XLII ~Scopri chi sei~
Gabriel
Il mattino seguente alla serata di iniziazione mi svegliai decisamente troppo tardi, la stanchezza del viaggio mi era crollata sulle spalle tutto d'un botto ed avevo completamente perso la concezione del tempo.
Quel giorno avevamo il pranzo con il Re, al quale vi si erano aggiunti anche i Reali di Northside; era stata la Regina in persona a chiederci il permesso per poter partecipare e -ovviamente- non potevamo non acconsentire.
L'ansia e la paura della sera prima erano totalmente sparite e al loro posto era subentrato un immenso sollievo.
Per la prima volta mi sentivo sicuro di me stesso e delle mie capacità. Con fermezza avevo fatto da spalla destra a mio fratello per tutta la serata, ma il mio supporto non erano stati i visi familiari del branco, bensì due occhioni verdi.
La mia sicurezza era tutta incastrata nel suo sguardo. Se iniziavo ad avvertire panico, mi bastava osservarla -anche da lontano- per tornare con i piedi per terra.
Iniziavano a spaventarmi i costanti pensieri che avevo su di lei. Quella ragazza non si rendeva conto dell'assurdo potere che aveva su di me. Mio malgrado, me ne stavo rendendo conto pian piano, anche nelle piccole cose quotidiane, come ricordarla ogni qualvolta mangiavo della cioccolata -dato che lei ne andava ghiotta-, o quando in libreria leggevo un titolo di uno dei libri che aveva preso in prestito. Mi ero ritrovato più volte a pensarla la notte, o al mattino presto quando la luna lasciava spazio al sole e il cielo si colorava di sfumature azzurrine; mi ero persino chiesto se avesse mai visto l'alba.
Ero spaventato dalle nuove emozioni che stavo provando, ma quella volta decisi di non oppormi a nulla; mi sarei fatto solo del male e sarei crollato nuovamente. Quella volta avevo deciso di lasciare tutto nelle mani del destino. Non che avessi accettato Oks come mia compagna, ma non potevo rigettare l'ossessione e la protezione che provavo nei suoi confronti.
«Sono stanchissimo», esclamò Sandel, stiracchiandosi tra le coperte. «Tra un'ora e mezza abbiamo il pranzo...»
«Lo so, lo so», sbadigliai, «dopodomani c'è la cerimonia, sei agitato?»
«No, perché ho te al mio fianco. A proposito della cerimonia, questa sera voglio portare Melinda a cena fuori e vorrei chiederle di diventare la mia compagna; cosa ne pensi?»
Le sue parole mi fecero scattare con il busto ed indirizzare lo sguardo verso di lui, «ma lei non è la tua compagna. Cosa farai se in un giorno futuro lei ritornerà?»
«Gabriel», sospirò, capendo a chi mi rivolgessi. «Non so come spiegartelo, ma io voglio lei al mio fianco per tutta la vita. Ogni mattina voglio svegliarmi con lei accanto, la sera voglio tornare a casa e trovarla seduta a tavola con la cena pronta. Ho costantemente paura di perderla e questa paura può essere placata solo se la rendo mia a tutti gli effetti, io la amo e non amerò nessun altra oltre che lei.»
«Non è qualcosa che puoi decidere tu, anch'io avevo progettato la mia vita diversamente, ma è arrivata Oks. Ormai i miei pensieri sono incentrati su di lei, i miei sensi si attivano solo a sentire il suo nome... Quello che sto cercando di spiegarti, è che non puoi dimenticare la tua vera compagna solo perché lei ha scelto un'altra strada. Prima o poi tutti i tasselli del puzzle si ricomporanno e lei ritornerà, cosa farai in quel momento?»
«Sceglierò sempre Melinda», pronunciò le ultime parole sicuro, prima di dirigersi in bagno. Non aveva ancora capito che non eravamo noi a scegliere. Aveva pensato solo alle sue esigenze e al placare le sue parole. Si era forse dimenticato che Melinda era un'umana? Cosa avrebbe detto alla sua famiglia?
Purtroppo quelli erano problemi suoi ed era abbastanza adulto da pensarci. Siccome presto sarei diventato il suo Beta, però, essi automaticamente diventavano i miei.
Il restante tempo che mi rimase prima del pranzo Reale lo trascorsi a prepararmi, indossando come mio solito per queste occasioni, una camicia e un pantalone elegante. La voglia di pranzare in compagnia era pari a nulla, ma purtroppo dovevo fare quel ultimo sacrificio ed andare avanti. Se per me era una noia mortale, non immaginavo per Melinda ed Oks, che si erano ritrovate lì senza nemmeno rendersene conto.
Qualcuno bussò alla nostra porta e, siccome Sandel era ancora in bagno ad improfumarsi, andai io ad aprire. Sulla soglia si presentarono le due ragazze ben truccate e pettinate, evidentemente qualcuno del nostro branco le aveva aiutate. Tutti ormai avevo capito quanto Melinda fosse speciale per Sandel e in qualsiasi modo cercavano di fargli capire che loro appoggiavano la sua scelta, ma mio fratello non si era mai sbilanciato più di tanto.
