LXXIII ~Una sorella come mostro~

Oks

Tre lupi, una Maddalina e due streghe che si avviano in chiesa... Sembrava quasi una barzelletta.

Le due principesse si guardavano attorno spaesate ed incuriosite, era molto probabile che quella era la prima volta che vedevano il paese. Per tutto il tempo erano rimaste a casa mia, o in quella di uno dei due lupi.

Insieme a noi si era aggiunta anche Stella, la quale l'avevamo incontrata appena usciti dal bar di Melinda e -incuriosita- ci aveva chiesto di potersi aggregare.
Più ci avvicinavamo alla chiesa, più l'ansia saliva. Avevo un terribile presentimento, uno di quelli pressanti ed insistenti.

Quella mattina, a scuola, avevo avuto una visione e ciò che avevo visto non mi era piaciuto per nulla. Sapevo che dovevamo sbrigarci, sapevo che Beliel era ormai pronto, ma non sapevo perché ancora non ci aveva attaccati.

In silenzio salimmo le scale che poi ci condussero verso l'entrata principale della chiesa. Mi sentivo osservata, c'era qualcuno nei dintorni, ma non capivo dove né perché ci stesse semplicemente osservando. Sospirai e mi fermai, guardandomi attorno alla ricerca di un ombra o di qualsiasi cosa che mi aiutasse a capire con certezza la sua posizione. Ricordavo che poco prima di finire nel covo di Bilel, ero stata in grado di prevedere la posizione di due dei suoi seguaci; perché non ne ero più in grado?

«Oks!», mi sentii chiamara da Stella.

Abbozzai un sorriso di circostanza e mi limitai a raggiungerli.
Non appena entrammo in chiesa venni investita da un fortissimo odore di incenso che mi fece arricciare il naso. La chiesa era deserta e illuminata solo dalla luce artificiale proveniente dalle candele posizionate davanti alle statue dei santi.

«Dove dobbiamo andare?», chiese spaesato Sandel.

«Probabilmente in sacrestia», concentrai la mia attenzione sull'altare.

«Elena non toccare l'acqua santa!», sentì borbottare una delle gemelle.
Ebbi appena il tempo di voltarmi che la principessa in questione ritirò la mano dall'acquasantiera presente all'entrata.
La mano energicamente come se si fosse ustionata.

«Non potete toccare l'acqua santa...», ero sorpresa.

«No, siamo tribridi, metà demoni, streghe e vampiri.»

«Ed io che pensavo che demoni e vampiri fossero la stessa cosa», esclamò Stella. «Tecnicamente non dovreste proprio mettere piede in chiesa.»

«Lo sappiamo, questa è la seconda volta che entriamo in una chiesa-»

«E mi chiedo come mai siate venute qui, demoni», una voce maschile interruppe Meredith.

Tutti ci voltammo verso destra, dove vedemmo avanzare il parroco. Le principesse abbassarono il viso in imbarazzo mentre io non staccai gli occhi dall'anello in oro che indossava al mignolo. Era proprio quello.
«Sapevo che sareste venuti prima o poi, ma di certo non mi aspettavo tanta affluenza», lanciò uno sguardo assassino alle ragazze.

«Come mai era già a conoscenza del nostro arrivo?», chiesi, inarcando un sopracciglio.

Solo allora la sua attenzione si concentrò su di me. «Oks, da quando tempo, l'ultima volta che ti ho vista è stata durante il funerale di tuo padre.»

«Ah... S-Sì», mi ritrovai avoltare lo sguardo altrove, sentendomi stranamente a disagio; avevo dimenticato la nomina che avevo in quel paese.

«Immagino che vogliate discutere su questo», alzò il mignolo, «prego, accomodatevi, in sacrestia vi è Don Lio da Northside che è giunto fin qui per aiutarci.»

Il parroco ci invitò a seguirli, ma stranamente rimasi ferma sul posto. Chiusi gli occhi per una frazione di secondi, vedendo un viso familiare proprio sul retro della chiesa. Sapevo che ci fosse qualcuno ad osservarci, ma non mi sarei mai immaginata lui.
«Fatevi spiegare nei minimi dettagli cosa sono quegli anelli e sopratutto perché loro li possiedono, io vi raggiungo tra poco», dissi a Gabriel che nel frattempo si era fermato.

«Perché non vieni con noi? Ha avuto qualche visione?»

«Non proprio, ma devo uscire di qui. Fidati di me e stati attenti a Don Lio, non ho molta fiducia in lui.»

Sembraò rifletterci per un attimo, dopodiché annuì e raggiunse il resto del gruppo. Sapevo che non era particolarmente convinto, così come sapevo che si stava impegnando a darmi fiducia e a non seguirmi e per questo lo ringraziai.
Faccio dietrofront ed uscii dalla chiesa, girandoci intorno e raggiungendo il retro.

Ed fu proprio lì, che semi nascosto dalla vegetazione vidi l'unico ragazzo che fino allo scorso anno consideravo mio amico. Prima traditore, poi prigioniero, Efrem si presentò davanti ai miei occhi come non lo avevo mai visto: il suo aspetto era trasandato, il viso pallido, era dimagrito di oltre dieci chili e potei benissimo vedere le ossa che formavano la clavicola.

