ma non ora, sto-»

«Oks frena, non aggiungere altro. Sono con la mamma  e con Bilel. Non so cosa cazzo hanno in mente, ma so che stanno cercando te. Evidentemente in questo momento mi staranno ascoltando con non so cosa, per cui ti chiedo di non dirmi dove sei», si sentirono dei rumori in sottofondo e il cigolare di una porta. «Ho controllato che non ci fosse qualcuno vicino alla porta, in questi giorni mi hanno tenuta sotto osservazione ventiquattro ore su ventiquattro. Oks sta andando tutto a puttane, la mamma è impazzita ed Efrem è rinchiuso in cella. Pensavano che io avessi contatti con te, ecco perché mi hanno tenuta sotto sequestro il cellulare-»

«Aspetta, calmati un attimo. Se loro avevano il tuo cellulare, potevano benissimo rispondere alle chiamate che ti ho fatto.»

«Non so perché non lo hanno fatto, so solo che in questo momento non sono a casa, ma in una specie di bunker sotterraneo, ed è immenso.»

«Non ti hanno detto nulla riguardante i loro piani, o le motivazioni che li hanno portati a-»

«Non so nulla, non si fidano di me. In realtà in questo momento dovrebbero tenermi sotto osservazione, mi chiedo perché non lo facciano...»

«Evidentemente sapevano che subito avresti provato a rintracciarmi e ti stanno osservando con qualche telecamera o altro. Comunque sia, Anisha, non fidarti mai di loro, qualsiasi cosa ti dicono. Io verrò a salvarti ed insieme usciremo da questo casino, ci sono persone che mi aiuteranno.»

«Tutto mi sembra così assurdo, qui ci sono esseri strani... Esseri non umani, mamma li chiama Rosius e dice che sono sotto controllo di Bilel e che ci proteggeranno in qualsiasi momento. Questa mattina, l'ultima volta che l'ho vista, è scoppiata in lacrime Oks... Ha detto che non riescono a trovarti e che tu sei in pericolo con il nemico, ma sentendoti non mi sembra che tu stia male.»

«Non darle ascolto, lo fa solo per impietosirti. Io sto bene e non sono affatto con il nemico, queste persone mi proteggeranno ed aiuteranno, ti basta sapere questo.»

«Ti voglio bene, qualsiasi cosa accada, ricordartelo.»

«Me lo dirai quando ci rivedremo, non è mica un addio questo.»

«Non so se sarò la stessa...»
«In che senso?»
«Devo andare, sta arrivando qualcuno!», altri rumori di interferenza non mi fecero sentire ciò che stava dicendo. «Ciao Oks!»

TUM... TUM...TUM...

Chiamata terminata.
Lentamente allontanai il cellulare dall'orecchio e bloccai lo schermo. Non capivo se ascoltare finalmente la sua voce mi avesse rassicurata o meno. Sapevo che stava bene, avevo scoperto cosa le era successo in questi giorni, ma visto erano ancora tante cose che non capivo...

Efrem era loro alleato? Perché lo avevano rinchiuso in cella? Perché le avevano confiscato il cellulare e poi le avevano permesso di riaverlo?

In lontananza iniziai ad udire delle voci che mi sembravano particolarmente familiari, infatti vidi avanzare nella mia direzione i fratelli Lupei, i quali erano visibilmente esausti, ma sereni.

Decisi di non dire nulla riguardo alla telefonata e di abbozzare uno dei miei migliori sorrisi. «Ciao ragazzi, com'è andato l'incontro?»

«Ehy Oks, molto bene, sono più sereno per la cerimonia di domani. Melinda dorme ancora?», chiese premuroso Sandel.

«Sì, quando la sua routine cambia per qualche giorno crolla sempre in coma.»

«Meglio lasciarla dormire allora», ridacchiò, «come mai sei impalata fuori la porta?»

«Aaaa... Io... Ecco... Mi è venuta fame e stavo scendendo per... Sì, ecco, per mettere qualcosa nello stomaco», ero sempre stata brava a dire bugie, perché il mio meccanismo doveva bloccarsi proprio in quel momento?

«Il punto ristoro è temporaneamente chiuso, se vuoi posso accompagnarti al pub qui vicino; anch'io non ho ancora mangiato», si intromise Gabriel.