Mi spostai dalla soglia per permetterle di entrare e chiusi la porta alla mie spalle. Non dissi nulla, ma il mio sguardo parlava per me. Esso, fuggendo da ogni mio comando, si posò su Oks. La scrutai da capo a piedi e la mia mente elaborò un unico pensiero: con indosso quel vestito nero in pizzo era decisamente bellissima.
«Siete pronti?», chiese Melinda.
«Quasi, la signorina in bagno sta completando gli ultimi ritocchi.»
«Signorina a chi?», sbucò Sandel in camera, «sono prontissimo... Oh, wow.»
Reazione più unica che sensata, proprio come Oks anche Melinda brillava di luce propria.
Tutti e quattro ci avviammo verso l'autista che ci attendeva con una lussuosa limousine, ingaggiata ovviamente dal nostro Re. In religioso silenzio ci affrettammo a raggiungere il ristorante a cinque stelle di cui non ricordavo mai il nome. Non era la prima volta che pranzavo lì, ma l'ultima volta che ci ero stato avevo sette anni e non ricordavo molto.
Ad accoglierci vi erano due donne, le quali già sapevano chi fossimo. Entrambe erano prontissime a riceverci con calici di spumante, mentre con estrema gentilezza ci condussero verso il tavolo prenotato dal Re.
Fummo gli ultimi ad arrivare e ciò mi creò un profondo imbarazzo, dato che eravamo noi gli ospiti d'onore.
«Vi davamo per dispersi», ridacchiò il Re, mentre baciava delicatamente il dorso della mano di Melinda, facendola irrigidire.
«Possiate perdonare il nostro ritardo, le trafficate vie di Northside ci hanno fatto tardare.»
«Non attendiamo da molto, siamo arrivati giusto cinque minuti fa», prese parola la Regina avvolta in un lussuoso abito di seta.
Una volta esserci accomodati ed aver ordinato, si passò al momento cruciale; il vero motivo per il quale ci trovavamo tanto lontano da casa. Sandel era leggermente nervoso, così come lo ero anch'io, perché entrambi sapevamo che era arrivato il momento di esporre i problemi che il nostro branco stava affrontando. Purtroppo non potevamo farlo dopo la cerimonia di incoronazione, poiché il nostro gesto poteva essere inteso in malo modo.
«Bene, ragazzi, spero vi sentiate pronti per dopodomani», prese parola il nostro Re.
«Non si è mai pronti come lo si spera», rispose mio fratello.
«È normale essere nervosi, è comunque una bella responsabilità essere Alpha di un branco e sono sicuro che sarai degno di portare questa nomina. Ho organizzato nei minimi dettagli l'intera cerimonia ed invitato alcuni branchi che sono situati nelle città circostanti. Sono entusiasta che anche le vostre compagne abbiano accettato l'invito, mi piacerebbe conoscerle», puntò lo sguardo sulle due ragazze.
Imbarazzo, profondo imbarazzo. Oks era la mia compagna, ma non ero ancora pronto a confessarglielo, anche perché dovevo ancora accettare quella tremenda punizione della Dea Luna.
«Oks è una nostra cara amica, mentre Melinda è la mia ragazza... Non compagna», l'ultima affermazione di mio fratello fece voltare la bionda con la fronte aggrottata. L' aria circostante iniziò a farsi leggermente pesante.
«Non compagna?», chiese infatti il Re sorpreso. «Dunque devo dedurre che non sarà lei ad essere al tuo fianco quel giorno.»
Sandel si grattò la nuca, non sapendo cosa dire. Ero sicuro che avrebbe voluto negare ciò che il Re aveva appena detto, ma non poteva farlo perché ancora non aveva chiesto alla ragazza di diventare sua Luna.
«Scusate l'interruzione, ma penso che siate davvero una belle coppia», che la Regina fosse lodata per essere intervenuta.
«Non capisco quale sia la differenza tra essere la ragazza di Sandel, o la sua compagna, ma posso assicurarvi che sarò sempre al suo fianco e lo aiuterò qualsiasi sia il problema da affrontare», qualcosa mi suggeriva che Melinda avrebbe accettato la proposta di quella sera.
Il Re la osservò per brevi attimi, per poi lanciare un'occhiata a mio fratello. Ero sicuro che moriva dalla voglia di dire qualcosa, ma preferì rimanere in silenzio a sorseggiare del vino. La situazione iniziò a mettersi male e non osavo immaginare cosa sarebbe successo non appena gli avremmo confessato l'attacco ricevuto nei giorni precedenti. Siccome Sandel era in estrema agitazione, decisi di prendere io parola.
«Sono sicuro che io e mio fratello saremo in grado di gestire il branco, per le questioni amorose ci sarà sicuramente tempo. Per il momento entrambi vogliamo concentrarci sul nostro nuovo incarico», una veloce ed intensa occhiata con Sandel, «soprattutto in una situazione di pericolo.»
