LXVII ~La realtà è davanti ai nostri occhi~

Oks

Cos'era successo?
Dove mi trovavo?
Perché mi sentivo tanto stordita?

Aprii gli occhi di scatto, annaspando in cerca di aria. Le mie braccia, le quali involontariamente si stavano muovendo, vennero afferrate da una salda stretta.
Tutto pian piano acquistò forma e colore, i suoni mi arrivarono chiari e ben distinti.

Il mio sguardo era puntato su un soffitto che conoscevo particolarmente bene: com'ero arrivata in camera mia? 

«Oks va tutto bene», la voce di un ragazzo catturò la mia attenzione. Alla mia destra Gabriel siedeva sul bordo del letto e mi osservava con espressione colpevole ed affranta.

«Cosa è successo? Non ricordo nulla.»

«Perdonami, non potevo usare altri mezzi, ti ho somministrato un sonnifero.»

«Un sonnifero?», solo allora trovai la forza di alzare il busto e di balzare in piedi. «Come hai osato somministrarmi un sonnifero? A quale scopo poi? Mi fidavo di te!»

«Non urlare, stanno tutti dormendo.»

Serrai i pugni lungo i fianchi e voltai lo sguardo verso la finestra, vedendo il sole risplendere in cielo. Era mattina inoltrata!
Mi guardai in giro e poi guardai me, con orrore mi accorsi che non indossavo più gli abiti della scorsa notte, bensì un pantalone chiaro ed una maglia larga che ero sicura appartenesse alle mia amica. Cosa diavolo era successo?

«Tu... Sei spregevole, hai idea di cosa hai causato, eh? Hai idea del pericolo in cui mi hai messa?»

«Oks-»

«Oks un cazzo! Porca trota Gabriel! Io...», iniziai a muovermi freneticamente per la stanza in cerca delle mie scarpe. Dio santo, mia madre, mia sorella, erano sicuramente in pensiero per me e... E Bilel, ero sicura che mi stesse aspettando con una serie di Rosius pronti a sbranarmi, altro che branco di lupi.

«Ti vuoi fermare maledizione? Che stia facendo?», provò a bloccare i miei passi.

«Secondo te cosa sto facendo? Devo tornare immediatamente a casa... Dove diavolo sono finite le scarpe?!»

«È questa casa tua Oks!»

«Tu», gli puntai un dito contro, «non ti azzardare più a pronunciare il mio nome, intesi? Sei un egoista del cazzo, Gabriel e-», le mie parole vennero fermate quando mi ritrovai fuori casa mia.
Eh? Quando ero scesa?

Con il cuore a mille mi guardai nuovamente attorno, non ci stavo capendo più nulla!
«Oks ti prego non commettere pazzie!», davanti ai miei occhi e, proprio all'ingresso di casa mia, vidi Melinda. «Stai calma, non sei in te!»

«Ma che stai dicendo? Melinda sono in pericolo, ho promesso a-»

«Ti proteggeremo noi, così come proteggeremo loro», si avvicinò a mia madre, la quale mi osservava con le lacrime agli occhi.
Aspetta... Avevo già visto quella scena: loro schierati da una parte, io da sola schierata dall'altra.

«Come... Cosa ci fate voi qui? Dovreste essere al covo... Tutte e tre dovremmo essere lì! Bilel si arrabbierà a morte e ci ucciderà tutti!», non ebbi nemmeno il tempo di finire la frase che mi ritrovai a correre per il bosco. Quando avevo iniziato a correre? Perché non ricordavo nulla?

«Oks! Oks torna qui, ti dobbiamo spiegare-», in lontananza sentii la voce di Melinda. Mi stava chiamando e rincorrendo, ma le mie gambe non ne volevano sapere di fermarsi.

«Oks! Fermati cazzo, stai entrando nel suo mirino!!», Gabriel, c'era anche lui. «Fermati! Ha circondato l'intero bosco col veleno, ti ucciderà!»

Solo allora le mie gambe si inchiodarono al suolo, bloccandomi e facendomi raggiungere dagli altri.
Che significava che ero entrata nel suo mirino?