«Mi sembra un'ottima idea, aspetta un secondo, il tempo di indossare qualcosa di decente», con noncuranza indicai i pantaloni del pigiama e la felpa che indossavo.
Senza aggiungere altro ritornai in camera ed indossai un jeans chiaro ed un maglione preso a casa dalla piccola valigia che avevo portato.

Gabriel mi attendeva fuori la porta e silenziosi ci avviammo verso l'uscita dell'hotel.
«Domani ci sarai alla cerimonia?»

Scosse il viso, «non credo proprio.»

«Perché? Sai di essere invitata, giusto?»

«Gabriel è già tanto che ti abbia fatto da damigella alla festa organizzata in vostro onore, cosa penserà il tuo branco se mi vedrà anche alla cerimonia?»

«È questo che ti preoccupa, i pregiudizi?»

«Sarei a disagio, quello non è il mio posto.»

«Non ci verresti nemmeno se per me fosse importante?», si voltò nella mia direzione ed incastrò i suoi occhi nei miei.

Perché farmi una domanda del genere? Ma soprattutto perché la mia presenza lo avrebbe aiutato in qualche modo?
Decisi di rimanere in silenzio e di non dire altro, anche perché non volevo ferirlo.

Una volta arrivati al pub, però, la conversazione continuò: «interpreto il tuo silenzio come un "sì"?»

«Non so cosa risponderti, mi chiedo perché la mia presenza è tanto necessaria.»

«Perché è un giorno importante per me, ma lo sarà anche per la tua migliore amica... Dovresti esserci almeno per lei.»

Già, Melinda, a quanto pare aveva accettato di diventare la compagnia di Sandel. Da come mi aveva detto, avevano raggiunto un compromesso: lei sarebbe diventata ufficialmente la luna del branco, ma avrebbe continuato a svolgere una vita umana, o almeno fin quando non si sarebbero sposati anche nel mondo umano. Di certo non poteva dire alla sua famiglia che si era sposata a malapena diciotto anni con un lupo e in un altra città... Oddio, era vero!

Per Melinda sarebbe stato una sorta di matrimonio, nel mondo dei lupi ufficializzare un fidanzamento era come sposarsi!
«Oddio! Ma quindi Melinda domani si sposa! Cioè nel vostro mondo...»

«Quando dici nel nostro mondo, sembra che tu stia parlando con degli alieni. Sì, Oks, per nostra tradizione, quando un Alpha rende ufficiale il suo fidanzamento con la sua compagna, il resto del branco lo equivale ad un matrimonio. Se domani verrai, potrai vedere la procedura, ti assicuro che le promesse che reciteranno saranno uguali a quelle che voi solitamente pronunciate in chiesa.»

«Melinda non ha nemmeno un abito da sposa!»

Ridacchiò, «noi non ci sposiamo con abiti bianchi, sarà un semplice abito elegante.»

«Ecco perché vuole sposarsi ufficialmente in chiesa e con i genitori... Lei fin da piccola ha sempre sognato un matrimonio fiabesco.»

«E lo avrà, solo che prima dovrà sottoporsi a questa procedura.»

«Verrò», annuii convinta, «non posso di certo perdermi il suo primo matrimonio!»

***

Come potevo spiegare ciò che stavo provando in quel momento? In un'unica parola: panico.

Era arrivato il fatidico giorno, avevo scelto l'abito e le scarpe che avrei indossato, ma non mi ero minimamente preoccupata del trucco e del parrucco; infatti non sapevo come fare: tutte erano occupate e sicuramente non ci sarebbe stato tempo per me.

Melinda era decisamente la ragazza più bella che avessi mai visto. Era già pronta e messa in tiro: indossava un favoloso abito avorio con brillanti incorporati ed un corto strascico che le donava un'aria matura e regale, i capelli erabo tutti raccolti in uno chignon ben tirato, il trucco era semplice e regalava al suo viso luminosità.

Io, al contrario, avevo indosso solo un abito bordeaux stretto in vita e leggermente più ampio dai fianchi in giù. Comunque, poco mi importava di apparire bella e desiderabile, infondo non ero io la protagonista della giornata, di certo la gente non avrebbe guardato me.

Mi sedetti sul letto mentre Melinda andava avanti ed indietro per la stanza, per entrare in "confidenza" con le nuove scarpe che indossava. «Sono nervosa, spero che vada tutto bene... Sto facendo la scelta giusta, vero Oks.»

