X ~Ricerca in quattro~
Mercoledì, giorno odiato da quasi tutti gli studenti, oltre al lunedì. Eravamo giunti a metà settimana ed io desideravo ardentemente il weekend.
Era ufficialmente arrivato il giorno della gita, come sempre mi ero preparata dei panini per la giornata e ben due bottigliette di acqua per evitare la disidratazione. La mia grande tracolla rosa pesca di jeans mi accompagnava ancora una volta in quella che definivo orripilante avventura. Quella mattina avevo chiamato Melinda per chiederle cosa avrebbe indossato e ben presto avevo notato quanto lei fosse messa peggio di me.
Per restare comoda, dato che ci saremmo inoltrati nel bosco, avevo deciso di indossare un pantalone di jeans non troppo aderenti ed una maglia di cotone; il vento fresco iniziava già ad arrivare ed eravamo solo a metà settembre.
Salutai mia madre e mia sorella al negozio e mi diressi verso scuola. Una volta arrivata, la professoressa ci fornì una nuova lista con alcune piante aggiunte all'ultimo e delle torce, dato che alcune di esse si trovavano in grotte e le torce ci sarebbero state utili.
Sul pullman, come al solito, i ragazzi misero la musica ed iniziarono a cantare canzoni di cui non conoscevo nemmeno il titolo. Mi appoggiai sulla spalla di Melinda e provai a recuperare un'oretta di sonno, mettendo le cuffiette ed alzando il volume al massimo di ciò che definivo vera musica.
«Bene ragazzi, siamo arrivati!», urlò la professoressa dai primi posti. «Ricordatevi che non dovete inoltrarvi nel bosco, ma che dovete restare sulla parte nord-ovest!»
Non appena scendemmo dal pullman, il mio olfatto venne subito graziato dal pungente odore di erba e dal delizioso profumo dei fiori. Erano anni che non mettevo piede in quel bosco e l'habitat selvatico non mi era mancato per nulla.
«Troviamo velocemente queste piante e torniamo a casa», sbuffò altrettanto annoiata Melinda, «ieri sera ho fatto gli screen di tutte le piante che vi erano sulla lista vecchia. Iniziamo a cercare quelle, dopodiché ci concentreremo sulle nuove.»
Annuii e la seguii verso un sentiero. Il suo senso di orientamento era migliore del mio, dunque lasciai che fosse lei a guidarmi. Mi scostai continuamente i capelli dal viso e tenni gli occhi ben aperti per individuare qualche pianta.
La professoressa ci aveva detto di tornare entro le undici ed erano solo le nove del mattino. Dopo mezz'ora dall'inizio della ricerca, ancora non avevamo trovato nulla.
«Odio questo genere di lezioni», sbuffai calpestando un ramo secco.
«Anch'io, penso che saremo le uniche a non trovare nulla.»
Giunte ormai dinnanzi ad una grotta, decidemmo di sbirciare al suo interno, sperando di trovare qualche pianta rara. «Accendi la torcia, non vedo nulla», borbottò lei, tastando le pareti rocciose.
Afferrai subito la torcia dallo zaino e la puntai negli angoli più scuri della grotta. Non potemmo non sussultare quando vedemmo cosa vi era sopra le nostre teste.
«P-Pipistrelli!», provai a non urlare dallo spavento e spensi subito la torcia. «Okay, niente panico. Torniamo indietro lentamente, senza fare troppo rum-»
«Che schifo uno mi è appena volato davanti!», urlò lei, interrompendomi e afferrandomi la mano. «Corriamo!!»
Venni letteralmente trascinata fuori, mentre quell'ammasso di volatili neri inondò l'intera grotta.
Urlando e correndo come dannate, ci allontanammo velocemente dalla grotta. Finché io -sbadata e con la sfiga sempre alle costole- non inciampai nelle radici di un maestoso abete e caddi a faccia a terra. Gemetti dal dolore e mi sollevai lentamente, stordita dalla botta appena presa. «Oks! Ti sei fatta male?», chiese la mia amica preoccupata.
«No, tranquilla, ho solo qualche piccolo graffio», sbuffai, vedendo il mio jeans sbucato sul ginocchio e il sangue colare dalla ferita appena procuratami.
«C'è qualcuno?», chiese una voce poco lontana da noi... Una voce che conobbi subito.
Entrambe ci voltammo verso destra e, proprio sulla cima della collinetta che avevamo appena superato, vedemmo un ragazzo dai capelli biondi. Alzai gli occhi al cielo, dando ragione al mio stupido sesto senso, il quale sapeva che prima o poi avremmo beccato lui e forse anche il fratello: stabilivano nelle vicinanze ed erano cacciatori, logico pensare ad un possibile incontro.
«È uno dei nuovi», sussurrò Melinda, «cosa ci fa qui?»
«Soggiornano temporaneamente da queste parti, sono venuti lo scorso giorno nel negozio di mamma.»