«Sapevo che prima o poi mi avresti visto ma non mi sarei mai immaginato di ritrovarti qui. Sei migliorata molto con i tuoi poteri, prima ti guardavi attorno, mi avevi percepito?», persino la sua voce risultava diversa, il suo tono era decisamente basso.

«Sì, quando le visioni non arrivano, ci sono le sensazioni. Dov'eri finito Efrem? Eri un prigioniero di Bilel.»

Ridacchiò leggermente, «sono un prigioniero di Bilel, nonostante sia riuscito a scappare, la sua orma mi perseguita. Volevo rivedere la mia famiglia e il mio primo nipotino», abbassò il viso, «ormai non manca molto.»

Mi fece pena, quel  povero ragazzo non aveva mai fatto nulla di male, era colpa mia se si trovava in quella situazione. Era l'unico ragazzo con cui andavo d'accordo, mi aveva sempre aiutata ed io lo avevo ripagato in quel modo. Allora avevo tante persone che mi amavano e mi proteggevano, ma non era giusto dimenticare i veri amici.
«Efrem», avanzai di un passo, «so che hai affrontato un periodo terribile, so che la causa sono io, dunque permettimi di aiutarti. Ci sono tante persone che sono giunte qui-»

«Nessuno può aiutarmi», alzò il viso serissimo, «Bilel mi ha reso un mostro: ti ho quasi attaccata, ho agito alle spalle delle persone che credevano in me e... E presto diventerò come quelle creature.»

«C-Che intendi dire?»

«Che a quanto pare Bilel sa come trasformare gli essere umani in Rosius.»

La sua risposta mi spezzò letteralmente in mille pezzi, Bilel aveva addirittura trovato una formula inversa? Efrem sarebbe diventato un Rosius. Poi il panico si impossessò di me.
«Efrem come ha avviato la trasformazione?»

«Con il loro veleno, ma i sintomi non si manifestano subito, io l'ho capito troppo tardi. Tieni, ti ho cercata per questo», mi lanciò un pezzo di carta che mi affrettai a prenderlo.

Senza esitazione aprii il foglio, leggendo cose che ai miei occhi risultavano  incomprensibili. «Che cos'è?»

«È per tua sorella, dovresti tenerla d'occhio, ormai non mancherà molto.»

«Che stai dicendo? Cosa centra mia sorella con tutto ciò?»

«Ricordi quando la trovasti in paese, dopo che Bilel era riuscito a prendere sia lei che tua madre? Sono sicuro che lei ti abbia detto che entrambi avevamo trovato il modo di scappare, peccato che all'epoca non sapevamo cosa Bilel avesse messo nei nostri corpi. Io sono stato ricatturato per velocizzare il procedimento, lei invece no. La sua trasformazione sta avvenendo molto più lentamente della mia, ma prima o poi arriverà a questo stato. Su quel foglio c'è scritta la formula che Bilel ha usato su noi, forse i vostri alleati riusciranno a trovarne una inversa per riportarla alla normalità.»

«Efrem ma cosa... Cosa stai dicendo? Mia sorella sta per diventare un Rosius? Un mostro? Perché mi hai consegnato questo foglio? Chi mi garantisce che non è lui a mandarti qui?»

«Non ti sei mai chiesta come mai Bilel non se l'è ripresa subito dopo la fuga? Perché aveva una garanzia, anzi due. Sapeva che prima o poi sarebbe stata tua sorella ad andare da lui sotto ovviamente illusione, inoltre più tempo avrebbe passato con te, più informazioni avrebbe avuto lui. I suoi piani sono cambiati nel momento stesso in cui Gabriel è entrato nel suo territorio ed è stato catturato.»

«Lui sapeva che prima o poi entrambi sareste ritornati a casa e vi ha usati come radio trasmittenti», riflettei.

«Esatto. Il suo piano era impeccabile: il veleno dei Rosius aveva il potere di ingannarci ed illuderci solo per un tempo limitato, ecco perché ne ha usato a quantità industriale come garanzia per la trasformazione; nel momento in cui il veleno avesse fallito, la trasformazione ci avrebbe ricondotti da lui sotto forma di Rosius e lo avremmo aiutato a distruggerti.»

«Un momento, io so che lui ha trovato una cura.»

«Ha trovato una cura per coloro che già lo sono, tu devi trovare un modo per fermare la trasformazione prima che sia troppo tardi.»

«Aspetta... Anche io e mia madre abbiamo inalato il veleno, siamo in pericolo?»

«No, non ho ben capito cosa ci abbia iniettato, fatto sta che voi siete al sicuro; avete solo inalato il veleno mediante le vie aeree, non avete altro in corpo, vi è bastato espellerlo.»

Dovevo credergli?
Il suo ragionamento non feceva una piega. Ciò avrebbe dato una risposta alle continue domande che mi ero posta quando avevo trovato mia sorella nel centro di Woodsville. Sapevo che Bilel tramava qualcosa, ma pensavo che si limitasse a tenermi sorvegliata tramite mia sorella.

«Efrem», alzai lo sguardo verso il suo, «seguimi.»


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