Io non lo avrei mai fatto, «se lo ami e sei sicura, allora sì. Sandel rispetta te e le tue scelte, inoltre ti appoggia in tutto, queste sono qualità che non tutti i ragazzi hanno.»

Annuì, «spero solo di essere all'altezza dell'incarico affidatomi.»

«Andrà bene, vedrai.»

Durante le successive ore, per fortuna e sotto ogni mia preghiera silenziosa, due ragazze vennero in camera per aiutarmi con i capelli e con il trucco, dopodiché ci trasfermmo tutti alla residenza del Re, il quale aveva organizzato un banchetto per l'entrata in società dei fratelli.

La cerimonia si sarebbe svolta nell'enorme giardino di quest'ultimo, quando la luna piena avrebbe raggiunto l'apice... Sperai solo che non avvenisse qualche trasformazione.

Le mie curiosità per quanto riguarda la procedura di essa, vennero colmate quando finalmente giunse l'ora stabilita.
Sandel e Melinda si strinsero la mano, infondendosi coraggio, Gabriel invece era in mare alto.

«Ehi... Stai calmo, vuoi un po' di acqua», mi avvicinai, non riuscendo a vederlo in quelle condizioni.

Scosse il viso, «no... Voglio andare via... Io che ci faccio qui? A stento so badare a me stesso, figuriamoci ad un intero branco!»

Gli afferrai il viso tra le mani, «calmati, è l'ansia a farti parlare. Lì davanti ci sarà tuo fratello tra qualche minuto e pensi che lui non sia in ansia? Ha bisogno di una spalla destra e tu sei l'unico che può sostenerlo.»

«E chi sosterrà me? Non sono stabile!»

«Ti sosterrò io, sarò proprio di fronte a te-», mi zittii quando il Re richiamò la nostra attenzione e ci invitò a raggiungerlo in giardino.

Sospirai e, con le gambe tremanti -non sapevo il motivo- mi allontanai dal lupacchiotto impaurito e raggiunsi gli altri invitati.
Al centro del giardino era stato allestito un falò e proprio dietro di esso un tavolo in legno con su un calice e un coltello.

«Signori! Siamo qui, stasera riuniti, per l'ingresso in società di due ragazzi che io stesso ho cresciuto come se fossero figli miei-», non ascoltai più ciò che stava dicendo, poiché cercai di farmi spazio tra la folla e di pormi quanto più avanti possibile.
«Sandel Lupei ha deciso di seguire le orme di suo nonno e di farsi carico dell'intero branco, dando loro sicurezza e protezione. Noi tutti siamo una famiglia e in ogni famiglia che si rispetti l'aiuto e la sincerità sono le fondamenta principali per-», scollegai ancora una volta le orecchie, sorridendo alla mia amica, la quale mi mimò "aiutami" per poi forzare un sorriso.

«La stabilità di un branco non grava solo sulle spalle di un Alpha, ma anche su quelle del suo Beta. Suo fratello, Gabriel Lupei, ha accettato fin da subito di essere la spalla destra di suo fratello, colui che lo aiuterà nei momenti del bisogno e -nel caso in cui l'Aplha dovesse venir meno ai propri incarichi- di prendere il posto di capo protettore.»

«Non posso crederci che Gabriel diventerà Beta, non vorrei mai far parte del suo branco»

Sentii sussurrare alla mia destra.
«Dopo tutti i problemi che ha causato a quella povera gente, mi chiedo come abbiano avuto il coraggio a consentire una cosa del genere.»

Strinsi i pugni lungo i fianchi e mi morsi il labbro inferiore, per non voltarmi e rispondergli.
«Sono sicura che abdicherà entro pochi mesi, non c'è la farà a sostenere un tale peso.»

Basta. «Signore», richiamai la loro attenzione. «Gabriel non è un cucciolo indifeso che se ne scappa con la coda tra le gambe quando gli si presenta un ostacolo, stima ed ama suo fratello più di qualsiasi altra persona al mondo e non lo abbandonerebbe mai. Ha studiato molto per essere in questo momento lì davanti e tutti i problemi che ha causato in passato sono stati perdonati dal proprio branco perché sono una famiglia unita e in una famiglia il perdono è proprio la basa. Per fortuna che non è capitato con gente come voi», gli sputo in faccia, per poi riportare la mia attenzione sui ragazzi, mentre le altre due parlottano ancora in sottovoce.