«Va tutto bene ragazze?», chiese il biondo, avanzando verso di noi. «Siete ferite?», osservò poi il mio ginocchio pieno di sangue.
«È solo un graffio», borbottai mentre Melinda prese dei fazzoletti e dell'acqua dalla sua borsa.
«Mi sembra un graffio bello profondo, siete la quarta coppia che io e mio fratello incontriamo. Non sapevo che i ragazzi del liceo sarebbero venuti nel bosco, avremmo evitato di cacciare oggi.»
Solo allora notai lo zaino in spalla, il fucile depositato sul fianco destro e sostenuto da una cinta. «Una ragazzina ha urlato come una matta quando ha visto un coniglio morto, mio fratello l'ha dovuto subito portare all'accampamento. Scusate la mia maleducazione, sono Sandel Lupei», porse una mano alla mia amica, la quale -titubante- gliela stringe.
«Melinda Yellow.»
«Io e te già ci siamo visti un paio di volte», si voltò verso di me, sorridendo.
«Ahia!», esclamai invece quando Melinda, cogliendo la mia temporanea distrazione, mi poggiò il fazzoletto bagnato sul ginocchio.
«Sta zitta», affermò.
«Posso chiedervi cosa ci fate qui? Intendo tutti voi...»
«Siamo facendo una lezione all'aperto, la nostra professoressa ci ha dato una lista di piante da trovare e fotografare.»
«Piante? Se volete posso aiutarvi, sono bravo in questo ambito... Eccoti qui, Gabriel», urlò infine, sventolando la mano verso il fratello. Solo allora ricordai i loro nomi, la prima volta non gli avevo prestato molta attenzione, dunque li avevo facilmente dimenticati.
«Facciamoci assolutamente aiutare, sono dei fighi da far paura!»
«E il tuo boy?», sussurrai per non farci sentire.
«Cosa vuoi che mi importi di lui in questo momento!»
«Sei andato a caccia di ragazze, anziché di erbe mediche?», ci raggiunse il fratello, inarcando un sopracciglio.
«In realtà le ho trovate per pura casualità e le ho offerto il nostro aiuto per la loro ricerca. Le vedo abbastanza nel panico», ridacchiò.
«Siamo letteralmente nel panico, siamo appena fuggite da una grotta abitata da pipistrelli e non abbiamo la minima idea di dove trovare le piante della lista», disse con voce supplichevole. «Comunque è un piacere conoscerti Gabriel, mi chiamo Melinda», gli porse la mano. Non volevo che loro ci aiutassero, preferivo di gran lunga cercare le piante solo con Melinda, ma ero consapevole che nel poco tempo a disposizione forse ne avremmo trovata solo una, beccandoci così una grave insufficienza.
«Fammi vedere», una voce alle mie spalle mi fece battere il cuore all'impazzata e non per amore. Senza nemmeno girarmi per osservare il moro, gli passai il foglio con su scritta la lista e mi alzai ancora dolorante. La giornata era iniziata male e poteva solo peggiorare. «Sono piante comuni, non sono difficili da trovare.»
«Abbiamo mezz'ora a disposizione, dopodiché dobbiamo tornare indietro», li informò.
«Mezz'ora? Non c'è la faremo mai in mezz'ora a trovare tutte le piante, alcune di esse sono situate troppo lontane», esclamò Sandel. «A meno che non ci dividiamo in due coppie, così possiamo ricoprire più arie e trovare più piante.»
«Non mi sembra una brutta idea...»
«È una pessima idea! Io non faccio coppia con nessuno oltre che con Melinda. Ci basta anche solo una pianta e penso che in trenta minuti riusciamo a trovarne almeno una», esclamai assolutamente contrariata.
«Se fotografiamo una sola pianta scriveremo una cortissima relazione e non otterremo i due punti di credito», avanzò verso di me e provò a convincermi, «quei due ragazzi non mi sembrano affatto malintenzionati, facciamoci aiutare e concludiamo questa ricerca in quattro», sussurrò poi.
«Ti assicuriamo che non mordiamo», ridacchiò Sandel.
Sbuffai frustrata, «va bene», ma ero abbastanza sicura che nessuno dei due avrebbe voluto far coppia con me. Oltre ad essere la pecora nera del paese, in quel momento avevo anche un ginocchio indolenzito dalla quale fuoriusciva ancora del sangue e dunque ero solo un peso.
«Perfetto, io andrò con la bionda, Gabriel tu vai con Oks.»
«Aspetta cosa?», chiese lui incredulo, «pensavo che... Va bene, poco importa», sospirò. «Andiamo, Rossa.»
Rossa... Anche lui, come immaginavo.
Annuii e lanciai un ultimo sguardo alla mia amica che strappava in due parti la lista e me ne porgeva un pezzo. Sembrava abbastanza euforica all'idea di poter stare in coppia con il biondo, a differenza mia che avrei voluto solo sotterrarmi... Ancora una volta.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top