LVIII ~L'unione fa la forza~
Gabriel
La mia stanza non mi era mai sembrata più cupa e fredda di quel giorno. Indossai una felpa e mi affrettai a raggiungere mio fratello in salotto, il quale non mi lasciava da solo nemmeno per un secondo.
«Se proprio non riesci a lasciarmi in pace nemmeno per un'ora, spiegami cos'è successo al branco e soprattutto perché non siete venuti a salvarci, avete avuto intere settimane a vostra disposizione e di voi nemmeno l'ombra», sembrava che lo stessi accusando e infatti così era. Non ero arrabbiato con mio fratello, ero furioso, perché se loro si fossero mossi prima, Oks sarebbe tornata a casa con me.
Mi fissò serio ed assottigliò lo sguardo, «pensi davvero che in tutto questo tempo non ho escogitato un piano per riportarti a casa? Pensi che ti abbia completamente dimenticato?»
«Non ho detto questo, semplicemente non mi sembra che i tuoi famigerati piani siano andati a fine.»
«Ho mandato gruppi a cercarti, non sapevamo dove fosse il covo di Bilel e il tuo odore interrompeva la sua scia sulla collina adiacente al bosco. Abbiamo persino portato Anisha nel bosco, ma non è riuscita a trovare l'entrata, a quanto pare il suo orientamento fa veramente pena.»
«Strano che non sapesse dove si trovasse il covo, dato che lei stessa è riuscita a fuggire o l'hanno lasciata fuggire. Da come ho visto, è praticamente impossibile uscire se non si usa un'estrema cautela, l'entrata principale è sempre controllata dalle guardie di Bilel e quella secondaria è impossibile da raggiungere a meno che non si somministrano sonniferi ai Rosius, ciò significa che deve essere passata da quella principale e saprebbe riconoscere la via», ragionai ad alta voce, a che gioco stava giocando quella ragazzina?
«Aspetta non capisco, perché si dovrebbero somministrare dei sonniferi ai Rosius per uscire?», chiese mio fratello confuso. Giusto, il mio ragionamento doveva essergli sembrato arabo.
«Il covo ha due uscite: la principale e la secondaria che è collegata alla cella dove sono i Rosius. Per fuggire sono dovuto passare di lì e sono ancora vivo solo perché gli somministrano dosi di sonnifero regolarmente. A quanto pare Bilel sta perdendo il controllo sulle sue creature e queste si stanno ribellando e stanno uscendo dal covo senza ordine.»
Lo vidi abbassare il viso, «questo spiegherebbe i continui attacchi.»
«Attacchi?», aggrottai la fronte non capendo.
«Sì, negli ultimi tempi abbiamo ricevuto diverse telefonare dalla famiglia Reale. Ci hanno detto che a Northside si sono verificati ancora attacchi da creature che, umanamente parlando, erano indescrivibili. Le Principesse si sono messe in contatto con noi tramite la magia e hanno espressamente chiesto di vedere Oks, ma ho dovuto dire loro la verità. Possibile che alcuni Rosius siano scappati e si siano spinti tanto oltre?»
«È molto probabile», annuii, passandomi una mano tra i capelli. Se ben ricordavo, i Reali ci avevano esposto tale problema durante il pranzo di dicembre. Bisognava trovare una soluzione il prima possibile. La situazione stava degenerando e già non ne potevo più. Bilel finalmente era in difficoltà ed era la nostra occasione. «Sandel dobbiamo agire ora, finalmente i piani di Bilel hanno una voragine. I Reali ti hanno detto altro?»
«Hanno detto che se gli attacchi continuano a creare problemi, verrà la Regina in persona qui, ovviamente non nelle vesti di una Reale.»
«Perfetto, se dovesse succedere, avremo a nostra disposizione una potente arma.»
«Dunque è così: ci sarà uno scontro.»
«Questa è sempre stata l'unica certezza, il branco ha riscontrato problemi?»
«No, ma...», si interruppe, non continuando. Lo fissai senza proferire parola, ma spronandolo a continuare con una semplice alzata di sopracciglia. «In molti hanno paura, non vogliono giungere ad uno scontro. Ne abbiamo parlato giusto qualche giorno fa e mi hanno esplicitamente detto che se si giungerà ad uno scontro, loro abbandoneranno il branco.»
A quelle parole sgrano gli occhi, era serio? Il branco si arrendeva ancor prima di iniziare? «Voglio parlare con loro», affermai sicuro.
«Non penso sia una buona idea, saranno sicuramente felici di riavere il loro beta, ma non so se-»
«Non mi interessa se non vogliono aderire ad una riunione. Sei il loro Alpha, comportati da tale.»
«Dovrei obbligarli a prendere parte a qualcosa che non vogliono?»
«Certo! Devo fare loro un bel discorsetto, ma se ovviamente vuoi essere tu a farlo, ti scriverò cosa voglio dirgli e-»
«No, lo farai tu, chiamo tutti, ci raduniamo a casa mia tra trenta minuti.»
