LXXXI ~Essere compagni è per la vita~
Gabriel
Se inizialmente credevo che il fato sarebbe stato perennemente contro di noi, mi ero ricreduto. Le belle notizie arrivavano sempre quando meno me lo aspettavo e la Dea Luna sicuramente non desiderava che i suoi amati figli morissero in una feroce guerra.
In quel preciso istante stavamo tutti correndo verso il punto stabilito con il nostro Re, il quale aveva convocato tutti i nostri fratelli e sorelle per raccogliere volontari per aiutarci; a quanto pare nessuno si era tirato indietro e il nostro esercito era aumentato a dismisura. Ci eravamo momentaneamente separati dai vampiri, i quali erano riusciti a trovare il loro leader e a raggiungerlo.
Dividerci non era stata un'ottima idea, ero assolutamente contrario, ma gli ordini di Sandel non si discutevano. Ogni uno di noi aveva un compito ben specifico da seguire e in quanto Beta dovevo supportarlo, no creargli ulteriori problemi, soprattutto in quella situazione.
Corremmo per circa un'ora, mentre alle nostre spalle il cielo venne sempre più occultato dalle nubi di fumo provenienti ancora da una Woodsville ormai inesistente. Il mio pensiero volò sempre, però, alla voce che mi aveva chiamato poco prima. Sembrava quella di Oks, sennò di chi altri?
Però d'altro canto, pensavo fosse impossibile che fosse la sua. Sembrava agitata, nel panico, impaurita. Oks era al sicuro nel paese confinante, non doveva temere nulla... O almeno lo speravo.
«Siamo arrivati!», urlò Sandel al gruppo.
Infatti a pochi metri da noi, vi era il nostro Sire in forma naturale, che ci attendeva con alle spalle l'esercito.
«Maesta», esclamò mio fratello chinandosi, seguito a ruota da noi.
«Sandel, Gabriel, il vostro branco si è dimezzato parecchio», la sua confusione mista alla sorpresa era ben visibile.
«Ci hanno teso una trappola, Woodsville è stata distrutta e non avremmo mai pensato sarebbe arrivato a tanto.»
«Sì, lo ha riportato subito il notiziario, per fortuna siete riusciti a fare evacuare i cittadini.»
«Non tutti... Molti erano ancora nelle loro case, o sui pullman.»
«La maggior parte», precisò. «Comunque sia, il nemico non è stato ancora ucciso e noi siamo in pericolo. Ho ideato un diverso piano di attacco e spero che lo rispettiate. Fino ad ora avete agito nel migliore dei modi, ma siete ancora inesperti e c'è bisogno di un aiuto.»
«Siamo onorati di ricevere il vostro aiuto e ringraziamo tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle per aver accettato la nostra richiesta di aiuto.»
«Siamo una famiglia, Sandel, ed è una famiglia resta sempre unita, nel bene
e nel male.»
Orgoglioso di avere una famiglia tanto amorevole, mio fratello ascoltò con attenzione il nuovo piano del nostro Re, mentre io non riuscii a non pensare ad Oks. Sentivo che fosse in pericolo, avevo quasi il cuore che mi usciva dal petto dalla paura. Nonostante ciò, provai a non pensarci, a ripetermi che era al sicuro con la sua famiglia, ma non riuscii a capacitarmene.
«Gabriel, va tutto bene?», mi chiese Stella a bassa voce.
«No, ho una brutta sensazione.»
«Sulla battaglia? È logico, le battaglie non portano mai a nulla di buono.»
«No, su Oks. Sento che le è successo qualcosa.»
La vidi alzare gli occhi verso di me impaurita. «Lo dici solo ora? Gabriel è grave! Sappiamo che Bilel l'ha presa di mira da molto tempo, se hai questa sensazione, non devi assolutamente trascurarla!»
«Lo so cazzo, ma non posso lasciare Sandel e il branco per correre in paese, non so nemmeno esattamente dove sia.»
«Potremmo però mandare qualcuno a controllare che stia bene, qualcuno di fiducia che-», si interruppe nel momento in cui davanti a noi comparve mio fratello.
«Perché bisbigliate in disparte?», chiese curioso.
«Oh... Ehm... Nulla di che, davvero-»
«Gabriel ha un pessimo presentimento su Oks, penso riesca a percepire i suoi sentimenti tramire il legame.»
«O semplicemente è troppo paranoico», sbuffò lui.
«Sandel! Non devi prendere alla leggere un legame tra il lupo e la sua compagna. Se Oks è davvero nelle mani di Bilel, potrebbe usarla anche contro di noi. Ho consigliato a Gabriel di mandare qualcuno di fiducia a controllare che fosse tutto apposto.»
«Va bene», rispose lui di getto. «Non ho mai provato un forte legame come il loro, non so cosa si provi a percepire i medesimi sentimenti del proprio compagno, ma se ritieni che sia di vitale importanza, puoi benissimo andarci tu.»
«Non capisco se sei contrariato alla mia proposta e per dispetto mandi me, o mi ritieni di fiducia tanto da mandarmi da lei. Inoltre hai Melinda, sai cosa significa provare preoccupazione per colei che ami.»
