VIII ~La mia Luna

Sandel

«Sarai soddisfatto adesso? Hai traumatizzato una ragazzina!», sbraitai contro mio fratello mentre salivamo sulla Jeep.

«Non volevo spaventarla, avevo solo fiutato la presenza di un Rosius e volevo accertarmi che c'è ne fosse uno nelle vicinanze!»

«Non volevi spaventarla? Dio Santo è un'umana! Secondo te cosa fanno gli umani quando si trovano davanti un enorme lupo nel cuore della notte? Sei stato un incosciente e adesso chissà cosa andrà a dire in giro, siamo i nuovi in questo posto e non possiamo rischiare di farci scoprire subito!»

«Mi dispiace, va bene?! Non ti trovavo e non appena ho fiutato uno dei nostri nemici, ho subito pensato che fossi lì.»

«Te lo avrei detto telepaticamente se fossi stato in pericolo, ero con una mora di cui non ricordo nemmeno il nome. Mi stava riempendo di domande e non sapevo come mollarla senza farla piangere.
Dobbiamo solo sperare che quella ragazzina non faccia lanciare un allerta ufficiale a causa dei lupi.»

«Non dirà niente», borbottò.

Passai lo sguardo dalla strada a lui, «tu come fai ad esserne certo?»

«Lo so e basta.»

«C'è qualcosa che devi dirmi? Impossibile che la consoci, o che tu e lei abbiate instaurato un bel rapporto basato sulla fiducia.»

«Pensa a guidare e stai zitto.»

Restai in silenzio fino a quando non giungemmo nel nostro accampamento. Siccome non avevamo tracce dei nostri nemici, avevamo fornito il consenso ufficiale alla nostra famiglia per poter soggiornare lì; ovviamente dopo l'approvazione del sindaco. Non volevamo creare alcun tipo di problemi con le forze dell'ordine e con i cittadini di Woodsville.

Quel giorno eravamo andati in paese per procurarci scorte di cibo, giochi, vestiti, detersivi e tutto ciò che sarebbe potuto servire al branco. Siccome eravamo i punti di riferimento di quest'ultimo avevamo il compito ed il permesso di andare in paese ed accettavano ogni genere di richiesta da parte di donne, bambini e uomini.

«Sandel», si avvicinò un uomo, «come procedono le cose?»

«Tutto bene per ora, abbiamo firmato le carte e preso provviste. Dobbiamo solo avvisare Linda di iniziare le lezioni, i bambini non possono rimanere indietro con l'istruzione.»

Annuì, «sono d'accordo, gliene parlerò oggi stesso. Ammetto che il paese confinante mi incuriosisce parecchio, il suo nome deriva proprio dal termine lupi, dimmi hanno per caso delle leggende a cui fanno affidamento o un giorno celebrativo in onore?»

Mi grattai la nuca, «non lo so, ma penso di no. Mi informerò e ti farò sapere», allungai il collo oltre le sue spalle, vedendo mio fratello stringersi i guantoni in tenuta sportiva. Salutai con una pacca sulla spalla colui che ci era stato accanto durante la crescita e mi cambiai anch'io, indossando dei pantaloncini ed una canotta.

Raggiunsi Gabriel che nel frattempo stava colpendo un sacco da boxe e lo affiancai.  «Scontro corpo a corpo?», proposi

Annuì e si slacciò i guantoni, mettendosi in posizione di attacco. Nemmeno il tempo di prendere posizione che lo vidi partire all'attacco e colpire. Mi parai il viso con le braccia e provai schivare i suoi colpi sempre più veloci e potenti.

Mio fratello sin da bambino veniva considerato una macchina da guerra, veloce negli scatti e riflessivo nella difesa. Non aveva mai perso un duello e non si era mai stancato nelle ore di allenamento. Per essere sempre pronti e non farci mai trovare impreparati o indeboliti, allenavamo il branco sia in forma umana che non. Poiché, in qualsiasi situazione di pericolo, nella quale non avevano abbastanza forze per trasformarci, potevamo utilizzare il piano B.
Solitamente quando Gabriel decideva di allenarsi con il sacco da boxe, il suo umore non era mai dei migliori, lo conoscevo fin troppo bene.

«Cosa ti turba?», gli chiesi, bloccandogli un braccio.

«Che intendi?»

Provai a sferrargli un calcio, ma ovviamente non arrivai nemmeno a sfiorarlo. «Ti vedo piuttosto carico, è successo qualcosa?»

«Solo dubbi personali, inoltre devo pur riprendere l'allenamento. Con il trasferimento non ho avuto modo di scaricarmi e sai che devo farlo.»