Come se solo in quel momento mi fossi veramente risvegliata, davanti ai miei occhi vidi una distesa di nube verdastra. Il bosco sembrava essere mutato: il cielo non era più azzurro, bensì aveva assunto un colore grigiastro nonostante non ci fossero nuvole, gli alberi erano privi di foglie e fiori, i loro busti -così come alcune parti delle terreno- erano avvolti da quelle che sembravano piante rampincanti spinose e senza alcun segno di vita.

«Cos'è successo in una sola notte?», domandai tra me e me.

«Oks, vai via da lì!», Melinda mi raggiunse con il fiatone. «I ragazzi non possono trasformarsi qui, dobbiamo andare, siamo vulnerabili», mi afferrò la mano e mi tirò verso di sé. Fu proprio in quel momento che alle sue spalle vidi le ramificazioni spinose muoversi come se avessero vita propria e sciogliersi lentamente dall'intreccio in cui maestosamente erano avvolte. 

«M-Melinda gli alberi sono-», ma nemmeno il tempo di terminare la frase che vidi le ramificazioni svolazzare per aria e raggiungerci a grande velocità. Il respiro mi si bloccò in gola, il cervello non connesse più e la paura prese il sopravvento su tutto.

«Dobbia-», quella volta fu lei a non emettere più alcuna parola, mentre un rivolo di sangue fuoriusciva dalle sue labbra.

Retrocessi con orrore di qualche passo, mentre il suo corpo venne avvolto in una morsa fatale. Le spine si conficcarono tutte nelle sua pelle, i rami le avvolsero braccia, gambe e metà del viso.

Un ultimo sguardo carico di terrore prima che venisse sollevata e portata via da me per sempre.
«No!! Melinda!!», urlai a squarciagola mentre attorno a me tutto divenne nuovamente buio.

«Melinda!!», continuai ad urlare. Le mie braccia impazzite vennero afferrate da una salda stretta.

«Oks va tutto bene.»

Sgranai gli occhi, trovandomi il viso di Gabriel a pochi centimetri da me, il quale era seduto sul bordo del letto. «Cosa è successo? Non ricordo nulla.»

«Perdonami, non potevo usare altri mezzi, ti ho somministrato un sonnifero.»

«Un sonnifero?»
Cosa? Ma me l'aveva già detto.
Aspetta... Davvero mi aveva somministrato un sonnifero? Lo aveva fatto di nuovo dopo la mia fuga nel bosco? «Come hai osato somministrarmi un sonnifero? A quale scopo poi? Mi fidavo di te!»
Dio santo, Melinda! Come poteva essere così calmo?! La mia migliore amica era stata appena uccisa da un albero anomalo e lui mi addormentava?

«Non urlare, stanno tutti dormendo.»

Dormendo? Stavano tutti dormendo? Porca miseria per quanto tempo avevo dormito?
Prima di tutto ciò, ero stata sicuramente avvistata nel campo del nemico, così come era stata avvistata Melinda e lei... No, non poteva essere morta, era sicuramente nelle mani di Bilel. Sicuro. Sicurissimo.
L'aveva catturata per costringermi a tornare da lui.

«Tu... Sei spregevole, hai idea di cosa hai causato, eh? Hai idea del pericolo in cui mi hai messa?», se non mi avesse somministrato il sonnifero avrei potuto evitare tutto.

«Oks-»

«Oks un cazzo! Porca trota Gabriel! Io...», Non avevo tempo per parlare. Dovevo trovare Melinda! Lei era in pericolo ed io dovevo aiutarla!

«Ti vuoi fermare maledizione? Che stia facendo?»

«Secondo te cosa sto facendo? Devo tornare immediatamente a casa... Dove diavolo sono finite le scarpe!», se non sarei tornata al covo, per Melinda sarebbe stata la fine.

«È questa casa tua Oks!»

«Tu», gli punto un dito contro, «non ti azzardare più a pronunciare il mio nome, intesi? Sei un egoista del cazzo, Gabriel ed io non voglio avere più nulla a che fare con te. Come puoi essere così tranquillo dopo quello che è successo? E tuo fratello? Non pensi a lui?»

