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Jasmine
Il cortile della scuola è sempre affollatissimo. La maggior parte della calca è formata dagli studenti del primo anno che, nonostante siamo alla fine della scuola, ancora non sanno dove sono le loro classi.
Non guardo mai a terra mentre cammino, è un brutto vizio che ho preso da piccola, a volte mi è costato caro. Cammino verso l'ingresso ma qualcosa mi sbatte contro la punta del piede, è la catena di una bicicletta che qualche stupido ha lasciato lì.
Sento improvvisamente le ginocchia bruciare, le ho sbattute entrambe sul pavimento sconnesso con il risultato che adesso sono sbucciate e grondanti di sangue. Mentre mi maledico per l'ultima volta provo a mettermi in piedi, cado di nuovo.
Le persone hanno tutte iniziato ad avviarsi verso la porta e non credo che qualcuno fra i pochi rimasti si degnerà di aiutarmi. Sbuffo e una ciocca di capelli mi scivola sul viso.
Mentre me la scosto vedo un ragazzo alto che mi porge una mano. Ha i capelli biondi e corti e due occhi azzurri scolpiti nel ghiaccio. Mi aggrappo a lui e mi sposta il braccio destro sulle sue spalle forti per aiutarmi. Sposto quasi tutto il mio peso su di lui e mi guida ad una fontanella. Mi dà una mano a sciacquarmi le ginocchia senza chiedermi nulla. Lo osservo. Credo di averlo già visto di sfuggita nei corridoi, ma non gli ho mai prestato molta attenzione. Adesso invece è qui di fronte a me, e non posso fare a meno di notare alcuni dettagli.
Ha una piccola cicatrice sul labbro, che si vede solo in controluce. È divertente provare a immaginare come se la sia procurata e mi distrae dal bruciore che piano piano comincia ad attenuarsi. Insomma, sarebbe divertente se da piccolo avesse provato a mangiarsi una spillatrice. Rido al solo pensiero.
Si volta verso di me, le sue iridi mi scottano la pelle e mi chiedono: -Ti sei appena fatta male, che hai da ridere?-. Forse tutto questo è solo nella mia testa ma provo comunque a restituirgli uno sguardo in cui gli spiego che è una cosa mia. Sembra capire.
Balbetto qualcosa e lui si porta una mano dietro la nuca. –Io sono Pietro.- si presenta. Dopo un attimo di indugi gli rispondo: -Io Jasmine. Grazie.-. Lui scaccia con un gesto della mano la mia ultima parola, come se aiutare una perfetta sconosciuta rischiando di fare tardi a scuola, fosse una cosa da nulla, che chiunque avrebbe fatto al suo posto.
Saliamo le scale insieme e sono contenta di constatare che non siamo gli ultimi a entrare. Ma ho commesso un grande errore, i suoi occhi mi hanno già stregata.
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