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Io le sue ali le vedevo,

quando erano chiuse per proteggerlo,

e quando erano spiegate per prendere il volo

~Kyla

Pietro

Con lei al mio fianco e i miei amici al seguito mi sento il ragazzo più fortunato della terra. Non vedevo l'ora di fare questa cena tutti insieme, abbiamo talmente tante cose da raccontarci che non avrei potuto aspettare un giorno di più. Inoltre questo è l'unico periodo in cui tutti noi siamo liberi, presto Nadia partirà per l'America e Matteo per la Francia. Mi mancheranno i loro volti, eppure so che ci rincontreremo a settembre ed è in un qualche modo rassicurante. Ormai è un appuntamento fisso con due facce: la prima è quella buona, rivedere gli amici e tornare a fare basket, e la seconda, è tutta quella che non vorresti vedere, l'ansia, le persone odiose e i compiti in classe.

Arriviamo al ristorante e ci sediamo al tavolo, prendiamo i menù e subito chiedo: -Voi cosa prendete?-. Jasmine ride, la sua risata è talmente melodiosa, la potrei ascoltare tutto il giorno. –Dacci il tempo di dare un'occhiata!- mi punzecchia. Lei è seduta di fianco a me e davanti a noi ci sono i nostri amici, uno accanto all'altro, mia madre si è seduta ad un altro tavolo per darci la privacy necessaria. Alla fine prendiamo diversi tipi di pasta con il pesce e una frittura di mare da condividere.

La serata passa in fretta fra una risata e l'altra, non facciamo altro che farci battute a vicenda e prenderci in giro. È meraviglioso essere al centro di un clima così familiare e dolce. Dopo cena andiamo a farci un giro e mia mamma torna a casa. Ad un certo punto mi viene un'idea, prendo la mano di Jasmine e la tiro mentre corro. –Ehi piccioncini, aspettateci!- ci gridano in coro Matteo e Nadia mentre ci seguono. Il mio migliore amico sembra aver capito dove li sto portando però non apre bocca.

Entriamo nell'ultimo vicolo e svoltiamo a destra. Davanti a noi si apre una piccola piazza, la conosco benissimo ma non mi stanco di ripercorrerla con gli occhi ogni volta che vengo qui. Al centro troneggia un campo da basket con due canestri alle estremità e tutt'attorno degli spalti di ferro, in un angolo c'è un carrello con tantissime palle per giocare messe a disposizione di tutti.

Ne prendo una al volo e con Matteo iniziamo a giocare, le ragazze ci fanno il tifo dagli spalti e ci incoraggiano. Non teniamo nemmeno il punteggio, perché in fondo fra me e lui non è mai stata una gara, è sempre solo un modo per passare un po' di tempo insieme facendo qualcosa che entrambi amiamo.

Nadia

Guardo la siluette del mio ragazzo mentre gioca, è stupendo. Con i capelli marroni che gli incorniciano il viso e gli occhi di un verde talmente intenso da portarti dritto in un altro mondo. Gli occhiali gli stanno d'incanto, non so come fa lui a dire di non sopportarli, gli fanno il volto più dolce. Se ci penso bene posso dire che lui mi è piaciuto fin dal primo momento che l'ho visto, quando due anni fa è entrato in aula. Ci siamo conosciuti così in un'afosa giornata di settembre al primo giorno di scuola. Lui si sedette vicino a me, eravamo entrambi super ansiosi e ci impegnavamo a non darlo a vedere, ci siamo trovati subito.

Quando gli ho raccontato di mio fratello, morto in un incidente d'auto, lui mi ha spiegato che non se lo aspettava da me. Aveva sempre pensato che la mia vita fosse il quadretto della perfezione. Si sbagliava di grosso.

Quando gioca sembra più libero, si muove sul campo come se ci fosse nato, sembra una farfalla che finalmente è riuscita a volare. Prima o poi glielo racconterò che io le sue ali le vedo, non solo quando gioca e rilucono con tutti i loro meravigliosi colori, ma anche quando si chiude in sé stesso e vanno a formare una specie di corazza protettiva attorno al suo cuore. Mi ha detto una miriade di frasi stupende sulle stelle, in poche settimane mi ha insegnato a guardare con occhio nuovo i pianeti di questo universo. Mi ha anche insegnato che anche io, una piccola ragazza su sette miliardi di persone, sono fatta della stessa materia delle stelle. Chi lo sa, magari significa che brillo un po' anch'io.

Quando mi vede io noto il sorriso che compare sulle sue labbra e la gioia che dipinge con tratti angelici il suo volto. Ed è allora che lui diventa mio, il mio ragazzo. Queste parole mi sembrano assurde ogni volta che le dico, diciamo che i lieto fine non sono mai stati il mio forte. Dentro di me c'è questo sesto senso che mi dice di aspettare, aspettare che tutto vada a rotoli, che io rovini tutto come al solito. Si ripresenta sempre come una vocina fastidiosa che va a perforarmi i timpani.

Questa volta ho deciso di non ascoltarla, non succederà, non ancora.

Matteo

-Dai tanto sai che ho vinto io a prescindere!- dico convinto a Pietro. Finisce sempre così, nessuno che tiene il punteggio, nessuna competitività, solo la voglia di fare quattro tiri a canestro. In questo sono come un bambino, non mi accontento. Se vedo un campo da basket devo giocare, palleggiare forte a terra il pallone. Non so se sia solo un divertimento o una sfida personale, ma a me va bene così.

Io e questo sport siamo una cosa sola da tempo immemore e l'unica cosa che può migliorarlo ancora di più è vedere Nadia a farmi il tifo sugli spalti. Ormai ho iniziato a chiamarla "il mio portafortuna" almeno così riesco a convincerla a non mancare mai una partita, anche la più stupida. Io la voglio lì. Non so come farò senza di lei adesso che partirà per l'America, forse sarò troppo impegnato a godermi la Loira. In fondo so già che tutte le foto che farò saranno state scattate solo per fargliele vedere al mio ritorno.

Mi ha fatto un regalo la settimana scorsa, ha cercato tutte le informazioni più interessanti, le leggende più divertenti, su tutti i castelli che andrò a visitare. Mentre me lo dava mi ha detto: -Così penserai a me anche in Francia.-. Come se avessi bisogno che siano dei pezzi di carta a ricordarmi di lei, io non riuscirei a dimenticare il suo volto nemmeno sotto tortura. Lei che sorride è l'immagine più bella che posso immaginare. Quando siamo andati insieme a vedere un museo d'arte le ho fatto delle foto davanti ad ogni quadro e ora ne ho creato un collage che uso come blocco schermo. Il mio promemoria di tutta la bellezza che ho nella mia vita.

Spazio autrice

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Se siete arrivati fino a qui o sono una brava scrittrice o avete una pistola puntata alla tempia, scegliete voi. Vi ho appena mandato una fetta della mia torta di compleanno! Spero vi sia piaciuta (la torta, scrivetemi nei commenti che sapore ha) e al prossimo capitolo!

Bye, bye!

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