«Cosa c'entra Sandel adesso?»

«Oh ti prego, adesso basta, sono stufa!», misi le scarpe finalmente ritrovate e scesi di fretta e fuoria dalla casa in cui ero cresciuta.
Oltrepassai il negozio ed alzai la serranda per uscire finalmente in strada.

«Oks!», sentì urlare da dentro.
«Cos'è successo?»
«Si è svegliata?», si susseguirono le seguenti domande.

Feci per correre verso il bosco, ma venni fermata da una voce che urlò:
«Oks ti prego non commettere pazzie! Stai calma, non sei in te!!», quella voce... Non era possibile.

Ad occhi sgranati, mi voltai e lei era proprio lì, a pochi passi da me che mi fissava con occhi colmi di terrore: Melinda.
No... Lei non era qui, lei era morta, o era stata catturata.

«Calmati, va tutto bene. Ti proteggeremo noi, così come proteggeremo loro», si avvicinò cautamente a mia sorella e a mia madre. Quando erano arrivate?

No... Loro non erano lì, vero?
Loro erano al covo, così come dovevo esserci io.
«Oks non convincerti di cose che non esistono, non seguire la voce», sbottò però Gabriel avvicinandosi velocemente a me prima che potessi fare un altro passo all'indietro.

Di quale voce stava parlando?
Stavo forse impazzendo?
Puntai nuovamente il mio sguardo su Melinda, la quale stava abbracciando mia madre. Quella posa, quelle parole: possibile che stessi rivivendo per la seconda volta la mia visione?

A meno che...
Mi voltai verso il bosco, ma sembrava tutto nella norma.
«Io...», era tutto un sogno! Stavo seguendo le azioni del mio sogno e in quel modo Melinda sarebbe morta. Non dovevo assolutamente avvicinarmi al bosco, o lei mi avrebbe seguita.
Con sicurezza avanzai verso la mia amica, la strappai dall'abbraccio con mia madre e la trascinai dentro.

«Spiegatemi cosa diavolo sta succedendo e tu», puntai un dito contro Gabriel, «tu ed io dopo faremo una bella chiacchierata.»

«Ma stai bene? Prima sembravi una pazza da manicomio, inoltre sei molto pallida», sbottò Melinda.

«Lo saresti anche tu dopo ciò che ho visto», mi massaggiai dolorante le tempie. Il famoso mal di testa era tornato, ma ero sicura che non derivasse dalla visione che avevo avuto in nottata. Ero talmente ostinata ad andare nel bosco, da non rendermi conto delle frasi che si ripetevano nella mia testa come una canzoncina che attirava i bambini. Solo in quel momento me ne accorsi.

«Che hai visto?», chiese mentre tutti salimmo sopra; perché erano tutti a casa mia? Ma, soprattutto, come ci ero finita io?

«Te lo spiegherò dopo, prima ditemi cosa è successo, perché se ciò che ho visto è vero, nell'arco di questa nottata devono essere successe tante cose», mi sedetti sul divano, mentre il salotto veniva raggiunto dai restanti.

«Una notte? Oks sono passati tre giorni», esclamò Anisha, sorprendendomi.

«Tre giorni? Come ho potuto dormire per così tanto? A me è sembrato un lasso di tempo decisamente inferiore.»

«È stata colpa mia, ho convinto gli altri a somministrati regolamente sonniferi per impedirti di risvegliarti. Prima di interrompere il dosaggio, abbiamo voluto aspettare che tua madre e tua sorella espellessero definitivamente il veleno», prense parola Gabriel. «Sono stati giorni duri per entrambe, soprattutto per tua madre. Le abbiamo sottoposto ad una specie di disintossicazione, erano veramente ingestibili.»

«Ciò che dice Gabriel è vero, sia io che la mamma avevamo un istinto primordiale che predominava sui restanti. Non so dirti con esattezza cosa provassimo, ma il nostro corpo si muoveva senza i nostri comandi e assecondava le volontà di tu sai chi», annuì Anisha.