Sbaglio, o la conversazione stava prendendo una brutta piega?
«Melinda non è la mia compagna, posso preoccuparmi per lei, ma non potrò mai provare le sue medesime emozioni», le lanciò una veloce occhiata che a lei sfuggì, ma non a me.
Molto spesso avevo pensato che mio fratello provasse qualcosa per Stella, in passato la nominava spesso, ma si zittiva non appena si rendeva conto che quella graziosa bambina che spesso giocava con noi, non sarebbe più tornata a casa e noi non l'avremmo più rivista.
Sosteneva di amare Melinda, l'aveva persino resa sua Luna, ma in una parte del suo gran cuore ci sarebbe sempre stata Stella.
«Comunque sia, ti reputo di fiducia. La conosci, conosci il suo odore, inoltre sei un'ottima guerriera e sai difenderti da sola. Noi attueremo il piano prima del tramonto, spero che farai presto.»
La lupa annuì seria, portandomi a chiedere cosa stesse realmente pensando. Era proprio vero quando si sosteneva che essere compagni era per la vita, i loro comportamenti spesso erano distanti e freddi, ma nei loro occhi ardeva una fiamma desiderava solo essere accesa.
«Va bene, vi raggiungerò il prima possibile», fece per andarsene, ma venne fermata da una zampa di Sandel.
«Sta attenta e torna sana e salva», disse solo, eppure in quella semplice frase, si intendeva tutt'altro.
Stella
Torna...
Torna...
Torna...
Dannato Sandel dei miei stivali! Perché mi doveva scombussolare emotivamente prima di una guerra?! Ero arrabbiata, spaventata, provavo attrazione verso quel lupacchiotto che era sempre stato nel mio cuore sin dal giorno in cui ero andata via.
Corsi per la foresta, provando a seguire l'odore della mia amica, ma mi fu difficile restare concentrata. Ero in parallelo alla strada, eppure il suo odore non proseguiva dritto al paese confinante, bensì sembrava subire una variazione.
Confusa mi fermai all'istante, provando ancora una volta ad annusare in aria. Il suo odore si concentrava verso Woodsville, no verso il paese... Com'era possibile? Lei, Melinda e gli altri non dovevano essere lì.
Probabilmente il mio olfatto era compromesso dal fetore che circondava nella foresta, eppure ero certa di non essermi sbagliata. Retrocessi e cambiai strada, incamminandomi nuovamente verso Woodsville. A quel punto ero sicura al cento per cento che Gabriel avesse ragione, doveva esser successo qualcosa.
La velocità con cui correvo supera di gran lunga le mie aspettative, stavo iniziando seriamente a pensare al peggio e quasi le zampe non toccavano il suolo. Arrivai in prossimità di una collina e, cautamente, mi avvicinai alla zona colma di trappole. Non ricordavo esattamente quante ne fossero o dove fossero, ma ricordavo più o meno la superficie che ricoprivano
La vista mi si offuscò per bravi attimi e fui costretta a scuotere il muso per riacquistare la lucidità.
«Maledetto ammasso puzzolente!», sentii urlare poco lontano.
Mi abbassai colta da un'improvvisa paura. Chi era?
«Se mi lasci andare ti farò un bel regalino...»
Drizzai le orecchie e il cuore mi si riempì di gioia, quando riconobbi quella voce. Solo una persona poteva essere talmente stupida da barattare con un Rosius. Silenziosamente avanzai e mi nascosi tra due cespugli, individuando subito Oks e il Rosius che la teneva bloccata.
Quasi come se mi avesse fiutata, indirizzò lo sguardo verso di me, abbozzando un mezzo sorriso ed intimandomi con lo sguardo di stare attenta.
Retrocessi di un passo e subito dopo, con un veloce balzo, mi catapultai sulla bestia senza nemmeno dargli il tempo di notarmi.
Oks venne subito lanciata a terra, mentre io affondavo le zanne nel suo collo, strattonandolo. Il Rosius provò più volte a dimenarsi per fuggire, ma suo malgrado ero una lupa e mi bastarono pochi secondi per spezzargli il collo. Il suo corpo cadde a terra inerme, mentre la mia bocca fu stordita da quella terribile puzza della loro pelle.
«S-Stella... Come hai fatto a trovarmi? Dove sono gli altri? Stanno bene?», chiese lei in apprensione.
Mi limitai semplicemente ad annuire, per poi invitarla a seguirmi. Eravamo troppo vicine al covo di Bilel, non sapevo cosa fosse successo, né se lei lo avesse incontrato, ma volevo evitare di farmi trovare nel suo territorio.
Ci allontanammo di circa settecento metri, per poi rifugiarci in una grotta per permettermi di trasformarmi.
«Scusami se sono comparsa all'improvviso, spero di non averti spaventata», esclamai, mentre facevo scrocchiare le braccia.
«No, anzi, mi hai salvata, ti ho subito riconosciuta. Cos'è successo?»
«Cos'è successo a te? Dovresti essere con la tua famiglia, non qui.»