Annuii e non aggiunsi altro. Sapevo quanto fossero importati per lui gli allenamenti, fin da bambino essi erano diventati l'unico modo per tenerlo a bada. Entrambi eravamo i figli di un potente Alpha, il quale aveva perso la vita dopo solo sei anni dalla nascita di Gabriel, portandosi dietro anche nostra madre. Era considerato un Alpha molto violento ed irascibile, tutti lo temevano e nessuno osava trasgredire le sue regole. Molti esultarono alla notizia della sua morte, altri invece piansero. Nonostante fosse un lupo conosciuto solo per la sua sete di sangue, aveva sempre fatto di tutto per proteggere il suo branco. Sfortunatamente mio fratello aveva ereditato la maggior parte dei difetti di nostro padre e quando si arrabbiava nessuno era in grado di tenerlo a bada. Odiava quella sua parte, così come odiava nostro padre. Aveva affrontato lunghi e bui periodi, nei quali erano rare le volte in cui era a casa. Di lui mi giungevano solo voci riguardanti spostamenti e lotte con lupi di altri branchi. L'apice, però, arrivò quando -pur di ritrovare un po' di serenità- si gettò a capofitto in sostanze di dipendenza, come l'alcol.
Da allora erano passati due anni ed io ero estremamente orgoglioso di lui.
Dopo essere ritornato a casa aveva lavorato tanto per il controllo mentale e fisico.

«Quella ragazza... La rossa, ha qualcosa che non mi piace», borbottò e parò un mio pugno.

«Se ricordo bene mi hai già detto una cosa del genere», ridacchiai, «è la prima volta che mi parli di una ragazza, devo preoccuparmi?»

«Non in quel senso. Quando ieri sera ho fiutato il Rosius... Quel nauseante odore proveniva da lei, ecco perché l'ho attaccata, provando a fermarla.»

Mi bloccai subito, «aspetta, aspetta, stai dicendo che hai fiutato un Rosius in quella ragazza? Impossibile, i Rosius sono bestie indomabili, non esseri umani. Inoltre io non ho fiutato nulla in lei; se proprio non ti piace stalle lontano.»

«Mmm...», risponse solo e -senza nemmeno accorgermene, a frazione di mille secondi- mi ritrovai sdraiato a terra, con il viso rivolto al cielo e il suo corpo che bloccava il mio. «Regola numero uno fratellino: mai distrarsi durante un combattimento.»

Ispirai e buttai tutto fuori in uno sbuffo, «fratellino? Si dia il caso che sono io quello maggiore, quindi porta rispetto marmocchio che prima o poi divento Alpha e ti esilio per alto tradimento.»

Soffocò una risata, «prima diventa Alpha e poi ne riparliamo.»

«A proposito di ciò», mi sollevai con un balzo, «pensi che un Alpha dovrebbe avere una compagna giusto? Per avere un erede intendo.»

«Sì, penso di sì», allacciò i guantoni.

«Io non l'ho ancora trovata e sai bene quanto me che se non la trovo entro i venticinque anni, non potrò più averne una.»

«Tecnicamente la compagna prescelta dalla Dea Luna è chissà in quale parte del mondo, l'avevi già trovata, o sbaglio?», tasto dolente, maledetto.

«Sai bene quanto me che ha deciso di vivere come lupa solitaria e di certo non posso obbligarla a rientrare nel branco.»

«Touche. Comunque sia, siamo in continuo spostamento e raramente incontriamo altri branchi, le possibilità che tu possa trovarla entro cinque mesi sono minime. A meno che tu non scelga un'umana», iniziò a colpire il sacco.

«Un'umana? Che sacrilegio, la Dea Luna ci maledirà se le porterò un'umana come compagna.»

«Perché? È un divieto che è scritto da qualche parte?», scosse la testa, «no, non è un divieto. Nessuno della nostra famiglia si è accoppiato con un'umana, ecco perché ti sembra assurdo pensarlo. Inoltre non sei tu a sceglierti la compagna, te la sceglie la Dea Luna e se lei vuole che tu abbia come compagna un'umana, fidati che entro cinque mesi la vedrai oltrepassare quei cespugli e raggiungerti.»

Abbassai il viso, «lupa, umana o strega poco mi importa... L'importante è che non rimanga solo per tutta la mia lunghissima vita. Domani andremo a fare un bel giro in paese e conosceremo altre ragazze, se la mia futura compagna è tra una di esse, la riconoscerò.» 

«Sandel non puoi riconoscerla grazie alla Dea Luna, perché già l'hai incontrata e riconosciuta. Ora sarà tutto diverso, al massimo poi verificare se c'è qualcuna che è compatibile con te», secondo tasto dolente.

Aveva ragione, la Dea Luna mi aveva concesso già una compagna, ma lei era andata via e mi aveva lasciato solo. Sosteneva di non essere adatta a diventare Luna del branco e soprattutto non voleva privarsi della sua adolescenza e della sua libertà. Aveva dunque scelto una via da solitaria.

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