«So benissimo cosa provavate», sospirai, massaggiandomi ancora una volta le tempie doloranti. «Penso di aver avuto lo stesso impulso poco fa.»

«Non penso sia possibile. Durante quegli attimi nessuna delle due aveva la facoltà di parlare, né di interrompere il contatto, agivamo e basta.»

«Evidentemente la ragazza è abbastanza forte da tenere in pugno Bilel stesso», una voce conosciuta ci fece voltare tutti verso la cucina. La donna che intravidi aveva un viso particolarmente familiare.
«Perdonatemi se mi sono intromessa», avanzò mortificata.

«Assolutamente, maestà, mi stavo giusto chiedendo come mai ancora non eravate uscita allo scoperto», sorrise educatamente Sandel.

Maestà? Possibile che fosse veramente lei?

«Volevo lasciarvi un po' di tempo», avanzò verso di noi, sedendosi accanto a me. «Ciao Oks», abbozzò un sorriso.

«È veramente lei? Perdonate la mia sfacciataggine, ma come mai siete qui?»
Erano mesi che non vedevo i reali, la Regina Jane era esattamente come la ricordavo, ma la sua presenza in casa mia mi fece salire seri dubbi.

«Prima di rispondere alla tua domanda devo sottoporti ad un piccolo esame», si alzò, dirigendosi nuovamente verso la cucina. Quando tornò notai un particolare oggetto stretto tra le mani: la parte inferiore era fatta interamente in argento, il sottile e piccolo bastoncino aveva come parte superiore un brillante ottagonale.
«Questo strumento lo abbiamo creato io e le mie figlie tempo fa, abbiamo sottoposto tutti a questo piccolo esame per prevenire che tra di noi ci fosse una spia. Il brillante ha il potere di percepire il veleno dei Rosius all'interno del tuo corpo, se brillerà di un verde intenso, significherà che sei pulita, altrimenti il contrario», mi afferrò il braccio e, senza nemmeno la mia approvazione, ci poggiò la parte superiore del bastoncino. Immediatamente il brillante si illuminò di un rosso particolarmente scuro, facendola così sospirare. «Non ci siamo proprio, penso che per il momento sia meglio non informarla dei nostri piani», si voltò verso i fratelli Lupei.

Sandel fu il primo ad annuire, mentre Gabriel rimase in silenzio ad osservare l'oggetto sul mio braccio.
«Che significa? Sono ancora contagiata?»

«Contagiata è un parolone, ma a quanto pare questi tre giorni non sono bastati per espellere il veline in te. Bisogna dunque aspettare ulteriormente, sei ancora sotto stretta connessione con Bilel e penso che la scenata di prima possa essere una conferma. Non possiamo rischiare che tu, inconsapevolmente, fornisca al nostro nemico tutte le informazioni, lo capisci, vero?»

Purtroppo non potevo che darle ragione, ma quanto tempo avrei dovuto aspettare?
La verità era proprio davanti ai miei occhi, eppure mi era impossibile raggiungerla. La Regina voleva solo proteggere coloro che in quel momento erano accanto a me e chi ero io per metterli in difficoltà? Anzi, io volevo proprio prevenire una simile situazione, dunque non potevo assecondare i miei pensieri egoistici.
«Va bene, non mi sembra ci sia altra scelta», abbassai il viso.

«Sono felice che tu abbia capito, aspetteremo un altro paio di giorni, dopodiché -nel caso in cui la situazione non migliorasse- vedremo che fare.»

«Nel frattempo potresti ritornare nella tua stanza», avanzò Sandel, «sei in una fase critica e potresti riavere una ricaduta.»

In poche parole sarai stata prigioniera nella mia stessa casa.
«Penso che sia la cosa giusta da fare», lo appoggiò il fratello, porgendomi una mano. «Resterò lì con te per tutto il tempo, infondo abbiamo molto di cui parlare.»

Maledetto traditore!

Scosso il viso e, ignorando la mala vocina nella mia mente, gli afferrai la mano e abbozzai un sorriso; la sua compagnia sarebbe stata di vitale importanza.

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