«Non so dove sia la mia famiglia, ci è stata tesa un'imboscata e quando mi sono risvegliata ero nel bosco con Bilel. Mi ha detto che Woodsville non c'è più, ma che tutti voi vi siete salvati. Dovevi rimanere con gli altri, lui mi userà contro Gabriel, affermando cose che non sono vere! Sono tutti in pericolo, a quest'ora li avranno già circondati», urlò quasi e parlò velocemente, tant'è che faticai a starle dietro.
«Oks... Oks, calmati, sono sicura che stanno bene. Sono arrivati i rinforzi e stanno attuando un nuovo piano, dato che Bilel ha scombussolato il precedente.»
«Ho paura Stella, paura che questa storia terminerà con una tragedia.»
«È già una tragedia, sono morte centinai di persone per mano di un pazzo assassiono-», mi blocco non appena fiuto nelle vicinanze un altro odore particolarmente familiare. «C'è qualcuno», aggiunsi, allungando il collo verso l'esterno della grotta. «Qualcuno che ha tremendamente paura e che è a pochi passi da noi.»
«Non capisco...», borbottò nell'esatto momento in cui Melinda sbucò nella nostra visuale. Cosa ci faceva lì?
«Melinda!!», la chiamò subito Oks, facendomi sobbalzare. «Siami qui!»
«Oks!», urlò di rimando lei.
Perfetto, continuate pure ad urlare, non siamo mica nel territorio del nemico. Pensai
Le due ragazze si abbracciarono quasi fino a soffocare, quasi come se non si vedessero da anni. «Dov'eri finita? Ci siamo preoccupati tantissimi quando non ti abbiamo più vista», confessò singhiozzando. «Dopo l'assalto ci siamo ritrovate solo io e Anisha, sia tu che tua madre eravate sparite. Sapevo che fosse opera di quel bastardo, dunque ho iniziato a cercarti nei dintorni, fino ad arrivare qui.»
«Non farebbe mai del male a mia madre, infondo porta in grambo suo figlio. Ma tu sei stata una stupida a cercarmi da sola, cosa avresti fatto se ti avessero attaccata dei Rosius, o peggio, Beliel in persona?»
«Mi dispiace, mi dispiace, sono andata nel panico... Ti voglio bene e non so cosa avrei fatto se ti fosse capitato qualcosa», continuò lei, stringendola nuovamente tra le braccia.
«Ragazze, mi dispiace interrompervi, ma dobbiamo andare via.»
«Stella, perdonami, non ti ho nemmeno salutata.»
Lei pensava ai saluti? «Tranquilla, adesso asciuga le lacrime e alza il culetto, dobbiamo sbrigarci.»
Le ragazze annuirono decise e insieme uscimmo all'esterno. Dovevo accompagnarle in paese, assicurarmi che fossero al sicuro e poi ritornare dal branco. Il sole era ancora alto in cielo, o almeno era quello che speravo, dato che vi erano solo coltri di nubi.
Non potei trasformarmi in lupo, altrimenti non avrei potuto comunicare con loro, ma a quel passo ci sarebbero volute ore prima di arrivare. «Ragazze, dobbiamo accelerare il passo, o non farò in tempo a raggiungere gli altri.»
«Verrò con te, non posso-»
«Oks, ti prego, non iniziare. Se ti portassi sul campo di battaglia, Gabriel mi ammazzerebbe», continuai ad avanzare verso il cuore della foresta, superando con agilità i tronchi degli alberi caduti e ormai essiccati.
«S-Stella... Aspetta, rallenta», la sentì alle mie spalle. «C'è qualcosa che non... Che non torna, aspetta!», alzò il tono di voce.
Solo allora mi fermai e feci per voltarmi verso di lei, ma commisi l'errore di inciampare sulla radice di un enorme abete. Caddi con il sedere per terra, mentre un rumore anomalo ci fece bloccare tutte.
Da quel momento alla vera e propria tragedia fu un rullino a rallentatore. Il posto in cui ero caduta sembrava essere il mirino di una delle tante trappole attuate da quella mente maligna. La terra sotto di me scricchiolò, mentre nuove e spesse ramificazioni essiccate avvolsero i due alberi al mio fianco.
«Stella!», sentii urlare da lontano, ma il mio sguardo era puntato impaurito su ciò che mi stava intorno. Dai tronchi vidi fuoriuscire a grande velocità quelle che pensai fossero freccie, ma la loro lunghezza e il loro spessore mi portarono a ricrederemi. Erano appuntite, veloci, erano progettate per uccidere, non per ferire.
Nella mia mente, il primo viso che vidi fu quello di Sandel... Non sarei più tornare da lui, glielo avevo promesso! Come tanti anni fa, sarei scomparsa ancora una volta dalla sua vita, ma quella volta per sempre.
Serrai gli occhi ormai pieni di lacrime, attendendo il dolore atroce che a breve mi avrebbe colpita.
«Attenta!!», urlarono ancora e subito dopo un tetro suono di carne infilzata mi fece spalacanre gli occhi.
Ero stata protetta. Davanti a me vi era una schiena e delle braccia aperte a mo' di protezione. Poco dopo quel corpo vacillò e cadde all'indietro, schiantandosi al suolo.
«M-Melinda...», riuscii olo a sussurrare.
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