ANTICHE BORGATE
Aveva 16 anni Caterina, era bellissima; lunghi capelli castani arruffati le coprivano l'intera schiena; due pietre preziose azzurre, i suoi occhi.
In estate si trasferiva in una borgata di montagna con la mamma e il fratello. Portare al pascolo 5 mucche era il suo compito pomeridiano. La mattina aiutava la nonna nelle faccende domestiche e preparava le pietanze per la cena.
Suo fratello Lorenzo, quando rincasava dopo una sfiancante giornata di lavoro, aveva un unico desiderio: mettersi a tavola e divorare tutto ciò che trovava, purché fosse abbondante.
Le mucche le portava in un grande prato, sedeva sotto un albero e lavorava a maglia, dando forma alle calze di lana per gli uomini di casa.
Paulin doveva badare a un numero impegnativo di pecore, ma aveva un cane fantastico che faceva tutto da solo.
Era giugno e Cate - così la chiamano tutti - vedeva ogni giorno Paulin - così lo chiamano tutti - da lontano.
Anche lui si sedeva sotto un albero, sempre con un libro in mano, alzava raramente lo sguardo.
Era Lupo, il suo cane, a tenere a bada le pecore.
Stessi orari, stesse abitudini.
Sotto un cielo minaccioso di un pomeriggio, alzarono nello stesso istante lo sguardo e i loro occhi s'incontrarono.
Cate fu sopraffatta da una sensazione sconosciuta.
La sera si sentiva strana, le cadevano gli oggetti dalle mani. Ebbe difficoltà ad addormentarsi e il suo sonno fu travagliato.
Dal giorno seguente cominciò a sentire un fastidio allo stomaco. Fu invasa da paura e desiderio d'incontrarlo.
Si rubarono sguardi per diversi giorni.
Ormai la mente di Cate era abitata da un unico pensiero dal risveglio al sonno. Anche in sogno la veniva a trovare.
Smise di mangiare, faceva pasti da pulcino, era come non ne avesse più bisogno del cibo, perchè ora a nutrirla era altro.
Viveva in un mondo solo suo. Le voci di chi si rivolgeva a lei non le sentiva più, se non in sottofondo. Viveva con un'unico scopo: vederlo e incontrare, per qualche frazione di secondo, i suoi occhi.
Arrivò un pomeriggio al solito albero, lui invece, al solito posto non c'era.
Fu colta da un profondo sconforto.
Non lavorò a maglia, tenne lo sguardo fisso per ore sull'albero in fondo al grande prato. Quando fu ora di rientrare, alzandosi, vide con la coda dell'occhio un foglio, sopra il quale era appoggiata una pietra a forma di cuore.
Si chinò, alzò la pietra e lesse.
COME SEI BELLA
CATERINA!
Ebbe la sensazione che il cuore le stesse per uscire dalla gola.
Corse a casa, pervasa da una gioia incontenibile.
Nascose il foglio sotto la scatola in cui custodiva gli oggetti a lei cari.
Quello, era diventato l'oggetto più prezioso.
Riordinò in fretta la cucina, andò nella sua stanza che divideva con la nonna, prese il tesoro sotto la scatola, si mise a letto e si addormentò tardissimo con il foglio stretto a sé.
I fogli scritti, anche in rima, disseminati sul cammino, divennero consuetudine.
CON NATURALEZZA
PORTI ADDOSSO
LA TUA BELLEZZA
Era nascosto sotto una pietra, dietro un cespuglio di lamponi, il foglio su cui lesse questa frase.
Era caccia al tesoro ogni giorno. Caterina viveva per questa.
Il tesoro inondava il suo cuore di gioia. Eccitazione nella ricerca che si moltiplicava nella scoperta.
La sua immaginazione iniziò a correre veloce, i percorsi erano vari, ma la meta sempre la stessa: andargli vicino, toccarlo, accarezzarlo.
Passarono i giorni, la fine dell'estate era alle porte, le giornate si accorciarono.
Cate era sempre più magra, ma sempre più luminosa.
Una sera di metà settembre, stava riportando le mucche nella stalla ed era molto triste. Non si era visto quel giorno e assenti furono anche le tracce delle sue parole.
Cate stava chiudendo la porta della stalla quando due mani le si posarono sugli occhi.
Convinta fosse suo fratello si voltò di scatto, liberandosi dalle mani estranee.
Sì sentì mancare. Non sapeva che fare e che dire. Rimase come paralizzata per qualche secondo.
Era lui.
Così vicino non lo aveva mai visto.
Brillavano i loro occhi.
Si guardarono e quei secondi a Cate parvero un'eternità.
Le prese le mani, se le portò alla bocca e le baciò.
Fu un tempo di assenza di parole quello che seguì.
Non servivano, parlavano i loro corpi.
Tenendola per mano l'accompagnò alla scala che portava al fienile accanto alla stalla.
Salirono.
Si stesero sul fieno.
Cate fu travolta da sensazioni nuove, violente, inaspettate.
Lui l'accarezzava con dolcezza.
La paura iniziale di Caterina svanì. Era nell'unico posto al mondo dove desiderasse essere.
Cominciò a baciarle gli occhi, le guance e poi arrivò alla bocca.
Le sfiorò le labbra.
Cate sentì il rumore del loro respiro diventare sempre più forte.
Quando la lingua entrò dolcemente nella sua bocca sfiorando la sua, cessò il tempo della passività.
Un bacio Cate non l'aveva mai visto, neppure gesti d'affetto.
I suoi genitori pur volendosi molto bene, non si scambiarono mai neppure una carezza davanti ai loro figli.
Non ebbe bisogno di un modello di riferimento, tutto le venne naturale.
Furono ore di dolcezza, di piaceri sconosciuti, di scoperte sorprendenti e di sogni realizzati.
Era buio e tardissimo quando si risvegliarono dal sogno.
Uscirono dal fienile rossi in viso e felici.
Quando io e Marina, stamattina, c'incontriamo alla partenza di un'escursione ambiziosa - data la severità del cielo - cambiamo itinerario.
DESERTES e GIRO DI BORGATE D'ALTRI TEMPI
I sentieri attraversano boschi abitati da fragoline dolcissime.
È una borgata deliziosa DESERTES. Campanili, chiesette, baite ristrutturate con gusto, fontane, e angolini addobbati con cura da fiori vanitosi, talvolta sfacciati.
Mi siedo davanti a una grande baita, con un fienile accanto, per cercare lo scatto migliore.
È qui che iniziano a prender forma i personaggi.
Caterina e Paulin, protagonisti di amori lontani che vedo muoversi in quel prato e in quel fienile.
Non ho rimpianto l'escursione ambiziosa.
Chiara, 21 luglio 2018
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top