«Situazione di pericolo?», per la prima volta prese parola il Re di Northside.
«Sì, vogliamo esporre tutti i problemi che abbiamo avuto in questa settimana prima della cerimonia.»
«Il nostro accampamento ha subito attacchi da parte dei Rosius», esclamò Sandel, facendo sgranare gli occhi al nostro Re. «La situazione è degenerata, ormai subiamo attacchi non più indirettamente. Per fortuna nessuno del branco è stato ferito gravemente, ma ormai non abbiamo più una casa; le nostre roulotte sono state incendiate e non abbiamo progettato di cambiare meta.»
«I Rosius? Sono creature esistenti», chiese ingenuamente la principessa Meredith.
«Per nostra sfortuna sì. Sono creature che hanno sempre vissuto nell'ombra e raramente si sono mostrate, sono nemici dei lupi fin dai tempi più antichi ed adesso che noi abbiamo stretto un patto di pace con loro, sono anche i nostri nemici», le spiegò la madre, «ciò che dite mi risulta strano, perché attaccarvi proprio ora? C'è qualcosa che li ha spinti a farlo?»
Accanto a me, Oks abbassò il viso e si morse il labbro inferiore, gesto che non passò inosservato al nostro Re. «Penso che sia colpa mia», sussurrò con voce roca.
«Colpa tua? Perché dovrebbe essere colpa tua, infondo sei solo un'umana, non dovresti avere alcuna connessione con il nostro mondo.»
«Lo so, ma mia madre è stata coinvolta e con ella anch'io e mia sorella. Quando hanno attaccato il branco io ero lì e durante lo scontro mia madre mi ha chiesto di andare con lei, di schierarmi dalla loro parte...»
«Come mai hai deciso di rifiutare? Anche tua sorella sarà sicuramente dalla loro parte», ed ecco che l'espressione del nostro Re mutò, passando dall'amichevole all'accigliata. Ero sicuro che in quel momento stava avendo i peggiori pensieri su Oks, l'avrebbe sicuramente etichettata come possibile nemica o spia.
«Non mi fido di lei, Sandel e Gabriel mi hanno sempre protetta e non meritano un mio tradimento», la sua sicurezza mi spinse a voltarmi verso di lei. «Mi sento in colpa per aver creato loro dei problemi, ma non ho la forza né il coraggio di andare via e lasciarli in pace; anche perché non saprei dove andare.»
«Se loro vogliono te e la tua famiglia ci sarà pur un motivo», provò ad investigare la Regina.
«Non lo so», scosse lei la testa, «io prima di scoprire il segreto di Gabriel e Sandel non credevo minimamente che al mondo potessero esistere lupi mannari, vampiri e streghe.»
«Forse non sei una semplice umana», ipotizzò la Principessa Elena, «forse devi scoprire chi sei veramente e noi potremmo aiutarti.»
«Non voglio creare problemi anche a voi, inoltre -perdonatemi- non capisco come potreste aiutarmi. Vi posso assicurare che sono un'umana e non vi è nulla di anomalo in me. Comunque sia, penso che in questo momento la priorità vada al branco; non hanno una casa e hanno paura che possa ricapitare.»
Effettivamente aveva ragione, anche se i miei pensieri si erano posati su di lei. Non avrei permesso a nessuno di portarla via o di farle del male, non meritava di avere una tragica fine, né una infelice vita.
Involontariamente, la mia mano si spostò dal tavolo alla sua; le nostre dita si intrecciarono sotto di esso e il calore della sua pelle mi fece sospirare dal sollievo. Lei era lì -accanto a me- e non altrove, quello serviva a tranquillizzarmi.
«Ha ragione. Sandel hai fatto bene a parlarmene oggi stesso, entro questa sera troveremo una soluzione al vostro problema, ma non voglio che ciò che è successo causi in te un trauma o uno smarrimento. Se il tuo branco ha paura, tu devi renderli sicuri, tra poco diventerai a tutti gli effetti il loro Alpha ed un Alpha è come un padre di famiglia.»
«Non mi spaventa ciò che accadrà, non sono solo, ho Gabriel e la fedeltà di tutto il branco.»
Il Re sorrise soddisfatto, per poi puntare lo sguardo sui Reali qui presenti. «Doveva essere un tranquillo pranzo, mi spiace che siate state coinvolti nei problemi del branco.»
«Non sono affatto solo problemi del branco. Negli ultimi mesi anche noi abbiamo riscontrato parecchie problematiche, collegate a numerosi cadaveri ritrovati. Le cause dei decessi sono ignote, quindi potremmo ipotizzare che i Rosius possano essere i carnefici.
Ricordiamoci che sono creature pericolose, il loro veleno potrebbe uccidere anche un vampiro e ciò significa che se la situazione dovrebbe degenerare, saremo i primi a darvi il nostro appoggio.»
Tutti noi eravamo consapevoli che prima o poi si sarebbe scatenata una guerra. Ciò che mi rassicurava, era il sostegno non solo del nostro Re, ma di tutti i nostri alleati.
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