«Ma chi è questa? A quale branco appartiene?»

«Appartengo al branco dei mozzatori di lingua, quindi starei in silenzio se fossi in te. La cerimonia sta procedendo», mai -e precisavo il mai- mi ero rivolta ad una persona in quel modo.

Mi ero persa qualche passaggio, perché in quel momento Sandel stava indossando un lungo manto scuro e il Re si stava avvicinando a Gabriel con un altro manto. Mischiandosi con la notte, l'indumento sembrava apparire proprio come una folta peluria, simile a quella di un orso, o di un lupo enorme; forse era il segno della loro superiorità.

«Giurate di sacrificare anima e corpo nel compito affidatovi dalla Dea Luna?», urlò il Re, prendendo il coltello ed avvicinandosi al falò. Al contempo, la luna raggiunse l'apice e i suoi raggi ci illuminarono e si rifletterono proprio sul fuoco. Mai l'avevo vista così grande e luminosa, sembrava essersi avvicinata alla terra.

La maggior parte dei lupi alzò il viso verso essa e -contemplando quelli accanto a me- potei intravedere un insolito luccichio giallastro nei loro occhi.

«Lo giuriamo», affermarono i fratelli, tagliandosi il palmo della mano e facendo fuoriuscire del sangue. Le goccioline di esso caddero verso il basso, incenerendosi una volta entrati in contatto con il fuoco.

Solo in quel momento notai che anche gli occhi dei fratelli avevano assunto la medesima anomalia, la loro pupilla era assottigliata, ma purtroppo non mi era possibile notare altro dalla mia postazione.

Ciò che accadde dopo non mi fu molto chiaro, Gabriel si fece da parte e Melinda raggiunse Sandel, accostandosi al Re. Ella non venne presentata al branco come successo ai fratelli, ma le venne chiesto di porgere il palmo della mano e di donare anima e corpo come Luna del branco.

Voltai il viso di lato quando il coltello le crea un profondo taglio sul palmo, costringendola a serrare la mascella per non urlare e ad avvicinarsi al fuoco ardente del falò, sigillando per sempre la sua linfa con le due precedentemente versate.

Una donna, che subito riconobbi come colei che mi aveva sempre salvata con la sua maestria del trucco e parrucco, si avvicinò a lei e si inginocchiò ai suoi piedi, porgendo un indumento di seta bianca perfettamente ripiegato al Re.

Sandel le afferrò la mano ed abbozzò un timido sorriso. «Il neo Alpha oggi ci ha onorato della presenza della sua compagna: colei che prenderà il titolo di Luna, colei che è stata scelta dal fato e dalla nostra amata Dea Luna per essere un tassello fondamentale nella nostra comunità», disse ad alta voce, girandosi verso i due ragazzi. «Giuriate di esservi fedeli nella gioia nel dolore, nel bene e nel male, in salute e in malattia, fin quando il destino non vi separerà?»

«Lo giuriamo», risposero in coro, sembravano le medesime promesse che si pronunciavano durante un matrimonio.

«Giuri di diventare un membro ufficiale del branco e di considerarlo come la famiglia da amare e proteggere?», chiese solo a Melinda.

«Lo giuro.»

«Giuri di non tradire mai la fiducia da me datavi e di mantenere segreta la nostra vera natura?»

Mi sembravano cose abbastanza ovvie...

«Lo giuro.»

«Da oggi il branco di Woodsville ha ufficialmente dei capi che saranno in grado di condurli sulla giusta via, di sostenerli e di proteggerli», con un unico gesto alzò l'indumento in aria, facendolo aprire in un meraviglioso e lungo mantello bianco ricco di brillanti. Lo poggiò sulle spalle della mia amica e fece voltare tutti e tre verso la platea. «Io approvo e benedico l'unione tra Sandel e Melinda, li dichiaro Alpha e Luna, e dichiaro Gabriel come Beta, unico ed insostituibile consigliere.»

Un applauso generale si innalzò, accompagnati da fischi e sorrisi.
Capii che la cerimonia era ufficialmente finita e non mi capacitai ancora di ciò che avevo visto, mi aspettavo una cerimonia più mostruosa, con trasformazioni e -addirittura- qualche sacrificio.
Ero felice che ciò non fosse accaduto e non mi pentii assolutamente di aver partecipato.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top