Si alzò ed andò via senza aggiungere altro. Sapevo che lui, in quanto l'Alpha, aveva il compito di proteggere il branco, ma l'unico modo per proteggere tutti ed avere una vita pacifica era annientare il nemico. Non volevo assolutamente prendere il suo posto, ma dovevo risolvere la situazione di merda che aveva creato. Sandel era troppo ingenuo e buono, un Alpha doveva guadagnarsi il rispetto del branco e ciò non avveniva solo con la benevolenza, ma anche con l'autorità e la dirigenza.
Era l'Alpha a dare ordini al branco, non il contrario.
Dopo esattamente venti minuti, mi diressi a casa di mio fratello, consapevole di trovare già tutti lì. Infatti, come volevasi dimostrare, non appena misi piede in casa, il branco mi accolse con sorrisi e strette di mano.
Fui felice di vedere che almeno un po' ero mancato a tutti, infondo ero pur sempre il loro Beta. Non pensai minimamente che potessero odiarmi per tutti gli errori commessi in passato.
Lasciando i più piccoli a giocare in salotto, ci dirigemmo verso quello principale, decisamente più grande per accogliere tutti.
«Scusate se vi ho convocati con poco preavviso, come potete ben vedere, sono riuscito a fuggire dalle mani del nemico e a ritornare a casa», iniziai, mentre mio fratello mi osservava dal fondo. «Poco fa, mio fratello, vostro Alpha, mi ha messo al corrente di tutto ciò che è accaduto in queste settimane e -devo ammetterlo- non mi sarei mai aspettato un degrado del genere. Con degrado non mi riferisco solo alle terribili situazioni che si sono verificate a causa di Rosius impazziti, mi riferisco -però- alla fedeltà di tutti voi.
Quanti di voi hanno votate per stabilirci qui definitivamente?», i lupi si guardarono tra di loro confusi, mentre la maggior parte alzarono la mano... Anzi, quasi tutti. «Bene e, ovviamente, coloro che hanno votato sì l'hanno fatto perché volevano avere una stabilità, non volevano più viaggere, volevano avere una vita normale.»
Mi fermai quando vidi Melinda arrivare e togliere il giubbotto mentre, probabilmente, chiese a Sandel cosa stesse succedendo.
«Dunque la domanda che mi sorge spontanea è: volete continuare ad avere una vita serena, o una vita in continua lotta con il terrore?»
«Serena, ovviamente.»
«Cosa vuoi farci capire con questo discorso?»
«Basta vivere nella paura.»
«Non ha senso.»
Queste furono le frasi che si ripeterono di continuo. In molti non capivano, altri invece sembravano essere interessati. «Serena, giusto. Secondo voi, come potremmo mai vivere una vita serena con i Rosius alle costole? Con un maniaco che vuole ucciderci solo per i suoi loschi scopi? Il primo passo per una vita pacifica lo abbiamo fatto: stabilirci in un luogo. Ma è il secondo passo quello più importante, dobbiamo guadagnarci la tanta serenità che speriamo. Mio fratello vi ha più o meno fatto intendere a cosa andremo incontro e voi cosa avete risposto? Abbandoniamo il branco?
Dopo tutti gli anni che abbiamo passato insieme, dopo le continue fughe e dopo i tanti momenti di felicità, voi avete davvero il coraggio di fuggire come conigli e non di lottare come lupi.
Ve lo dico chiaramente, senza giri di parole: ci sarà una guerra, è palese. Ciò non deve spaventarvi, perché se veramente vi fidate del compagno che avete accanto, non dovrete temere nulla. L'unione fa la forza ed è vero. Con i miei stessi occhi ho visto come i piani del nostro stesso nemico si stanno sgretolando ed è questo il momento di agire, questo è il momento dove i suoi punti deboli diventeranno la nostra forza!»
«Ha ragione.»
«Non abbandonerò la mia famiglia!»
«Abbiamo paura, ma anche tanta fiducia in voi!»
«Io ci sto!»
«Sì, anch'io!!
«Vinceremo e saremo liberi!»
L'entusiasmo che emavana il branco mi fece sorridere, li avevo in pugno. Non sapevo come, ma ero riuscito a farli ragionare e finalmente avevamo a nostra disposizione la prima parte dell'esercito.
«Dunque siete disposti a lottare al fianco dei vostri cari e compagni?»
«Siii», esultarono tutti, alzando un pugno in aria. Sorrisi, balzando giù dal tavolo su cui ero salito e lanciando un'occhiata a a Sandel.
Non appena lo intravidi, gli andai incontro con un mega sorriso.
«La prima parte è radunata, dobbiamo solo capire se i Reali hanno risolto i loro problemi da sé, o ci aiuteranno in questa guerra», mi guardai attorno, vedendo come tutti sorridevano e stringevano i propri figli tra le braccia. «Sapevo che il branco non ci avrebbe mai abbandonati, bisognava solo spronarli un po'», riportai lo sguardo su di lui, trovandolo a fissarmi serio.
«Sei stato bravo, un problema in meno», detto ciò mi diede le spalle e si avviò verso la cucina, seguito a ruota da Melinda.
Perché mi guardava in quel modo? Cos'era successo?
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