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                              Pietro

Sento qualcosa sopra la faccia, è qualcosa di familiare e profuma di carta. Mi devo essere addormentato di nuovo mentre leggevo. Scosto il libro dal volto e controllo a che pagina sono arrivato, quattrocentoventisette, niente male per una notte. È "Città di Ossa", il primo libro della saga di Shadowhunters, scritto da Cassandra Clare. La storia è avvincente e sono stato tutta la nottata a leggerlo, nonostante le occhiaie che mi sono procurato stando sveglio fino a tardi, non posso dire di avere rimpianti.

Entro in doccia e il getto d'acqua rinvigorisce i muscoli ancora addormentati. Mi asciugo e mi rivesto, mi accorgo di avere ancora qualche goccia sul collo e le tampono con l'asciugamano. Ho ancora i capelli bagnati che grondano acqua sulla maglietta bianca. Prendo al volo il phon e lo passo alla velocità della luce fra le ciocche, sono ancora umide ma me ne farò una ragione.

Mi infilo le converse beige e mi guardo un momento allo specchio. Le maniche corte mi lasciano scoperte le braccia, così come i pantaloni cargo marroncino chiaro fanno vedere dalle ginocchia in giù. Sto bene. Devo ammettere che negli ultimi anni non ho dato molto peso al mio aspetto, ma ora voglio solo farmi notare da lei. Ho bisogno di quei due universi puntati su di me come ho bisogno dell'ossigeno.

Prendo lo zaino e vado in cucina. Sul tavolo c'è un piatto con due fette di pane e marmellata d'arance, deve averle preparate Cassandra, e un biglietto, nella calligrafia formale e inclinata verso destra, scritto da mio padre: "Sono dovuto uscire prima, ti vengo a vedere alla partita". Aiuto! Non mi ricordavo di avere la partita oggi, grazie al cielo che ho lasciato negli armadietti degli atleti la divisa della squadra.

Mangio la colazione incamminandomi verso l'uscita. È nuvoloso e c'è odore di pioggia, meglio prendere un taxi. Mi siedo nei sedili posteriori e prendo il telefono. Trovo un messaggio da Jasmine, alla fine ci siamo dati il numero dopo il pomeriggio della scorsa settimana.

"Oggi vieni a scuola?"

Le rispondo all'istante con una foto del finestrino e un:

"Sto arrivando"

Aspetto una decina di secondi ed ecco che mi scrive:

"Bene"

Sorrido quando mi arriva un secondo messaggio con un smile che sorride. Mi piace saperla felice della mia presenza. Scrivo la stessa cosa e lo infilo in tasca.

Il tassista accosta ed io gli do i soldi. Esco dall'auto e la trovo ad aspettarmi all'ingresso. Indossa un paio di jeans chiari, una maglia dei Beatles ed un paio di converse rosse, al collo ha una collana con la j. È bellissima, per un attimo mi illudo che si sia vestita così per me, infatti è solo un'illusione: le ragazze come lei non stanno, anzi non vedono nemmeno, i ragazzi come me. Entriamo insieme a scuola nella speranza di aver preso un buon voto in latino.

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