LAC GRAND - Pont de l'Alp (Monêtier le bains)
Marina sa che non mi spiace guidare per raggiungere la partenza di un'escursione anzi, mi fa piacere se si tratta di un nuovo itinerario. Lei s'impegna per cercare ogni volta mete a me sconosciute.
Esco di casa alle 7.30, la temperatura è scesa molto rispetto ai giorni scorsi. Nel tratto di mezz'ora, per raggiungere Marina, mi fermerei continuamente a far foto, non lo faccio solo perché sono in ritardo.
Arrivo sul Colle della Scala.
Nessuno.
Ecco una motocicletta in lontananza, ferma in un prato, con una scatola gigante accanto, con tre finestre, pare una casa mobile in miniatura, dove a occhio ci sta un uomo e null'altro.
Il pianoro del Colle della Scala, la mattina presto, mi dà sempre emozioni forti, soprattutto quando fa freddo in estate e uno strato leggero di nebbia bassa sovrasta i prati che brillano di rugiada.
Proseguo e attraverso i paesini francesi.
Incontro un ciclista con una baguette sotto il braccio non protetta da nulla. Molto francese. È velocissimo in discesa con la sua baguette, si abbassa anche, per aumentare la velocità.
Poi cataste di legna, fioriere ai lati della strada, talvolta in mezzo alla strada e debordanti di fiori, scale in legno dilavato. Nugoli di farfalle bianche e rosa pallido si alzano in volo dalle fioriere francesi, è l'effetto della Gaura, una pianta che in Francia usano tanto. Sono maestri nel giardinaggio. Le composizioni floreali di Chantemerle, Villeneuve la Salle e Monêtier les bains sono opere d'arte e per gli appassionati di giardinaggio come me, un museo a cielo aperto.
Recupero Marina a La Vachette e proseguiamo fino a Pont de l'Alp.
Un vento freddo ci sorprende quando scendiamo dall'auto. Partiamo in fretta per scaldarci. Saliamo da un sentiero impervio che ci porta subito a una cascata sulla sinistra. Pozze, balzi, mormorio dell'acqua.
Cespugli di Rose canine bianche e rosa pallido popolano il sentiero che sbuca su una stradina che ci porta al pianoro abitato da bergerie, greggi, fontane nei classici tronchi scavati, e una chiesetta.
Per arrivare al Lago ci sono due strade, c'è un cartello giallo che sconsiglia alle persone inesperte di scegliere quella di sinistra. C'è una ferrata, dice Marina.
Quale scegliamo noi?
La risposta è scontata.
Penso a Robert Frost "Due strade divergevano in un bosco d'autunno...".
Prima di iniziare la salita dura tra le rocce, incontriamo dei cavalli.
Sto leggendo la Trilogia della Pianura di McCarthy, i cavalli sono personaggi importanti in questi tre romanzi. Questa immagine evoca scene, dialoghi e personaggi.
Penso anche a un post sciocco che farò stasera su Instagram.
Ora ci tocca il tratto sulla roccia con la ferrata. Adrenalina.
In cima alla ferrata mi volto, c'è uno scorcio spettacolare. Un piccolo laghetto con il ghiacciaio dell'Arcine in lontananza. Ghiacciaio che si riduce ogni anno, destinato a scomparire.
L'alternanza dei percorsi - salite, discese, sentieri, pietraie, prati immensi, ruscelli ferrosi da attraversare, nevai, ferrate - è ciò che più mi piace della montagna. In circa 11 km, vediamo numerosi scenari totalmente diversi.
Alla fine della ferrata ecco il Grand Lac. Ci fermiamo giusto il tempo per le foto poi proseguiamo per raggiungere un colle sulla destra. C'è vento gelido, il lago non è calmo, piccole onde accarezzano la riva. Marina mi indica alcuni fiori che conosco, poi...
- Guarda Chiara, quella è la Nigritella.
- Conoscevo il fiore, ma non il suo nome.
Scolliniamo.
Le rocce. In questo tratto sono le protagoniste.
Cerchiamo un posto riparato e pranziamo. Fa freddo.
- Porto sempre un libro con me, - dico a Marina.
- Ora ti leggo qualche pagina di "Camminare" Un gesto sovversivo di Erling Kagge.
"Perché camminiamo? Perché cammino? Da dove mi sto allontanando a piedi e verso cosa mi sto dirigendo?
Camminare dà un senso di libertà. È contrario a tutto quello che spinge - più veloce, più in alto, più forte -
Quando cammino tutto si muove più lentamente, il mondo sembra ammorbidirsi...
Camminare è una zona franca...
Può sembrare esagerato suggerire a qualcuno di prendere la strada sbagliata, o di perdersi, ma può essere anche un buon consiglio. Quelle camminate me le ricordo bene...
"C'è un legame segreto tra lentezza e memoria, fra velocità e oblio", scrive Milan Kundera nel romanzo La lentezza.
In una persona l'andatura può rivelare più del viso.
Camminare solo col bel tempo - e rimanere a casa col vento la pioggia e la neve - vuol dire perdersi metà dell'esperienza. Forse la metà migliore. "
Leggo ad alta voce nelle pause di un cammino, anche quando sono sola. La voce esalta le parole e amplifica il piacere della lettura.
Ho letto su una cima in alta quota, in riva a un lago a 3000 m, su uno scoglio in riva al mare, su una panchina a Central Park, in un parco di Madrid.
Il suono delle parole si propaga nello spazio in contesti diversi.
Anche solo una pagina è sufficiente, per me. È simbolico l'associare un luogo a un libro. Arricchisce un ricordo.
Non ci fermiamo molto, la temperatura non aiuta.
Il ritorno è su un altro sentiero, è un anello quello che abbiamo percorso.
Paesaggi che mutano, sensazioni che cambiano.
Sul colle a 3000 m si ha una sensazione di onnipotenza. Si ha il controllo a 360 gradi. Qui, a volte, anche solo per un istante, sei tu il Mondo. Quando si torna a valle si ha la sensazione opposta, soprattutto quando rocce imponenti fanno da cornice. Ci si sente piccoli. Della sensazione di onnipotenza neanche una traccia.
Stanchezza benefica quando si arriva all'auto, consapevoli di aver fatto un altro pieno di colori, luce, suoni, incontri - non necessariamente umani -, che solo a queste altitudini e con una dose più o meno grande di fatica e volontà si possono fare.
La gratitudine non manca mai.
P.S. lo stesso lago visto da un'altra prospettiva, l'anno scorso nel Tour des Cerces.
Chiara, 13 luglio 2019
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